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Autore: giughy    03/05/2013    4 recensioni
Elisa e Beatrice frequentano la stessa classe.
La prima un po' per le sue, la seconda una bulletta perfetta.
Dopo un incidente le loro strade si divideranno per poi intrecciarsi di nuovo.
Uno strano percorso di falsi sorrisi, tradimenti, amicizie infrante e alleanze inaspettate.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Parole: 2190

Nda: le parti in corsivo sono dei brevi Flashback per spiegare meglio alcune situazioni visto che è presente un salto temporale di due anni. Buona lettura.

~•~•~•~•~•~•~

 

La stanza era riempita dal ronzio del ventilatore e dal suono retrò del gameboy: girava la cartuccia, ormai prossima all'usura completa, di PacMan.

Elisa giocava su letto, a testa in giù coi capelli raccolti in una crocchia scomposta fatta velocemente.

Si godeva la calma di quell'estate da maggiorenne, sola a casa, mentre aspettava annoiata e si pregustava quello che l'avrebbe aspettata l'anno successivo, in II liceo.

Si stava immaginando in qualche circolo letterario, a parlare e disputare con antichi autori quando il suo pensare venne interrotto da uno squillo del telefono e da un fantasmino che si portava via la sua ultima vita.

La scritta “Game Over” ora lampeggiava sul display; con uno sbuffo si tirò a sedere lanciando il gioco sul letto e afferrando il telefono.

« Pronto? »

Disse con un'aria imbronciata.

« Sono Chiara! Come stai? »

« Guarda che lo so chi sei. Appare il nome sullo schermo quando chiami, genio. Comunque spero tu abbia un buon motivo per disturbarmi, avevo quasi battuto... »

« “...il mio record storico su Pacman”..lo dici ogni volta. Ma ancora vai avanti con quel gioco? Finirà che si fonderà la cartuccia a furia di giocarci! Comunque lascia perdere che stasera usciamo.»

Disse con una botta di entusiasmo.

Elisa sbuffò sonoramente contro la cornetta.

« Non lo so.. in verità sai, dovrei finire un paio di cosette qui a casa.. »

Cercò di mentire per evitarsi quell'uscita inattesa.

Fuori faceva caldo, non aveva voglia, c'erano le zanzare e i ragazzi rumorosi.

« Passo alle Otto. Vestiti bene. Non fare tardi. Ti presento una mia amica, l'adorerai. »

Non fece in tempo a ribattere che, come in un classico cliché, la chiamata le si chiuse in faccia.

Meditò se fingere di non sentire il campanello e lasciare chiusa fuori l'amica ma poi realizzò che sarebbe stata capace di chiamare la Polizia, ospedale, C.I.A, F.B.I. e quant'altro per assicurarsi che non fosse morta durante un attacco epilettico causato dal suo gioco.

Il suo meraviglioso gioco.

Rotolò sul letto e diede una rapida occhiata allo schermo per controllare quanto tempo avesse a disposizione.

Segnava le 18 e 37 minuti.

38 minuti.

« Merda. »

Disse portandosi disarmata il cuscino sulla faccia e sospirando pesantemente.

Si trascinò fino al bagno dove si concesse una doccia fredda e, nettamente rinvigorita, scivolò in una minigonna a fiorellini azzurri un top bianco discreto e dei sandali di cuoio che aveva comprato l'estate prima a Capri.

Si raccolse i capelli in uno chignon disordinato e si passò un velo di trucco per togliere l'effetto lucido dal viso.

Si diresse verso la cucina per mangiare qualcosa quando il campanello traditore si fece sentire.

Guardò per curiosità l'orario sullo schermo del microonde: le sembrava impossibile aver impiegato così tanto tempo per prepararsi.

Un 19:28 rosso vibrante e fastidioso era stampato, quasi beffardo, a guardarla.

Alzò la cornetta del citofono.

« Sali. »

Disse parecchio infastidita dall'anticipo.

« Menomale che saresti arrivata qui alle otto eh, Chiara? »

Aggiunse quando la ragazza entrò in casa.

Chiara cercò di discolparsi senza molto successo.

« Sono venuta prima perché sapevo che avrei dovuto salvarti dal tuo pessimo gusto. »

Elisa la guardò torva.

