Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: Mikoru    19/05/2013    2 recensioni
Le storie narrano che in tempi di sventura, quando tutto sembra perduto, nasce sempre un eroe per riportare la speranza alla gente. Le storie sbagliano, poiché gli eroi non nascono, bensì vengono plasmati dagli eventi. E affinché ciò avvenga, devono prima essere designati e spinti lungo il giusto percorso.
Un grazie di cuore a Shainareth per il betaggio e l'incoraggiamento, e a chiunque di voi leggerà e (spero) apprezzerà questa storia.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Custode, Zevran Arainai
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 06

Al Di Là Delle Colline

Luniel fece un enorme sforzo per non lasciarsi cadere a peso morto accanto allo stentato falò che aveva appena acceso, con una certa fatica. Si sedette di fianco ad Ascher e fissò lo sguardo sulle fiamme che cercavano di svilupparsi. Dannata legna fradicia! pensò, gettando un ultimo legnetto dentro quelle esili lingue arancioni. Il termine di quel terzo giorno di viaggio non si stava rivelando molto migliore dei precedenti.

Poco dopo che si erano inoltrati nelle paludi il tempo era andato rapidamente peggiorando: il cielo già grigio si era incupito tanto da far sembrare che il crepuscolo fosse calato anzitempo e nel giro di un paio d'ore aveva iniziato a cadere una pioggerellina sottile, fastidiosamente fitta. In breve le gocce avevano preso ad insinuarsi al di sotto degli abiti, superando anche le difese degli spessi mantelli di lana. Infine, conclusasi la pioggia, era tornata a levarsi la nebbia, non meno fastidiosa: era penetrata loro nelle ossa, ghiacciandoli fin nel midollo e complicando oltremodo il già difficile cammino. Il tremore quasi continuo li aveva resi disattenti e non poche volte lei e Alistair avevano messo un piede in fallo fra quelle maledette radici o nel terreno molle e malsicuro. Morrigan, invece, pur infastidita dall'acquerugiola aleggiante, non aveva dato segno di patire troppo il freddo – e questo malgrado gli abiti non certo accollati – e aveva camminato senza incertezze, rendendo evidente quanto bene conoscesse quei luoghi.

Come se non bastasse la marcia, oltre che per il fisico, si era rivelata sfiancante pure per la mente. Alistair si era rinserrato in un mutismo anomalo per lui, rinunciando a qualsivoglia genere di commento o battuta, con una certa dose di stupore da parte di Luniel; del resto, aveva poi ragionato, era logico che il giovane fosse poco in vena di futili chiacchiere, dopo tutto quel che avevano passato. Con suo sommo disappunto, però, l'elfa realizzò che avrebbe preferito sentire la sua voce; se non altro avrebbe spezzato quel dannato, opprimente silenzio che li circondava, dato che neanche la presunta Strega aveva più aperto bocca da quando si era unita ai due Custodi. Solo, ogni tanto, erano giunti alle loro orecchie i versi lontani e inquietanti di bestie sconosciute, e, sinceramente, a Luniel andava bene che rimanessero tali. Quelle Selve erano riuscite a scoraggiare del tutto ogni sua curiosità esplorativa.

Con uno sbuffo sommesso, Luniel si prese una ciocca umida e l'osservò con aria critica prima di spingerla dietro l'orecchio. Si raccolse le ginocchia al petto, le circondò con le braccia e ci appoggiò il mento, fissando lo sguardo sulle fiamme che andavano gradualmente ravvivandosi, ma era talmente intirizzita da avvertirne a malapena il calore. Aveva una buona resistenza al freddo, però quando penetrava così nelle ossa perfino la sua natura elfica serviva a poco. Per fortuna sembrava che quella dovesse essere la loro ultima sera entro i confini delle Selve: stando a Morrigan, infatti, l'indomani mattina avrebbero raggiunto le pendici dei Colli Meridionali. Un fatto, questo, che aveva provocato un certo disappunto in Alistair, il quale aveva borbottato che in quel modo avrebbero allungato di parecchio il viaggio verso Redcliffe. Morrigan non si era presa la briga di ribattere.

Ebbe un lieve sussulto quando si vide piazzare davanti al naso una scodella con due pezzi di formaggio stagionato, un po' di carne secca e due mele. Sollevò gli occhi, incontrando quelli di Alistair; aveva un'espressione triste e adombrata. Poi guardò di nuovo la porzione che le stava offrendo, con aria perplessa dal momento che era più abbondante del solito. «Non è troppo?» domandò quindi.

«Avete bisogno di rimettervi in forze» ribatté lui. «Questa marcia è stata sfiancante per voi, non vi eravate ancora del tutto ripresa quando siamo partiti.»

«Dovremmo razionare le scorte» obiettò.

«Non vi preoccupate.» Il giovane le fece cenno di prendere il piatto. «Forza, non siate testarda.»

