Quattrocentotré
Ho strappato il tuo
ritratto per vincere la guerra
La catarsi di Feri Desztor
Krasnojarsk, 2 Maggio 1845
Forradalom, 9 Perspektíva Szabadság
Casa Zirovskij
“Dunque è finito anche il nostro
amore.
Sei mesi di vita!
E
per tutta la vita.”
(Umiliati e Offesi, Fëdor Michailovič
Dostoevskij)
-Riferito
a Natal’ja e Geórgos-
George non l’avrebbe mai
dimenticata, quella notte.
Aveva fatto piangere Natal’ja,
aveva graffiato di mille lacrime gli occhi per cui era stato perso fin dal
primo istante, gli occhi per cui avrebbe rinnegato Sparta, se solo non avesse
avuto la forza di combattere la loro luce, come se lei fosse stata una sua
nemica, una distrazione proibita dal suo destino da eroe.
Ma Lys non era mai stata
una distrazione.
Lei era sangue della sua vita.
Il suo sangue per Sparta,
il sangue di Lys per Forradalom.
Lys lo capiva.
Era un’eroina anche lei.
Ma soprattutto, più di
ogni altra cosa al mondo, era sua moglie.
Soprattutto, sì.
Perché anche lui era soprattutto suo marito.
Quando si svegliò, Natal’ja
gli buttò le braccia al collo con un sorriso e uno sguardo senza pari.
Uno squarcio di sole, una scheggia nel
cuore.
-Non lasciarmi, adesso. Ci
rimangono ancora sei mesi... Almeno in questi giorni, per quest’ultimo anno, non lasciarmi mai. Sai che per essere la
stella di Krasnojarsk devo essere la tua. Sai
che per brillare devo essere tua-
-Non hai mai voluto essere
completamente mia...-
-Ma lo sono sempre stata. Sempre, Gee-
Dunque era così che ci si sentiva, a far soffrire
una donna.
L’unica donna che avesse
mai amato, perché di donne Gee ne aveva fatte soffrire tante, tutte quelle che
avevano corso il rischio d’innamorarsi di un uomo che aveva già una stella, ma
tutte le altre che avevano pianto per lui nemmeno se le ricordava.
E
poi che fine avremmo fatto io e te?
(Un mondo a forma di te, Claudio
Baglioni)
[...]
It’s not like you didn’t
know that
I said I love you and I swear I still do
And it must have been so bad
‘Cause living with me must have damn near killed you
Non è che tu non sapevi che
Ti ho detto ti amo e giuro che ti amo
ancora
E dev’essere stato così brutto
Perché
vivere con me deve averti quasi uccisa
(How
you remind me, Nickelback)
-Riferito
a Gee e Alja-
Forradalom, 11 Perspektíva
Szabadság
Casa
Desztor
Della libertà
Degli amici tuoi
Te ne fregherai
Quando t’innamorerai
Vedrai...
T’innamorerai
Di un bastardo che
Ti dirà bugie
Per portarti via da me...
(T’innamorerai, Marco Masini)
[...]
This
war is in my head and in my heart
A
soldier of love
These
words you say are tearing me apart
A
soldier of love
I
can’t keep on fighting
A
soldier of love
I
can’t keep on fighting
Questa guerra è nella mia testa e nel
mio cuore
Un soldato d’amore
Queste parole che dici mi stanno
lacerando
Un soldato d’amore
Non posso continuare a combattere
Un soldato d’amore
Non posso continuare a combattere
(Soldier
of Love, Emmelie de Forest)
-Riferito
a Feri e Lys-
-Stai meglio?-
Jànos indicò con un cenno
del capo la fasciatura del fratello, annodata stretta sulla ferita.
Feri sorrise di un sorriso
strano, dolce, malinconico e fin troppo fragile.
-Certo, grazie-
Il Desztor più giovane si
accigliò.
Non era sicuro di potergli credere.
Le ferite sulla pelle di
Feri erano più di mille, e nessuna era davvero un problema per lui.
Né lo era stata prima,
bruciante di sangue, né lo era adesso la cicatrice.
Feri se ne fregava, anche
quando le fitte di dolore erano più forti di lui, più intense del suo coraggio.
Era irritante quanto da
ammirare, il Capitano.
Ma non era quella ferita,
il punto.
Non era quel graffio profondo
sul petto, quella trincea che gli aveva strappato il pugnale di Geórgos nel più
alto gesto d’amore e disperazione di Lys.
Non era quella ferita a
preoccupare Jànos, anche se, certo, a nessuna cicatrice suo fratello sarebbe
mai stato più affezionato.
Era quel tempo, quel
periodo dell’anno.
Era quel Maggio 1845,
quella promessa senza scampo.
Si preparava il ritorno ad
Omsk, per salvare i Kovalev.
