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Autore: PinkyCCh    17/06/2013    8 recensioni
Elisabetta, al quinto anno del liceo scientifico, ha sempre cercato di passare inosservata, per evitare problemi. Il suo unico obbiettivo era: arrivare all’ultimo giorno di liceo, indenne, senza problemi. Ma qualcuno sembra non essere d’accordo. Chi? Nico. Il tipico cliché adolescenziale. Bastardo al punto giusto, stronzo al punto giusto e bello al punto giusto. Una scommessa li unirà. Un professore un po’ pazzo li unirà. Riuscirà Elisabetta a cavarsela? Riuscirà a non cadere tra le grinfie di Nico?
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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- La gelosia? - 











 

Il giorno dopo, a scuola, le mie amiche sembravano delle vere body-guard ed io una stella hollywoodiana visto il modo in cui mi braccavano. Avevo a malapena lo spazio necessario per respirare.
Durante il tragitto casa-scuola, precisando il fatto che anche lì si erano fatte trovare, mi avevano riempito la testa con parole pesanti verso Nico e vari avvertimenti.
Non potevo far altro che ridere per le loro premure, ma d’altro canto, sorridevo per il loro modo eccessivo di preoccuparsi per me.
La notte inutile dirlo, non riuscii a dormire. Avevo troppe cose a cui pensare. Scoprire, o meglio, ammettere, di amare quel bastardo di Blasi, mi aveva mandato letteralmente in tilt.
Poi avrei avuto il coraggio di guardarlo dopo aver ammesso di amarlo e della scommessa?
Ah già. La scommessa. Ancora non avevo saputo su cosa si basasse e con chi avesse fatto tale schifezza.

“Ragazze, voglio scoprire in cosa consisteva la scommessa.”
“Elis, non farlo. Potresti solo procurarti altro male gratuito.”
“Non mi interessa Kath, ho bisogno di sapere.”
“Va bene, allora noi ti aiuteremo. Vero Lin?”
“Oh certo! Ma prima scusatemi un attimo. Devo tagliare le palle a qualcuno.”

Io e Kath ci guardammo e seguimmo con lo sguardo la nostra amica che si stava dirigendo da…NICO.
Porca mignotta, avrebbe combinato un casino quella. Me lo sentivo. Ne ero sicurissima.

“Kath dobbiamo fermarla!”
“Nah, lasciala fare. Vedrai che sarà divertente.”

Ridacchiò la mia amica, posandomi una mano sulla spalla.
Si certo, divertente. Per loro forse, ma non per me.

“Ehi Blasi!”

Esordii Lin, avvicinandosi pericolosamente a Blasi.

“Che vuoi?”
“Oh, nulla. Solo darti questo.”

Fu un attimo. Ma davvero, eh.

Vidi Lin sferzare un calcio nelle pa…paesi bassi di Nico. Nico piegarsi in due dal dolore. Le facce dei ragazzi sbigottiti con occhi strabuzzanti. Kath ridere come una papere ed io…io portarmi le mani sulla bocca, shoccata, ma esultando interiormente per la lezione che la mia amica aveva impartito allo stronzo patentato.

“Ben ti sta Blasi. Stai fuori dalle palle..ops scusa il gioco di parole. Ci vediamo.”

Lanciò un bacio volante in direzione dei ragazzi per poi tornare da noi tutta sorridente, come se nulla fosse accaduto.

“Tu sei matta.”
“Oh, l’ho fatto per te, tesoro. Ora pensiamo al piano : Betting and love.”
“Bet che?”
“Massì, è come abbiamo rinominato io e Kath il piano: Scopri la scommessa dello stronzo. Un nome in codice insomma.”
“Ma che razza di amiche…”

Entrammo in classe pronte per affrontare un’altra estenuante giornata all’insegno dello studio. Per fortuna mancava poco alla fine dell’anno.

“Prof Santoro?”

Una voce maschile, ruppe il silenzio quasi surreale che si era instaurato in classe.

“Dimmi Blasi.”
“Vorrei cambiare partner per la coppia-studio.”
“E per quale motivo?”
“Non voglio avere a che fare con delle pr..principianti.”

Stava davvero chiedendo al prof di cambiare partner? Con quella voce da uomo ferito? Qui l’unica ferita, ero io! Io e solo io.

“Che bastardo.”

Biascicò Kath, seduta alla mia destra.

“Che uomo senza palle.”

Sentenziò Lin, seduta alla mia sinistra.

“Che stronzo.”

Esordii io, girandomi verso lui, infuocandolo col mio sguardo.

“Che hai da guardare, Molinari?”
“Io? Oh nulla BLASI. Semplicemente mi hai anticipato, perché neanch’io voglio studiare con una scimmia scappata dallo zoo.”
“Ma come ti permetti brutta..”
“Calma ragazzi, calma. Dunque…notando le varie tensioni tra Blasi e Molinari, deduco di dover cambiare accoppiate. Uhm..Molinari?”
“Sì, prof?”
“In coppia con Denisco. Luca. Tu Blasi invece, con la Scarano.”

Io con Luca? Il migliore amico di Nico? Questo sì che era un colpo di fortuna. Avrei potuto giocarmelo per bene per scoprire tutto sulla scommessa. Ne ero certa.
 
 




“Eli, tesoro, stasera lavori, vero?”
“Sì, ma solo al Midnight, perché?”
“Nulla, volevamo uscire un po’.”
“Fino alle 19 sono libera, ma dovrei studiare un po’. Ho degli arretrati, dunque sarà per la prossima volta, mi spiace.”
 
