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Autore: Demsmuffin    29/04/2013    6 recensioni
Lui sorride. Sorride e io non faccio che pensare che con il suo sorriso che potrebbe illuminare l’intero l’universo. Il suo sorriso che farebbe sembrare luminoso il nero cupo della notte. Il suo sorriso che mi scioglie in mille pezzi. Il suo sorriso che non mi stanco mai di guardare. Il suo sorriso che rivolge a me. Io che ho la fortuna di poter ricevere quella rara meraviglia e a volte vorrei che non fosse così.
E allora i suoi occhi chiari si illuminano di felicità, roteano attorno senza vedere nulla e poi guardano me. I suoi occhi guardano me e io non so cosa fare.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo diciannove.


 

 
 
Quando guardo la luce del sole, accecante ma ammaliante, mi chiedo se sia quella la luce che si vede un attimo prima di morire. Mi chiedo cosa si provi a dormire per sempre, dove si vada, se si sparisca e basta oppure se si rimanga in qualche modo. Mi chiedo se tutta la tristezza, se tutti i sensi di colpa spariscono o rimangono.  Mi chiedo se l’anima si decomponga insieme al corpo. Rimane per sempre o va via anche quella?
Vale la pena vivere e soffrire per anni interi, quando alla fine si andrà via? E’ possibile poter riuscire a lasciare un’impronta indelebile, così che tutti ti ricordino con piacere, in modo che non si diventi soltanto polvere?
Mi passo una mano davanti al viso, il corpo di Mattew è immobile, scosso solo dal suo respiro regolare, solo il suo stomaco si muove su e giù e se non fosse perché respira, giurerei che sia morto.
La sua guancia è coperta da un grosso livido violaceo, il suo naso è avvolto da una benda bianca, le sue braccia così esili sembrano non aver mai avuto forza.
Non morire, ti prego.
Non andare via, non per causa mia.
Resta qui.
Mi ritrovo a pregare per la persona che ha rovinato tutta la mia vita, mi ritrovo a sperare che non muoia, che continui a respirare. Questo fa di me una persona stupida, ingenua?
Dovrei pregare che muoia, che se ne vada e che con lui spariscano anche le mie sofferenze. Ma il problema non sta in lui, sta in me stesso. Se lui se ne va, il dolore rimane. Non deve essere lui a morire, deve essere tutto quello che ha fatto ad andare via, devo essere io a scacciarlo.
Eppure l’idea che lui smetta di respirare mi attrae per un momento. Cosa succederebbe se Mattew smettesse di respirare? Cosa accadrebbe al mio dolore? Se andasse tutto quanto via, se io potessi tornare a respirare come fanno tutti, se potessi evitare i pensieri da suicida, se potessi amare Louis senza paura di essere un peso per lui, sarebbe tutto meno faticoso. Potrei stare meglio. Basta solo farlo andare via.
Stringo la mia mano in un pugno e non posso fare a meno di immaginarla intorno al suo collo, le mie dita che stringono, lui che si dimena contro la mia forza, le mie sofferenze che soffocano insieme a lui.
Quasi sto per fare qualcosa di tremendamente atroce quando la sua testa si muove, prima a destra, poi a sinistra. Allora salto sulla sedia, scacciando i miei pensieri, emettendo un gemito di sorpresa quando lui apre lentamente gli occhi.
E in lui rivedo me, appena qualche settimana fa, su un letto simile, in una stanza praticamente identica, con le flebo dentro le vene e una coperta scadente a riscaldarmi. Perso, confuso, solo con i propri pensieri che torturano la mente rendendo il mondo un posto più insopportabile di quanto non lo sia mai stato.
Solo che lui non ha fiori nel comodino, la sua stanza è molto più triste della mia, nessuno aveva pensato di strangolarmi e a sperare che si risvegli ci sono solo io. I suoi genitori non hanno nemmeno risposto al cellulare.
“Aiutami.” Un sussurro flebile esce dalle sue labbra secche e screpolate, gli occhi velati mi guardano urlando. “Harry, mi fa male tutto. Aiutami.”
Rimango immobilizzato con la consapevolezza di essere io la causa del suo male e mi pento ancora una volta di averlo picchiato. Mi pento di aver giocato al suo stesso gioco, mi pento anche solo di aver pensato di ucciderlo. Mi pento di aver insistito per vederlo.
“Non riesco a muovermi.” Vedo la sua mano tremare e riesco a sentire quanta fatica faccia anche solo a chiudere gli occhi. Provo ad alzarmi, ma si mette ad urlare con la sua voce improvvisamente trovata, facendomi spaventare. Cerco di aprire la bocca per dire qualcosa, ma tutto quello che riesco a fare è guardare Mattew che si contorce sul letto.  
Mi sembra quasi di perdere coscienza, il mondo sparisce per un attimo, le mie orecchie fischiano sotto le urla, l’aria è pesante come non mai, le urla si scontrano contro il mio silenzio.
Sto pregando Mattew di smetterla di gridare perché mi rende nervoso. Ma lui non vuole smettere, continua ancora e ancora, come se urlare potesse fargli sentire meno dolore, come se gridando potesse andare tutto bene. E allora penso che forse sarebbe stato meglio ucciderlo, porre fine alle sue sofferenze, non alle mie.
 
