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Autore: Akemi_Kaires    31/05/2013    1 recensioni
{Bakuryushipping; Gold/Sandra}
Piccoli frammenti di vita quotidiana, piccole storie su una relazione insolita e speciale. Perché l'amore è imprevedibilmente sorprendente.
Nona Settimana: «Che ne dici di stare un po’ con me? O il grande Campione non ha tempo da dedicare a una sua grande fan?»
Decima Settimana: «Potevi anche dirmelo che avevi intenzione di tradirmi con mio cugino»
Undicesima Settimana: Come ogni fidanzata degna del suo nome, Sandra possedeva numerosi pregi, ma anche altrettanti difetti.
Dodicesima Settimana: «Mi manca ogni cosa di lui. La sua voce, la sua presenza, il suo amore, il suo profumo, la sua risata e, soprattutto, il suo bel corpo. Quando tornerà a casa, dovrà concedermi tutto di lui, pure con gli interessi».
Tredicesima Settimana: Sandra non avrebbe potuto fargli regalo migliore del suo amore e della sua cieca fiducia.
Quattordicesima Settimana: «Mi ricordi molto il mio Edgy, Goldy caro. Sei proprio un tipo per bene, gentile e garbato, un vero e proprio figurino. E scommetto che sei pure ben fornito».
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gold, Sandra
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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E anche oggi eccoci qui, miei carissimi lettori, con una nuova Shot! Anzitutto, ringrazio tutti coloro che mi seguono, chi recensisce e chi ha inserito la raccolta nei preferiti o nelle seguite. Vi devo davvero tanto, dolcezze!

Questa Settimana leggerete le storie di tre personaggi diversi, ambientate in tre posti diversi, protagonisti di tre situazioni diverse: Draigen, Sandra e Megan, rispettivamente in una camera da letto, in una sala da pranzo e nella Tana del Drago. Diciamo che mi sono divertita a scrivere tutte queste situazioni, dato che sono una differente dall’altro per contenuti e sentimenti. So già che, quando leggerete la terza situazione, molti di voi vorranno uccidermi. Lo so, il finale è oscuro e non molto comprensibile, ma vi lascia già capire che… la storia si sta evolvendo. Non vedo l’ora di leggere le vostre considerazioni nelle recensioni!

Detto questo, vi ringrazio per continuare a seguirmi. Ah, un’ultima cosa! Vi consiglio di dare un’occhiatina alla pagina del mio profilo, più precisamente alla parte “A tutti i miei carissimi lettori”. Ricordatevi: sono sempre disponibile per aiutarvi in qualche modo! Detto questo… buona lettura!

 

 

Quattordicesima Settimana:

Riunioni

 

 

Le labbra di Draigen Blackthorn si curvarono istintivamente in un sorriso radioso, non appena scorse dalla finestra due figure avvicinarsi alla sua abitazione. Si lisciò i corti capelli color notte con una mano, mentre i suoi occhi cremisi erano fissi sul giovane al fianco dell’adorata figlia.

Finalmente avrebbe avuto l’onore di conoscere colui che aveva preso possesso del cuore della bella Sandra: era solo questione di secondi, poi avrebbe stretto la mano di quello che un giorno sarebbe potuto diventare suo genero – la sola idea di incontrarlo la emozionava come una ragazzina al primo appuntamento.

«Sai, caro Edgy» sussurrò con certa tenerezza, per poi voltarsi e rivolgersi alla foto del marito, che giaceva sul comodino accanto all’enorme letto matrimoniale. «Ti stai perdendo un sacco di cose. Ormai la nostra amata San è diventata una vera donna, non è più la bambina che hai salutato tanto tempo fa».

Erano trascorsi ormai una dozzina d’anni da quando il precedente Capopalestra si era diretto verso le lande innevate di Sinjoh per prendere parte ad un’importante missione. La Domadraghi veterana quasi stentava a credere che fossero trascorsi così tanti giorni dalla sua partenza – il solo pensiero di essere rimasta lontana dal marito così a lungo la angosciava alquanto.

Il terrore di non poterlo riabbracciare mai più cresceva a dismisura con il solo trascorrere dei secondi. Il coniuge le aveva promesso innumerevoli volte di non perire durante la battaglia, non prima di essersi ricongiunto con i suoi cari – ed era il minimo che potesse fare, a detta di Draigen, per farsi perdonare per la sua assenza.

«Il lato sinistro di questo letto è rimasto vuoto per troppo tempo, quindi vedi di tornare presto, disgraziato che non sei altro» ridacchiò malinconicamente la donna, prima di tornare a guardare i due fidanzati ormai prossimi alla meta. «Dato che oggi non avrai il piacere di conoscere il ragazzo di nostra figlia, vedi almeno di tornare per il loro futuro matrimonio. È un ordine».

Il suo cuore perse un battito per la sorpresa, non appena la voce di Sandra giunse improvvisamente alle sue orecchie. A giudicare da come stava chiamando il suo nome, il grande momento era in procinto di giungere. La Domadraghi veterana inspirò profondamente, nel tentativo di restare lucida e composta – non poteva certo mostrarsi turbata e emozionata in una simile occasione, no?