« Quando ti premieranno come “Miss Gentilezza” ti prego di invitarmi alla cerimonia, dovrò condividere con tutti i presenti quanto sai essere simpatica e tollerante. »

Chiara rise afferrandole le guance.

« Ma dai! Togliti 'sta roba che sembra scappata direttamente da un set di un film drammatico anni '60 e mettiti questo, invece! »

Estrasse radiosa dalla borsa una minigonna di jeans ed una canotta argentata di paillette.

Elisa la guardò inarcando un sopracciglio e chiedendosi perché fosse sempre così incredibilmente felice, sembrava quasi finta; poi le cadde lo sguardo su ciò che aveva appena estratto dalla borsa mettendosi una mano davanti alla bocca per trattenere una sonora risata.

« Ok..davvero, bello scherzo. Non sei seria vero? »

L'unica risposta che seguì fu uno sguardo severo e serio.

« No..no non voglio mica mettermi quello schifo. Eddai, mica devo sembrare la figlia segreta di Lady Gaga ed un albero di Natale.. »

Altro silenzio

« ..vai te a sapere cosa fa quella tipa! »

Cercò di giustificarsi mentre si passava le mani sul volto arrossato dall'imbarazzo.

« Senti, non fare la sofisticata. Vanno benissimo, sono perfetti e si sa mai che riusciamo anche a trovarti un ragazzo carino con cui uscire eh, Eli? Ti ci vorrebbe proprio sai. »

Spalancò gli occhi impietrita.

« No. No, no, no, grazie. Sto bene da sola, davvero. »

« Almeno truccati di più! »

« Ma fa troppo caldo. Il trucco cola e io non voglio sembrare un membro dei Kiss. »

« Io spero che tu i kiss li dia stasera, altroché.. »

« Vadano le paillette ma il trucco dimenticatelo. »

Chiara la guardò trionfale mentre il tabellone dei punti segnava un altro colpo incassato per Elisa.

« Lo odio, questo completo. »

Disse disperata dopo essersi cambiata; passava frenetica le mani tra i capelli e spostava la maglia per cercare di farla cadere meglio ma senza successo.

« Insomma la gonna mi sta male, la canotta mi da fastidio e ho fame. »

« Non ti lamentare, sei adorabile. E mangiamo un gelato fuori, muoviti che siamo in ritardo. »

« Chissà per colpa di chi! »

« Potevi arrenderti più velocemente! »

Entrambe si misero a ridere mentre scendevano velocemente le scale del condominio.

 

-*-*-

 

« Allora che tipo è questa tua amica? »

Chiese Elisa mentre beveva il suo frappè alla fragola.

« Mah, da fuori è un po' bizzarra ma alla fine non è male. E' simpatica e un po' fissata con lo sport ma se la prendi bene è simpatica. »

La ragazza la guardò perplessa, associare qualcuno definibile “bizzarro” a Chiara era un fatto davvero raro e particolare.

« Senti e come vi siete conosciute voi due? Come siete diventate amiche? »

Cercò di indagare.

« In realtà siamo solo conoscenti, girava col gruppo di mio fratello. »

« Ah, ok. »

Rispose piatta tornando al suo frappè.

Mica lo conosceva il fratello di Chiara e anzi, ad essere sinceri, fino a quel preciso momento avrebbe giurato che lei, di un fratello, non ne avesse proprio mai parlato.

 

« Ehi! »

Sentì proprio dietro la nuca mentre una mano si poggiava sulla spalla di Chiara la quale si girò e rispose sorridendo al saluto mentre io mi limitavo a guardarla facendo un cenno con la mano e abbozzando un sorriso: ero troppo occupata a squadrarla.

Era il perfetto opposto delle persone con le quali la sua amica solitamente si circondava.

Era alta, con i muscoli definiti sulle braccia e polpacci; i capelli erano neri e corti, rasati ai lati e sparati in aria con lacca a volontà; portava gli occhiali e sorrideva.

Sorrideva davvero tanto ma, a differenza di Chiara, il suo sorriso non aveva quella patina di falsità.

Lo trovava bellissimo e limpido. Sincero.

E avrebbe potuto giurare di averlo già visto da qualche altra parte.

