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Autore: Rivoltella J    12/11/2007    20 recensioni
La vecchia Ginny di sempre, quella capace di eseguire un incantesimo al primo colpo, quella che ti consolava con un cioccolatino e tanto affetto, quella che non aveva problemi a regalare un abbraccio? Morta.
“Hai deciso di guardarmi le tette ancora per molto o mi fai accomodare su questo, ehm, come posso definirlo pudicamente...? Elegante, ma soprattutto… Pulito destriero? Guarda che ho già rischiato abbastanza stasera, non vorrei di certo svegliarmi domattina incinta e per di più affetta da non so quale malattia targata Draco Lucius Malfoy”.
Lingua tagliente, caschetto piastrato, rosso raggiante, più alta del solito grazie agli stivali, più bella del solito grazie a quell’abito così trasparente, più diversa dal solito, si, completamente irriconoscibile, e perché? Perché era cambiata.
Genere: Generale, Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny, Harry/Ginny, Harry/Hermione
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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“Hai deciso di guardarmi le tette ancora per molto o mi fai accomodare su questo, ehm, come posso definirlo pudicamente...? Elegante, ma soprattutto… Pulito destriero? Guarda che ho già rischiato abbastanza stasera, non vorrei di certo svegliarmi domattina incinta e per di più affetta da non so quale malattia targata Draco Lucius Malfoy”. Lingua tagliente, caschetto piastrato, rosso raggiante, più alta del solito grazie agli stivali, più bella del solito grazie a quell’abito così trasparente, più diversa dal solito, si, completamente irriconoscibile, e perché? Perché era cambiata.
Il silenzio regnava sovrano in quella fredda sera, i vestiti troppo leggeri davano il via libera a brividi funesti che correvano selvaggi lungo la schiena, i tacchi, troppo alti, portati con non curanza, sfoggiati gelosamente come il più prezioso tra i diamanti, imprigionavano i suoi piccoli piedi di fata, ma non poteva far vedere che soffriva, no.
Doveva apparire perfetta, esserlo davvero poi non contava granchè. Quell’abitino bianco, troppo corto, troppo fino, troppo poco, purezza apparente, fascino da vendere, timidezza appena abbozzata, quel tanto che basta per affascinare, per far perdere la testa. Ma era la sensualità che ricercava, catturare sguardi, attenzioni, fantasie adolescenziali.
Assetata di destare clamore, desiderio, erotismo. Voleva essere desiderata, mangiata con gli occhi da ogni ragazzo presente, doveva assolutamente essere bramata da tutti, era l’unico scopo della serata. Come l’ultima notte di follie prima dell’inizio della scuola, quella era la notte che stava vivendo e non si dava freno. Quell’estate era stata la migliore della sua vita per troppi futili motivi, ma non importava, ormai era quello e basta, anche se magari non era fiera di esserlo.
Reggeva il gioco al destino e intanto si faceva pedina senz’anima del fato. Giocava a dadi bendata, era il mazziere del casinò più pericoloso della città, era orgogliosa di se stessa a mano a mano che collezionava ragazzi o fishes, come li chiamava segretamente lei. Avrebbe baciato chiunque, ubriaca com’era, ma essere la trasgressione in persona era una professione adesso, non una semplice trasgressione.
Si sarebbe messa a cavalcioni su metà dei maghi in quella stanza, perché il corpo chiamava, la carne era assai debole, si sarebbe strusciata su ognuno dei presenti, gatta nera che fa le fusa, avrebbe pure baciato sul collo qualche ragazza, solo per il gusto di farlo.
Anche se era il compleanno del suo ragazzo? Si, ovviamente. Anche se era il compleanno di Harry Potter, il migliore amico di suo fratello.
Il pub “I tre manici di scopa” era affollato quella sera, forse troppo, dato l’avvenimento. Una tavolata immensa, trenta tra maghi e streghe seduti impazienti e scalpitanti. Lo Sfregiato capotavola, a dirigere le portate dei boccali, compiva gli anni, bisognava festeggiare.
