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Autore: Gienah    10/06/2013    1 recensioni
Melina non è come le solite protagoniste di questo tipo di storie. Lei non è romantica, è indipendente, solitaria e soprattutto non rinuncerebbe mai alla sua libertà per un uomo. Ha paura di ciò che non conosce ma quando la sua gemella muore davanti ai suoi occhi non ha esitazioni ad entrare in quel mondo oscuro e misterioso scegliendo di trasformarla in un vampiro. Il suo primo incontro con un vampiro non è né romantico né voluto e soprattutto non è c'è amore tra lei e Vincent. Almeno questo è quello che sembra.
Genere: Horror, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi scuso per il ritardo ma sono in periodo esame di maturità e beh... si insomma basta dire solo questo che ho già detto tutto! Ma con questo capitolo spero mi perdonerete, o forse mi odierete di più. chissà XD A più giù! ;)


Ero sempre stata sincera con me stessa. Mi piaceva fare la parte della ragazza dura e a volte persino aggressiva perché erano aspetti che rientravano nella mia personalità. Ma in realtà ero anche molto, forse troppo, romantica. Amavo guardare film romantici di nascosto da tutti e fantasticare su un futuro amore da capogiro, come quelli che si vedono nei film. Per questo quando quella notte rimasi a fissare il soffitto incapace di addormentarmi non ebbi difficoltà ad ammetterlo. Mi piaceva. Vincenti mi piaceva. Quel vampiro freddo e pericoloso mi piaceva. Non avevo problemi ad ammetterlo a me stessa, ma questo non significava che avevo intenzione di concretizzare qualcosa. Insomma, un vampiro schizzato e violento aveva quasi ucciso mia sorella per andare a colpire proprio lui e non sapevamo ancora chi era, cosa voleva e dove si trovava. Sorvolando sulla mia incolumità personale, chi era veramente Vincent? Cosa aveva fatto per attirarsi le ire di Leo? Sospirai rumorosamente sperando che Seline non mi avesse sentito. Mi portai un braccio sugli occhi e continuando a pensare a Vincent, lentamente mi addormentai.


<< hai un aspetto pessimo. >>
<< grazie Lu, sei davvero un tesoro a farmelo notare per la milionesima volta >>
Sbuffai fingendomi offesa mentre Luce, nome completo MariaLuce, beveva il suo orzo macchiato lanciandomi degli sguardi a suo dire penetranti.
<< quindi vuoi farmi credere che non c’è neanche un uomo al momento nella tua interessantissima vita sentimentale a toglierti il sonno? >>
Luce era la mia migliore amica. Con lei riuscivo a parlare di qualunque cosa, di quegli argomenti su cui tacevo persino con Andrea. Forse perché Luce era sempre stata … particolare. Ricordava un po’ una hippy degli anni sessanta, con quei capelli scuri chilometrici solitamente legati in una o due trecce, le gonne lunghe, gli occhialini piccoli e rotondi e quell’aria da perenne trasognata che aveva. Per non parlare poi della sua decisamente attiva vita sessuale. Quasi tutti la trovavano strana ed anche io pensavo che lo fosse, ma quella stranezza mi piaceva. Non aveva tabu, potevo parlarle di qualunque cosa e lei non mi avrebbe giudicato, mi avrebbe ascoltato e detto il suo parere senza comunque offendermi o ferirmi. Ci conoscevamo da appena un anno eppure le volevo già un gran bene e sapevo di potermi fidare totalmente di lei. Ma potevo davvero raccontarle TUTTO? Non si trattava di aperture mentali questa volta, ma di vera e propria fantascienza. La guardai di sottecchi cercando di decidere il da farsi, perché nonostante sapessi che era una pessima idea, avevo il disperato bisogno di sfogarmi con lei.
<< ok, hai vinto tu. >>
Lei non sembrò sorpresa della mia resa, ma gongolò ugualmente, con un sorriso che solo lei sapeva fare senza sembrare la sponsor di una pubblicità del dentifricio.
