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Autore: Cabiria Minerva    02/05/2013    3 recensioni
Londra, periodo imprecisato tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo.
Il Blanc Fauve, teatro molto noto, assume una giovane promettente - Miss Potter - per affiancare Mr. Piton, l'esigente cantante. Con la sua innocenza e la sua voce affascinante, la giovane Potter scombussola la vita di Piton quasi senza accorgersene, costringendolo a far luce su un passato misterioso e insinuandosi nei suoi pensieri...
[AU]
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Luna Potter, Severus Piton, Un po' tutti | Coppie: Lily Luna/Severus
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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III.

 

 

Mr. Piton aveva sperato che la giovane si sarebbe presto stancata di assistere alle sue prove – nulla di particolarmente divertente o a scopo d'intrattenimento, invero – ma lei aveva stoicamente resistito alle lunghe pause, ai borbottii e alle ripetizioni. In silenzio, per di più! E l'uomo non era sicuro se ciò lo indispettisse – possibile che non avesse altro da fare? – o se lo lusingasse.

Ad un certo punto aveva addirittura interrotto il brano per ricordarle che non era obbligata a rimanere per tutta la durata delle prove e che, nel caso in cui si fosse annoiata o avesse deciso di andare a bere qualcosa, non si sarebbe certamente offeso. Miss Potter si era limitata a sorridere, rassicurandolo sul fatto che non era affatto annoiata, anzi!

Solo quando era ormai agli sgoccioli e quasi tutti i fogli giacevano in una pila ordinata sul palco la vide agitarsi un poco, muovendosi leggermente sulla sedia. Quasi senza rendersene conto infilò una mano nella tasca dei pantaloni, estraendo un orologio d'argento. Nel vedere l'ora fattasi tarda si rese conto di essere alquanto affamato – incredibile come le problematiche umane potessero svanire, rapite dalla concentrazione – ed immaginò che il problema fosse condiviso anche da Miss Potter, che sicuramente stava cercando di ignorare i borbottii del proprio stomaco. Si schiarò la voce e rimise l'orologio al suo posto.

«Credo sia opportuno fare una piccola pausa, prima d'iniziare con il provino.» L'ultima parola suonava un poco amara – poteva veramente chiamarsi provino, dato che ormai era stata assunta e difficilmente Mr. Piton avrebbe potuto cambiare le cose? «Avrà sicuramente fame.»

«Oh.» Miss Potter arrossì, come se si vergognasse di aver fame – che cosa stupida! «Sto bene così, grazie. Non si preoccupi per me. Possiamo iniziare anche subito, se preferisce.»

Cocciuta ragazzina... «Per quanto io possa essere felice di saperla immune a certe debolezze umane quali la fame e la sete, non posso dire di godere della stessa fortuna, quindi temo dovrà attendere in ogni caso.» Si chinò a raccogliere i fogli e la bottiglia di vino dolce, senza accorgersi del volto della giovane che avvampava ulteriormente. «Mi aspetto di trovarla qui tra venti minuti, Miss Potter. E sappia che non tollero i ritardi.» Mosse qualche passo verso la porta che dava sul corridoio dove si trovava il suo camerino. Notando che la ragazza non si era ancora mossa, però, si fermò. «Mi ha sentito? Le conviene muoversi se vuole riuscire a mangiare qualcosa.»

La studiò brevemente. «Mi faccia indovinare... Ha dimenticato che avrebbe dovuto mangiare, prima o poi, ed essendo arrivata da poco, non saprebbe nemmeno dove andare a pranzare, giusto?» Miss Potter annuì.

Ah, novellini. «Potrei indicarle alcune osterie non troppo lontane, ma non credo sarebbe appropriato che una ragazza così giovane le frequenti non accompagnata.» Notò lo sguardo vagamente offeso della giovane, che sicuramente si riteneva abbastanza indipendente da riuscire a pranzare senza qualcuno che la tenesse d'occhio, e trattenne a stento un ghigno. «D'altronde, non posso certo lasciarla a morire di fame. Sarebbe alquanto spiacevole se dovesse svenire durante la sua performance.» Sospirò, chiedendosi cosa avesse fatto di male per meritarsi una tale spina nel fianco. «Temo dovrà accontentarsi di un poco di frutta e formaggio. Non sono solito mangiare molto.»

Provò una certa soddisfazione nel vederla spalancare gli occhi e scusarsi, quasi balbettando, per il disturbo che gli stava creando. La zittì con un gesto della mano e, prima di pentirsi e di cambiare idea, le disse di seguirlo nel suo camerino, dove consumarono quel pasto frugale in perfetto silenzio.