Correvano fiumi di Burrobirra e magici intrugli dell’insuperabile Madama Rosmeta. Essere sobri? No, grazie. A fine serata la folla era completamente fuori dagli schemi: chi ballava sui tavoli agitando il corpo come non mai in preda ad emulare scene sfiorate solo con la fantasia, chi si sbaciucchiava appassionatamente destando l’ilarità degli ospiti più vogliosi ed eccitati, chi, come lei, seduceva la maggior parte dei presenti, alzando allegramente il vestito.
Ginevra Weasley non aveva più niente da invidiare alle sue coetanee più libertine; forse adesso erano loro ad essere gelose di quel fiore che stava sbocciando. Per essere più chiari, di quel fiore velenoso.
Se doveva dire qualcosa non si tratteneva più, se doveva criticare qualcuno non aveva peli sulla lingua.
Timidezza, rispetto, pudore? Dissolti nell’aere torrido estivo, dove giochi proibiti e idee troppo sbagliate l’avevano cambiata in così poco tempo.
I lunghi capelli? Tagliati. Un caschetto irregolare aveva fatto capolino sulla delicata testa ovale, più corto dietro e davanti lunghi ciuffi scalati coccolavano il visino illuminato dai grandi occhi verdi. Quelli non smettevano di brillare, MAI. Il vecchio rosso ramato che addolciva le sue gote pallide? Tinto. Sostituito crudelmente da un rosso elettrico, acceso, in fiamme, e i riflessi dorati impreziosivano i vistosi pendenti alle orecchie.
Addio piccoli orecchini di mamma Molly, addio piccola dolce tenera figlia.
Il trucco appena accennato? Completamente mutato. Matita, mascara e rossetto: i suoi migliori amici. Le vecchie scarpe da ginnastica usate da un po’ tutti i fratelloni adorati? Sparite, bruciate. Al loro posto ballerine di ogni genere, tacchi prorompenti, dai più portabili ai più vertiginosi, colori sgargianti, e se si consumavano, si buttavano.
Jeans, pantaloni e gonne lunghe? Fesserie infantili, giusto da accomodare finchè si è piccoline. Le gambe dovevano essere scoperte se belle, e le sue, decisamente, meritavano di essere sognate. La vecchia Ginny di sempre, quella capace di eseguire un incantesimo al primo colpo, quella che ti consolava con un cioccolatino e tanto affetto, quella che non aveva problemi a regalare un abbraccio? Morta.
Al suo posto era arrivata una sedicenne che non aveva problemi a regalare qualcos’altro, probabilmente. E paradossalmente nessuno aveva obbiettato, nessuno si era opposto a questa trasformazione. Ma perché?
A dirla tutta, forse aveva fatto tutto questo per essere notata sotto un’altra angolatura del suo essere donna, era diventata la sua sé opposta solo per piacere di più, per vanità, anche un po’ per noia, voleva tutta l’attenzione su di sé e non tollerava rifiuto. Ma prima non era ammirata comunque?
Non era apprezzata per la sua semplicità, per il suo modo innato di comprendere gli altri anche solo con uno sguardo? Aveva tutto anche prima, ma lei non era davvero ciò che aspirava ad essere. Voleva apparire diversa e alla prima occasione era evasa da quel giardino d’infanzia che tanto la rassicurava tra alberi di pesco e fiori grandi, dove perdere il proprio sguardo.

“Allora, ebete? Ti muovi o devo diplomarmi ad Hogwarts prima di essere riaccompagnata a casa?! Lo sai che Harry ha dovuto portare a letto Herm… Era troppo bevuta per reggersi in piedi da sola, ed è inutile che fai quel sorrisino idiota… Semmai Potter viene a letto solo con me… E come gli piace, oserei dire. Mi ha confessato che gli brucia la cicatrice quando andiamo a letto insieme. Non capisco perché, sinceramente, in fondo faccio così con tutti e nessuno si è mai lamentato. E poi diciamocelo tra noi, a resistenza sta messo maluccio il ragazzo. Dieci secondi e ciao amico”.
Era cambiata davvero e tutti ora l’apprezzavano di più. Ma era veramente così?
“Va bene, bella ragazza, va bene. Ti porto a casa io. Ma voglio qualcosa in cambio e lo sai…” e salendo con la mano sulla coscia di lei si addentrò nel perizoma di pizzo.
