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Autore: _Lolita    28/05/2013    3 recensioni
Tutti noi custodiamo un segreto chiuso a chiave nella soffitta dell'anima (Cit.)
Gerard ha un segreto. Un segreto che solo lui e Helena conoscono. Un incubo che gli ha rovinato la vita e che lo tiene isolato dal resto del mondo.
Gerard vive in un mondo nero.
Layla conosce Gerard per caso e lo presenta a Frank.
Frank vorrà entrare nel suo mondo e riuscire a riportargli i colori.
Perché, come prometterà a se stesso, Gerard merita la felicità.
[Dal capitolo 7]
-E qual'è il tuo desiderio?-
-Credimi- disse il più piccolo -Se si avvererà sarai il primo a rendersene conto-
Vorrei essere una canzone alla radio. Quella per cui hai alzato il volume
Genere: Generale, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash, FemSlash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Nuovo personaggio | Coppie: Frank/Gerard
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Io questi li chiamo “capitoli ponte” cioè quei capitoli tatticamente corti che servono a portare chi legge da una parte all'altra della storia.

Questo è il mio capitolo ponte in cui introduco il concetto di desiderio (ma come sono seria e diligente oggi, quanto me la tiro? XD).

I desideri sono tra le cose più personali del mondo, e Frank, Gee e Lay come ogni essere umano ne hanno almeno uno.

Qui ho voluto parlare di tre desideri diversi, quello fisico (dirlo così non mi piace per niente, mi pare negativo XD), quello che io ho chiamato “desiderio di costruzione” (giù vi spiegherò perchè) e il desiderio di avere una certezza.

Questi sono i tre desideri che ho voluto attribure ai nostri eroi XD

In compenso si comincia a parlare di un nuovo personaggio, che entrerà in scena a breva eh eh eh scoprirete leggendo.

Che dire donneH ? Ci si vede giù, perdonatemi per questa nota decisamente noiosa u.u

 

Vorrei essere il verbo “credere” e non deluderti mai ”

(Pearl Jam - Wishlist)

 

 

Era tardi, molto tardi, nessuno dei due avrebbe saputo dire che ora fosse, ma il manto di stelle che rivestiva il cielo parlava per qualsiasi orologio.

Dopo ciò che era successo in università nessuno dei due aveva voglia di rimanere in quel luogo ancora per molto, così tornarono a casa dove passarono l'intera giornata a letto a scambiarsi il loro amore.

-Lasciami!- esclamò Gerard ridendendo come un pazzo a causa di Frank, che, seduto sopra di lui, gli faceva il solletico

-Non se ne parla!- disse il più piccolo continuando a torturarlo, gli piaceva toccarlo, gli piaceva che il suo tocco riuscisse a farlo ridere

-Ti prego Frank, non respiro...- disse con quel poco di fiato che gli restava mentre Frank finalmente allentava la presa

-Scusami, non posso farne a meno, sei bellissimo quando ridi- ed era vero, Gerard che rideva era una delle cose più belle che potessero esistere

-Ma non è vero..- Frank sospirò, dannati complessi di inferiorità

-Sì che lo sei, sei bellissimo, smettila di dire il contrario-

Gerard lo guardò, con un misto di amore e stupore. Lui bellissimo? Lui, la creatura più sbagliata sulla faccia del pianeta? No, non era perfetto.

-No..non lo sono- mormorò solamente

-Sì invece, sì che lo sei- Frank fece una pausa -Gee..io lo so perchè tu ti fai questo, lo so perchè non mangi, e non ho intenzione di dirtelo perchè lo sai anche tu, tutto ciò che voglio è che la smetti di sentirti sbagliato, tu non hai colpa, tu sei bellissimo, non è mai stata colpa tua-

Senza scendere in particolari Frank gli aveva detto tutto, e Gerard, per la prima volta dopo anni, finalmente se lo sentiva dire: “tu non hai colpa”.