Quando riguadagnarono il palco l'imbarazzo era ancora ben presente sul volto di Miss Potter. Era curioso l'impatto che una cosa così piccola, una mera dimenticanza di poco conto, potesse avere su una giovane. Anche per lei sarebbe arrivato il giorno in cui cose simili le avrebbero a malapena strappato un sorriso divertito, certo, ma per il momento Mr. Piton trovava quasi affascinante quel pudore sfacciato.

«Bene. Inizi pure.» Incrociò le braccia sul petto, lo sguardo improvvisamente austero.

Miss Potter lo fissò in silenzio per qualche istante prima di azzardare un «non preferirebbe sedersi, Mr. Piton?»

L'uomo socchiuse gli occhi e la squadrò. «Quando vuole, Miss Potter.» ribadì senza darle una risposta né accennando a muoversi.

«Ehm... D'accordo...» Si bilanciò sui piedi. «Posso scegliere un brano qualsiasi?»

«Sì.» Lapidario. Quasi inquietante, avrebbe potuto aggiungere Miss Potter.


 

Già la sento,

già la–1


 

La giovane s'interruppe, chiuse gli occhi e, dopo un profondo respiro, tentò nuovamente. L'agitazione era palese sul suo volto e nella sua voce un poco tremante.


 

Già la sento,
già la sento morir,
però è calma sembra voglia
dormir


 

Mr. Piton l'interruppe con un cenno della mano, che poi portò al mento con fare pensoso. Certamente doveva ammettere che Mr. Silente, per quanto la cosa potesse infastidirlo, aveva avuto le sue ragioni per assumerla in fretta e furia. Il suo talento era evidente, persino dietro il tremore e l'agitazione. Altrettanto certo era che Miss Potter, per quanto talentuosa, necessitasse urgentemente di esercizio costante.

«Ha avuto un istruttore di canto, Miss Potter?» inquisì.

«Miss Cooman, la mia insegnante di pianoforte, si è sempre premurata affinché dedicassi almeno mezz'ora al giorno al canto, Mr. Piton.»

L'insegnante di pianoforte... Mezz'ora. Oh,cielo. Mr. Piton sollevò un sopracciglio, palesando la propria irritazione. Possibile che un talento simile fosse stato ignorato dalla sua famiglia? Ah, il mondo moderno... Si dava sempre meno importanza all'educazione artistica dei giovani.

«Le basi ci sono naturalmente, tuttavia temo che dovrà esercitarsi costantemente, e ben più di mezz'ora al giorno, per supplire alle mancanze della sua passata educazione.»

Miss Potter abbassò lo sguardo, imbarazzata e un po' mortificata. «Sì, Mr. Piton.»

«Non faccia quell'espressione.» Nemmeno mi fossi messo ad affogare gattini appena nati nel mio bicchiere, per Dio! «Non ho detto che non ha talento e che dovrebbe tornare ad attività più consone ad una giovane dama. Deve semplicemente esercitarsi con un istruttore serio. Come tutti, d'altronde.»

La guardò annuire e, prima che se ne rendesse conto, gli scappò di bocca qualcosa che non avrebbe mai, mai detto coscientemente. «Purtroppo il teatro non dispone di istruttori, perciò credo dovrò occuparmene personalmente.» Sono forse diventato matto? «Naturalmente, solo finché Mr. Silente non riuscirà a trovarle una persona meglio qualificata per un simile lavoro.» Sì, così suonava decisamente meglio. E anche di breve durata. «Io non insegno.» concluse come a voler sottolineare che lo avrebbe fatto, sì, ma controvoglia. «Ma, d'altronde, esigo solo il meglio da chi mi affianca. E non posso ottenerlo senza impegnarmi in prima persona, temo.» Ecco! Ecco perché lo faceva. Per lo stesso motivo per cui passava ore e ore a provare brani che ormai conosceva a memoria, di cui sapeva quasi il gusto, talmente gli erano familiari. «Ma l'avviso, Miss Potter... Non ci saranno inutili chiacchiere o indulgenze, sotto la mia supervisione. Non mi aspetto che apprezzerà la mia presenza ed insistenza, ma se saprà apprendere, Miss Potter, potrò mostrarle come trasformare il suo talento in qualcosa di unico che le spalancherà le porte della fama.» Non è forse questo quello che vogliono tutti, ormai?

Miss Potter sorrise, ringraziandolo per la sua immensa disponibilità e assicurandogli che si sarebbe impegnata e non l'avrebbe deluso.

Vedremo.


 

* * *


 

Era stata talmente agitata, mentre cantava, che quasi aveva temuto che l'avrebbe derisa, forse anche mandata via. Per un attimo, quando Mr. Piton l'aveva interrotta con un cenno della mano, il sangue le si era gelato nelle vene all'idea che il cantante, palesemente perfezionista e in qualche modo persino eccentrico nella sua solitudine auto imposta (come l'aveva chiamata Mr. Silente in tono scherzoso mentre la metteva in guardia sul suo burbero prediletto), avrebbe riferito al direttore del suo errore e che egli, in men che non si dica, le avrebbe detto che non era più necessaria al Blanc Fauve e che quindi avrebbe potuto prendere la prima carrozza per il suo villaggio natio.