 
 
 
Era l’ennesima giornata in cui Harry era stato colto di sorpresa. L’ennesima volta in cui Mattew aveva studiato i suoi movimenti per sapere quale nuova scorciatoia avrebbe preso il riccio. Ma, stavolta, fargli del male era stato più semplice del solito.
“Dovresti morire tu, lo sai?” Mattew si abbassò all’altezza di Harry, che ormai stava vomitando sangue. Era appoggiato al muro, una mano aggrappata ai mattoni scheggiati, l’altra mano sulla pancia. Vedeva bianco, riusciva solo a sentire il disprezzo che tutti quanto gli stavano dando, il disprezzo verso se stesso. Un solo pugno, quella volta, era bastato a farlo quasi svenire. Era diventato troppo fragile, un bersaglio troppo semplice, facile da colpire, da rompere. Harry lo sapeva bene, ma cosa poteva farci? Con tutte le volte che si era rotto le costole era persino abituato a vomitare sangue.  
“Quello che dovrebbe morire qui sei tu.” Aveva imparato a rispondere, ormai, dopo un anno di violenza si era stancato e non riusciva più a stare zitto, anche se, ancora, non sapeva dare pugni o calci. Anche se con le parole, anche se con poco, stava imparando a reagire, a non piangere più.

“Oh, Harry, stai crescendo con un bel caratterino.”
Mattew sputò a terra, proprio vicino alle scarpe di Harry, che erano macchiate di sangue. Le stesse scarpe che il giorno prima sua madre gli aveva regalato, quelle stesse scarpe che desiderava da mesi, quelle stesse scarpe per cui sua madre aveva rinunciato a una borsa di cui si era innamorata.
Strabuzzò gli occhi non appena si accorse di quanto fossero sporche. E quelle macchie rossicce, gli fecero girare la testa ancora di più. Tossì ancora una volta e poi si girò verso Mattew, che, tranquillo, lo guardava mentre soffriva.
Sul suo volto vi era persino della soddisfazione, stava ridendo, nessun segno di sensi di colpa da parte sua.

“Vaffanculo.” Harry cercò di mettersi più dritto che poteva. “Vaffanculo. Mi hai sporcato le scarpe nuove.” Sbottò senza nemmeno tentennare, con la voce più spavalda che riuscì a fare. Mattew aggrottò le sopracciglia, ma smise di ridere.
“Per caso, qualcuno è diventato scortese?” Quel tono, quella cadenza acuta che ad Harry aveva sempre dato fastidio, adesso gli sembrava ancora più insopportabile, come le unghia su una lavagna o le ruote di una macchina che stridono sulla strada. Harry odiava quel tono saccente e presuntuoso. Un altro colpo di tosse lo fece rabbrividire. Il gelo, a volte, si impossessava di lui e non andava via se non quando si metteva a dormire. Harry odiava anche quello.
“Oh.” Una risata amara gli uscì aspramente dalla bocca. “Ho imparato dal migliore.”
E anche Mattew, stavolta, rise.
“Muori, Styles.” Disse con la massima naturalezza, mentre lo guardava dritto nei suoi occhi. Mattew invidiava ogni singola parte di Harry. Odiava i suoi capelli, odiava le sue labbra, il suo fisico rotondo, ma comunque attraente, odiava la sua voce, la sua risata, odiava quando piangeva, ma, soprattutto, odiava i suoi occhi. Odiava Harry così tanto, ma nemmeno lui riusciva a capire il perché.
Era forse perché lui riusciva ad essere spontaneo e naturale? Era forse perché Harry non si nascondeva? Perché nonostante tutto quello che gli aveva fatto, lo vedeva sorridere e scherzare? Perché lo odiava?

