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Autore: Moony16    21/05/2013    1 recensioni
Quella fu la prima volta che lo vidi. E mentre mi giro nelle coperte del nostro letto matrimoniale ripenso a quel giorno con un pizzico di nostalgia
***
Ti prego James non farmi fare cattive figure!» lui sbuffò
«ma non sarei me stesso! E poi cosa è il calcio?»
«non importa, che ti costa essere un po’ meno malandrino per un paio d’ore?»
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Stiamo camminando, mano nella mano, nel parco di Hogwarts. La luna è crescente, la prossima settimana ci sarà il plenilunio, ma già la sua luce rischiara l’acqua nera del lago. Fa freddo, io mi stringo nel mantello. Tu te ne accorgi e mi prendi per la vita in modo da coprirmi con il tuo mantello e riscaldarmi. Si sta così bene qui … vorrei urlarti che ti amo, ma non ci riesco. Riesco solo a sorriderti e a stringerti la mano. A un certo punto tu ti fermi, siamo nel luogo dove ho litigato con Piton. Tu inizi a parlare, e le cose che dici sono così belle, così dolci e così vere da farmi venire i brividi
«sai Lily, penso che qui sia cominciato tutto. Tu mi hai urlato in faccia le parole peggiori che potessi dirmi, facendomi male. Più male di come mi sarei aspettato, male quasi quanto una pugnalata dritta fra le costole. Inizialmente pensavo che avessi torto, poi ho riflettuto su quello che mi avevi detto, e … mi sono ricreduto, perché tu avevi ragione, avevi dannatamente ragione. Ho deciso di cambiare, per essere una persona … più degna di te. E voglio dirti grazie, perché senza di te sarei ancora un ragazzino montato» io ti sorrido, poi ti abbraccio, così, di getto. Tu sei felice, lo sento, fremi mentre ti stringo a me, ma è ancora presto per provare a baciarmi, e tu lo sai. Sei paziente James, sai aspettare. Rientriamo al castello, e siamo insieme sotto il mantello dell’invisibilità. Adoro questo mantello, e non solo per le sue qualità, ma perché rispecchia in un certo senso come mi sento. Io ci sono, esisto, sono reale. Ma nessuno sa della mia presenza, solo chi si accorge del mantello con un abile incantesimo sa capire che ci sono. E chi è capace riesce a vedermi in tutti i miei aspetti, positivi e negativi, mi apprezza e mi stima: a mio parere quelle sono le sole persone che valga la pena di conoscere realmente.
Saliamo scale e scalette, la scuola di notte è inquietante, e sembra emanare potere da ogni parte. Un po’ attrae e un po’ fa paura, perché è sconosciuta, misteriosa, fantasticamente magica e antica: mille segreti non svelati si celano in queste mura. Dopo una rampa infinita di scale arriviamo alla torre di astronomia. Tu chiudi a chiave la porta: Gazza non potrà entrare. Trasfiguri una piuma rimasta per terra in una coperta enorme, che pieghi a metà per poi sdraiarti nella rientranza, come in un sacco a pelo. Io mi sdraio accanto a te e tu mi abbracci. Non c’è bisogno di parole, siamo solo io e te. Mi sento la persona più felice del pianeta, e per un attimo riesco a dimenticare tutti i miei problemi, tutte le mie ansie e le mie angosce. So solo che ci sei tu, sdraiato qui accanto a me, che mi abbracci e mi stringi forte. Guardi il cielo e sorridi.
«cosa c’è?» ti chiedo, curiosa di sapere il motivo di quel sorriso che ti illumina il volto.
«è solo che … al secondo anno avevamo fatto una scommessa … ti ricordi?» continui a sorridere, e io mi sforzo di ricordare...  mi aveva chiesto di uscire insieme di notte, e io gli avevo detto che non l’avrei mai fatto. E alla fine mi aveva proposto una scommessa: se un giorno avrei accettato il suo invito avrei dovuto baciarlo.