Sbuffando, Luniel prese la propria cena senza ringraziare e si mise a sbocconcellarla in silenzio, allungando qualche pezzetto di carne al lupo; l'umano se ne andò, sedendosi dalla parte opposta del fuoco. Solo quando ebbe finito il pasto l'elfa realizzò che Alistair non aveva mangiato e ne rimase stupita; a Ostagar, per quel poco che aveva potuto notare, il giovane aveva dato mostra di possedere un notevole appetito, e anche nelle due sere passate aveva sempre consumato i pasti, senza saltarne nessuno. «Non vi preoccupate.» Questo aveva affermato alla sua protesta sul dosare le provviste. Possibile che...? Luniel si accigliò, poi scosse il capo. No, era assurdo, Alistair non poteva aver ceduto la propria porzione a lei. O sì?

La ragazza guardò verso di lui, attraverso le fiamme e le scintille guizzanti, e vide che la stava osservando. Riabbassò subito gli occhi. Quel... quello stupido umano! pensò, sentendosi arrabbiata e a disagio. Era così combattuta, accidenti! Perché lo detestava e non tollerava le sue continue intrusioni, però, nel contempo, non le dispiaceva che ci fosse qualcuno che si preoccupava per lei. Soprattutto ora che si sentiva tanto smarrita. E fragile.

Tornò ad abbracciarsi le ginocchia raccolte e vi nascose il volto, mettendosi a piangere il più silenziosamente possibile. Tuttavia non poté evitare che le sfuggisse qualche singhiozzo. Subito Ascher le fece eco con un uggiolio e le diede una musata contro un braccio.

«Oh, che delusione.» La voce di Morrigan suonava effettivamente scontenta. «Non immaginavo che anche tu fossi tanto piagnucolona. Avrei detto che avessi un po' più spina dorsale di quell'altro lì. O è una caratteristica dei Custodi Grigi?»

L'elfa non rispose, cercando di ignorarla.

«Voi!» reagì Alistair. «Lo avete un cuore? Immagino di no. Se vostra madre morisse, suppongo che come minimo vi fareste una gran risata.»

All'umana sfuggì una risatina. «Non sei del tutto stupido, allora.»

«Cos...? Oh, perché parlo?»

«Me lo domando anch'io.»

State zitti! State zitti! Luniel si portò le mani sulle orecchie, aveva voglia di urlare.

«Ebbene» riprese Alistair in tono astioso, «cercate di tenere per voi le vostre considerazioni. Con quello che ha passato, Luniel ha tutti i diritti di piangere.»

«Ah!» Il modo di fare della giovane Strega sembrò tremendamente simile a quello di sua madre. «Non è certo così che risolverà le cose. Frignare non aggiusterà nulla.»

«È pur sempre uno sfogo.»

«Per quel che serve... Tanto varrebbe che si buttasse su una spada, l'utilità sarebbe la stessa.»

Alistair imprecò. «Voi, vipera, dovreste soltanto–»

«Basta!» proruppe Luniel. Tirò su la testa, rivelando il viso rigato di lacrime. «Maledizione! Smettetela di litigare!» Si rivolse ad Alistair. «E voi smettetela di impicciarvi dei fatti miei! Non voglio la vostra compassione!»

Il giovane la guardò, a metà tra il ferito e il risentito. «Io non vi sto compatendo. È solo che capisco il vostro dolore.»

«Non m'importa!»

«Questo vostro comportamento astioso è insensato ed esagerato!» sbottò anche lui. «Non siete l'unica ad aver perso qualcuno, mettetevelo in testa e cercate di calmarvi!»

Lo guardò quasi con odio. «Come osate dirmi una cosa del genere dopo che la mia vita è andata in frantumi?» sibilò. «Come osate?!»

Lui alzò le mani in segno di resa, nell'ennesimo – e vano – tentativo di domandarle calma. «So che state soffrendo, ma... Ascoltate, io vi capisco...»

Luniel scosse la testa, saltandogli sulla voce. «No, voi non potete capire! Tamlen... Io ho imparato a camminare attaccata a lui. Ho imparato a cacciare e ad esplorare con lui. Ho pianto, ho riso... Ogni cosa che ho fatto è stata con Tam! Lui c'era sempre... Sempre.» Si indicò il vallaslin. «Vedete questo? È il simbolo del nostro ingresso nell'età adulta. È un onore riceverlo, ogni bambino dalish è impaziente che giunga quel momento... eppure Tamlen lo rimandò. Eravamo talmente legati che attese che pure io fossi pronta, per ricevere il vallaslin insieme a me.» Le parole le tremarono, il dolore tornò ad affondare le sue lame nel petto della ragazza. «Era mio amico, mio fratello... era parte del mio cuore! Ed è morto, mentre io sono viva!»

Alistair la guardò rattristato. «Io...» iniziò, ma non seppe cosa dire e si fermò, mentre Morrigan assisteva in silenzio, senza mostrare emozioni di sorta.

«E... e poi...» Luniel si sfregò le lacrime dagli occhi. «Avevo appena iniziato ad accettare il pensiero della nuova vita che mi aspettava, ed è andata in brandelli anche quella. Duncan mi aveva dato la speranza di poter credere ancora in qualcosa, e adesso non ho più nemmeno quello!» singhiozzò. «Perciò... perciò non venite più, mai più, a dirmi che sto esagerando!!» Gli voltò le spalle, talmente furibonda, talmente accecata dal proprio dolore, da non voler neanche tentare di comprendere i sentimenti dell'umano.