« Piacere, Beatrice »

Disse sorridendole ancora

« Elisa. »

Rispose solamente.

Beatrice piegò la testa spalancando gli occhi.

« Aspetta ma.. »

Poi si trattenne.

Che fosse la sua ex compagna di classe non c'era alcun dubbio.

Poteva chiederle scusa per quello che aveva fatto un paio di anni prima.

Poteva fare finta di niente.

Poteva dirle chi era.

Le si offrivano molte possibilità ma la ragazza decise di tacere.

 

« Beatrice, non è divertente.»

La maniglia della porta si abbassava frenetica mentre la ragazza parlava.

Sentiva la sua voce fremere.

« Apri. Questa. Maledetta. Porta.»

Sbatteva i pugni contro lo stipite.

Beatrice la guardava, più atterrita di lei per quello che aveva appena fatto.

« Io caccio e tu sei la preda. Impara a stare al tuo posto, Eli.»

Rispose gelida pescando un sentimento di odio ingiustificato dal fondo dello stomaco.

 

« Mh? »

« No, niente. »

Replicò tranquilla cercando di nascondere una smorfia dovuta al brutto ricordo.

L'altra ragazza invece non sembrava aver fatto caso a lei. Dopotutto era decisamente cambiata da quella che era una volta, dalla bulla bionda e oca che era.

Le venne un brivido ricordando quel periodo.

Chiara le guardò perplessa con lo sguardo indagatore di una persona che sa che quello non è il loro primo incontro; tale occhiata, però, venne intercettata da Beatrice che si premurò di fulminare qualunque domanda nascente riguardo quel frangente.

Alzò le spalle scocciata da quell'interruzione.

« Avete intenzione di rimanere qui tutta la sera? Dai che ci dobbiamo vedere con gli altri tra venti minuti. »

Poi si mise a camminare davanti a loro come se fosse un capo scout.

« Allora, Beatrice, Chiara mi ha detto che saremmo andate d'accordo. Mi dici qualcosa su di te? »

Prese coraggio e parlò per prima, non lo faceva spesso, era vero, ma non le andava di passare un'intera serata in silenzio.

Non quella sera.

 

Avevano vinto di 30 punti quella sera e lei ne aveva realizzati ben 18, di cui 6 in tiri da 3 punti. Era decisamente soddisfatta di se stessa, ricominciare a giocare le aveva dato una carica in più, una nota positiva, una scossa che le mancava ormai da troppo tempo.

 

Erano trascorsi tre mesi da quando Elisa aveva cambiato scuola e lei continuava a pensarci.

Si sentiva davvero un verme.

I rapporti con Claudia e Virgilia erano precipitati dopo quell'episodio.

Si parlavano molto di meno o meglio, lei parlava molto meno.

Passava le sue giornate in campetto, con la felpa pesante e lo scalda-collo a tirare verso il canestro, col buio ripetendo a voce alta:

« Tanto da lì non si sposta, puoi tirare anche ad occhi chiusi che sempre lì rimane. »

 

Uscì dallo spogliatoio con ancora i capelli freschi di taglio un po' umidi e il borsone sulla spalla destra; sedette sui gradini del palazzetto guardando le macchine che parcheggiavano per recuperare le altre atlete.

Ai suoi aveva detto di venire mezzora più tardi; diceva sempre loro di arrivare dopo, con la richiesta di voler rimanere un po' da sola.

Schiacciò la pallina aromatica sul filtro della propria sigaretta, fece schioccare lo Zippo stringendo appena il naso mentre un po' di fumo cominciava a salire nell'aria.

Ispirò profondamente lasciandosi riempire i polmoni.

Una mano le sfiorò la spalla e lei trasalì pensando si trattasse dell'allenatrice, pronta a rimbeccarla ancora per la questione del fumo; quando si voltò però si accorse che erano Claudia e Virgilia e pregò che non avessero assistito alla partita.

La irritava condividere una sua passione con chi non ne sapeva niente e con cui niente aveva da spartire se non un forzato “ciao” di circostanza.

« Bella partita. »

Disse Claudia.

« Sei stata forte. »

La completò Virgilia.

Beatrice le ignorò completamente tornando a fumare come se non esistessero.

