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Autore: Kaimy_11    22/04/2013    1 recensioni
[Era la ragazza più antipatica, viziata, odiosa e saputella che avessi mai conosciuto. Mi batteva nei duelli, era più furba di me. Era migliore di me. Tuttavia, quando capiva di non aver speranza, di aver perso, usava l'arma più crudele, eppure più potente, che conosceva: Le sue lacrime. Anche adesso, io sono qui a dirle che me ne devo andare, che sono un assassino e che non posso stare con lei, ma lei piange. Ed io come faccio a dirle che la amo? Come faccio a dirle che non vorrei lasciarla ma che devo, per il suo bene... Mi basta un suo sorriso per capire che non sono altro che un satellite attratto dalla forza di gravita che esercita su di me il pianete che lei è...] Storia già pubblicata ma cancellata durante un momento di follia. Ovviamente revisionata, spero che vi piaccia rivivere i setti anni ad Hogwarts visti da una ragazza che seguirà la vita di…Draco! Se amate questo personaggio e volete vedere come sono stati i suoi anni a scuola e come ha vissuto la battaglia contro Voldemort…leggete!. (la storia segue i Film e i libri)
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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46

46. Mai

 

 

 

 

-Di tutte queste sparizioni, mi creda, sono a dir poco stufo!-

-Credevo che Draco Malfoy sarebbe stato presente. Credevo anche, che questo nostro colloquio, non sarebbe stato impostato come un interrogatorio. Non sono una criminale-

Ribatté la giovane dai capelli d’ebano e gli occhi blu.

Il professor Carrow, Amycus per la precisione, aspettava da tanto quel momento. C’era qualcosa in quella Foreberth che a lui proprio non quadrava e, la protezione di Draco, era d’intralcio.

-Se copre la fuga di una ricercata, signorina, diventa automaticamente una criminale-

Areal si alzò in piedi. –Canni Longus non è l’unico studente sparito da Hogwarts, quindi, perché pensa che solo io sia coinvolta?-

-Si dia il caso che tutti gli amici e conoscenti degli altri scomparsi siano stati interrogati e spremuti a dovere. L’unica ad aver ricevuto un trattamento di favore è stata lei signorina Foreberth- Disse Amycus, lasciandole uno sguardo gelido.

La ragazza rabbrividì.

-Tuttavia…- disse l’uomo, aggirando la scrivania e strisciando verso di lei con le mani dietro la schiena. –Questa potrebbe non aver più alcun potere…- terminò sfiorando la collana di Areal.

-Non la tocchi!-

Amycus rise vedendola indietreggiare. –Sei la promessa sposa di un fallito, lo sai? Sia Draco che suo padre non hanno fatto altro che fallire e perdere rispettabilità. Credi di poter portare di nuovo gloria al nome Malfoy? Hai qualche carta segreta di cui vuoi parlarmi?-

Areal ammutolì, spaventata. Le sembrò di essere in uno dei suoi incubi premonitori, dove Voldemort la minacciava e voleva usare le sue visioni.

Ma sta volta era tutto reale.

Proprio quando il sorriso di Amycus si ampliò, come se la paura di Areal fosse già stata una valida risposta, la porta si aprì.

Ad entrare non fu qualcuno di tremendamente agitato e furioso, che dopo aver sbattuto con forza la porta era entrato portandola via immediatamente, e fu proprio questo a farle capire che la persona giunta non era Draco.

Eppure, nel voltarsi di scatto, Areal era quasi sicura di aver visto i capelli platino di Draco e la sua eleganza indiscussa nel modo di tener dritta la schiena.

L’uomo sulla porta aveva uno sguardo a dir poco glaciale, freddo, impassibile e duro come la roccia. Il mento era pronunciato e i lineamenti del viso ben marcati. Aveva lunghi capelli di un biondo pallido, vestiva di nero e, nonostante sembrasse non reggere il peso dell’età, vantava comunque una classe e una sicurezza nel proprio passo fiero, da far invidia a chiunque.