Ovviamente, la Capopalestra le aveva gentilmente chiesto di non essere eccessivamente rilassata, ossia di non prendere troppa confidenza con l’Allenatore – ma promettere una cosa simile non sarebbe stato nel suo stile, anzi, avrebbe mentito giurando di non farlo. Dopotutto, era suo diritto di madre conoscere ogni aspetto della loro relazione, anche i dettagli più intimi.

Sicuramente anche Edgar avrebbe rimproverato la sua eccessiva curiosità, ma si sarebbe rassegnato, permettendole di fare ciò che desiderava con tutta se stessa. Se solo lui fosse stato al suo fianco, l’atmosfera sarebbe stata meno pregna di tensione e agitazione. Il solo pensiero di trovarsi sola in una serata così importante suscitava in lei enorme sconforto, che scacciò e represse con rabbia – non poteva permettersi di apparire malinconica e triste, non in quell’occasione, non davanti a Gold, non di fronte a Sandra! Quell’incontro doveva essere perfetto e lei l’avrebbe reso tale, anche a costo di soffrire silenziosamente.

«Mi manchi, Edgar» mormorò infine, rivolgendo un’ultima occhiata al marito sorridente, in quella foto abbracciato a una giovane donna con in braccio una neonata di pochi giorni.

Dopodiché, si richiuse la porta alle spalle.

 

Sandra aveva affrontato numerose sfide durante la sua carriera di Domadraghi, una più impegnativa e difficile dell’altra. In quegli istanti di tensione, spesso la paura montava nel suo petto, ma lei si era sempre dimostrata in grado di reprimerla e scacciarla.

Eppure, ironia della sorte, quella sera non sembrava capace di sconfiggere il terrore nemico.

Il suo sguardo si spostava ripetutamente dalla figura del suo fidanzato a quella della madre, in quel momento entrambi intenti a studiarsi a vicenda senza proferire alcuna parola. Nessuno di loro aveva osato spezzare quell’opprimente silenzio, né sembrava volerlo fare.

Bella atmosfera, complimenti, pensò con certa irritazione la Capopalestra, incrociando le braccia al petto e ammonendo con lo sguardo entrambi i suoi cari. Possibile che nessuno dei due avesse il coraggio di presentarsi per primo? A giudicare dal loro comportamento, doveva prendere in mano la situazione e movimentare un po’ le cose.

«Mamma, ti presento Gold» disse con decisione, cercando impacciatamente di assumere un tono calmo e di non lasciar trasparire il suo evidente nervosismo. Dopodiché, si rivolse al compagno, indicando con un cenno di capo la donna seduta davanti a loro. «Gold, questa è mia madre Draigen».

«Piacere di conoscerla, signora Blackthorn» esordì l’Allenatore, dopo aver preso il coraggio a due mani. L’idea di incontrare la genitrice della sua amata lo aveva reso piuttosto inquieto, specie dopo le descrizioni fornite dalla Maestra Drago sul conto della veterana.

Dall’interlocutrice in questione, però, non giunse alcuna risposta. La quarantaseienne si limitò a posare gli occhi cremisi prima sulla figlia e poi sul giovane ripetutamente, per poi curvare le labbra in un sorrisetto malizioso. «Avete già portato la vostra relazione a un livello più intimo, vero, piccioncini?» mormorò in modo provocante, per poi scoppiare a ridere fragorosamente, non appena i volti degli innamorati si dipinsero di rosso.

«Tra tutti gli approcci possibili, perché proprio questo…?!» protestò la Domadraghi, trattenendosi a stento dall’imprecare in modo a dir poco indecoroso. Sua madre non si sarebbe mai smentita e non avrebbe mai rinunciato a certi vizi, neppure pregandola in ginocchio. «Ma un semplice Piacere di conoscerti non ti piaceva?!».

«Non sarebbe stato degno di me» fu la risposta dell’altra, in quel momento intenta ad ammirare con orgoglio l’effetto provocato dalla sua innocente domanda. «Suvvia, non c’è alcun motivo di cui vergognarsi. È una cosa così naturale e ovvia!».

Ma non è così naturale e ovvio il fatto che lo abbia chiesto, avrebbe voluto replicare Sandra, se solo non avesse fatto affidamento a tutto il suo autocontrollo, pur di non trasformare quella riunione in una discussione. L’ultima cosa che desiderava era mettere in soggezione Gold, anche se sua madre ci era riuscita perfettamente: il povero ragazzo, ancora stupito dal comportamento di Draigen, non aveva neppure il coraggio di guardarla negli occhi.

Al contrario, come da previsione, la madre appariva tranquilla e a suo agio come non mai. Rivolse un sorriso affettuoso e dolce al diciassettenne, nel tentativo di rimediare al suo precedente errore. Effettivamente, doveva ammetterlo, aveva sbagliato iniziando il discorso in quel modo però, così facendo, aveva sicuramente reso l’idea di essere una persona dalla mentalità aperta. Il suo intento era far capire quanto approvasse la loro relazione, anche secondo aspetti privati – anzi, era felice di poter dire che la sua amata figlia era diventata una donna a tutti gli effetti.

