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Autore: Ultimo bugiardo    05/12/2007    0 recensioni
Il ragazzo sostava immobile davanti ad un vecchio muretto. Il ragazzo non era una persona comune. Sulle conseguenze che il rischiare la vita per un mondo estraneo può avere su una persona, comune o non.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Altri canti di Marte ALTRI CANTI DI MARTE

All’inizio venne la nausea, poi venne il dolore e per ultima la coscienza.
Così Izzy aprì gli occhi.
Giaceva disteso sotto le mostruose radici di un enorme albero, su un letto di terriccio mucoso, foglie morte e insetti enormi.
Un pungente odore di muffa permeava l’aria stagnante della nicchia; il giovane fisava assente i viscidi barbigli che calavano muti da quel tetto orrendo carezzandogli il viso da bambino.
Aspettava l’impetuoso assalto della memoria, quell’ingenuo!
Poi ricordò e in preda a una spece di spasmo ruzzolò dolorante fuori dal giaciglio e iniziò una disordinata ricerca nella bellissima radura circostante, tra gemiti e cadute.
La luce dorata sibilava tra le alte, nere fronde: il tramonto.
Doveva fare presto.
Si fermò di colpo: proprio davanti a lui si apriva una piccola pozza d’acqua fetida e stagnante, distesa supina, proprio al centro, giaceva una forma esile, schiacciata sotto un enorme corpo rigonfio e globuloso.
Izzy riconobbe la figura e nel panico urlò:
- Tk ! Tk, mi senti ? –
L’altro non rispose.
Izzy ruppe gli indugi e corse ad ampie falcate nello stagno a salvare il compagno.
Il fondo era irregolare e nel procedere tra gli spruzzi quasi affogò, ma riuscì comunque ad arrivare.
Si chinò su di lui per sentirgli il respiro; era ancora vivo! Bene, bene, ma come tirarlo fuori?
Ed era quasi notte, doveva fare presto!
L’enorme cosa che stava schiacciando Tk era evidentemente troppo pesante per essere spostata da lui solo.
Puzzava terribilmente ed era viscida al tatto; non aveva proprio idea di cosa potesse essere.
Provò ad aggirarla per comprenderne la forma, e si ritrovò a fissare un tumefatto grugno suino incorniciato da un denso, schiumoso grumo di bava e da due piccoli occhietti stupidi.
Il mostro produsse un sommesso vagito e agitò inutilmente un paio di piccolissime ali membranose,
allora Izzy capì:
- Patamon ? –

- Tk! Svegliati Tk! Sveglia! –
Il giovinetto biondo riprese coscienza tra uno strattone e l’altro e iniziò a tossire rumorosamente fino a vomitare.
Era all’asciutto ora, dolorante quasi ovunque, ma ancora vivo. Izzy lo fissava dall’alto, talmente terrorizzato da sembrare etereo.
Patamon giaceva ancora nello stagno, riverso e immobile.

- Ora penso che dovresti provare ad alzarti… è quasi notte e dobbiamo trovare un riparo… -
Le mani di Izzy tremavano come la voce.
Tk sedeva ancora sulla riva della pozza col torso escoriato esposto all’aria aliena della notte, lo sguardo appannato fisso sul digivice che teneva tra le mani… e su Patamon qualche metro più in là.
Il suo digimon non si muoveva più da otto minuti e sei… sette… otto secondi…
- Tk! Dobbiamo andare! C’è pericolo qui!-
- Sta zitto idiota! - Urlò il ragazzino di rimando – Vengo, e senza la tua carità meschina!-
Izzy fece per aiutarlo ad alzarsi ma l’altro lo scostò bruscamente:
- Non ti azzardare mai più a toccarmi, Verme! – Aveva lo sguardo incandescente.
Così i due si incamminarono alla ricerca di un riparo, distanziati, assorti nei loro pensieri.
Abbandonarono Patamon nello stagno, a morire in solitudine.
La ricompensa per la sua innocenza in quel nuovo tempo.

Il pericolo permeava l’aria, eppure era tutto così bello!
La cosa sembrava rendere il giovane Tk ancor più furente; aveva perso molto, forse tutto e in un lasso di tempo così incredibilmente breve!
Ogni suo pensiero era un fantasma sullo sfondo di una perpetua cascata di immagini, i ricordi di ciò che lo aveva riportato lì.
Non era più lui chi viveva la sua vita, non bastava la sua coscienza a coprire le sue sensazioni, le sue emozioni e gli impulsi. Ora era in balia della corrente.
Non gli restava più nulla! sarebbe stato più ortodosso se fosse morto, e doveva anche patire l’umiliazione di pensare di morire.
Ripensò a Patamon.
Ma i digimon possono morire? E quel luogo, quello pieno di digiuova… dovrebbe chiamarsi città della rinascita, o qualcosa di simile…Patamon non dovrebbe rinascere lì?
No! Questa volta è tutto diverso! Ricorda quel che è successo quando hai tentato di farlo digievolvere.
Dunque?
Che cosa vuoi Tk?
Vuoi comunque portare ordine e giustizia come al tuo solito?
O vuoi solo tornartene a casa questa volta?
Arde ancora il fuoco dell’indignazione in te di fronte di questo nuovo sopruso?
Questa volta però sei stato colto alla sprovvista, hai perso tutto sin dall’inizio e non hai più nulla da difendere.
Hai ancora il coraggio di lottare per la… giustizia?
Quale giustizia, Tk?