-Ho forse sentito dire che il nome dei Malfoy non conta più abbastanza? Se la signorina qui presente vuole scusarci, Amycus, vorrei chiarire chi dei due è un fallito-

Areal spalancò gli occhi mentre l’uomo dagli abiti eleganti avanzava fino a superarla, fermandosi davanti ad Amycus.

-Non ti scaldare, Lucius, non vorrai dare spettacolo?- ghignò l’insegnante.

Lucius non si scompose, alzò fieramente il mento e scoccò un mezzo sguardo alla giovane. –Sono calmo Amycus, e sto anche aspettando di rimanere solo con te…-

Areal era rimasta di ghiaccio ma in quel momento il padre di Draco la fissò di nascosto, facendole chiaramente segno con lo sguardo di andare fuori dall’aula.

Quello sguardo, per quanto rigido fosse, era il consiglio di un padre accorso non solo per difendere il proprio onore…

Quando la Corvonero lasciò la stanza, chiudendosi frettolosamente la porta alle spalle, aveva ancora il fiato corto per quel fugace incontro.

 

Quando Areal tornò nella sua sala comune, era quasi sera e tutte le lezioni erano finite. La cosa insolita fu trovare la sala totalmente piena.

Non c’erano solo ragazzi che studiavano, era tutti lì presenti.

Sembravano cupi e silenziosi, sembrava che fosse appena finita una discussione. Erick era in piedi al centro della stanza.

-Cosa mi sono persa?- chiese Areal sfilandosi la sciarpa.

Erick la guardò tristemente e fu solamente capace di dire: -Hanno paura-

Areal si fece seria.

Chi non aveva paura in quel periodo? Che dei bambini morissero di paura davanti ai fratelli Carrow che usavano la maledizione Cruciatus per punire chiunque fallisse, era più che normale.

Nick, un bambino del primo anno che sin da subito si era affezionato ad Areal, era stato torturato solo la settimana prima davanti a tutta la classe, solo perché non era riuscito ad eseguire correttamente un incantesimo.

Sarah, la bambina riccia e bionda che Erick aveva riportato in braccio in sala comune qualche settimana prima, causando l’ira di Canni, aveva subito lo stesso trattamento per non aver avuto il coraggio di uccidere dei conigli.

Hogwarts non era più vivibile.

I punti di riferimento erano ben pochi, i vecchi professori sembravano quasi più terrorizzati di loro ma si battevano comunque per proteggerli, anche se non ottenevano grandi risultati. Gli alunni più grandi che cercavano di far valere le proprie idee finivano molto male e gli unici rimasti tenevano ostinatamente la bocca chiusa in ogni lezione, limitandosi ad obbedire.

Ma certi ordini erano davvero impossibili da eseguire.

-Hanno da poco smesso di farci torturare fra di noi, ma io ho ancora paura…- sopirò il piccolo Nick.

Areal non volle neppure fermarsi a pensare a cos’altro avrebbero potuto inventarsi i fratelli malefici.

-Dove sono tutti quelli scomparsi? Se sono al sicuro, voglio andarci anch’io- disse a voce alta un ragazzo del terso anno.

-No, Hogwarts ha bisogno di noi, io voglio restare- disse un altro ragazzo, un anno più grande del primo.

-Ma come facciamo? Se ci ribelliamo quelli ci ammazzano!- affermò una ragazza.

A quel punto Areal si fece avanti.

-Possiamo fare tutto quello che vogliamo, purché ne abbiamo la forza-

Tutti la guardarono stupiti, Erick inarcò un sopracciglio.

Areal si mise al centro cosicché tutti la vedessero. –Non sempre fare gli eroi vuol dire essere forti. A volte, la cosa più difficile da fare, è saper abbassare la testa. Questa è l’impresa che dobbiamo portare a termine. Dobbiamo riuscirci tutti, però!-

-Ma così non concludiamo niente!-

Areal scosse il capo e continuò a parlare ai suoi compagni di casa –Questo ci consentirà di andare avanti illesi, ed è questa la cosa importante. Ma la cosa ancora più importante è che se anche smettiamo di ribellarci, siamo sempre noi stessi. Dentro la nostra testa possiamo pensare quello che vogliamo-

Tutti la guardarono incuriositi, Erick sorrise.