«Luniel...» tentò ancora quest'ultimo.

«Lasciatemi stare!» urlò l'elfa. Poi riabbassò il capo e ripeté con voce ridotta a un lamento: «Lasciatemi stare...» Riprese a piangere, fino allo sfinimento. E quando, esausta, recuperò la coperta e ci si avvolse, stendendosi sullo scomodo terreno, il sonno la reclamò all'istante.

L'oscurità permeava tutto, il silenzio l'avvolgeva come uno spesso, impenetrabile mantello.

Né la sua vista acuta né il suo udito sensibile riuscivano a cogliere cosa ci fosse intorno a lei. Per quanto si sforzasse, non riusciva a superare quel buio spaventoso in cui si trovava immersa. Nemmeno il terreno sembrava particolarmente solido sotto i suoi piedi. Girò su se stessa, puntò gli occhi in ogni apparente direzione, ma... nulla.

«Ascher?» provò a chiamare. La voce, pur sembrandole potente quanto un rombo di tuono in quella tenebra ovattata, si spense come un lieve sussurro. «Ascher!» ritentò, e questa volta il richiamo echeggiò contro pareti invisibili.

Tuttavia non vi fu alcuna reazione. Il fedele lupo non rispose, non sopraggiunse.

Una morsa di panico le serrò lo stomaco. Luniel deglutì, ricacciando le lacrime. Era una cacciatrice, un'esploratrice... era una dalish! Non doveva spaventarsi così facilmente! Quel buio opprimente, però, minava il suo coraggio. Provò a muovere qualche cauto passo, le braccia tese in avanti e gli occhi spalancati che nulla vedevano, nemmeno il suo stesso corpo.

«Alistair...?» quasi invocò con voce tremante, poiché perfino lui sarebbe stato ben accetto in quel momento. Chiunque, pur di non rimanere lì da sola. «Morrigan?»

La paura stava per sopraffarla... e una luce improvvisa quasi l'accecò. Quando riaprì gli occhi, li sbatté confusa; intorno a lei sembrava esserci solamente roccia, grigie pareti ricoperte da enormi radici. Avevano qualcosa di familiare e un attimo dopo sentì un nodo allo stomaco. «No...» mormorò. Si voltò con lentezza, temendo quel che avrebbe potuto vedere... ed eccolo, lo specchio maledetto, sul suo maledetto piedistallo al centro della grotta e affiancato dalle due maledette statue. Dietro, il passaggio che lei non aveva fatto in tempo ad esplorare, e di fronte... Barcollò e faticò a respirare mentre fissava il corpo che giaceva scomposto ai piedi della breve rampa di gradini.

«Tam!» Si precipitò da lui, ma prima di poterlo raggiungere qualcosa si mosse sulla lucida superficie dello specchio e di nuovo vi fu quell'accecante lampo di luce, quell'esplosione silenziosa. Si sentì scagliare via, mentre urlava disperatamente il nome dell'amico dal quale veniva un'altra volta separata.

Si ritrovò in piedi, intorno a lei scabre pareti rocciose illuminate da bagliori giallo-rossastri. Si impose di normalizzare il respiro, dolorosamente spezzato quanto il suo cuore, poi si guardò intorno finché vide un'enorme apertura, forse l'ingresso di un'altra caverna. Era da lì che proveniva la luce e si avviò in quella direzione, ma dopo pochi passi un'ombra enorme si stagliò sull'apertura. Luniel si sentì mancare: quello di fronte a lei era un drago.

La creatura abbassò l'imponente testa verso l'elfa tremante e inerme, sembrò trafiggerla con lo sguardo dei suoi occhi gialli ricolmi di malvagità. Spalancò la bocca irta di zanne e ruggì.

Luniel gridò.

Stava ancora urlando quando spalancò gli occhi. Si ritrovò affannata e tremante, a fissare sprazzi di cielo notturno attraverso gli intrecci dei rami. Subito dopo il muso di Ascher comparve nel suo campo visivo e il naso umido del lupo le sfiorò la guancia. Lei alzò una mano per accarezzarlo e tranquillizzarlo. O, più probabilmente, per tranquillizzare se stessa. Avvertire la morbida consistenza del suo pelo, infatti, le fece calmare un po' il battito impazzito del cuore.

«Sono arrivati gli incubi, eh?»

L'elfa si mise seduta, tenendosi ben avvolta nella coperta. Alistair era accovacciato vicino al falò ancora scoppiettante, segno che aveva continuato ad alimentarlo; la legna umida che avevano raccolto, ammucchiata lì accanto, si era infine asciugata. Gli rivolse un'occhiata accigliata. «Proprio non lo volete capire? Lasciatemi in pace, sto bene.»

«E quando state bene strillate nel sonno? Non oso immaginare quando state male» ribatté lui.