«Battutine a parte, per me è un vero piacere fare la tua conoscenza, Goldy caro» esclamò poi la veterana, costringendo così l’altro a sollevare il capo e osservare il suo viso.

La sua espressione materna placò il tormento del giovane, arrivando perfino a calmare il battito impazzito del suo cuore. L’Allenatore dovette ammettere che la signora Blackthorn assomigliava incredibilmente a Sandra: nonostante l’età, possedeva una rara bellezza, aveva un modo di fare garbato e fine, nonché un comportamento determinato e dolce al contempo. In quel preciso istante, Gold si sentì protetto tra quelle persone care, come se fosse a casa sua.

«Sono contenta che mia figlia abbia conosciuto un ragazzo come te. Sembri molto premuroso e gentile» continuò poi la madre, con un tono di voce alquanto gioioso, che tradiva una certa emozione. «Era da anni che aspettavo questo momento. Sono davvero contenta per voi».

Istintivamente, la mano del ragazzo cercò quella della sua amata, per stringerla in una presa calda e morbida. Entrambi abbozzarono un timido sorriso, all’inizio leggermente imbarazzato, di pura gratitudine. Draigen sembrava sinceramente contenta di vederli così uniti.

«Mi ricordi molto il mio Edgy, Goldy caro. Sei proprio un tipo per bene, gentile e garbato, un vero e proprio figurino. E scommetto che sei pure ben fornito» concluse infine, complimentandosi a più non posso con il fidanzato della figlia. «Insomma, sei il ragazzo perfetto per la mia San, in tutti i sensi».

E la Domadraghi veterana scoppiò a ridere fragorosamente, ammirando l’espressione imbarazzata di Gold e quella allibita di Sandra.

 

Nella Tana del Drago regnava il silenzio. Per quanto assurdo potesse sembrare, non vi era alcuna anima viva: tutti i giovani che solevano allenarsi a qualsiasi ora del giorno si trovavano nelle loro case, oppure in taverna assieme ai compagni. A ognuno di loro era stato concesso un giorno di riposo – avvenimento più unico che raro, date le rigide regole del Clan – e tutti ne avevano giustamente approfittato.

Tutti meno uno.

Megan non aveva alcuna intenzione di sprecare il suo tempo. Era solo questione di poche settimane, poi il Gran Maestro l’avrebbe convocata per farle sostenere l’esame necessario per diventare una Domadraghi a tutti gli effetti. Doveva allenarsi duramente e sfruttare ogni occasione per farlo, se voleva raggiungere il suo traguardo. Stando a contatto il più possibile con la sua squadra, forse avrebbe capito che cos’era necessario per diventare un vero Maestro Drago. Inoltre, essendo sola nella grotta, nessuno avrebbe potuto distrarla in alcun modo.

Improvvisamente, però, qualcosa catturò la sua attenzione. Un vociare confuso proveniva dal Tempio, dove parevano esserci delle persone all’interno. All’inizio decisa a non prestare attenzione a ciò che stava succedendo, passò accanto alla porta d’ingresso senza degnarla di alcuna attenzione.

Se stavano parlando di qualcosa di importante, ragion per cui avevano congedato tutti gli Allievi e gli altri Maestri, di certo doveva trattarsi di un argomento che non riguardava una semplice Fantallenatrice come lei.

«Quel tizio rischia di compromettere i nostri piani. Dobbiamo allontanarlo immediatamente da Ebanopoli».

La ragazza arrestò la sua camminata, sinceramente colpita da quelle parole. I Saggi avevano davvero intenzione di esiliare qualcuno? Era da anni che non si prendevano simili provvedimenti. Qualcuno doveva essersi macchiato di una terribile colpa, se l’intero Consiglio era giunto a una simile conclusione.

«Non è necessario» ribatté qualcun altro, sempre un membro degli Anziani, in tono maligno. «Basterà solamente che vengano rispettate le tradizioni della Stirpe».

La Stirpe. Megan sapeva bene che cosa fosse. Si trattava della famiglia più vecchia di Ebanopoli, che da ben otto generazioni comandava e proteggeva il borgo montano – una famiglia buona e giusta, incorruttibile e intoccabile, nella quale ogni persona credeva. Tutti portavano rispetto ai membri della Stirpe, in quanto Domadraghi valorosi e dotati di grandi virtù, e nessuno poteva ribellarsi alle loro decisioni.

«Il Drago Valoroso deve congiungersi con il Drago Divino. Questo è scritto nel loro destino, questo è necessario per il bene di Ebanopoli. Nessuno può opporsi a questa sacra unione, tantomeno uno straniero».

Testimone indiretta di un complotto malvagio, la Fantallenatrice si portò una mano alla bocca, per soffocare un’esclamazione di stupore e incredulità. Spaventata e impaurita, indietreggiò a passo svelto, per poi correre verso l’uscita della Tana del Drago.

Le sue mani presero a comporre velocemente un numero di telefono, mentre pregava con tutto il cuore che dall’altro capo rispondesse chi di dovere.

Perché solo Lui poteva fare qualcosa per sopire sul nascere quella congiura.

  
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