Si preparava la battaglia
di Omsk, la loro prima sconfitta.
Feri prese una mano di
Jànos e la strinse.
Nei suoi occhi neri
brillava uno sguardo limpido e senza ombre.
L’ombra l’aveva divorato
da dentro, ma Natal’ja aveva protetto il suo cuore.
Il suo sguardo era sciolto
da qualsiasi tormento, adesso.
-Mi ha pugnalato...- sussurrò, quasi estatico. -È la mia Lys... Avrebbe
dovuto essere mia-
Jànos sgranò gli occhi.
Fece un passo indietro, ma
non riuscì a replicare.
Cosa stava succedendo,
cos’aveva realmente fatto quella
ferita a suo fratello?
Feri non aveva mai parlato
con quella rassegnazione.
E non era, com’era successo
altre volte, una rassegnazione bruciante di rancore, tremante di ferocia.
Era come... Un incanto. Una guarigione.
Lui sorrideva, e il suo
era, dopo così tanto tempo...
Un sorriso senza l’inferno dietro.
-Chissà quanto starà
soffrendo, povero angelo mio. Perché mi ha fatto del male, ma non le ho dato
scelta. E chissà se avranno potuto le mille carezze di suo marito... Farle
scordare lo sguardo che le ho lanciato. Ma adesso no, lei non sta pensando a
me. Sta pensando a lui, a lui che se ne
andrà. Non si aspettava che sarebbe arrivato così presto, la mia Lys, il
momento di farsi spezzare il cuore. Il
momento di consegnarglielo perché lui lo distrugga. Come l’ultima promessa
del loro matrimonio... L’ha sempre avuto sanguinante, ma strappato dal petto mai.
Jànos, non posso
permetterglielo! Lei sta soffrendo quanto me! Jànos, bisogna perdonare! Per vivere... Tanto moriremo insieme...
Per la stessa stella spezzata... Sullo stesso patibolo... Io e lei-
Jànos era convinto che suo
fratello delirasse.
Lo faceva spesso.
Ma quel giorno aveva un
sorriso troppo vero, uno sguardo troppo luminoso.
-Jànos, quante cose mi ha
fatto capire il suo gesto... Siamo
destinati a perdere, noi...
Anche lei ha perso! Anche lei! Nel momento in cui mi ha
affondato il pugnale nel petto... Lei è
stata esattamente come me. E io chi sono stato, Jànos? Io ho strappato il suo ritratto per vincere la guerra! Come sono stato
terribile con lei! Ho distrutto l’ultimo ricordo di quando eravamo felici!
Dobbiamo farlo, Jàn! Dobbiamo andare ad Omsk... Questa guerra
è per tutti, per liberare tutti!
La Rivoluzione è la mia catarsi, niente sarà stato
invano!-
No, niente sarebbe stato
invano.
Niente di quello che aveva
fatto Feri Desztor.
Niente di quello che aveva fatto per Lys.
I
try not to lose my head
I
feel my heart is caving in
And
there is no one to save me
I
can’t change
Change
I
won’t change
Cerco di non perdere la testa
Sento il mio cuore crollare
E non c’è nessuno a salvarmi
Non posso cambiare
Cambiare
Non cambierò
(Change, Emmelie de Forest)
-Riferito
a Feri-
[...]
Take
the cold sapphire
From my soul’s empire
Take the cold sapphire
Take my robe, take my crown
All my power, all my pride
Take my whole empire
Prendi il freddo zaffiro
Dall’impero della mia anima
Prendi il freddo zaffiro
Prendi i miei vestiti, prendi la mia
corona
Tutto il mio potere, tutto il mio
orgoglio
Prendi
tutto il mio impero
(Let It Fall, Emmelie de Forest)
-Riferito
a Feri e Lys-
Quando arriverà lui, sarà tutto diverso.
Tutti i sogni che abbiamo, io lo so, lui li
avvererà.
Non so da quale prigione verrà, non so nemmeno il
suo nome.
So soltanto che, tutto il coraggio che ci vuole,
lui l’avrà.
Così, io lo aspetto.
Non so se mi sorriderà.
Non so se mi sposerà.
Ma lui, solo lui ci salverà.
Io aspetto il Messia, l’eroe della Rivoluzione.
Natal’ja, 1831.
You
put a knife against my back
And you dare me to face the attack
You say: “For cowards there’s no reward”
I have the future on my tongue
Tu hai puntato un coltello contro la
mia schiena
E mi hai incoraggiata a fronteggiare
l’attacco
Hai detto: “Per i codardi non c’è
ricompensa”
Io ho il futuro sulla mia lingua
(I feed you my love, Margaret Berger)
-Riferito
a Lys e Feri-
Dopo quattordici anni
erano ancora lì, dopo quattordici anni lui era ancora tutta la loro speranza.