Luniel s'irrigidì per la stizza e non replicò, voltando il capo dall'altra parte. Scorse Morrigan, nient'altro che una sagoma scura al limite del cerchio di luce, distesa al suolo e apparentemente immersa in un sonno profondo.

«Rammentate cosa vi disse Duncan subito dopo la vostra Unione?»

Lei non rispose, mordendosi un labbro al ricordo del Comandante. Mai avrebbe pensato, nemmeno nelle sue ipotesi più assurde, che avrebbe potuto affezionarsi così tanto ad uno shemlen. Ma era successo, e ora quell'uomo forte e gentile le mancava immensamente.

«Quando un nuovo Custode inizia a percepire la Prole Oscura» proseguì Alistair, imperterrito, «iniziano anche gli incubi. Ecco cos'è accaduto. Però ci vorrà ancora un po' prima che riusciate ad avvertirla bene, nel frattempo dovrete rassegnarvi all'idea di passare altre notti piuttosto travagliate.» Gettò un ramo nel fuoco. Nella luce guizzante, il viso del giovane era serio, a dispetto del tono quasi scanzonato con cui stava parlando. «Comunque, prima o poi passeranno anche gli incubi, col tempo riuscirete a bloccarli. Be', se non del tutto, quanto meno una parte.»

Luniel rimuginò per qualche minuto sulle parole dell'altro Custode. «Ho visto... un drago.»

Alistair annuì. «L'Arcidemone.» Prese un altro rametto e ci giocherellò. «Stando alle leggende, gli Arcidemoni sarebbero gli antichi dèi draghi del Tevinter, esseri grandi e intelligenti, che furono scacciati sotto terra dal Creatore e risvegliati e corrotti dalla Prole Oscura. Non so se siano davvero dèi, ma senza dubbio sono draghi.» Gettò anche quel rametto tra le fiamme. «Comunque sia, lui "parla" all'orda e noi lo avvertiamo allo stesso modo, e questa è la ragione per cui sappiamo quando c'è un Flagello.» Si stiracchiò un po', per sciogliere gli arti indolenziti. «Ho pensato fosse il caso di dirvelo, visto quanto vi siete agitata. È stato spaventoso anche per me, la prima volta.»

«Non sono spaventata!» reagì subito lei.

Il giovane la fissò da sopra il fuoco, un sopracciglio inarcato. «Giusto. Voi urlate quando state bene.» Fece spallucce. «Be', rimettetevi a dormire, avete ancora qualche ora a disposizione.»

«Mi è passato il sonno» ribatté Luniel, senza trattenere il tono brusco. «Dormite voi, continuo io il turno di guardia.»

«Non ce n'è bisogno.»

«Ho detto che non ho più sonno!» sbottò la ragazza.

Alistair la scrutò per qualche istante. «Come preferite. Buona veglia, allora» le augurò in tono sostenuto. Si distese accuratamente avvolto nel proprio mantello, usando lo zaino come guanciale.

Corrucciata, l'elfa si alzò con l'intento di sedersi più vicina alla scorta di legna. Quando si chinò per recuperare la coperta rimase disorientata nel vedere che ce n'erano due. Si raddrizzò a mani vuote, fissando con sconcerto quel mucchio scomposto, poi si voltò lentamente verso Alistair. Che aveva soltanto il mantello.

Provando di nuovo quella confusa sensazione di compiacimento e collera, Luniel lasciò che fosse quest'ultima a prevalere e serrò i pugni con forza; era umiliante, si disse, ricevere la pietà di uno shemlen. Con uno scatto si abbassò a prendere la coperta dell'umano e andò verso di lui, buttandogliela sul corpo. Ignorando se fosse ancora sveglio o già assopito, brontolò: «Non datemi la tentazione di lasciarvi morire congelato.»

Andò a recuperare la propria coperta e si sedette presso la piccola catasta di legna, rannicchiandosi dentro lo spesso manto di lana. Ascher le si mise seduto a fianco e le diede una musata contro la testa; come sempre, avvertiva senza difficoltà il malumore della sua padrona. Luniel si appoggiò a lui, contro il piacevole tepore della sua pelliccia, e chiuse gli occhi per un attimo prima di fissarli sul fuoco. «Che cosa devo fare?» domandò sottovoce. Al lupo, a se stessa... o, forse, a nessuno.

L'indomani, alle prime luci dell'alba, Luniel lasciò che fosse Ascher a svegliare i suoi compagni di viaggio; il lupo si rapportava a loro molto meglio di quanto riuscisse a fare lei. Anzi, a dirla tutta sembrava anche l'unico che Morrigan degnasse di una certa attenzione e tolleranza. Non di rado le era andato vicino, durante i giorni precedenti, e lei non l'aveva mai scacciato né aveva mai mostrato insofferenza per la sua presenza.

Dopo una colazione rapida e frugale, la Strega delle Selve riprese il proprio ruolo di guida e i tre si rimisero in marcia senza nemmeno una parola. Luniel aveva deciso di tornare a rinserrarsi nell'implacabile mutismo che le era stato proprio nei primi giorni dopo l'abbandono del clan, Alistair doveva essere ancora risentito dalla notte appena trascorsa e Morrigan, molto probabilmente, non aveva voglia di sprecare fiato con i due introversi Custodi.