-Siamo sempre noi stessi, alcuni non odieranno mai i Babbani, altri sì. Pazienza! Non siamo abbastanza forti per ribellarci, ma siamo abbastanza furbi per cavarcela perdendo il meno possibili. Siamo Corvonero, no?-

-Esatto!- iniziò Eric. –Non possiamo opporci, ma possiamo obbedire in silenzio e tornare qui a sfogarci quando vogliamo.-

-Non tutti di noi impareranno a condividere le idee di voi-sapete-chi domani stesso, alcuni non le condivideranno mai. Ma che importa? Oggi siamo solo degli studenti, allora comportiamoci da studenti-

-Sì- ricominciò Erick. –Cosa fanno infondo gli studenti? Odiano in segreto i professori e pensano solo a divertirsi! Facciamo lo stesso-

Il piccolo Nick si alzò in piedi. –Ma quando saremo grandi cosa faremo?-

-Infatti, non siamo qui per giocare, vogliamo risposte. Siamo stanchi di andare avanti così. Alcuni Purosangue qui presenti odiano i Babbani, ma non sono comunque d’accordo a certe cose come l’uso delle maledizioni proibite- disse una ragazza del quinto anno.

-Ma le risposte non le avremo mai- Dichiarò Areal, seria. –Siamo in una fase di stallo, le forze oscure da cui Silente cercava di proteggerci, hanno vinto, ma non è detta l’ultima parola. Siamo qui per sperare che tutto torni come prima, ma siamo qui anche per sopravvivere e per trovare la forza di andare avanti anche se il mondo crolla a pezzi-

Qualcuno abbassò tristemente la testa, ma a quel punto Areal disse: -Chi vuole gettare la spugna o vuole giocare a fare l’eroe, è libero di andarsene anche adesso a dormire-

I primini radunati intorno a lei erano ancora sconsolati, forse anche più di prima.

Areal riprese parola. –Dobbiamo conservare le nostre forze, usare il nostro intelletto per andare avanti.  Siamo forti? Dimostriamolo nel modo che sappiamo fare meglio, ovvero dimostrandoci persona furbe. Ciò che siamo adesso lo saremo per sempre, ma le difficoltà che ci abbattono adesso non ci saranno domani-

-Non serve arrendersi, ma non serve neppure combattere rischiando grosso- spiegò Erick. –Areal ha ragione, viviamo il presente con cautela, proteggendo gelosamente i nostri pensieri e le nostre opinioni. Qui dentro troveremo sempre tutti amici che la pensano come noi e che condividono il nostro problema, ma fuori, dobbiamo essere tutti abili a rimanere in silenzio. Pensate di poterlo fare?-

Qualche ragazzino li guardò con ammirazione.

Areal sorrise. –Dobbiamo essere forti e uniti. Dentro questa sala siamo una famiglia, affrontiamo con decisione ciò che c’è fuori sapendo che una volta ritornati qui sarà come essere a casa e al sicuro. Per evitare spiacevoli inconveniente con i fratelli Carrow, sapete come fare!-

-A me va bene.- disse il piccolo Nick, alzandosi in piedi. –Io odio Amycus, sarà bello prenderlo in giro facendogli credere che la penso come lui sui Babbani, per poi deriderlo qui con voi.-

Qualcuno rise. Quelli più grandi sospirarono e fecero cenni convinti.

-Questo è lo spirito giusto. Siamo una famiglia, siamo forti e siamo furbi. Nessuno cambierà la propria indole, ma non rischieremo neanche di essere torturati.-

Areal sorrise alle parole di Erick.

-Direi…- disse la ragazza dagli occhi blu –Che per inaugurare questo momento dovremo festeggiare!-

Alla parola festeggiare tutti rabbrividirono ed indietreggiarono. Festeggiare e sorridere erano diventate cose proibite dopo la morte di Silente.

