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Autore: Aurore    08/05/2013    4 recensioni
Cinque anni dopo la parole fine di Breaking dawn, Renesmee Cullen vive una vita quasi perfetta. Una grande famiglia amorevole, due genitori attenti e comprensivi, una media altissima a scuola, un'amica del cuore divertente e fuori di testa, Jacob Black, che per lei è come un fratello: ha tutto quello che potrebbe desiderare. Una ragazza felice e spensierata come tante altre.
Ma Renesmee Cullen non è una ragazza come le altre. Non lo è mai stata e non lo sarà mai. E le ombre e i segreti del passato rischiano di distruggere il fragile involucro di perfezione che protegge la sua esistenza.
Tratto dal capitolo 13:
Niente sarebbe mai più stato come prima, né con Jacob né con la mia famiglia. Il mio mondo, che avevo creduto perfetto fino a ventiquattr’ore prima, era andato in pezzi ed io non potevo fare niente per ricostruirlo. Avevo perso tutto.
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight star'
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Capitolo 2

Talk


Are you lost or incomplete?

Do you feel like a puzzle, you can't find your missing piece?
Tell me how do you feel?
Well I feel they're talking in a language I don't speake.
And they're talking it to me.
Talk, Coldplay¹


L'amicizia è un tormento in più.
Soren Kierkegaard


 