E invece Mr. Piton le aveva fatto un complimento. O qualcosa del genere. Certo, considerando la sua fama, già solo per il fatto che le desse dei consigli, Miss Potter doveva ritenersi fortunata. Ma mai avrebbe immaginato che la sua buona stella avrebbe potuto privilegiarla a tal punto! Lui, il suo istruttore. Quasi non riusciva a credere alle proprie orecchie.

«Ma l'avviso, Miss Potter... Non ci saranno inutili chiacchiere o indulgenze, sotto la mia supervisione. Non mi aspetto che apprezzerà la mia presenza ed insistenza, ma se saprà apprendere, Miss Potter, potrò mostrarle come trasformare il suo talento in qualcosa di unico che le spalancherà le porte della fama.»

Quella che a molti sarebbe sembrata una prospettiva poco allettante – una prospettiva fatta di fatica, di ore e ore di esercizio e di un tutore molto esigente e per niente propenso ad accontentarsi di qualcosa che fosse al di sotto della perfezione – a lei sembrava l'occasione di una vita. Avrebbe potuto imparare dal migliore e ambire alla fama.

Oh, se solo Mr. Piton avesse potuto sentire come batteva forte il suo cuore alla visione di quel brillante futuro!

Mentre l'uomo aveva ormai abbandonato i preamboli e si apprestava ad indicarle i primi miglioramenti che avrebbe dovuto apportare al suo stile, Miss Potter lo studiò di sottecchi. Che fosse un uomo particolare era innegabile. Però... c'era qualcosa, in lui... qualcosa che non stentava a credere risultasse deterrente per gran parte delle persone ma che stuzzicava la sua curiosità.

Ad esempio, come mai proprio lui che le aveva parlato di fama, indicandola quasi come fine ultimo del cantante, non sembrava volerne troppa per sé? Certo, era molto conosciuto – non c'era teatro, in Inghilterra, che non avesse cercato di rubarlo al Blanc Fauve – però i suoi modi schivi e lo sguardo perennemente adombrato palesavano un desiderio di solitudine che poco s'addiceva alla sua professione.

Anche quando, dopo esser stata introdotta alla compagnia, aver provato per l'intero pomeriggio ed essere finalmente tornata alla casa di suo zio, era crollata sulla chaise longue, continuava a persistere in lei la sensazione che Mr. Piton sembrasse più adatto ad un lugubre castello deserto, magari sperso tra le brulle colline su al nord.

E il modo in cui guardava un punto distante, come se vi vedesse qualcuno o qualcosa, per poi voltare il viso come a volerne fuggire... Sì, c'era qualcosa, in quell'uomo, che l'incuriosiva come niente prima d'allora.


 

* * *


 

Era passato meno di un mese dall'arrivo di Miss Potter e la sua curiosità, stimolata dalle chiacchiere e dai mormorii dei membri della compagnia, era dilagata, infiammandole la mente. Voleva sapere. Doveva sapere. Tutto. Le voci che giravano sul conto di Mr. Piton erano talmente copiose da confonderla: se avesse dovuto ascoltarle tutte, avrebbe creduto che l'uomo fosse in realtà un dissidente scozzese che era fuggito a Londra durante la guerra, non prima di aver sterminato la sua famiglia o di averla vista sterminare coi propri occhi – questo punto ancora non era chiaro, nemmeno alle stesse persone che andavano propagando queste informazioni di dubbia origine.

Certo, se Mr. Piton fosse stato un poco più cordiale, forse un po' più aperto alle frivole chiacchiere, magari la confusione di Miss Potter non sarebbe durata a lungo e sarebbe stata spenta in men che non si dica, forse con una storia totalmente priva di emozioni o di misteri. Ma era praticamente impossibile cavargli qualcosa. La giovane aveva provato più volte ad iniziare una conversazione, nelle pause, ma i suoi racconti famigliari – i disastri combinati dai fratelli, la nonna che correva qua e là urlando dietro alle oche o al marito, sempre distratto da qualche nuova invenzione raccattata da qualche inventore squattrinato e poco affidabile – non erano mai stati corrisposti. Di norma Mr. Piton l'ascoltava con espressione vuota, come se il suo volto e le sue orecchie fossero lì, ma i suoi occhi sembravano lontani.

Finché, un giorno, mentre Miss Potter stava raccontando ad una ballerina poco più vecchia di lei del viaggio che, anni addietro, aveva fatto in Scozia per visitare dei parenti, qualcosa si smosse.



1Romanza
, A. Bocelli

 

   
 
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