<< c’è un uomo. Ma è complicato. Prima di tutto mi odia. E se non mi odia non gli interesso in quel senso. Per di più probabilmente neanche a me interessa in quel senso. Anzi il più delle volte provo piacere nell’immaginarmi mentre lo schiaffeggio. >>
Aggiunsi sospirando. Luce aveva assunto quello sguardo vacuo che aveva quando pensava attentamente su qualcosa.
<< vacci a letto. >>
<< come!? >> quasi mi strozzai con il caffè che stavo bevendo. Sapevo che Luce era una tipa piuttosto libertina, ma in questo contesto era l’ultima cosa che mi aspettavo di sentirmi dire!
<< ok, ascolta Melina. Non sei abituata a cogliere i segnali del corpo degli altri e tanto meno del tuo. Per questo quasi sicuramente stai confondendo l’attrazione sessuale con violenza fisica o aggressività. Non so dirti se sei innamorata di questo tipo, e tanto meno se lo è lui, però penso che dovresti lasciarti travolgere dagli eventi ogni tanto. Senza aver paura delle conseguenze come tuo solito. >>
Incredibile a dirsi soppesai davvero le sue parole. Escludendo l’ipotesi di andarci a letto, certo. Se avesse saputo come stavano davvero le cose non mi avrebbe mai consigliato di ‘’non pensare alle conseguenze’’ perché le conseguenze potevano essere io, morta o magari semi morta. A seconda della mia fortuna.
<< non è non pensi che tu abbia ragione … è solo che … >> deglutii non sapendo esattamente come terminare la frase.
<< tesoro, so che anche se non lo ammetti facilmente stai aspettando la persona che ti farà battere il cuore, solo non perdere di vista la realtà. Rischi di non notare qualcosa o qualcuno di importante. E detto da me poi … >>
Sorrisi debolmente alle sue parole. Lei notò la mia esitazione così dopo aver finito con un lungo sorso il suo orzo mi rivolse un altro dei suoi sorrisi anti stress.
<< testona lo so che hai i tuoi tempi. Di certo non mi aspettavo che mi dessi ragione e corressi a buttarti tra le braccia di questo tipo misterioso. Anche se un po’ lo speravo ad essere sincera. In ogni caso sta sera io e te usciamo, andiamo in una nuova discoteca che non spara quella musica house orrenda. E tu ti metti un vestito carino e sexy e tu farai la carina e la sexy. Non mettere i tacchi se no sembri godzilla epilettico. >>
Le sorrisi riconoscente. Non amavo le discoteche ma dopo tutte quelle stranezze avevo bisogno di una parentesi di normalità. E magari fare l’incosciente senza aver paura di rimetterci la pelle.


<< non sono convinta sia una buona idea. >>
Seline mi squadrava con un cipiglio tra il serio e l’incuriosito. Da quando mi conosceva non mi aveva mai visto con niente di diverso dai jeans, t shirt e converse. Quella sera invece indossavo, mascherando tutto il disagio che provavo, un vestitino nero mono spalla lungo fino a metà coscia con delle ballerine nere.
<< non fraintendermi, penso che tu faccia bene ad andare a divertirti invece di stare chiusa in casa. Però penso dovremmo dirlo ad Andrea e a Gabriel. >>
La guardai facendo la faccia più tenera che potevo.
<< Seline, lo sai che Andrea si preoccuperebbe un casino se lo sapesse e di conseguenza Gabriel mi imporrebbe gentilmente di non uscire. Se fosse stato una persona qualunque lo avrei semplicemente mandato a quel paese, ma non credo di poter fare qualcosa contro un vampiro. >>
Lei sembrò pensarci su attentamente e alla fine con un mezzo sospiro accettò.
<< ma non ti prometto di non venire a controllare neanche una volta >>
<< Grazie Seline! >>
Mentre scendevo le scale stranamente serena mi resi conto di aver ringraziato qualcuno per avermi permesso di uscire. Sembrava di essere ritornata diciassettenne.