-Abbiamo detto che la nostra famiglia, qui dentro la nostra sala Comune, è libera di essere ciò che vogliamo. Io opterei per un gruppo di studenti strampalati che hanno voglia di divertirsi, e voi? Basta essere seri, forza!-

Erick non capiva, ma cercò di assecondare l’amica. –Posso rendere insonorizzata la sala, se vuoi-

-Bene! Fallo! Nessuno ci sentirà, saremo al sicuro. Qualcuno oscuri le finestre!-

Vedendo la serietà e l’entusiasmo di Areal, tutti quelli del primo anno iniziarono ad alzarsi per accerchiarla, festanti.

Un ragazzo oscurò le finestre, ancora dubbioso, ma già coinvolto nell’idea.

Areal chiese ad Erick di trasformare un mobile in una radio e la musica si disperse subito nella stanza. Alcune ragazze attaccarono stelle filanti ai muri e altri si sbizzarrirono con incantesimi festosi, come uno che faceva volteggiare per aria razzi luminosi.

In un primo momento iniziarono a ballare solo Areal e quelli del primo anno, che non sorridevano da troppo tempo. Quelli più grandi trovarono a poco a poco il coraggio di iniziare a festeggiare, anche i più scontrosi o timidi presero a saltellare o a ridere con i propri amici. I pochi che erano nei dormitori scesero e rimasero ad occhi aperti.

La cosa bella era che, dopo mesi di terrore, fu facile per tutti lasciarsi andare. Chi ballava, chi rideva come se gli stessero facendo il solletico, chi si abbracciava felice. Quelli del primo anno, soprattutto Nick, erano euforici.

Areal salì sul tavolo ed iniziò a ballare ridendo, cercando di rendere felici più compagni possibili. Era una follia, fuori la gente tremava di terrore e loro festeggiavano.

Ma di quel momento di euforia ne avevano tutti maledettamente bisogno.

Poco dopo Erick abbracciò Areal confidandole quanto gli mancassi Canni.

Areal si fidava di lui e vederlo soffrile le faceva molto male, ma non poteva rivelare a nessuno il segreto della stanza delle necessità.

-Sta bene, hai la mia parola- gli disse unicamente.

Erick parve rincuorato, fece un cenno e non aggiunse nulla.

 

Dopo la festa segreta ed improvvisata,  Areal aveva deciso di concedersi qualche momento di calma e di relax. Nessun posto meglio del bagno dei prefetti al quinto piano, poteva essere più adatto.

Il bagno era grandissimo, con una vasca enorme al centro della stanza che sembrava quasi una piscina. Era tutto in marmo bianco e pregiato ed innumerevoli rubinetti d’oro erano posizionati ad un bordo della vasca. Da quei rubinetti uscivano tutti i tipi di bagnoschiuma profumati, bolle, vapore e tanto altro.

Areal aveva scelto di lasciar riempire la vasca di schiuma profumata alla fragola e di lasciar disperdere nella stanza delle bolle che saltellavano sul pelo dell’acqua.

La giovane era totalmente rilassata, seduta dentro la vasca-piscina con la testa abbandonata sul bordo di marmo e non si aspettava certo che la porta si aprisse. Quando ciò avvenne si voltò infastidita ma, la prima cosa che vide entrare, fu una luce sferica e azzurrina, che si spense non appena le fu di fronte.

Quello era l’incanto chiamato “luce di campanellino” guidava qualcuno da chiunque desiderasse. Lei stessa aveva usato quell’incanto per raggiungere Draco una volta, e lo aveva insegnato ad una sola persona…

Draco Malfoy entrò nella stanza e venne subito colpito dal profumo intenso di fragola, storse leggermente il naso ma ghignò divertito quando vide la ragazza dentro la vasca. Lei lo guardava con un sopracciglio alzato, era leggermente imbronciata, e il suo corpo nudo era immerso nell’acqua e coperto dalla schiuma rosata. La sua pelle era candidissima e le sue guancie deliziosamente imporporate dal calore dell’acqua, mentre i capelli corvini le si attaccavano alla pelle in onde scomposte.