-Io...- cominciò senza trovare le parole -Tu Frankie.. tu sei perfetto- per poi trovarle subito dopo

-E tu sei come me- gli prese la mano -Hai un naso, una bocca, due gambe, due braccia, due occhi così belli da far invidia alle stelle..io non sono perfetto, nessuno lo è, ed è per questo che ti amo, ti amo perchè mi hai fatto amare le tue imperfezioni- si avvicinò pericolosamente al suo viso e gli posò un tenero bacio sulle labbra -Non sai quanto ho aspettato per poterti baciare, credi davvero che se fossi così orribile lo avrei fatto?- si mise a cavalcioni su di lui cogliendolo di sorpresa

-Sei bellissimo, il mondo, quello può essere brutto, ma tu sei bellissimo per me, ricordalo sempre- si chinò nuovamente su di lui cercando le sue labbra, e non potè essere più felice nel rendersi conto che finalmente Gee ripondeva a quella ricerca di rosso; fece danzare le loro lingue lentamente mentre gli posava le mani sui fianchi, Dio se lo voleva...era così bello, così freddo e bianco come la luna... cominciò a baciargli il collo, e quano Gee emise un sospiro di piacere Frank perse la testa, le sue mani presero scendere piano lungo la vita scheletrica del più grande, ma quando si insediarono sotto la maglia Gerard sobbalzò e Frank capì immediatamente

-Scusa...dio scusami..- si precipitò a dire Gerard capendo il dispiacere che stava dando al più piccolo

-No... sono io che devo chiederti scusa, non avrei dovuto..- fece una pausa e deglutì, dirlo era così difficile -toccarti in quel modo, ho promesso di aspettarti.. ti aspetterò tutta la vita se ne necessario-

-E' che...- Gerard cercava di scusarsi per ciò di cui non aveva colpa, e Frank si sentì in dovere di impedirglielo

-Piccolo ascolta, io ti aspetterò, quando sarai pronto io sarò qui per te- e lo baciò con passione.

-Ti amo- sussurrò Gee -E scusami-

-Smettila- gli baciò la punta del naso -Ti amo anch'io- e cercò nuovamente le sue labbra

Rimasero su quel letto a farsi le coccole per ore e ore, ore durante le quali si scambiarono anche i loro pensieri e i loro segreti

-Sai, Layla dice sempre che un bacio è come una promessa- iniziò Frank prendendogli una mano e cominciando a giocare con le sue dita -Dice che quando due persone si baciano è come se si giurassero a vicenda qualcosa-

-E tu cosa mi hai giurato?- chiese Gee raggomitolandosi* contro il suo petto, Frank gli passò una mano fra i capelli

-Di proteggerti e di amarti per il resto della mia vita- gli baciò i capelli e Gerard divenne bordeaux -E tu?- chiese poi Frank accarezzandogli il viso con la punta dell'indice

-Che mi avresti aiutato a usare il rosso- quella volta fu Gee a volere le labbra di Frank, e il più piccolo non poté esserne più felice, Gerard ora era suo.

Frank non era mai stata una persona troppo gelosa, proteggeva Layla da tutto questo sì, ma mai senza sentirla come una sua proprietà, allora perchè per Gerard era tutto così diverso, perchè più lo stringeva a se più lo sentiva suo, perché più lo guardava più sentiva che mai sarebbe riuscito a lasciarlo andare?

Gerard era una persona libera, se avesse voluto andarsene Frank lo avrebbe lasciato andare, col cuore a mille pezzi, ma lo avrebbe lasciato andare, però una parte di lui, diciamo pure tutto se stesso, sperava che quella specie di batuffolo nero restasse sempre li con lui; Frank avrebbe dato tutto pur di rimanere in quel letto con Gerard per tutta la vita.