« Ci chiedevamo »

Esordirono quasi in coro lanciandosi, poi, un'occhiata complice.

« Ci chiedevamo ecco se tu fossi ancora con noi. Non ci va di avere come amica un'emarginata sociale. Dovresti vedere come ti sei ridotta. »

Beatrice girò la testa sbuffando del fumo con un mezzo sorriso.

Si alzò in piedi e aspirò una boccata di fumo poi la riversò loro sul volto.

Fece cadere il mozzicone a terra e scese le scale senza rivolgere loro una parola.

 

Il lunedì seguente il posto vacante in prima fila, un tempo occupato da Elisa, cedette il suo titolo a quello nell'ultima.

Nessuno osò chiedere il perché di quella separazione. Non era nemmeno chiaro se qualcuno se ne fosse davvero accorto.

 

Beatrice la guardò da dietro gli occhiali con gli occhi che scintillavano.

« Perché dovrei toglierti il piacere di farti scoprire da sola tutto quanto? E poi, sinceramente, qualcosina su di me la sai già »

Le fece l'occhiolino mentre Chiara urlava qualcosa sul fatto che dovevano muoversi e che erano in ritardo.

« Sembra il Bianconiglio. »

Disse distratta mentre la scrutava a fondo.

Non le piaceva quel senso di familiarità ma non poteva essere quella Beatrice.

Il sorriso non era cattivo, non era così cattivo.

La sentì ridere ed ebbe un capogiro.

Accelerò il passo fino a raggiungere la sua amica.

« Senti.. non credo di sentirmi molto bene pensavo di tonare a casa. Ti da fastidio? »

La ragazza si girò per fulminare la nuova arrivata.

« Ha detto o fatto qualcosa di sconveniente? Guarda che se la risposta è si devi dirmelo! »

« No! Tranquilla, sono solo stanca e credo che il gelato mi si sia fermato sullo stomaco. Sai, un colpo di freddo. »

Cercò di sembrare convincente mentre cercava di non badare agli occhi che aveva addosso alle spalle.

« Se vuoi ti posso accompagnare io, prendo lo scooter e ti do un passaggio. »

« In quel caso verrei anche io. »

Aggiunse Chiara.

« E ci andiamo a piedi. »

Sottolineò con enfasi.

 

Elisa le guardò e sorrise forzatamente.

« Davvero, posso anche andare da sola, voi non eravate in ritardo? Ci sentiamo nei prossimi giorni Chiara! »

Poi guardò Beatrice e aggiunse un po' titubante

« Beh..ciao- »

Poi si allontanò velocemente, sgomitando tra una folla di turisti che era apparsa improvvisamente davanti a lei.

 

Sulla via del ritorno un paio di ragazzetti le fischiarono dietro ed ebbe l'impulso di strapparsi quella stupida canottiera e di darle fuoco ma poi il risultato sarebbe stato decisamente peggiore.

 

-*-*-

 

Si richiuse la porta di casa alle spalle con un sospiro.

Anche quella serata era conclusa.

Erano appena le undici meno un quarto, la città si stava svegliando in quel momento ma lei, di partecipare a quel frenetico caos notturno, proprio non ne aveva voglia.

Non riusciva a togliersi dalla testa quel sorriso e la tremenda sensazione che fosse chi non voleva.

 

Afferrò il cellulare dalla borsa.

Aveva due messaggi; uno era di Chiara che le chiedeva in un modo un po' troppo enfatico e concitato come stesse.

Il secondo presentava come mittente “Non rispondere.”

Decise di aprirlo comunque.

 

« Mi piacerebbe conoscerti e che tu conoscessi la vera me. Quella di due anni fa non c'è più. Te lo giuro. Buonanotte, Beatrice. »

 

Elisa guardò sconvolta il telefono rispondendo solamente con un secco « Dimostralo. »

 

 

~•~•~•~•~•~•~

L'angolo dell'autrice.

Salve a tutti. Spero che il nuovo capitolo vi sia piaciuto. E' stato decisamente sofferto perché non sapevo come scriverlo ma ora ne sono pienamente soddisfatta e spero che vi catturi maggiormente nella storia.

Come sempre per qualunque cosa non esitate a scrivermi (:

Al prossimo aggiornamento,

 

-Giorgia.

  
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