Il percorso, quel mattino, fu per lo meno molto più agevole: gli alberi iniziarono a diradarsi, il terreno divenne più solido e il maltempo parve volerli graziare, dal momento che le nuvole si dispersero lasciando intravedere finalmente il sole. Dopo poco più di un paio d'ore uscirono infine dalle Selve, sotto un limpido cielo azzurro, e il conforto fu tale che Luniel e Alistair rilasciarono contemporaneamente un identico sospiro di sollievo. L'elfa scoccò all'umano un'occhiata piena d'astio, nemmeno le avesse rivolto chissà quale imperdonabile sgarbo, ed egli non poté far altro che ricambiare con uno sguardo perplesso.

«E adesso cos'ho fatto?» domandò, in tono sconfitto.

«Esisti» intervenne Morrigan con voce flautata.

«Non l'ho chiesto a voi» brontolò il giovane.

Ascher gli rispose con un breve e secco latrato, poi gli diede un colpo di muso contro la gamba e, nel notare quella solidarietà nei confronti di Alistair, Luniel s'incupì più di prima. Portò lo sguardo sulla pianura che si stendeva innanzi a loro, sui contorni delle colline che si alzavano a poche miglia da lì. Le stesse colline che aveva attraversato insieme a Duncan, settimane prima. Le lacrime le punsero gli occhi e lei vi premette sopra le mani chiuse a pugno, inspirando quasi con rabbia.

«Ehi, tutto a pos–?»

«Sì!» L'elfa interruppe bruscamente la domanda di Alistair e, prima che lui potesse protestare o aggiungere altro, si rimise in marcia a grandi passi.

«Sei assillante, templarucolo» sentì dire da Morrigan. «Ne sei consapevole?»

«Siete pregata di farvi gli affari vostri. Nessuno vi ha interpellata» le rispose lui, seccamente.

«Dunque non sono libera di esprimere le mie opinioni?»

«Se dipendesse da me, vi piazzerei un bavaglio bello stretto su quella vostra boccaccia.»

La Strega emise un sospiro esagerato. «Direi che è piuttosto chiara la ragione per cui l'elfa non vuole avere a che fare con te.»

Alistair non seppe o non volle ribattere, poiché a quell'ultima asserzione rispose solo il silenzio. Ed esso permase per tutto il tempo che impiegarono ad attraversare la pianura e a raggiungere le pendici delle colline. Una volta lì, Morrigan li avvisò che non conosceva quella zona e che quindi non dovevano più affidarsi alla sua guida. Luniel fece spallucce e ribatté che si sarebbero arrangiati. Intanto, interloquì Alistair, dovevano pensare ad arrivare al di là delle colline, con la speranza di non incappare in incontri sgraditi.

Fino a quel momento, infatti, fintanto che erano rimasti entro i confini delle Selve erano stati protetti da una qualche magia di Flemeth, su cui né Luniel né tantomeno Alistair avevano voluto indagare; una magia che, a detta della Strega e di sua figlia, aveva impedito ai prole oscura di accorgersi di loro. Ora, però, come Morrigan rammentò ai due Custodi, non avrebbero più beneficiato di quella protezione, perciò avrebbero dovuto prestare molta attenzione e tenere i sensi ben all'erta onde non farsi cogliere di sorpresa.

Indubbiamente, da quel momento in avanti le cose si sarebbero fatte sempre più complicate.

Il superamento di quella porzione dei Colli Meridionali richiese quattro giorni di cammino. Spinta unicamente dal proprio istinto di esploratrice, Luniel si era messa con Ascher alla testa del terzetto, occupandosi di cercare un sentiero da percorrere, e i due umani non avevano avuto da obiettare. Non che lei li avrebbe ascoltati, del resto.

La prima parte del viaggio si era rivelata più noiosa che stancante; le colline erano basse e per nulla ripide, ma il continuo salire e scendere era divenuto ben presto snervante. La fatica era cominciata allorché le alture boscose avevano iniziato ad assumere una maggior pendenza; l'assenza di un sentiero tracciato, inoltre, li aveva costretti a inerpicarsi su terreni talvolta mezzo franosi, aggrappandosi ai cespugli che costellavano il sottobosco.

E se Luniel se l'era cavata tutto sommato senza troppi problemi, abituata com'era a muoversi in ambienti selvaggi, e Ascher era stato avvantaggiato dalla sua natura ferina, lo stesso non si era potuto dire dei due umani. L'elfa si era voltata sovente per verificare come se la stessero cavando e per evitare di distanziarli troppo, giacché ritrovarsi da sola era l'ultima cosa che avrebbe voluto; Alistair, pur a fatica, aveva proceduto senza un lamento, giocando più sulla resistenza che sull'agilità per aiutarsi nel cammino, mentre Morrigan si era ritrovata infine ad arrancare con il fiatone, usando il proprio bastone come appoggio.