-Dimmi un tuo desiderio..- disse Frank senza pensare

-Come un mio desiderio?- chiese Gee, sul suo viso si dipinse un espressione interrogativa che comunque gli conferiva un aria tremendamente dolce

-Una cosa che vorresti che facessi per te- spiegò il più piccolo

-Cosa potrei volere di più..ho te adesso..- disse timidamente, il cuore di Frank ricevette la pugnalata più dolce di questo mondo

-Amore.. io voglio darti tutto, qualsiasi cosa tu possa mai desiderare- disse Frank baciandogli la punta del naso

-Vorrei...vorrei presentarti a mia nonna-

-Piccolo, l'ho già conosciuta ricordi?- chiese retorico con voce dolce sorridendo appena

-Sì, ma ti ho presentato come amico, non come mio ragazzo, ti piacerebbe?- Gerard ancora non poteva credere di aver appena definito Frank come suo ragazzo, e mentre prendeva atto di ciò le sue labbra vennero a contatto con quelle, appunto, del suo ragazzo

-Certo che mi piacerebbe!- esclamo felice Frank inondando di gioia anche il cuore di Gerard

Gee in quel momento si concesse un istante per realizzare ciò che gli stava succedendo, pur non avendo esperienza sapeva che presentare il proprio ragazzo alla famiglia da sempre è un modo per “ufficializzare” la cosa, di conseguenza Frank sarebbe come entrato a far parte della famiglia.. quel pensiero fece esplodere il cuore di Gerard di luce rossa

-Non credi che dovrei conoscere anche tuo fratello?- chiese Frank sorridendo -Non mi hai mai detto molto di lui-

Effettivamente Gerard non aveva mai parlato molto della sua famiglia, Frank sapeva solo che i suoi erano ancora felicemente sposati e aveva un fratello minore.

In compenso sapeva qualcosa che loro stessi ignoravano, ovvero l'incubo di Gerard.

Gee non aveva mai parlato con nessuno di ciò che gli era successo, solo Helena sapeva e, beh, ora anche lui... Frank era convinto che Gerard dovesse dirlo ai suoi, ma del resto, non avevano mai toccato l'argomento e lui si era ripromesso di non forzare mai il suo piccolo, per nulla al mondo.

-Si chiama Mikey- disse Gerard distogliendolo da quei pensieri -E' rimasto a Belleville, si è preso un anno sabbatico prima del college, dice che vuole capire che fare nella vita, è sempre stato un po' indeciso a dire il vero- Gee completò la descrizione e Frank annuì come per far capire che aveva registrato il tutto

-Mi piacerebbe conoscerlo- disse Frank convinto posando sulle labbra di Gerard l'ennesimo bacio.

L'aria in quel momento era densa d'amore e di promesse, si percepiva che Frank, finalmente, aveva tutto ciò che poteva desiderare, Gerard era lì ed era suo, cosa gli mancava? Layla? Lay bene o male aveva promesso di tornare, a Frank non rimaneva che aspettare. Ma in quel momento tutto era fermo, in quel momento c'erano solo loro due, nulla poteva andare per il verso sbagliato.

Gerard dal canto suo era al settimo cielo, per una volta era stato lui a prendere il pennello in mano e a dipingere i contorni della sua esistenza, e per farlo aveva usato il rosso più accesso di questo mondo, il rosso che emanava Frank.

Sentiva che con Frank voleva costruire qualcosa, voleva creare un qualcosa di nuovo, un qualcosa di perfetto, Gerard sapeva che Frank lo avrebbe aiutato a ridipingere completamente il suo mondo, ed era stata quella consapevolezza che aveva cacciato tutto il nero dalla sua vita.

Gerard si avvicinò piano al viso di Frank e posò le proprie labbra su quelle del più piccolo, che subito approfondì il contatto.

Se quel bacio era una promessa allora in quel momento si stavano giurando amore eterno.

 

Vorrei esser un marinaio con una persona che mi aspetti”

(Pearl Jam – Wishlist)

 

Il parco pubblico di Belleville non era mai stato tanto grande.