Harry lo stava guardando senza capire, quei suoi occhi lo stavano uccidendo, gli stavano chiedendo il perché, gli dicevano che lui non aveva fatto nulla, che non meritava tutto quello. Al solito, i suoi occhi parlavano al posto della sua voce. Harry non chiese, non rispose, non fece nulla. Scosse la testa e si voltò, dandogli le spalle, facendo finta che nulla di tutto quello fosse mai successo. Camminò a testa bassa, osservando le sue scarpe e sapendo che non sarebbe riuscito a mentire a sua madre, ancora non sapeva farlo. Si girò per vedere se Mattew lo stava inseguendo, ma non c’era traccia di lui. Per una volta, lo aveva lasciato andare via.
 
 
 

Scuoto la testa, cercando di ritornare al presente.
“Vieni qui, Harry, usciamo.” Sento Louis stringermi la mano, quando mi giro, scopro che mi sta facendo uno dei suoi sorrisi più dolci. Mattew sta ancora urlando e io mi costringo a provare a non ascoltarlo. Guardo solo Louis che mi sta trascinando fuori.
Perché le sue urla mi fanno così male?
Cosa diamine mi è passato in testa quando ho deciso di andarlo a trovare, a cosa stavo pensando?
Perché non sono rimasto con Louis, mia madre e mia sorella, a casa, al sicuro da urla, ricordi, lontano da tutto questo?
Mio Dio, Harry, non ne fai una giusta, le combini tutte sbagliate, tutte.
Non puoi farcela, non ce la farai.
Non vai bene, devi andare via, via.
Cuore come un macigno, sentimenti contrastanti, parole confuse, ricordi vividi, pensieri distruttivi, gambe tremanti, braccia deboli.
Sento un formicolio che parte dalla pancia e arriva fino alla gola, tutto quello che ho mangiato prima di venire qui, lo sento salire. Barcollo all’indietro, quasi cado a terra.
Sono tutte cose a cui sono abituato, cose a cui ormai dovrei dare meno importanza, cose che dovrei sapere come affrontare e invece mi ritrovo sempre punto a capo con Louis che mi dice come respirare o che mi impedisce di buttarmi giù dalla finestra più alta.
“Cosa stai facendo?” Mi accorgo solo in quel momento, sentendo il panico impadronirsi della voce di Louis, che avevo smesso di respirare.
Lo guardo senza parlare, aprendo la bocca per far entrare l’aria. Mentre lo faccio, però, sento i polmoni stringersi, la gola chiudersi e istintivamente stringo la mano a Louis, reggendomi a lui, all’unica mia ancora di salvezza.
“Scusa. Non.. non me ne sono reso conto.” Inceppo tra le parole, in cerca d’aria.
“Sh, non scusarti. Respira e basta.” E’ sempre la persona più dolce, sempre quella che si dimostra interessato alla mia salute, ai miei sentimenti. E’ sempre qui. Perché mi lamento ancora? Ho lui, cos’altro mi serve?
Ritorno a respirare, guardando semplicemente il suo viso sorridente. Una sua mano sta stringendo la mia, l’altra è sul mio petto. Non ci sono volute parole questa volta per ricordarmi come si respira, è bastata solo la sua presenza.
Mi guida verso la sedia più vicina, senza smettere mai di toccarmi.
“Non pensavo mi facesse quest’effetto, sai?” Dico subito, appoggiando la mia schiena sulla sua pancia. Lui mi abbraccia senza pensarci due volte, sa benissimo cosa fare, cosa dirmi.
“A volte capita. Avere una reazione che non si ci aspetta.” Mi da un bacio sulla guancia e io sussulto, sorpreso. Lui aggrotta le sopracciglia e io parlo, senza nemmeno pensare.
“Avrei voluto ucciderlo.” La voce più roca del solito, quasi rotta dalle lacrime destabilizza entrambi.
Lui si stacca leggermente da me, solo per guardarmi meglio in viso. E lo so che, dietro quel sorriso, sta pensando che io sia psicopatico.
“E’ normale che tu l’abbia pensato, ti ha fatto soffrire e..”
Non capisco. Non capisco perché non fa un cenno positivo, non capisco perché invece di negare tutte le cose sbagliate in me, mi dice che va bene, che è normale, che tutti fanno le stesse cose, che tutti soffrono.
Non capisco perché non ammette che la persona che ama, è fuori di testa.
“No, Lou. Non è per dire, volevo davvero ucciderlo. Stavo per soffocarlo.” Insisto. Oh, Lou, perché non lo capisci? Perché non capisci che io avrei potuto ucciderlo? Cosa devo fare per farti realizzare che io non vado bene?
“No.” Scuote la testa più e più volte, energicamente. “Harry..”
Ma io non lo sto a sentire, non lo ascolto. C’è solo la mia voce, solo la mia mente che mi dice la verità.
Mi sta mentendo, mi mente sempre quando mi dice che sono perfetto. Louis mente.
Mostro. Mostro. Mostro.
“Sì, Lou, sono un mostro. Sono un.. mostro.” Dico più a me stesso che a lui.
Smette di scuotere la testa, si blocca all’improvviso. Il suo respiro si fa pesante, il panico lo attraversa ancora. Posso riuscire a sentire che avrebbe voluto che io non avessi mai pronunciato quella frase, posso riuscire a sentire che vorrebbe gridarmi contro.
“Non dirlo più, Harry, senti..” Dice, stranamente calmo.
Mostro.
Non so più chi ascoltare. Louis sta andando avanti con il suo discorso, ma riesco a percepire solo parole confuse, rumori distanti.
Mostro.
La voce dentro di me è chiara, vicina, frustrante. Vorrei cacciarla via, vorrei smettesse di parlare, vorrei ascoltare cosa Louis ha da dirmi, non cosa deve dirmi lei.
Mostro.
Sbatto le palpebre due volte, cercando di concentrarmi solo sulle labbra di Louis che stanno parlando, anche se adesso sono più lente.
Mostro.
Chiudo gli occhi, provando ancora una volta a lasciare perdere me stesso.
Respira, Harry, respira. Devi solo respirare. Dentro e fuori, dentro e fuori.
Louis mi stringe ancora di più la mano, ha smesso di parlare sta aspettando solo che io mi calmi. E sta aspettando che io lo faccia da solo.