<< dai muovi il culo!! >>
Luce era già totalmente andata, e non perché fosse ubriaca ma solo perché era folle di suo. La guardai sorridendo mentre ondeggiando cercava di trascinarmi sulla pista. Scossi la testa ridendo davanti al suo sedere che oscillava in modo tutt’altro che provocante.
<< non sono ancora abbastanza ubriaca! Ti raggiungo tra poco! >>
Con un sospiro presi un altro sorso di quello che avrebbe dovuto essere una Caipiroske alla fragola. Non ero una santa ma non ero nemmeno un’esperta di cocktail così mi ero lasciata nelle mani un po’ più esperte di Luce. Svuotai quello che restava nel bicchiere in un unico sorso mentre sentivo la testa più leggera e la voglia di ballare finalmente si faceva sentire. Non riuscivo più a pensare a niente che non fosse ballare, o almeno speravo di star ballando, e ignorai persino quella sensazione di essere osservata che ogni tanto mi prendeva. Era sicuramente Seline che teneva fede alla sua promessa o semplicemente era l’alcol che mi faceva immaginare le cose. Mi avvicinai a Luce e senza alcun motivo apparente iniziammo a ridere, una di quella risatine tra l’isterico e l’inquietante. Per quella sera potevo permettermi di fare l’idiota e l’avrei fatto pure bene!


Non so per quanto tempo ballai, probabilmente non molto perché Luce era ancora carica e mentre io spingevo le persone per uscire un minuto dal locale lei era ancora intenta a scatenarsi sulla pista. Aveva anche iniziato a semi flirtare con un ragazzo moro dalla pelle ambrata davvero niente male.
Una volta fuori rabbrividii a causa dell’aria fredda sulla mia pelle sudata. Mi accesi una sigaretta concentrandomi sul ricordo delle scarpe assurde che portava quella sera Luce. Cielo, stavo davvero messa male se mi applicavo così tanto su un paio di scarpe.
Sentii qualcuno schiarirsi la voce dietro di me. Mi congelai sul posto. Ultimamente stare da sola quando il sole era calato significava rischiare di essere dissanguata. << ragazzina, mi fai accendere? >>
Mi girai stupita e stranamente non sollevata, perché ero così convinta che quella persona fosse Vincent che quando sentendo la sua voce mi resi conto che non era lui ne rimasi delusa. Delusa da cosa poi?
<< s..si scusa. Tieni >>
Gli allungai l’accendino e quando le nostre mani si sfiorarono un pizzicore improvviso mi fece allontanare di scatto la mano. Il ragazzo ridacchiò accendendosi la sigaretta.
<< ci conosciamo da solo due minuti e già facciamo scintille. Promette bene. >>
Lo guardai inarcando un sopracciglio, stranamente divertita. Da quando queste battutine mi facevano effetto? Era sicuramente colpa dell’alcol.
<< io sono Tiberio, ma tutti mi chiamano Rio. Non mi chiamare mai Tiberio ok? >>

Lo osservai meglio e quando mi resi conto di com’era fatto deglutii. Beh, mica ero asessuata. Rio aveva quasi tutte le caratteristiche che mi fanno impazzire negli uomini: occhi rivolti verso il basso circondati da piccole rughe d’espressione, alto sul metro e novanta e con un fisico ben allenato, con le spalle larghe e un sorriso strafottente. Memore delle esperienze passate assottigliai gli occhi per cercare i suoi: volevo assicurarmi di non vedere bagliori rossi sospetti. Nonostante il buio riuscii a notare le sue iridi bagnate d’oro e mi tranquillizzai. Il ragazzo ridacchiò ancora alzando a sua volta un sopracciglio.
<< non me lo dici qual è il tuo nome, ragazzina? >>
<< ti piace tanto chiamarmi ragazzina, non vorrei toglierti il divertimento. >>
Replicai quasi subito. Lui fece un altro tiro dalla sigaretta continuando a sorridere. Dio, ogni volta che sorrideva si accentuavano quelle fossette intorno agli occhi.