-Il bagno maschile dei prefetti è quello qui accanto. So che è identico, ma non credo che tu sia finito qui per sbaglio…-

A quelle parole Draco le indirizzò un sorriso malizioso. –Perché dovrei andare in un bagno vuoto e freddo, quando posso immergermi qui, dove una bella sirena mi attende già svestita…-

Areal arrossì.

La sirena intrappolata nel dipinto animato del mosaico di fronte guardò Draco incuriosita.

-Senza offesa, non mi riferivo a te- rispose gentilmente il biondo al dipinto.

La sirena fece spallucce e si addormentò sulla roccia.

Draco cominciò a svestirsi con tranquillità, ma Areal si voltò verso il dipinto, con le guancie in fiamme.

-Penso che se la McGranitt ci trovasse entrambi qui ci ucciderebbe-

-Tutti i professori russano da un bel pezzo- precisò il Serpeverde, slacciandosi i pantaloni. –Il vecchio Gazza non si azzarderebbe mai a dirmi nulla, ha troppa paura di mio padre con i tempi che corrono…-

Areal continuò a rimanere ostinatamente voltata.

Draco notò l’imbarazzo della ragazza e ne rimase molto divertito. Si avvicinò al bordo della vasca dicendo:

-Devo forse ricordarti che abbiamo dormito insieme nelle ultime settimane, e che non sempre ci siamo limitati a dormire?-

Areal arrossì e si imbronciò ancora di più. –Lo so, grazie Draco. Ma…-

-Donne!- sbuffò lui.

Il giovane entrò in acqua e si sedette accanto a lei, mettendole un braccio intorno alle spalle e offrendole il suo petto come appoggio.

Areal accettò di buon grado l’invito e si accoccolò si di lui abbracciandolo. Rimanere vicini, in quel silenzio, nel calore dell’acqua, era magnifico e la ragazza sorrise ad occhi chiusi.

-Ho saputo di Amycus e delle domande che ti ha fatto- esordì Draco, mentre le accarezzava i capelli, con le braccia comodamente sul bordo della vasca.

-Come lo sai?- la ragazza non cambiò posizione.

-Me lo ha detto mio padre, ma lui come lo sa?- si chiese.

Areal si scostò dal suo petto per guardarlo negli occhi. –Forse perché è stato lui ad entrare in quella stanza, permettendomi di uscire-

Draco spalancò gli occhi.

-Sì, proprio così- confermò Areal.

Il biondo rimase un attimo a riflettere, poi uno strano sorriso gli increspò le labbra. Pareva divertito.

Areal tornò ad appoggiare la testa sul petto di Draco, ma pochi secondi dopo quest’ultimo le sollevò il mento con le dita.

-Cosa c’è?- le chiese.

Quando lo guardò, a conferma dei suoi dubbi, Areal aveva gli occhi umidi. Draco assottigliò lo sguardo, voleva che parlasse, d'altronde era evidente che qualcosa non andava.

-Oggi quelli della mia casa volevano risposte, erano spaventati ed arrabbiati. Non sono stata capace di dargli speranze, ho solo saputo dirgli di non pensarci e di preoccuparsi solo di studiare e di divertirsi. Ma la verità è che neppure io sapevo cosa dire, ben presto anche quelli del primo anno riprenderanno a fare domande e avranno bisogno di risposte.-

-Non spetta a te dargliele.- rispose freddamente il biondo.

-Ma hanno bisogno di me, sono il loro prefetto, non gli è rimasto tanto altro dopo la morte di Silente. Tutto sta cambiando,  ma nessuno lo vuole realmente…-

-Ti stupiresti di sapere quanta gente desidera il cambiamento.-

-Tutti Magiamorte!- precisò lei, guardandolo seriamente negli occhi.

Draco inarcò le sopracciglia, quasi arrabbiato. –Dimentichi che ne hai uno di fronte!-

-Non ti considero uno di loro perché tu non vuoi la morte di persone innocenti. Tu non la vuoi questa guerra, nessuno vuole vivere nel terrore come quando tu-sai-chi è stato al potere l’ultima volta- fece una pausa. –Nessuno vuole tornare a casa con la paura che qualcuno di sua conoscenza sia stato ucciso.-

-Sono discorsi troppi grandi per te.-

-Lo sono anche per te!-

-Non è vero.- ringhiò Draco, vedendo intaccato il proprio orgoglio.