Ma come posso riuscirci da solo? Senza lui?
Apro gli occhi lentamente, senza smettere di respirare.
“Stai andando benissimo.” Mi dice soltanto, abbassando la voce di qualche ottava. “Perfetto, Haz.”
Piano piano, la mia mente smette di ripetermi la stessa parola, piano piano ritorno alla normalità. E quando guardo quegli occhi che sempre mi fanno venire la pelle d’oca, quando vedo la fierezza nel suo volto, so che ci sono riuscito. So che mi sono calmato perché lo volevo, non perché Louis me lo diceva.
C’è davvero una speranza per me?
Sorrido anche io, felice di aver fatto qualcosa, per una volta.
“Ti conosco meglio di quanto tu conosca te stesso.” Esclama, avvicinando il suo corpo al mio. “Se io dico che tu non sei capace di uccidere, devi credermi.” Sto per protestare, ma lui mi fa segno di non parlare, così lo lascio continuare. “Sì, puoi averlo pensato ed è totalmente normale, Harry, ma di qua a farlo veramente passano miliardi di anni. Tu non faresti male nemmeno ad una mosca.”
Vorrei solamente annuire e baciarlo, ma mi scappa un’altra domanda, prima che io riesca a fermarla.
“Davvero? Non farei male ad una mosca? Allora perché Mattew è un quella sudicia stanza?”
Mi aspetto che si alzi e vada via, che mi dica di andare al diavolo perché nessun discorso riesce a convincermi, ma invece, sento una flebile risata da parte sua.
“Capita a tutti di sbagliare, di perdere le staffe. E tu le hai perse anche troppo tardi.”
Scrolla le spalle, e fa ridere anche a me, perché arriccia il naso nella maniera più adorabile che conosca.
E allora, dopo tutto questo, mi lascio convincere. Gli credo, gli credo veramente.
“Troppo tardi dici?” Guardo in basso, arrossisco senza nemmeno capire il perché.
“Sì. E poi, Harry, lui respira ancora.” Mi dice, baciandomi sulla punta del naso. “E’ vivo.” Continua, stringendomi la spalla, mentre io annuisco. ”Non hai ucciso nessuno, smettila di incolparti per cose che non hai fatto.” Quasi sbuffa.
Quanto sono stato stupido a credere di averlo ucciso, quanto sono stato stupido nel pensare che Louis mi avrebbe lasciato andare dopo tutto quello che abbiamo passato?
Voglio che tutti sappiano che Mattew è vivo. Voglio che sappiano che si è svegliato. Voglio che sappiano che io non sono un mostro, che non uccido le persone, che vado bene. Voglio che lo sappiano tutti.
“Devi dirlo a mia madre.” Sbotto così, mentre un dottore sta venendo dalle nostre parti.
So già cosa mi dirà, perciò continuo a sorridere.
“Cosa?” Louis sbatte le palpebre più volte, prima di inclinare di lato la testa.
La necessità di vomitare però ancora non è sparita e quando il dottore si avvicina a noi, per qualche motivo, diventa ancora più presente.
E se non fosse una notizia così positiva? No, Harry, no, smettila.
“Dove sono i parenti del ragazzo?” Chiede, guardami fisso. Mi alzo dalla sedia, sperando che il senso di nausea mi passi subito. Non posso cedere di nuovo, devo restare forte.
“Non lo so.” Prendo un respiro profondo. “Ho provato a chiamarli, ma non..”
Il dottore mi scruta da capo ai piedi e mentre lo fa, mi ricordo perché odio così tanto i dottori. Ti guardano come se non valessi niente, come se fossi soltanto un’altra persona da compatire, come se non avessi sentimenti. Ti dicono le notizie più brutte e mentre lo fanno, non battono ciglio.
Ed è per questo che ho paura, adesso.
“Non potrei rivelare niente a nessun’altra persona che non faccia parte della sua famiglia.” Guarda il foglio che ha davanti e scuote la testa. Louis mi sta reggendo con una mano sulla schiena. “Gli abbiamo dato della morfina e sembrava essersi calmato per un po’. Ma poi ha iniziato ad urlare di nuovo e abbiamo dovuto farlo riaddormentare.” Mi scruta ancora, mentre porto tutto il peso sulla gamba destra, perché l’altra sta facendo troppo male. Il cibo continua a salire e temo che potrei crollare da un momento all’altro. “Non sappiamo perché urli, non ha niente di rotto che potrebbe farlo soffrire così.” Sbuffa, annoiato, si guarda attorno e poi fissa Louis. “Ma è vivo. Sopravviverà.” E senza nemmeno sorriderci, si gira e se ne va, strafottente come tutti.
Mi girò verso Louis, che sembra non essere per niente infastidito da quell’uomo, e che mi sorride.
“Te l’avevo detto!” Mi da un bacio sulle labbra che io non riesco a ricambiare.
La nausea sale sempre di più e mi impedisce di gioire come vorrei. Prendo il cellulare dalla tasca, compongo il numero di mia madre e lo do a Louis.
“Devi dirle che è vivo. Ha il diritto di saperlo, voglio che lo sappia ora, Lou.”
Deve sapere che suo figlio non è un assassino, che non ha ucciso nessuno. Deve saperlo lei come devono saperlo tutti. Devono sapere che anch’io merito di stare a questo mondo tanto quanto gli altri.
Faccio un respiro profondo e mi mordo il labbro inferiore mentre Louis prende il telefono dalla mia mano.
Uno squillo, due squilli, tre squilli, quattro squilli. L’espressione di Louis è strana, sembra stia cercando di capire cosa lui sta facendo. Mi guarda, sopracciglia aggrottate, ma sempre sorridente.
“Hey, Anne.” Sbotta allegro, guardando un punto imprecisato del muro. “Si è svegliato.” Come tre soli parole possano far alleggerire anime, cuori e preoccupazioni mi resta un mistero, ma quando Louis pronuncia quelle parole, non è solo mia madre ad emettere un sospiro di sollievo, ma lo faccio anche io, riuscendo a realizzare soltanto ora che lui è vivo. L’ansia sparisce di colpo, e con questa, se ne va anche la mia nausea.