Questo, comunque, finché la giovane Strega non ebbe deciso di averne abbastanza e, sotto gli occhi stupefatti di Alistair, si era trasformata in un corvo dal lucidissimo piumaggio nero, che aveva preso a svolazzare davanti ai due compagni di viaggio, fermandosi ogni tanto su qualche ramo per aspettarli. E gracchiando con palese scherno soprattutto nei confronti dell'altro umano. Luniel non se n'era meravigliata, soltanto aveva constatato l'utilità di quell'incantesimo, che in qualche modo aveva incluso nella trasformazione l'intero equipaggiamento di Morrigan. Raramente rimpiangeva di non possedere doti magiche e in quell'occasione l'aveva fatto, riflettendo sulla comodità di potersi muovere senza alcun impaccio da parte di zaini o armi.

Per fortuna, dopo faticose inerpicate e non meno stremanti discese, avevano raggiunto una delle vie che attraversavano i Colli e che li aveva condotti agevolmente alle loro pendici. Ora, di fronte ai viaggiatori, si stendeva una zona pianeggiante e boscosa attraversata da una strada sterrata.

«Seguendola dovremmo arrivare a Lothering» avvertì Morrigan.

«Dovremmo?» ripeté Alistair, contrariato. In quei giorni la sua opinione sulla giovane delle Selve non era migliorata e lei, d'altro canto, non aveva fatto granché per cambiare quello stato di cose.

La Strega fece spallucce, per nulla toccata. «Io ci sono sempre arrivata passando per Ostagar. O, comunque, per altre vie. Questa non l'avevo mai percorsa.»

«Mmm, speriamo di essere sulla strada giusta, allora.»

«Da qualche parte condurrà pure, no?»

«Appunto» intervenne Luniel, sbrigativa. «Quindi proseguiamo. Abbiamo ancora un altro paio d'ore di luce, approfittiamone.»

Alistair annuì. «Va bene. Andiamo.»

Luniel si rimise in marcia senza aggiungere altro e Ascher le si affiancò per un tratto, prima di allontanarsi dal sentiero e scorrazzare nel sottobosco. Una piccola parte di lei, quella che ancora rammentava cosa significasse essere felice e spensierata, avrebbe voluto correre a giocare con il lupo. Ma quella parte era troppo debole, un'eco di ricordi troppo lontani per contrastare la rabbia e l'amarezza che dominavano ora il suo animo. Continuò a camminare, lo sguardo fisso sull'andamento del sentiero, mascella e labbra rigidamente serrate, le orecchie tese a captare qualsivoglia segnale d'allarme. Alle sue spalle, Morrigan richiamò l'attenzione dell'altro shemlen.

«Alistair, sii disponibile e toglimi una curiosità.» Il suo tono era gentile in maniera sospetta.

«Dubito di avere un'alternativa...» sbuffò il giovane.

«Tu sei il Custode Grigio più anziano, giusto? Tuttavia permetti ad una recluta di darti ordini e di guidarti.»

Alistair sospirò. «Lo trovate bizzarro, eh?»

«Molto. E mi domandavo se questa sia la linea di condotta dei Custodi o solo la tua personale.» Il tono era quasi neutro, in effetti suonava genuinamente curioso, eppure in qualche modo vi si poteva cogliere la derisione.

«Se volete sentirvi dire che preferisco prendere ordini, è così. Contenta?» fu la secca risposta.

«Oh» ribatté lei con voce flautata. «Sei così sulla difensiva.»

Alistair imprecò sottovoce. «C'è una gran quantità di cespugli qui intorno. Potreste infilarvi in uno di essi e morire? Ve ne sarei davvero grato.»

Morrigan ridacchiò di gusto, godendosi la vittoria in quella piccola schermaglia.

Mancava poco al tramonto quando Luniel si arrestò di colpo. «Fermi!» intimò, scrutando tutto attorno. Ascher, a qualche passo da lei, annusava l'aria.

Alistair la raggiunse e la guardò perplesso. «Che succede?»

«Troppo silenzio» rispose Morrigan al suo posto.

«Infatti» confermò l'elfa. «Era così anche...» S'interruppe e mandò giù il nodo che minacciava di serrarle la gola. «Quando io e i miei compagni siamo andati in cerca di Tamlen...» spiegò, faticando a mantenere stabile la voce. «C'era lo stesso silenzio poco prima che incappassimo in alcuni prole oscura...»

Alistair assunse subito un'espressione seria. «Non ne avverto nelle immediate vicinanze, ma senza dubbio sono passati di qui... e forse non sono lontani. Facciamo attenzione.»

Come se ci fosse bisogno di dirlo. Luniel tolse l'arco da tracolla. «A quanta distanza riuscite a percepirli?»

«Sufficiente ad evitarli, se necessario, o a prepararci per lo scontro.»

«Bene.» Senza aggiungere altro, riprese a camminare, molto più cauta di prima.

Le giunse il suono di stupore di Morrigan. «Oh, ma allora puoi avere un'utilità.»

«Tacete» ringhiò il giovane.

Luniel si voltò. «Morrigan, potresti aspettare un altro momento per prenderlo in giro?»

L'altra sorrise amabile. «Come desideri... capo.»