Entrai in casa e mi sfilai la giacca, l'ombra del sorriso ancora sulle labbra. Seguendo il rumore e il vociare di quella che sembrava una partita di baseball in tv, salii le scale e subito mi sentii apostrofare dal vocione di zio Emmett. 
«Ehi, peste! Dov’eri finita? Tua madre si farebbe venire un infarto, se potesse».
Lui e zia Rosalie erano allungati sul divano, nella zona tv. Lo zio teneva il telecomando, come sempre, e mi scrutava con aria indagatrice. Alzai gli occhi al cielo. 
«Ho cercato di scappare a Las Vegas per fare la ballerina in una discoteca, ma Jacob mi ha fermata».
Rosalie ridacchiò, ma Emmett mi fissò con cipiglio minaccioso per qualche istante. Questo genere di battute non gli andava per niente a genio. Gli feci una linguaccia ed entrai nella cucina, che era piuttosto affollata: mamma e papà erano alle prese con la mia cena, mentre Esme metteva in ordine.
«Ciao a tutti» esordii.
Mia madre sollevò gli occhi dalla pentola che stava estraendo dal forno e mi guardò storto. «Finalmente! Sei in ritardo di mezz’ora».
Montai su uno degli sgabelli del bancone da lavoro e papà, che detestava farmi le ramanzine perché poi gli toccava ascoltare i miei commenti non espressi a voce alta, mi diede un bacio sulla fronte senza dire nulla. «Ero da Emily, lo sai. Quando è tornata abbiamo chiacchierato un po’, non mi ero accorta che fosse ora di cena».
La mamma sospirò. «Okay, magari la prossima volta telefona. Per fortuna ti ha accompagnato Jacob».
Dovevano aver sentito la sua voce. Nessuno si chiese cosa ci facesse con me a casa Uley: lui era sempre dove ero io. «E gli altri?» chiesi, cercando di cambiare argomento.
«Alice e Jasper sono a caccia e Carlisle è ancora a lavoro» rispose papà.
Di lì a poco sentimmo sbattere la porta d’ingresso.
«Carlisle» ci informò Edward. 
A conferma della sua infallibilità, dopo un minuto sentimmo dei passi veloci sulle scale e il nonno entrò nella cucina tirandosi su le maniche del maglione.
«Ciao famiglia!» esclamò. Era il suo modo tipico di salutarci e ogni volta mi faceva sorridere. 
Ci fu un coro di ciao in risposta e per un qualche minuto nella cucina regnò una certa confusione, mentre tutti parlavano contemporaneamente.
«Spero che Jacob non abbia trascurato il lavoro, oggi, per passare da te» disse la mamma a un tratto, a mezza voce.
«Certo che no, sai quant’è preciso su queste cose» risposi, prendendo una forchettata di insalata di patate. Stavo morendo di fame.
«So anche che quando siete insieme avete una strana tendenza a perdere il senso del tempo e staccarvi l’uno dall’altra è impossibile, neanche foste attaccati con la colla» borbottò, il tono leggermente acido.
La guardai, un po’ stupita. «Be’, è anche il mio migliore amico, non solo il tuo. E da quando questo ti dà fastidio?»
Mentre parlavo, papà si accostò alla mamma e le passò un braccio intorno alla vita. Sembrava un gesto disinvolto, ma a me parve una specie di avvertimento. Bella fece un respiro profondo e mi sorrise. «Non mi dà fastidio, è solo che Jacob ha già rinunciato al college e non voglio che cominci anche a disertare il suo lavoro».
Ero perplessa: avevo la sensazione di essermi persa qualcosa. «Ma che dici? Lo conosci, non lo farebbe mai. E poi sai benissimo perché ha dovuto rinunciare. Non è come per Embry e Quil, che si sono diplomati per il rotto della cuffia».
Lei rimase a guardarmi mordendosi un labbro, incerta. Prima che potesse rispondere, sentimmo una voce annoiata provenire dalla porta. «Oh, sì, è un autentico genio, il tuo cane da compagnia. Perché non lo spediamo in qualche laboratorio per farlo studiare?». Era zia Rose che faceva capolino.
Sospirai. «Zia, potresti per favore smettere di insultare il mio migliore amico?» domandai con tono forzatamente cortese. «Te ne sarei molto grata».
Lei mi fissò con aria inespressiva, come se avessi fatto una battuta per niente divertente. «Renesmee, tesoro, sai quanto bene ti voglio e sai che per te farei qualsiasi cosa… ma questo no».
Si voltò e fece per uscire, ma papà la richiamò. «Come va la partita?» chiese, ironico.
«Cosa vuoi che me ne importi» borbottò la zia per tutta risposta e tornò sul divano. 
Edward e Carlisle si scambiarono uno sguardo divertito ed io non riuscii a trattenere una mezza risata. La mamma mi fissò e subito dopo rise anche lei, scrollando i lunghi capelli castani raccolti in una coda.