Areal indietreggiò. –Non è questo il punto.-

-Allora qual è?- chiese lui, ancora infastidito.

La ragazza abbassò gli occhi e si strinse nella spalle. –Ho paura di perderti…-

Draco la guardò quasi spaventato, triste. La sua Areal era così fragile, con la pelle candita e gli occhi umidi di lacrime represse.

-Ho paura che qualsiasi cosa succeda, tu ne andrai.-

-Che vuoi dire?- gli chiese.

Areal lo guardò negli occhi. –Se tu-sai-chi va al potere, non starai mai con me perché vorrai proteggermi. Se tutto torna come prima…-

-Probabilmente tutti quelli con il marchio finiranno ad Azkaban!- terminò Draco al posto suo.

La ragazza si sentì morire. Sfuggì allo sguardo del ragazzo prima di scoppiare a piangere, quelle parole erano troppo sconfortanti per essere assimilate. A quel punto si abbracciarono e Draco cercò di consolarla, ma ormai le parole che aveva detto avevano causato una ferita troppo grande.

-Cerco sempre di non pensarci, mio padre è convinto che non tornerà mia più in quella prigione, che ormai andrà tutto per il meglio. Forse non vuole neanche pensare a come sarebbe se tu-sai-chi venisse battuto. Ma Lui è imbattibile, per questo la prigione non mi spaventa.-

Poco dopo Draco aggiunse:

-La verità è che tu vuoi che tutto torni come prima, voi la pace e la vuoi con tutta te stessa. Ma vuoi anche me. Non vorrei proprio essere nei tuoi panni!-

Areal lo guardò di scatto. –Non sto scherzando.-

-Nemmeno io.- le rispose serio.

In un gesto lento Draco avvicinò il proprio braccio marchiato accanto alle pelle rosea di Areal. -Vedi?- le disse –La tua purezza stona terribilmente con il mio marchio. Ti avevo detto che non avresti mai dovuto stare con me. Avresti sofferto meno, sei così innocente ed io sono un Mangiamorte…-

Areal lo prese dalle spalle e lo strattonò. –Al diavolo Mangiamorte ed anime pure, io voglio stare con te e mi pare di averlo già chiarito. Non scapperò mai da ciò che sei e non ti lascerò solo davanti alle difficoltà. Non mi importa cosa pensano gli altri, so quel che voglio: non posso perderti-

Draco le accarezzò uno guancia, lo sguardo basso, i brividi sulla schiena per quello che aveva sentito.  La sua Areal era così bella, fragile, ancora faticava a credere che fosse così legata a lui e che fosse disposta a tutto pur di non perderlo.

-Penso che non ci sarà mai un futuro per noi, che le cose non torneranno mai come prima. Non sarò mai felice, non ci sarà mai un domani. E non lo voglio se non ci sei tu- Areal scoppiò in lacrime, disperata

Draco non si scompose, lasciò scivolare la sua mano sul collo della ragazza, dove una emme dorata brillava sulla sua pelle rosea.

-Ti ho dato questo ciondolo, importantissimo per la mia famiglia, e non lo avrei mai fatto se per me non avesse avuto un reale significato- si guardarono negli occhi. –Tu sei mia Areal e, se sarà possibile, starò con te a qualsiasi costo. Te lo giuro, non ti lascerò, sei troppo importante per perderti-

Areal lo abbracciò, cercando di trattenere le lacrime mentre anche lui la stringeva a sé.

-Sei la cosa più bella che mi sia capitata, l’unica persona con cui riesco ad essere me stesso e per cui provo davvero qualcosa. Non ti lascerò andare via- le promise.

 

 

 

 

Continua….

 

 

 

 

 

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Anche se in ritardo, eccovi un nuovo capitolo.

Fatemi sapere cosa ne pensate, baci!

   
 
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