Alistair mugugnò irritato e l'elfa sbuffò. «Oh, piantala!»

Dopo circa mezzora, quando il sole aveva ormai ceduto il passo al crepuscolo e Alistair aveva annunciato da parecchi minuti la presenza di un manipolo di prole oscura, giunsero alle loro orecchie urla e strepiti terrorizzati, seguiti subito da alcune voci che esortavano a combattere.

«C'è qualcuno in pericolo!» esclamò lo shemlen, come se non fosse palese. Almeno non perse altro tempo a far notare l'ovvio e si mise a correre verso la fonte di quelle grida spaventate.

Gli strilli di donne e bambini prevalevano, notò Luniel mentre correva dietro al giovane. Lo superò in breve, malgrado le falcate dell'altro, essendo indubbiamente più agile e leggera di lui, e proseguì ignorando i suoi richiami. Ascher le era a fianco e, nel giro di un paio di minuti, raggiunsero il luogo dell'aggressione, dove un numero imprecisato di prole oscura stava aggredendo una piccola carovana di shemlen, probabilmente profughi, difesa strenuamente ma con scarse probabilità di successo, da un ridotto manipolo di soldati.

Alla vista di quei mostri fu colta da un cieco furore. Era a causa loro e della piaga che diffondevano se la sua vita era stata distrutta, e di colpo desiderò vendicarsi. Impugnò l'arco e incoccò una freccia, mirando la creatura più vicina, un hurlock che sembrava incitare i compagni con versi gutturali e agitando una mazza chiodata per aria. Il dardo lo prese alla testa e quello crollò pesantemente a terra. Quasi nello stesso istante Ascher balzava su un genlock armato di balestra.

A malapena si accorse di Alistair che le passava accanto, dandole della sconsiderata prima di gettarsi nella mischia. Un briciolo di attenzione in più la ottenne Morrigan, giusto perché si posizionò accanto a lei per scagliare incantesimi a distanza. Ogni altra cosa era secondaria, di minor importanza rispetto alla sua brama di vendetta. Continuò a incoccare e scagliare frecce, quasi senza prendere la mira, ma tirando soltanto d'istinto e tuttavia fallendo ben poche volte.

Non ci volle molto perché alcuni prole oscura decidessero di convergere verso di loro: quattro hurlock e tre genlock. Ne rallentò uno con una freccia nella gamba, Morrigan mormorò qualcosa e dal suo bastone partì un nebuloso raggio rossastro che raggiunse uno degli hurlock. Dopo pochi passi, questo esplose in mille pezzi, scagliando a terra i compagni e per aria una pioggia sanguinolenta di brandelli di carne, ossa e interiora, che ricaddero al suolo con un suono disgustoso.

La Strega ridacchiò soddisfatta.

«Che schifo» commentò Luniel storcendo il naso. Se non altro, quell'incantesimo aveva avuto l'effetto di svegliarla dalla sua furia. Fu di nuovo consapevole dei rumori dello scontro, delle grida delle persone e dei versi belluini dei prole oscura, del clangore delle armi che cozzavano fra loro.

Dei mostri che le stavano caricando, due giacevano inerti a terra, travolti in pieno dall'esplosione che aveva disintegrato il loro compagno. Rimanevano un hurlock e tre genlock, due dei quali gravemente feriti e barcollanti. Luniel ritenne doveroso concedere loro la grazia di una morte rapida e ne freddò uno con una freccia nel petto. Mentre portava la mano a prenderne un'altra – e si accorgeva di essere rimasta senza – Morrigan formulò un incantesimo che congelò un genlock, poi fulminò l'hurlock e gli scagliò contro un cono di gelo che coinvolse anche l'ultimo genlock rimasto.

Sconfitti tutti i nemici, le due si permisero di tirare il fiato per qualche istante.

Altri tre grossi hurlock si misero a correre verso di loro. Con un'imprecazione, Luniel buttò a terra l'arco e mise mano ai pugnali. Uno dei mostri le sferrò un fendente dall'alto con una spada lunga quasi quanto lei. Si gettò di lato, evitandola, e si rialzò in fretta cercando di colpire l'avversario ad una gamba, ma quello fu più veloce: la scansò e le tirò un calcio allo stomaco che la spedì alcuni passi più in là, boccheggiante. Si rialzò mentre l'hurlock le correva contro. La spada si mosse in cerchio in un ampio mezzano, lei balzò indietro, inciampò e l'acciaio le artigliò l'interno dell'avambraccio destro. Non poté trattenere un urlo mentre cadeva a terra. Il mostro digrignò le orrende fauci nell'oscena parodia di un sogghigno e sollevò l'arma per darle il colpo finale.

Udì distintamente il grido spaventato di Alistair, da qualche parte lì vicino.

Poi un'ombra passò sopra di lei e Ascher piombò sull'hurlock con un ringhio furioso, scagliandolo a terra. Subito dopo sopraggiunse Alistair, il quale conficcò la spada nella gola del prole oscura, che emise un rantolo gorgogliante e morì. Il Custode si voltò e si chinò su di lei, tendendole una mano; era affannato, sudato e ricoperto di schizzi di icore nerastro. Un rivolo cremisi gli scendeva da una ferita tra fronte e tempia sinistra.