«Prima o poi le passerà» disse Carlisle a bassa voce «dopotutto, ormai sono quasi cinque anni che Jacob entra ed esce da questa casa. Ci farà l’abitudine».
Mmm. Secondo me Carlisle era fin troppo fiducioso, a volte. Finito di cenare, aiutai Esme a caricare la lavastoviglie, poi salii di sopra, nella vecchia stanza di papà, e iniziai a studiare. Avevo già fatto qualcosa nel pomeriggio, mentre Levi dormiva e Claire guardava la tv, ma avevo ancora una montagna di esercizi di matematica da fare, dovevo leggere due capitoli di storia e scrivere la bozza di una tesina sul ciclo bretone. Ero al lavoro da mezz’ora, quando qualcuno bussò piano alla porta e fece capolino: era zia Alice.
«Ehi, siete tornati» la salutai.
«Ciao Nessie» disse dolcemente, allungandomi il cordless che stringeva in mano. «C’è Jas al telefono per te». 
Ero talmente concentrata da non aver sentito il telefono. Sospirai. Naturale… Erano le nove e mezza e ancora non si era fatta sentire. Accidenti a Jas, Jas Williams. Era la mia migliore amica e le volevo bene, ma aveva la straordinaria capacità di chiamare sempre nei momenti meno opportuni, mentre facevo la doccia o ero presa dallo studio, alle undici e mezza di sera o alle sette meno un quarto di mattina… Presi il telefono, feci un respiro profondo e...
«Pronto?»
«Renesmee? Accidenti, finalmente ti trovo! Lo sai che ho chiamato tre volte a casa tua, oggi? Dov’eri finita?»
«Stavo facendo la baby-sitter». Non avevo nemmeno avuto il tempo di dirle ciao e non avrei avuto il tempo di dirle nient’altro.
«La baby-sitter? Ancora? Non la capirò mai, questa... Che ci trovi di così divertente a passare il pomeriggio con dei marmocchi? Be', lasciamo stare, ci sono cose più urgenti di cui parlare» continuò Jas e la sua voce divenne di colpo eccitata. «Ci sono novità!»
Sospirai di nuovo. La mia amica era sempre stata un po' scocciatrice, ma da quando aveva cominciato a frequentare Tom Evans era diventata insopportabile: da ben tre settimane mi toccava ascoltare ogni giorno il resoconto di tutto quello che succedeva tra loro... resoconto dettagliato, molto dettagliato, che andava dal numero di volte in cui Tom l'aveva guardata adorante al numero di minuti che avevano passato tenendosi per mano. 
«Oggi, mentre tornavamo a casa da scuola, mi ha quasi invitata ad uscire insieme di nuovo, sabato!» esordì.
«Jas, come si fa a invitare qualcuno quasi ad uscire?»
«Sono sicura che ci stava pensando perché non ha fatto altro che parlare dell’ultimo film che è uscito, quello sulla fine del mondo».
«Be’, ne parlavano tutti, stamattina» obiettai con cautela. Ovvio, visto che era l’unico film che veniva proiettato al momento nel minuscolo cinema di Port Angeles.
«Sì, ma tu non hai sentito il tono con cui me ne ha parlato! Insomma, era evidente che voleva chiedermi di andarci con lui».
«E perché non l’ha fatto, allora?»
Rimase in silenzio per un attimo. «Credo che si senta… spaventato e intimorito da quello che prova per me».
«Sul serio?»
«Sì! Lui è il mio primo ragazzo, io sono la sua prima ragazza, ma deve aver capito quanto è importante per me e magari non sa bene come gestire la situazione».
Ne dubitavo fortemente, ma non volevo che ci restasse male. «Non pensi che forse proprio perché siete tutti e due alla prima esperienza e vi frequentate da poco, è un po' presto per sentire… un tale coinvolgimento emotivo?»
A quel punto assunse il suo tipico tono da sto parlando con una tonta, che usava piuttosto spesso quando parlava con me. Anche troppo spesso. «Dici così perché non ci hai mai visti insieme sul serio! Tom è più timido di quanto sembri, con le ragazze, e ancora non vuole baciarmi in pubblico, ma ti garantisco che tra noi c’è qualcosa di travolgente! Magari se tu gli dicessi che io muoio dalla voglia di vedere quel film…»
«Eh?» sbottai.
«Ma sì! In questo modo sarà certo di poterlo fare».
«Di poter fare cosa, esattamente?»
«Di potermi invitare! Forse ha paura che io pensi che stiamo correndo troppo se mi invita ad uscire due volte in una settimana, ma se tu gli dici che può farlo tutto andrà liscio!»
E con questo, Jas aveva definitivamente perso il cervello. «Senti, perché non lo inviti tu e basta?»
«Non posso!»
«Perché, J?» sbottai, usando inconsapevolmente il suo nomignolo.
«Magari è lui che pensa che stiamo correndo troppo, per questo non m’invita di nuovo! Ma se fosse così e tu parlassi con Tom, te lo direbbe, così tu poi lo diresti a me ed io saprei che non c’è niente di cui preoccuparsi e devo solo aspettare che lui sia pronto».