E adesso erano pronti,
perché lui era pronto.
Feri Desztor sarebbe tornato ad Omsk per la terza
volta.
Con il suo esercito, con
il suo cuore infranto.
Doveva vincere la guerra,
doveva lasciare il suo amore.
I brandelli del ritratto di Natal’ja strappato il
giorno dell’Assedio di Krasnojarsk, corrosi dalla neve e bruciati dal vento,
nessun miracolo li avrebbe ricomposti.
But
I still believe, though these cracks you’ll see
When I’m on my knees I’ll still believe
And when I’ve hit the ground, neither lost nor found
If you believe in me, I’ll still believe
Ma io credo ancora, anche se vedrai
queste crepe
Quando sarò in ginocchio ci crederò ancora
E quando toccherò il fondo, del tutto smarrito
Se tu crederai in me, io ci crederò ancora
(Holland
Road, Mumford & Sons)
-Riferito
a Feri e Lys-
Note
Questo capitolo lo dedico
ancora a Lady Igraine, che lo sta aspettando da mesi.
Con le mie scuse per il
ritardo assurdo, anche se non è molto lungo -ma è comunque un capitolo importante-,
spero che ti sia piaciuto! ;)
Finalmente, dopo quasi sei
mesi -oddio, mi fa un tale effetto scriverlo, io che aggiornavo quasi tutti i
giorni!- riesco ad aggiornare anche la mia adorata Sic!
Portare avanti due storie
contemporaneamente durante l’anno scolastico, considerati tutti gl’intrighi che
ho in testa io per entrambe, è praticamente un’impresa, e quest’anno ho scritto
molto di più Zvezda moya daljokaya, a
cui sono affezionata quanto a Sic, ma ovviamente non ho mai pensato di
abbandonare Sic, è assolutamente escluso, visto quanto la amo... I suoi
personaggi sono parte di me, così come quelli di Zvezda ;)
Poi c’è da dire che questa
parte di Sic è abbastanza difficile, perché scrivere dell’ultimo anno di Gee e
Lys insieme è straziante, sento un terribile vuoto dentro ogni volta che lo
faccio, e adesso ci sarà anche la Battaglia di Omsk, per liberare i Kovalev, la
famiglia di Nočen’ka, e la storia di Innokentij e Tanya, la ballerina che
l’ha curato dopo l’Assedio di Krasnojarsk, moglie di uno Zarista...
Comunque ho tutte le idee chiare
in testa, non preoccupatevi, e seppur procedendo un po’ a rilento riuscirò
sicuramente a scriverle, come ho sempre fatto ;)
La citazione iniziale di Umiliati e Offesi di Dostoevskij, uno
dei libri più meravigliosi e commoventi che abbia mai letto, che forse è
proprio il mio preferito in assoluto -nonostante io ne abbia pressoché mille,
di libri preferiti ;)-, è la frase che dice Nataša -Natal’ja Nikolaevna Ichmeneva-
a Vanja, -Ivan Pёtrovič-, riferendosi all’addio appena avvenuto con
il suo amante Alёša, il Principe Aleksej Pёtrovič Valkovskij.
Non appena l’ho letta ho
immediatamente pensato ad Alja e Gee, e mi sono quasi venute le lacrime agli
occhi...
Ad ogni modo, in questo
capitolo vediamo il primo vero mattino di Alja dopo aver realizzato che tra sei
mesi Gee se ne andrà per sempre, per onorare la sua Sparta e morire da eroe per
la Grecia, lontano da lei, dopo la sua crisi del Capitolo 401.
Lys non è mai stata tanto
fragile e Gee non è mai stato tanto distrutto.
Ma vedrete che presto
ritroveranno il sorriso, anche in questi loro ultimi mesi... ;)
Nella seconda parte,
invece, abbiamo Feri e Jàn, i fratelli per eccellenza, Feri eroe e salvatore,
Jànos speranza e futuro.
La catarsi di Feri Desztor, il perdono e la purificazione, arrivata con il
realizzare che adesso Alja è nella sua stessa situazione con Gee, e che dovrà
essere lui a salvarla, come infatti farà nel 1848.
L’ha odiata per quello che
gli ha fatto passare per nove anni -quelli che sono passati da quando Lys l’ha
lasciato per Gee-, ma non può sopportare che adesso lei stia altrettanto male
per suo marito, quell’uomo che, per il solo fatto di averla avuta, e di essere
stato l’unico, avrebbe dovuto
renderla felice sempre, anche a costo
di sacrificare la sua stessa vita.
Come avrebbe fatto, ha fatto e farà Feri.
Spero davvero che vi sia
piaciuto! ;)
A presto! ;)
Marty