C'era giusto qualche panchina circondata da povere aiuole che di verde e rigoglioso avevano ben poco.

Se Belleville fosse un colore sarebbe il grigio” pensò Layla accendendosi quella che forse era l'ottava sigaretta della giornata.

Dopo aver lasciato casa di Linda, con la promessa di ritornare l'indomani, Layla si era ritrovata senza sapere esattamente cosa fare, le opzioni erano due, andare da sua nonna o andare da sua madre, francamente l'idea di rivedere sua nonna non le dispiaceva affatto, ma in qualche modo c'era una qualche specie di forza che la spingeva verso Jane, forse persino lei era un demone da esorcizzare.

Dei ragazzi con lo skate le passarono davanti distogliendola dai suoi pensieri. Quanti anni potevano avere, forse sedici, al massimo diciassette, comunque non troppi meno di Layla.

A pensarci bene Lay non era vecchia, aveva solo diciannove anni, e allora perchè se ne sentiva quaranta? Forse perchè l'età anagrafica non conta nulla rispetto a quella mentale? Layla era sicura che fosse così.

Effettivamente non molti ragazzi lasciano casa a diciotto anni, non molti si ritrovano a vivere da soli da subito.

Layla anche in quello era stata un eccezione.

Layla da sempre era un eccezione, l'eccezione che confermava le regole.

Alle ragazze piacciono i ragazzi. Layla era lesbica.

Le ragazze a diciotto anni si fanno regalare una macchina e una vacanza. Layla la macchina l'aveva rubata e la vacanza e si era direttamente trasferita.

Le ragazze a dodici anni cominciano a volersi distaccare dai loro padri. Layla a dodici anni avrebbe voluto non lasciarlo mai andare.

Alzò gli occhi al cielo. Grigio. Sbuffò sonoramente, ne aveva le palle piene di quel colore.

Le mancava New York, le mancavano Frank, Gerard, Emily, e poi beh Lindsey.. Lindsey che cazzo doveva fare con lei?

La amava. Lo negava a se stessa ma era palese.

Perchè lo negava a se stessa? Perchè amare vuol dire soffrire, se ami qualcuno è matematico che ti verrà portato via.

Ma in quel caso prevenire era davvero meglio che curare?

Lay non avrebbe saputo dirlo.

Lindsey glielo aveva detto, le aveva detto che l'avrebbe aspettata anche per tutta la vita, ma Layla sentiva di approfittare della sua attesa.

Si sentiva un po' come un marinaio, che parte per un lungo viaggio e lascia l'amore della sua vita a casa ad aspettarlo.

Ma forse Layla infondo non desiderava altro che qualcuno che la aspettasse, e ora che lo aveva trovato non doveva farselo scappare.

Sì alzò di scatto, improvvisamente consapevole di ciò che doveva fare, del resto era a Belleville per riuscire finalmente a cacciare dalla sua mente tutte le voci che da sempre le ripetevano cose alle quali non avrebbe mai dovuto dare retta, o no?

E la voce di sua madre era una di quelle.

Aumentò il passo senza curarsi del borsone che le batteva contro la coscia facendole un male cane, era stanca di fermarsi a ragionare, sentiva di dover agire.

Girò a un incrocio e poi a un altro e a un altro ancora, per attimo pensò di non ricordarsi nemmeno la strada di casa, quasi ci sperò, sarebbe stato un segno, un personale modo del suo cervello per dirle che finalmente Belleville non faceva più parte di lei, ma Lay ricordavo ogni vicolo, ogni incrocio, persino le fermate degli autobus.

Girò per l'ennesima volta, e andò a sbattere contro qualcosa, o meglio, qualcuno.