A quel punto avevo perso il filo. «Senti, secondo me gli stai troppo addosso... Rischi di farlo innervosire. Tra poco penserà che vuoi sposarlo entro la fine dell’anno scolastico». Lei rispose con una risata. «Sul serio, Jas: se la darà a gambe».
«Parli per esperienza personale?»
Esitai. «In che senso?»
«Voglio dire, ti è mai capitato che un ragazzo scappasse perché si sentiva oppresso da te?»
Breve pausa. Avevo capito dove voleva andare a parare. «No. Lo sai che non ho mai avuto un ragazzo».
A un tratto cambiò completamente e diventò "la dolce Jas". Dopo un po' di tempo che la frequentavo, mi ero resa conto che la mia amica soffriva a volte di un vero e proprio sdoppiamento della personalità. «Accidenti! Renesmee, mi dispiace! Scusami, sono stata odiosa».
Sorrisi. «Non ti preoccupare. Però secondo me dovresti… Aspetta un attimo». In quel momento papà si era infilato silenziosamente dentro la stanza.
«Tesoro, sono le nove e mezza passate: dovresti finire i compiti. Vi vedrete domani a scuola».
«Capito. Dammi un minuto». Si dileguò silenzioso come era apparso e io tornai al telefono. «Jas? Devo andare, è tardi».
«Sì, anche per me. Ci vediamo domani, allora».
«Certo. Notte, J. E cerca di non cadere in qualche bel sogno insieme a Tom».
Lei ridacchiò. «Sta' zitta! Notte!»
Chiusi la comunicazione con un sorrisino e ripresi a studiare. Mezz’ora più tardi, quando cominciavo a sentire che la testa minacciava di staccarsi dal corpo, misi di nuovo i libri nella borsa e scesi al piano di sotto. Per il resto della sera dimenticai la mia chiacchierata con Jas mentre guardavo la tv e giocavo a carte con gli zii, ma più tardi, tornata al cottage con Edward e Bella, quel pensiero si impose alla mia attenzione. Mentre mi preparavo per andare a letto, rimuginai sulle parole di Jas e a quello che non aveva detto, ma che aveva pensato: non avevo nessuna esperienza con i ragazzi. Stavo continuamente con Jacob, sì, ma lui era il mio migliore amico, quasi un fratello, non un ragazzo e basta… Lui era il mio Jacob. Lui era speciale. Cosa significasse davvero stare con un ragazzo normale, cosa si provasse, non lo sapevo. 
Eppure, non ero una sprovveduta completa. Avevo letto abbastanza libri e guardato abbastanza film da nutrire la mia immaginazione, avevo ben quattro, innamoratissime coppie da osservare a casa e delle amiche con una vita sentimentale ben più movimentata della mia... e, sebbene non potessi vantare alcuna esperienza diretta, ero a conoscenza di un paio di cosette fondamentali.
Tanto per cominciare, grazie alle confidenze delle mie amiche sapevo che la maggior parte degli studenti del secondo anno delle superiori non erano altro che ragazzini immaturi ossessionati da sport, videogiochi e spalline del reggiseno in bella mostra, che uscivano con le compagne di classe soltanto per passare un pomeriggio a pomiciare da qualche parte e poi raccontarlo ai loro amici il giorno dopo... Ecco perchè ogni volta che qualcuno mi osservava o si faceva avanti, chi spavaldo e disinvolto, chi timido e impacciato, puntualmente lo respingevo. Non avevo alcuna intenzione di finire sulla lista delle loro conquiste e poi... nessuno di quei ragazzi mi era mai piaciuto davvero. Eppure, questo non mi impediva di avvertire un vuoto, dentro di me, quando pensavo a Tom e Jas e a quanto fossero carini insieme mentre passeggiavano nel cortile della scuola mano nella mano. Desideravo quello che avevano loro e allo stesso tempo mi sembrava irrealizzabile, troppo distante da me... Una mezza vampira con il fidanzatino del liceo? Troppo complicato. Solo a pensarci mi scoppiava la testa. Finchè si trattava di frequentare delle amiche, potevo anche farcela, ma avere una storia con qualcuno... sì, decisamente troppo complicato. Anche se, a rifletterci bene, niente avrebbe mai potuto essere più complicato delle vicende sentimentali di Jas, pensai, sorridendo tra me e me, appena prima di scivolare nel sonno.







Note.
1. Il link della canzone: http://www.youtube.com/watch?v=_SE4zuXEEXE.








Spazio autrice.
Eccomi di ritorno con il secondo capitolo! Anche questo, come il primo, è un po' introduttivo, lo so, non succede niente di che... Ma i primi capitoli sono sempre introduttivi, non trovate? Nel prossimo capitolo cominciano gli avvenimenti ;-). A presto!

   
 
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