Intanto era arrivata, bellissima, la notte.
I lievi rumori e i delicati fruscii, all’udito disperso dei ragazzi, parevano note di una remota melodia fuori dal tempo e l’orrendo, che onnipresente regnava in quella foresta, diventava sublime.
Camminavano ormai da quasi quindici minuti e ancora non avevano incontrato nulla che potesse somigliare a un riparo.
Poi gli alberi si aprirono in un’altra piccola radura al cui centro si alzavano due muri diroccati disposti ad angolo. I resti di una casetta o di qualcosa di simile.
Sotto l’ombra di quelle misere protezioni giacevano un letto, un baule e, sul freddo pavimento di pietra, un fragile corpo di giovane donna coperto di terra e foglie.
La luce spettrale della luna bagnava d’argento le linee delicate, la camicia da notte e i lunghi capelli castani che le ricadevano sul volto come una larga macchia di sangue rappreso.
I due rimasero ad osservarla incantati per alcuni lunghi istanti: era irreale ed onirico.
- Chi sarà ?- sussurrò Izzy tra sé e così dicendo si avvicinò cautamente al centro dello spiazzo.
Un dubbio, tra i passi scostanti, si apriva la strada in lui.
Cercò lo sguardo di Tk, ma non lo trovò.
Allungò una mano verso la fanciulla, le scostò la chioma e la luce lunare che ora le rivelava i lineamenti delicati la destò.
La ragazza si mise lentamente a sedere e assonnata guardò i due ragazzi tra le palpebre ancora semi chiuse.
- Mio Dio, non è stato un incubo allora!-
Un nuovo fuoco si accese negli occhi di Tk:
- Invece è proprio un incubo, Mimi!- poi guardò izzy:
- Fin dove si è spinto il tuo egoismo, eh bastardo?- sibilò, e dopo un breve momento incerto si avventò su di lui buttandolo a terra e iniziò a tempestargli il viso di pugni mentre l’altro, tra lacrime e urla dimenava le mani convulsamente.
- Ora anche Mimi! E poi che altro succederà? Chi altri dovrà finire come noi, eh? Cos’altro dobbiamo perdere, eh?- Le sue nocche erano impastate di sangue ed il viso di Izzy quasi irriconoscibile.
Poi si fermò.
Mimi era immobile sopra di lui. Aveva tentato di fermarlo , ma lui non l’aveva nemmeno sentita.
Gli ochhi sgranati della ragazza tradivano incredulità e soprattutto un profondissimo disgusto.
Sotto di lui Izzy non dimenava più le braccia, non aveva più nemmeno un’espressione tanto era deformato il volto.
Allora il terrore s’impadronì di Tk.
- E’ancora vivo ! – disse con un filo di voce, ma Izzy non si muoveva.
- Ora basta ! Ora basta, svegliati ! Non puoi farmi anche questo! Non mi puoi punire con un simile rimorso! Con quello che hai fatto non hai diritto di difenderti! -
Fu allora che si accorse che respirava ancora.

- E’ tutto cambiato, Mimi. Digiworld è cambiato… e non solo lui!-
- E allora andiamocene!- disse Mimi indicando il digivice che Tk ancora stringeva in mano.
Il ragazzo scoppiò a ridere e la ragazza indietreggiò, lo sguardo tra il perplesso e lo spaventato.
Non era ancora svanita dalla sua mente quell’immagine bestiale di Tk che picciava Izzy, non era lui, non lo riconosceva! Il piccolo Tk non avrebbe mai fatto una cosa simile!
Non capiva più nulla, voleva solo tornare a casa.
Izzy, intanto si stava riprendendo, rigirandosi su un fianco per sollevarsi da terra.
- Non si torna a casa, Mimi!- disse Tk interrompendo bruscamente la sadica risata.
- Sono successe un sacco di cose mentre te la spassavi in America! Izzy…dai, spiegale tu che cos’è accaduto, spiegale cos’hai fatto!-
Con il volto tirato dal dolore, Izzy prese a spiegare…
  
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