 


Passai tutto il pomeriggio a studiare, cercando di recuperare gli arretrati. Arrivai alle 18, stanca, nervosa e sconsolata. Avevo recuperato solo la metà, per via di tutti quei pensieri che affollavano la mia testa.
Nico era stato proprio uno stronzo. Nulla da dire. Eppure boh, mi aveva fatto tenerezza in un certo senso.
Forse, incideva il fatto che me ne fossi innamorata? Ma poi, come avevo fatto? Non riuscivo neanche io a spiegarmelo. Era una cosa del tutto assurda!

“Mamma sto andando a lavoro.”

Come sempre non arrivò alcuna risposta da parte della mia genitrice. Presi la mia borsa ed il mio cappottino e mi diressi fuori da quella gabbia di matti.
 




Stavo percorrendo il viale centrale della città, quando decisi di concedermi un bel caffè al “Caffè italiano”.  Uno dei bari più in di Taranto.
Mi avvicinai al bancone ordinando il mio solito decaffeinato macchiato, attendendo il barman che si spicciasse nel prepararmi quell’intruglio.

“Ciao Elis.”

Mi voltai nella direzione dove proveniva quella voce familiare.

“Vincent.”
“Cosa ci fai qui, tutta sola, pupa?”
“Quello che fanno tutti, credo. Prendo un semplice caffè.”
“Come siamo permalosi.”

Disse, gesticolando con il braccio destro, attirando l’attenzione del barman ed ordinando un Amaro Lucano.
Le nostre ordinazioni arrivarono insieme, forse quel cretino del barman, pensava stessimo insieme. Ma che cretino.

“Allora dimmi un po’…come va con il tuo fidanzatino geloso?”

Ci mancò poco che non sputai tutto il caffè sul bancone del bar.

“Fi-fidanzato? Ma di che parli? Ma sei matto?”
“Blasi non è il tuo ragazzo?”

Persi un battito di cuore nell’udire quel nome.
No. Non era il mio ragazzo e mai lo sarebbe stato, per quanto l’idea mi accarezzasse sempre più frequentemente.

“No, non stiamo insieme. Era solo il mio compagno di studio.”
“Strano. Eppure era palesemente geloso.”

Mi scrutò con la coda degli occhi, cercando una mia possibile reazione, che però, non arrivò.
Non arrivò, perché rimasi pietrificata da quell’osservazione.
Lui geloso di me? Della sfigata di turno? Dell’oggetto della sua scommessa?

“Vedo che non te ne eri accorta. Strano. Viene tutte le sere al Midnight e non ti leva gli occhi di dosso.”
“Ecco svelato come faceva a sapere del secondo lavoro. Le mie amiche infatti, non avevano saputo mai nulla del Midnight.

Lui mi spiava. Cazzo.
Sul mio volto si dipinse un sorriso ebete e gli occhi diventarono palesemente a cuoricino.

“Ne sei proprio cotta, eh.”
“Ma chi? Io? No per niente, Vincent.”
“Attenta principessina. Le bugie hanno le gambe corte e fanno crescere il naso. E tu, tesoro, hai proprio un bel nasino. Non lo deturperei se fossi in te.”

Disse avvicinandosi al mio orecchio, sussurrandomi quella frase da capogiro.

“I-io non dico bugie…”

Infondo era così. Io non ero cotta, ero innamorata.
La cosa era ben diversa. Giusto?
 




Finalmente ero arrivata al Midnight. Vincent aveva insisto affinchè mi accompagnasse lui a lavoro, dicendo che tanto era diretto lì. Mi avviai nel camerino per prepararmi ad un’altra serata ricca di pervertiti e maniaci.
Avevo sempre giurato a me stessa che appena ne avrei avuto l’occasione, avrei mollato tutto e tutti e sarei ripartita da zero lasciandomi alle spalle quel posto di merda. Io odiavo provocare piacere a quei viscidi vermi.

“Elis tocca a te. È il tuo momento.”

Annuii alla manager del locale, sistemandomi il corpetto argentato brillanti nato, stile Edward di Twilight, ed uscii dal camerino prendendo un lungo respiro.

“Ed ecco a voi Miss Moon!”

Ecco, quella era la mia entrata in scena.
Miss Moon. Miss Luna. Mi chiamavano così le ragazze del club, per via della mia carnagione bianca. Bianca come la luna, dicevano. Pura come la luna, dicevano. Bella come la luna.
Sì, bella nell’oscurità che mi avvolgeva.
Avanzai sul palco ancheggiando peggio di una puttana, muovendo il seno, cercando di provocare più piacere visivo possibile.
Iniziai a slacciare il corpetto, slegando i lacci che lo tenevano insieme, fin quando non vidi un’ombra pararsi davanti a me.
Alzai lo sguardo incredula.

“Dannazione! Non guardatela, maiali! E tu, stupida, vieni con me!”

Scesi dal palco, vedendo lo sgomento sui volti dei clienti ed il capo insieme ai bodyguard rimanere inermi a guardare.
Ma perché non facevano nulla?
Cazzo, una loro spogliarellista veniva rapita e loro rimanevano a guardare? Ma che bastardi!
La mia corsa fu arrestata di colpo da quel tizio che mi stava trascinando.

“Non voglio più vederti spogliare davanti a quei pervertiti, cazzo.”
“Tu non sei normale! Stavo lavorando!”
“Beh trovati un lavoro decente Elisabetta!”
“Nico, tu sei matto. Questa è la mia vita. Fatti i cazzi tuoi!”
“Questi sono i cazzi miei, stupida.”
“Ah sì? E perché? Avanti, dimmi.”

Si avvicinò a me, abbassandosi di poco per arrivare all’altezza del mio viso.

“Perché sono geloso.”

   
 
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