Sorrido anche io.
«si mi ricordo …» ti giri di nuovo verso di me: adesso stai letteralmente sghignazzando.
«bene, meglio così» non mi chiedi niente, stai solo facendo una semplice costatazione. Evidentemente non ti aspetti che io ti baci, stai solo scherzando. Io mi avvicino e ti sfioro le labbra delicatamente. E anche se è un semplice bacio a fior di labbra sento che ho lo stomaco in festa, sono emozionata, sento le tue labbra morbide e dimentico anche il mio nome. Quando, un attimo dopo, ci separiamo, mi sorridi dolcemente, senza chiedermi di più, anche se questo non è da te. Io ti guardo stranita
«chi sei tu, e che ne hai fatto di James Potter?» ridi, e il suono della tua risata riempie la torre.
«vuoi che ti baci Evans?» mi chiedi con un pizzico di malizia. Sto fremendo, e si, voglio che mi baci. E adesso capisco le tue intenzioni: vuoi che sia io a chiederti di baciarmi. Ma non ho nessuna voglia di cedere, anche se devo dire che le tue labbra mi attraggono molto. Cerco di concentrarmi sui tuoi occhi, così da eliminare la tentazione. Fatica inutile.
«pensavo fossi tu a volermi baciare» dico divertita                                                         
«infatti, ma devi volerlo anche tu … vuoi che ti baci Evans?» questo è un insulto al mio orgoglio Potter, e tu lo sai bene. No, non sarà così facile per te, non ho intenzione di lasciarti il campo libero, dopotutto è una vita che ti rifiuto, non posso chiederti di baciarmi! Rimango in silenzio. So che non vedi l’ora di avermi, non reggerai ancora a lungo.
«allora?» mi incalzi. Io ti sorrido, un sorriso carico di umorismo.
«tu puoi farmi delle domande, io posso anche decidere di non rispondere» dico in una perfetta imitazione di Jane Austen.
«e un si?» mi chiedi speranzoso.
«può essere, come potrebbe essere un no» ti sto mandando il cervello a farsi benedire, ne sono consapevole. E godo nel farlo.
«significa che lo interpreterò a modo mio allora» sussurri prima di baciarmi, ma per davvero questa volta. E così dai inizio al bacio più bello di tutta la mia vita, sotto quei puntini luminosi comunemente chiamati stelle. Quando ci separiamo tu torni a guardare le stelle. Ne indichi una, e io la riconosco, è la stella polare.
«Lily, so che quello che sto per dire è schifosamente mieloso e sdolcinato, però voglio farlo lo stesso» dici con una smorfia. Io sto zitta, e tu continui
«quella è la stella polare, indica sempre il nord … è un porto sicuro, lei è sempre lì, pronta a indicarti la giusta direzione. Se sei perso in mezzo al mare ti basta guardare il cielo per ritrovare la via, grazie a lei.
«Beh io voglio essere come lei, almeno per te. Voglio essere la tua stella polare» sei serio, e le tue parole mi scorrono dentro. Sento le lacrime agli occhi, sei riuscito a commuovermi con delle semplici parole.
«James?»
«uhm»
«anche io lo voglio» so che è una cosa banale da dire, ma a te non importa. Stai lì a guardare il cielo, e mi stringi la mano. Hai capito, lo sento. Hai capito che non ci lasceremo mai più, che staremo insieme per sempre, anche quando raggiungeremo il firmamento e brilleremo insieme alle altre stelle.
 
Si James, staremo per sempre insieme, qualsiasi cosa accada. E tu sei veramente il mio porto sicuro, la mia stella polare, come ami definirti tu. E quando lo dici io rido, ripensando a quella sera insieme.
Dormi, e io ti osservo. Come osservavo Petunia da piccola, quando si addormentava in treno, al ritorno delle nostre gite familiari. Petunia … ricordo ancora quando siamo usciti con lei e quel Vernon. Che serata tremenda quella …
  
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