Louis si gira, mi tende una mano, e io la stringo, senza paura.



Demsmuffin's corner

Sono due mesi che non aggiorno. Oddio mio, me ne rendo conto soltanto adesso, scusatemi tantissimissimissimo. Non so come farmi perdonare, mi spiace un casino çç
Non volevo farvi aspettare così tanto, ma non riuscivo proprio a scrivere.
E' stato un parto questo capitolo, durato così tanto tempo, ma alla fine, come sempre, ci sono riusciuta, l'importante è questo!
Allora, lo so che Harry depresso e Louis che lo consola sta diventando una cosa ripetitiva e banale e noiosa e tutto quello che volete, ma mi serviva tutto questo, altrimenti non l'avrei scritto così tante volte. Prometto che questo è l'ultimo capitolo così, dal prossimo succederanno delle cose che "metteranno fine a questa cosa. 
Questo on vuole che Louis smetterà di esserci per Harry, obvsl, lui ci sarà sempre e continuerà ad aiutarlo, solo in maniera diversa.
Harry comincerà a svegliarsi e smetterà di fare la persona depressa, perché nessuno ne può più e nemmeno io, anche se Harry depresso mi piace (nelle fan fic, ovviamente).
Spero solo che recensiate e che non mi odiate poi così tanto, ho le mie giustificazioni çç
Boh, non so più che dire, quindi me ne vado lol
(la gif è presa a caso, non avevo idea di quale mettere)
Peace, love and Larry Stylinson,
Sarah. ♥

   
 
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