Davanti a Layla si parò una figura maschile, era alto, decisamente più di lei, aveva la pelle chiara e i capelli di un biondo strano, simile al cenere, con un ciuffo che ricadeva su un paio di occhiali decisamente spessi che andavano a incorniciare dei comuni occhi castani con qualche sfumatura verdognola che in quel momento la fissavano come incantati

-Scusami- disse Layla scansandolo e riprendendo per la sua strada anche se più lentamente

-F..figurati..- mormorò lo sconosciuto seguendola con lo sguardo finché non sparì dietro l'ennesimo angolo.

Dopo un tot di metri finalmente arrivò nella sua vecchia via; lo scenario non era poi così diverso da tutto il resto.

Ora camminava più lentamente, la botta che aveva dato contro quel tale cominciava a farsi sentire, tra l'altro Layla era convinto di averlo già visto, era sicura che somigliasse a qualcuno che conosceva, ma chi?

Decise di non porsi ulteriori domande e di proseguire.

Quando finalmente entrò nella sua vecchia via avvertì una sensazione strana, come se qualcuno le stesse dicendo “grazie per essere venuta ma tu qui non centri un cazzo”, dannate voci.

Passò davanti una decina di case prima di arrivare davanti alla propria.

Grigia, circondata dal classico giardino incolto e logorato dalla siccità.

Anonima, ecco la parola giusta per definirla, eppure perchè la spaventava così tanto?

Aprì piano il cancelletto in legno che dava sul vialetto e, sempre lentamente, cominciò a percorrerlo, a ogni passo si sentiva i piedi più pesanti come se il cemento delle mattonelle si fosse fuso e la stesse risucchiando.

Ma nonostante tutto arrivò davanti alla porta che era rimasta nera, esattamente come lo era sempre stata.

In quel momento tutto il panico che aveva cercato di ignorare lungo il tragitto la invase, che fare? Bussare? Andarsene? Layla non aveva più voglia di pensare, per tanto, fanculo.

Suonò il campanello una sola volta e attese.

I secondi pesavano come anni in quel momento, cosa avrebbe potuto dire? “Ciao mamma scusa se ti ho rubato la macchina”? E perchè no? Ormai, che aveva da perdere?

Fu tentata un ultima volta di andarsene ma la porta si aprì.

Layla si ritrovò davanti se stessa, invecchiata di trent'anni.

Jane Vermeer, altezza media, statuaria, bionda, perfetta; aveva quarantanove anni ma ne dimostrava dieci di meno, gli occhi erano esattamente come Layla li ricordava, neri, profondi come due pozzi, così diversi da quelli di suo padre.

Per la seconda volta quel giorno la guardarono con stupore, ma lo stupore di Jane era diverso da quello dello sconosciuto, quello di Jane tradiva dolore.

Era calato un silenzio freddo, statico, interminabile, Jane guardava Layla, Layla guardava Jane, nessuna della due credeva che avrebbe mai più rivisto l'altra ma di certo nessuna delle due pareva felice di quella visita improvvisa.

Quel silenzio comunque andava rotto, e ci pensò Jane a frantumarlo

-Layla-

-Ciao mamma-

 

 

 

Hi crash queens <3

Sinceramente non so cosa dire qua sotto, solo che non mi è piaciuto per niente questo capitolo, ma l'ho detto, è un ponte, non può essere dettagliato, mi sballa l'equilibrio della storia sennò u.u

Non credo di aver scritto bene sinceramente e mi dispiace per voi che avete appena letto sta merda.

Vi prometo di fare meglio la prossima volta giuro u.u

Amo tutte voi e spero che vogliate lasciare una piccola recensione, vi amerei davvero molto se decideste di farlo XD

Tra l'altro come se non bastasse mi sono messa a scrivere un altra storia:

I brought you three cheers for danger parade

Passateci se vi va, a me fa solo che piacere XD

Che dire? Boh davvero ciò che ho scritto non mi piace per nulla.

Ma vi amo <3

Farò meglio col prossimo giuro giuro giuro <3

 

Pace, amore, empatia e fragole <3

 

_Lolita

   
 
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