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Autore: Rakyr il Solitario    12/11/2007    3 recensioni
Una storia che avevo scritto per il giornalino scolastico, ma mai terminata...non aspettatevi granché.
Genere: Avventura, Comico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I

La luna pallida si affacciò dalle nuvole scure di pioggia, illuminando con una luce eterea la scura solitaria strada mal asfaltata.
Ogni tanto una macchina sola soletta passava, sobbalzando, tra le imprecazioni del guidatore: i tremuli fasci di luce dei fari attenuavano le fitte tenebre mentre le ruote sollevavano una leggera nebbiolina di acqua incolore.
Lontano, un unico lampione lampeggiava debolmente, spegnendosi, riaccendendosi, spegnendosi come se fosse rassegnato ad una spiacevole fine mentre spandeva un’aura cupa sulle case e sulla strada. Case dai muri scrostati e colmi d’umidità, con giardini cresciuti senza controllo e imposte spezzate e rovinate, tetti dalle travi marce e rose e indebolite dai tarli apparivano e sparivano nel buio.
Catapecchie che sembravano abbandonate da secoli sotto la triste scura pioggia che rimbalzava sulle mattonelle rovinate e screpolate, sulle tegole rotte e corrose dall’acqua e dal tempo.

Un cancello tenebroso, ammuffito, corroso dalla ruggine e dagli anni, dalle estremità appuntite, come dita adunche artigliate che si protendevano dall’inferno stesso.
Al di là di esso un’infernal magione solitaria, che si stagliava con le sue braccia corrose e marcite, con il tetto diroccato e cadente e poche finestre dai vetri infranti.
La sovrastava una scultura gotica, rassomigliante ad un immondo gargoyle che scrutava la poco ridente cittadella.

Sì…proprio un’atmosfera perfetta per un esorcismo…

In mezzo a quel cimitero fatto provincia si mossero svelte alcune ombre, scivolarono lungo i muri ammuffiti e si fermarono davanti al cancellone gotico, chiuso da un pesante lucchetto mezzo arrugginito.
- Sembra siamo arrivati a destinazione… - fece la figura di punta - …Dany, Rick, credo l’indirizzo sia questo- disse voltandosi verso la catapecchia
- Tutto quel casino per una stupida stamberga infestata?!- un secondo, meno alto, diede in escandescenze
- Taci Dany! Il cliente ha sempre ragione – un terzo, probabilmente quello che si chiamava Rick, intervenne – E poi tu finora sei stato davvero poco utile, non sai nemmeno parlare l’inglese correttamente –
- Che ci posso fare, l’italiano è la lingua del futuro – disse ridendo
- Sì, in particolare perché durante le lezioni delle altre lingue dormivi…- Dany ebbe l’accortezza di non ribattere.
Il silenzio venne rotto quasi subito –Ehi capo, ma in fondo quel tizio aveva pure pochi soldi, perché hai accettato di venire in questo remoto sobborgo inglese? –
Il primo non diede cenno di accorgersi dell’amico e continuò ad esaminare la cupa inferriata.
-Capo, ci sei…?- iniziò il secondo
-Taci, stupida scimmia! – disse il ragazzo sempre chino sul lucchetto che continuava ad esaminare, e senza distogliere lo sguardo puntò la canna della pistola che aveva appena estratto con la mano destra verso il suo compagno.
-Ok, sto zitto…- chiuse la bocca per qualche secondo -…ma questo posto è una noia totale, peggio delle lezioni universitarie, non c’è nulla da fare, è…è un’agonia!-
-Se vuoi ti risparmio la sofferenza del trapasso allora…- lo minacciò il primo caricando un colpo, mentre il terzo si passava una mano sul viso…non cambiavano mai…
-Dany, ti faccio felice, muoviti, il professionista sei tu… - disse poi il loro “capitano” indicando il lucchetto da scassinare.

Dopo pochi secondi il cancello si aprì cigolando
-Pronti? Rick? Dany?- chiese il primo
-Roger- Rick estrasse una pistola dalla canna affusolata ed una leggera sciabola d’argento che teneva al fianco, mentre Dany impugnò due lunghe daghe e scoprì la cintura a cui erano appuntati diversi pugnali da lancio, l’altro rimase immobile, tenendo nel pugno chiuso il piccolo crocifisso che portava al collo, attaccato ad una catenella d’acciaio, mentre sussurrava alcune parole sottovoce –Ed, siamo pronti-
Il ragazzo sorrise e si tirò indietro il cappuccio, lasciando che i capelli neri venissero bagnati dalla pioggia ed aprì il mantello nero anch’esso, rivelando l’interno rosso e sguainando due katana che scintillavano sotto la luna pallida dopo aver riposto la sua arma da fuoco.

Un lamento, un movimento del braccio, uno sparo, rumore di un corpo che cadeva sul terreno fangoso.
Altri lamenti, alcuni corpi macilenti, vittime imperfette dei vampiri, schiavizzate e private di ogni propria volontà –Ohoh! C’è abbondanza di ghoul, ecco un buon riscaldamento!- disse Dany, partendo alla carica, seguito dagli altri due.
Colpi su colpi, sangue, arti mozzati, altri corpi a terra, odore di polvere da sparo, ogni fendente tirato con quelle armi d’argento liberava un’anima dalla dannazione eterna.
Un ghoul si avvicinò troppo al ragazzo con i pugnali che con un colpo portato con le due daghe lo decapitò, respingendo il cadavere con un calcio e lanciando uno dei tanti coltelli contro un altro avversario.
Rick usava simultaneamente spada e pistola, tagliando a metà i corpi dei non-morti o perforando il loro cranio con precisi colpi.
Ed invece falciava i cadaveri animati con sapienza e movimenti fluidi delle due lame argentee, dalle quali gli stupidi avversari non avrebbero mai potuto avere scampo.
Il suo volto era ormai imbrattato di sangue marcio quasi al pari delle sue armi.
-Vedo con piacere che siete arrivati, vi stavo aspettando…- una figura dalla carnagione opalina si stagliò contro la pallida luna, per poi svanire nel nulla.
-Lo andiamo a prendere?- alla domanda di Rick gli altri annuirono ed entrarono nella lugubre dimora lasciando una scia di cadaveri maciullati dietro di loro.
  
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