<< quanti anni hai? >>
<< ci stai provando? >> iniziai a ridere senza un motivo ben preciso. Che figura.
<< forse >> replicò con tono tranquillo.
Mi sentii improvvisamente in colpa. Di cosa poi? Non ero mica fidanzata. Vincent non mi avrebbe mai ricambiato e io stessa non ero sicura di volere che ricambiasse, perciò di cosa mi stavo preoccupando? Mi era permesso flirtare un po’. Mi imposi di scacciare quella sensazione immotivata e aiutata un’altra volta dal drink di poco prima sorrisi nel modo più accattivante possibile. Sempre che ne fossi capace. Non ero molto sicura, però l’avevo visto fare centinaia di volte ad Andrea e se funzionava con lei, doveva funzionare pure con me no? infondo avevamo lo stesso viso.
<< interessante tecnica di abbordaggio. Non sarai mica un killer? >>
<< dipende, ti piacciono i tipi pericolosi? >>
Feci un’espressione pensosa, in realtà ci stavo riflettendo davvero. Ero attratta dai tipi pericolosi? Riassumendo gli ultimi eventi la risposta più spontanea era una sola.
<< probabilmente si. Ma forse un killer è troppo persino per me. Mi accontento di un ladro alla Lupen, oppure alla robin hood. >>
<< ma quelli non sono pericolosi, sono solo finti pericolosi. Se ti dicessi che sono una sorta di poliziotto cosa penseresti? >>
<< penserei che le divise sono molto sexy. >>
Risposi senza pensare, salvo poi arrossire di botto e provocargli altre risate. E io che volevo fare quella provocante. Ma dove!?
<< in ogni caso non hai la faccia da poliziotto >>
<< infatti ho detto una sorta. Niente divisa perciò. >>
<< una sorta eh? E di che cosa ti occupi? A chi dai la caccia? >> aggiunsi sorridendo di sbieco. Di nuovo quel pizzicorio alla base del collo. Forse stavo esagerando. Infondo non sapevo chi avevo davanti: non solo i vampiri sono pericolosi a questo mondo. Lui fece l’ultimo tiro dalla sigaretta ormai finita prima di spegnerla sotto una scarpa. Solo a quel punto notai che ai piedi portava degli anfibi alti e salendo con lo sguardo incontrai un lungo giubbino di pelle nera. Si, aveva decisamente l’aria sospetta. Istintivamente incrociai le braccia al petto arretrando di un passo.
<< vampiri. >>
Spalancai gli occhi stringendomi ancora di più tra le mie braccia, cercando forse di auto tranquillizzarmi.
<< su non fare quella faccia, ultimamente ne stai frequentando parecchi no? >>
<< che cosa vuoi? >>
Ringhiai sulla difensiva. Si, ultimamente stavo frequentando parecchi vampiri e il primo tra questi era proprio la mia gemella e non avrei permesso ad uno squilibrato qualunque di farle del male, non di nuovo almeno.
<< ascolta, lo so che ora stai sulla difensiva perché vuoi proteggere tua sorella, ma non è lei al momento che mi interessa. Non miro ai pesci piccoli, capisci? Loro ci saranno sempre, in un modo o nell’altro. Io punto a quelli pericolosi, come la tua recente conoscenza. Leonard. >>
Lo guardai tra lo basito, il sollevato e l’incuriosito. Ma proprio a me tutti i tipi strani? Altro che normale flirt.
<< ascolta, se vuoi … occuparti di Leo o Leonard come lo chiami tu, mi fai solo che un favore. Ma non ti posso essere di alcun aiuto, per quanto vorrei. >>
Rio iniziò a ridacchiare infilandosi una mano tra gli scompigliati capelli neri.
<< cosa c’è da ridere?! >> mi accigliai. L’alcol e l’effetto ridarella erano ormai quasi del tutto spariti dal mio corpo e perciò stavo ritornando la solita acida Melina di sempre.