“Draco, smettila. Sai che ho il ragazzo!” Si lamentava tanto ma non faceva nulla per fermarlo, anzi, si passava le labbra con la lingua e con gli occhi da cerbiatta lo faceva impazzire di desiderio.
“Lo Sfregiato non saprà nulla, piccola. Dai andiamo.”, la strattonò con forza e in un istante volarono nella notte, lei, ben consapevole di quello che la stava attendendo, lui, ben determinato ad ottenere ciò che desiderava, soprattutto ragionando con la sua terza gamba.
“Stringiti a me Weasley, non vorrai mica cadere”. Fino a che punto si sarebbe spinto con lei ancora? Troppe notti erano iniziate così ed altrettanti finali identici avevano costellato il cielo dell’estate appena passata. Farlo ovunque, non necessariamente ubriachi. Farlo comunque, Draco e Ginny.
“D’accordo, Draco”. Si strinse, sì, senza dubbio, ma mise anche le sue mani dentro quei boxer così troppi caldi ed attillati, al momento.
“Uuuh, Ginevra, non perdi tempo eh?! Aspetta ancora qualche minuto e vedrai…” Perchè era diventata quello che per una vita aveva criticato, respinto, odiato? Perché era salita su quella giostra dei cavalli? Forse perché per una vita gli era stata negata, ma adesso aveva i biglietti giusti per pagare quei giri.
E non avrebbe sprecato la sua tenera età. Si sarebbe divertita fino allo sfinimento e poi sarebbe tornata la solita ragazza per bene. Voleva questo adesso e se lo stava decisamente prendendo. Le conseguenze? Poteva pensare a questo domani. La solita tipica frase che le vedevi ballare in bocca da tre mesi. Il sorriso era più sereno quando si auto convinceva di questo.
Giocava con quel corpo di ragazzo, giocava non solo con quello che stava toccando, si burlava dell’essere di quel bambino, ancora troppo immaturo per essere chiamato uomo, ancora troppo stupido per essere innamorato, ancora troppo Draco per non lasciarsi scappare una scopata.
Arrivati alla torre dei Serpeverde raggiunsero la finestra della camera dello Slytherin, la aprirono con un gioco incrociato di bacchette ed entrarono furtivi, silenziosi, eccitati.
I compagni di stanza erano smontati dal sonno. Draco non era stupido, sapeva a che serata sarebbe dovuto andare incontro, sapeva a che gioco avrebbero dovuto giocare. Da un anno le faide con il trio della misericordia si erano calmate, tanto da sedere allo stesso tavolo per il compleanno di Potter, tanto da bere dallo stesso boccale, tanto da attingere dalla stessa ragazza.
“Per i miei fantastici compagni di stanza, Draco.”, conciso, diabolico, geniale. Questa era la torta di mele lasciata per gli amici prima del suo congedo per raggiungere Hogsmade. Ingredienti: uova, farina, mele e mezza tonnellata o poco più di sonnifero. Neppure Hagrid che ballava una lambada in un negozio di porcellane avrebbe potuto svegliare le quattro serpi beatamente addormentate.
Voleva la sua scopata con Ginny, se questo poi comportava lo shock anafilattico di quattro suoi amici, chi se ne fregava in realtà? Lui decisamente no. Era Malfoy. Chiedere per avere? Mai.
La lanciò sul letto togliendole selvaggiamente il cappottino nero. In un attimo le due bocche erano un’unica entità, morbida, fluida, giocherellona. Le mani, troppo curiose, volte alla scoperta di quei due corpi ormai nudi, frementi, orgogliosi, o forse solamente inebriati da quella situazione. I respiri erano troppo affannosi, troppo ansimanti, davvero troppo assetati di piacere per entrambi. Ma era quello che volevano, e non si fermarono.
Fantasie proibite presero vita all’interno di quelle mura gelide, l’atmosfera era già abbastanza calda. L’alcool ancora una volta li aveva lanciati in orbita… Ma non era del tutto colpa delle Burrobirre. Certe cose si desideravano anche da sobri.