«Sto bene» mentì lei, cercando di non badare alla morsa di dolore nel braccio e al cuore scalpitante per lo spavento. Tuttavia accettò l'aiuto dell'umano. «Morrigan!» si ricordò, mentre lui la rimetteva in piedi con gentilezza.

L'altro inarcò un sopracciglio, stupito da quel moto di preoccupazione, e per reazione Luniel s'imbronciò, sulla difensiva. «Malauguratamente è ancora viva» le rispose poi, indicando col pollice al di sopra della propria spalla.

La Strega era apparentemente incolume, mentre ai suoi piedi giacevano i cadaveri dei due prole oscura che l'avevano aggredita. Da come erano ridotti sembrava che fossero stati fatti a pezzi da un grosso animale. Chissà in cosa si era trasformata.

Alistair si passò il dorso delle dita sul viso, per sfregare via il sangue che gli colava sull'occhio. «Bene» mormorò. «I Prole Oscura sono morti tutti. Per fortuna siamo arrivati in tempo.»

«Mh» fu il lapidario commento di Luniel intanto che allungava il braccio sano per carezzare Ascher.

Era calato un silenzio quasi irreale. Gli shemlen li fissavano con le espressioni più disparate, dalla sorpresa alla curiosità all'incredulità per il fatto di essere ancora vivi. Molti sguardi terrorizzati erano puntati su Ascher e alcuni dei soldati tenevano ancora le armi ben impugnate, mentre scrutavano sospettosi il grosso lupo.

«È un'apostata!» fu il grido che spezzò il silenzio.

Due soldati in armatura pesante si mossero verso Morrigan, le spade tese contro di lei.

Subito Alistair scattò ad intercettarli, esclamando: «Fermi! Quella donna è con noi!»

«Se mi mettete le mani addosso, vi uccido!» gli fece eco Morrigan.

«È un'apostata, levatevi di mezzo!» insistette uno dei due, spostando l'arma contro il giovane.

«Sono un Custode Grigio e lei è con me! Serve i Custodi!» rivelò Alistair.

«Cosa?!» La voce di Morrigan trasudò indignazione.

«Benedetta Andraste!» sbottò il giovane. «Non vi ci mettete anche voi!»

«ORA BASTA!» Un soldato si fece avanti. Era alto, imponente, e la sua massiccia armatura era macchiata da ampie chiazze di sangue nero, ma Luniel poté intravedere un simbolo impresso sul pettorale. E, adesso che ci faceva caso, anche sul pettorale dell'idiota armato davanti ad Alistair. «Abbassate le armi. Tutti» ordinò quello, in tono autoritario, e fu subito obbedito. «E ora» continuò, volgendo lo sguardo su ognuno di loro, «vediamo di chiarire la situazione.»

Non l'avrei mai detto, ma rieccomi qui. Questo capitolo è stato un parto, più o meno, considerando il tempo che ha impiegato a lasciarsi finire. L'avevo iniziato già quasi un anno fa (Creatore, ma ho fatto passare davvero così tanto?), ma c'era sempre qualcosa che non mi convinceva, non riuscivo a concluderlo, non sapevo come concluderlo... Insomma, è stato in rielaborazione per mesi. Per lo meno, spero ne sia valsa la pena! Poi, vabbè, ho dovuto traslocare (quindi mesi alla ricerca di un nuovo appartamento), l'ispirazione è andata a farsi benedire, casini vari...

Nel frattempo ho ripreso a giocare a Origins e sono andata avanti con la partita del mago. Mi sto divertendo come una sadica a usare Unto + Palla di Fuoco. E ho sbaragliato Loghain usando i poteri da Guerriero Arcano, pappapero! XD

Riguardo al capitolo, mi è stato fatto notare che Luniel si meriterebbe quei due o tre schiaffoni, di quelli forti. E sono d'accordo! XD Insomma, quel povero martire di Alistair si fa in quattro per starle dietro, per aiutarla, per sopportarla... e lei lo piglia a pesci in faccia. Insultatela pure.

Per Rosheen e Liv Cousland. Come già vi avevo detto, ci sono due punti simili alle vostre storie: Luniel che sbrocca con i prole oscura e Ascher che solidarizza con Alistair. A mia discolpa, posso dire che quelle parti le avevo scritte prima di leggere le vostre. XD

Che altro? A parte che spero di non far passare un altro anno per il prossimo capitolo... Direi che posso saltare ai ringraziamenti. Quindi, grazie a Rosheen e Liv Cousland per le recensioni e alla mia beta Shainareth, senza il cui avvallo non mi azzardo a pubblicare. :p E grazie anche a tutti i lettori silenziosi che sono troppo timidi per rivelarsi. ^_^

Ciaoooooooo!

P.S. Sì, ho cambiato titolo alla storia, avendone finalmente trovato uno che mi soddisfaceva di più. Io e i titoli non siamo mai andati d'accordo.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Mikoru