<< non riesci proprio a dire ‘’uccidere’’ eh? Prima parlavi tutta disinvolta di killer e ladri e ora sei tutta impaurita …. Sei proprio una ragazzina >>
<< hey! Smettila di chiamarmi ragazzina! >>
<< ma come, credevo ti piacesse! >>
<< beh, ho cambiato idea. Specie di poliziotto eh!? Ma fammi il favore, volevi solo fare il fico! >>
<< beh, nonostante frequenti pessime compagnie, sei comunque affascinante. Ragazzina, ma pur sempre affascinante. >>
Se possibile arrossii ancora di più fino a sentirmi le orecchie bruciare. Lo squadrai incapace di ribattere in modo decente, combattuta tra l’essere lusingata dalle sue parole o irritata dal suo sorriso strafottente. Poi improvvisamente mi venne in mente una cosa.
<< ma tu … sei umano? >>
Rio smise improvvisamente di ghignare e lentamente si sollevò dal muro sul quale si era appoggiato avanzando lentamente verso di me. Io non mi mossi, perché infondo sapevo che non avevo nulla da temere. Anche se non ero pienamente cosciente.
Con lentezza mi prese una mano che, in contrasto con la sua pelle bollente, appariva gelida. Trattenni il fiato seguendo le nostre mani fino a quando non si poggiarono sul suo petto, all’altezza del cuore. Il suo battito era regolare e forte, vivo. Alzai lo sguardo incontrando i suoi occhi dorati. Per un secondo mi vennero in mente quelli grigi e freddi di Vincent ma mi distrassi subito sentendo l’altra sua mano scivolare sulla mia guancia fino a fermarsi saldamente sotto l’orecchio, sfiorandomi anche parte della nuca. Ero come stordita, come se fossi sotto l’effetto di qualche droga strana. Di nuovo quel sorrisino si disegnò sulle sue labbra lasciando intravedere i denti, bianchi ma normali.
<< tu che ne dici, Melina? >>
<< aspetta, come sai il mio nome? E se lo sai perché mi chiami … >>
La mia frase si spense nell’istante esatto in cui lui poggiò le sue labbra sulle mie. Ricambiai senza pensarci, aggrappandomi alle sue spalle mentre Rio spostava la mano che fino a poco prima aveva stretto la mia dietro la mia schiena, spingendomi di più verso di lui. Era caldo e le sue braccia mi facevano sentire al sicuro e al tempo stesso elettrica. Mi mandava totalmente in confusione impedendomi di ragionare lucidamente. Mi sentivo bene, così quando si allontanò dalle mie labbra reagii d’impulso mordendogli leggermente il labbro inferiore. Allora si riavvicinò baciandomi con più forza di prima, strappandomi persino un mugolio. Dopo poco ci separammo, entrambi leggermente affannati. Lo guardai confusa, stupida prima da me stessa e poi da lui. Cercavo di scacciare di nuovo quel senso di inquietudine che era tornato dopo essermi separata da lui. Cercai così il suo sguardo che per la prima volta non era fissato nel mio e quando sentii un ringhio basso provenire dalle mie spalle mi voltai di scatto.
<< cos’è, sei territoriale Vincent? >>

Ed ecco che fanno la sua comparsa ben due nuovi personaggi! Uno più strano dell'altro devo dire xD A dire la verità Rio non era programmato nell'idea iniziale che mi ero fatta nella mia testa... ma è come ''piombato prepotentemente nella storia'', e questo fa capire molto anche sulla sua personalità xD Spero davvero che vi sia piaciuto il capitolo e ringrazio ancora chi mi segue, e soprattutto chi recensisce! Scusate se non vi ringrazio individualmente ma vado un po' di fretta (la connessione internet oggi fa capricci e non vorrei non riuscire a pubblicare il capitolo >.<) Quindi i ringraziamenti ufficiali li lascio al prossimo capitolo! un saluto a tutti =) Ps. Fatemi sapere cosa ne pensate di Vincent =)

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