Lei lo ammanettò al letto, lui godette nel sentirla sgattaiolare furtivamente verso il centro delle sue gambe. Oramai era a cavalcioni su di lui, si divincolava, si muoveva a ritmo di quel vortice di passione. Non urlava, quello no, non voleva concederselo, più che altro, non voleva concederglielo. Pochi minuti e tutto tornò come prima, tutto o quasi.
“Ginevra, perché?”, chiese. Non che gli dispiacesse quella situazione, una botta quando l’occasione era loro complice, e via. Ma lui voleva di più.
“Perché perché perché, sempre a chiedere perché. Ogni volta che finiamo di farlo rovini tutto con questa domanda. Perché mi va, cazzo. Mi piace farlo con te. Gli altri dovrebbero invidiarti la fantasia sicuramente, ma soprattutto l’instancabilità. Non sei mai sazio di me. Non riesco ad annoiarmi con un soggetto come te, sei semplicemente unico, nel tuo genere. Non montarti troppo la testa, Malfoy”.
“Non mi monto la testa, monto te semmai. Ormai so come sei fatta, so cosa vuoi. Però mi chiedo, perché così? San Potter non dice nulla?”, voleva capire perché lui non dicesse nulla di questa situazione. Gli andava bene che la sua ragazza “se la facesse” con Malfoy, acerrimo nemico da lustri ormai? E poi magari, ancora con il suo profumo addosso, che corresse da lui e lo facesse anche con lui? No, c’era qualcosa che non andava e Draco doveva capirlo al più presto. Non si sarebbe dato pace senza una risposta, per quanto possibile, costruttiva.
“Io e Harry siamo stati chiari fin dal principio. Nessuno ha l’esclusiva sull’altro. Se ci va di farlo con qualcuno, lo facciamo e basta, cazzo. Che poi io mi diverta e lui no è un altro discorso. Devi arrivare tu a pormi quesiti inutili? Tu hai sempre bisogno di far movimento, io ti assecondo e nemici come prima. Nei corridoi mi ignori, in classe mi sfotti e qualche volta mi sbatti. Dov’è il problema?” , così era diventata.
“Ok, ok, niente più domande. La strada la sai per andartene, buona notte.”, lui non voleva solo il suo corpo, lui voleva la sua anima. Ma lei aveva troppa paura per dargliela, aveva davvero troppa paura di ammettere che lui era quello giusto. Forse era cambiata solo per farglielo capire.
“Buona notte Draco, sogni d’oro.”. Sorrideva sempre alla fine di una serata con lui, gli lasciava le sue mutandine e se ne andava, sempre, era sempre così. E a lui piaceva da morire.
Appena la porta si chiuse si alzò dal letto, completamente nudo, si diresse verso la scrivania, prese la telecamera nascosta dallo stendardo della casata e la strinse tra le mani, come il più prezioso tra i tesori. Riavvolto il filmato lo riassaporò per la seconda volta, da spettatore stavolta, non da protagonista. L’emozione salì, o meglio, scese nuovamente. Sapeva che era ancora più eccitante farlo davanti a quell’osservatore indiscreto, a quel visitatore così desiderato da entrambi.
Sapeva anche che lei era ancora dietro la porta a sospirare. Lo sapeva e ne rideva. Corse verso il suo vero tesoro, aprì la porta e la strinse forte a sé. Il bacio che si scambiarono fu interminabile, dolce e salato allo stesso momento. Cos’era? Il bacio di due amanti? Troppo poco. Il bacio di due innamorati? Troppo e basta. Un semplice bacio? Neppure...




Beta reader: Lucy Light

Primo capitolo della mia nuova long fic!!! Che emozione! Soprattutto perché voglio azzardare qualcosa in più stavolta… e spero gradiate. Ho grandissimi progetti per questa ff! Vediamo se vi piace… lo spero almeno! Un grazie speciale a tutte le persone che stanno commentando gli altri miei lavori… premetto che l’altra long fic continuerà ad andare avanti, soprattutto adesso che inizia a darmi le soddisfazioni che speravo… questo chappy l’ho postato per essere sicura di poter portare avanti il mio progetto! Commentino?!

  
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