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Autore: I Fiori del Male    17/06/2013    3 recensioni
Marie Grandier e il generale Jarjayes sono rimasti soli nel palazzo, soli col triste ricordo dei due giovani che lì avevano vissuto la loro breve vita. Poi un giorno Marie trova il coraggio, per la prima volta dalla morte di André, di entrare nella sua stanza, e così ....
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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MEMORIE DI ANDRE GRANDIER
Capitolo II – La terza pagina

 
Prima di ricominciare a leggere, per un attimo Marie si abbandonò sul letto, i fogli accanto a se, ascoltando i lamenti del generale che riusciva ad udire con chiarezza malgrado egli si trovasse dall’altra parte della grande casa. Quando sentì di non essere più in grado di ascoltarlo, scostò i primi due fogli, già letti, passando alla terza pagina.

“ultimamente l’attenzione di Oscar è tutta concentrata su Maria Antonietta. Credo non si sia ancora accorta di quanto spesso ne parla. È una cosa cui non sono abituato, vedere i suoi occhi accendersi d’affetto quando parla di qualcuno, ma è quello che le succede quando parla della futura regina. Devo ammettere che questo mi da sollievo perché la rende un po’ più umana. È difficile credere che Oscar provi delle emozioni, perché è perfettamente in grado di nasconderle, ma c’è qualcos’altro che mi disturba, in questi giorni. È arrivato in Francia un uomo di nome Hans Axel di Fersen, un conte. Non dovrebbe avere niente a che fare con me, se non fosse che parla amichevolmente con Oscar tutti i giorni facendomi torcere le viscere ogni volta che li vedo insieme. È una cosa che proprio non sopporto.. Finora io sono stato l’unico cui Oscar rivolgesse più di un semplice saluto e uno scambio di opinioni e invece adesso ...”

Marie ricordava bene il conte di Fersen, un giovane senza dubbio affascinante. André si era sempre mostrato amichevole con lui ed ecco che viene fuori che non lo sopportava. Anzi, era addirittura geloso di lui. Marie tuttavia, pur non essendo riuscita a comprendere suo nipote, qualcosa l’aveva capita: il conte di Fersen non aveva alcun interesse al di fuori dell’amicizia per far visita ad Oscar, e questo perché non aveva imparato a conoscerla come una donna, avendo da poco scoperto che lo era. Certe cose, se si prestava la dovuta attenzione, si percepivano chiaramente. Fersen si comportava con Oscar proprio come fosse in presenza del generale, senza alcuna finzione.

Perdendosi in quei pensieri Marie finì per chiedersi di nuovo perché non avesse prestato la stessa attenzione con André, cui voleva bene più che a se stessa, e alla fine capì: nel suo mondo, che si era costruito nello spazio di anni nella grande casa Jarjayes, Oscar e André erano amici d’infanzia, lei nobile, lui figlio del popolo e suo futuro attendente, una semplice compagnia maschile posta al fianco della bambina perché imparasse a vivere da uomo con più naturalezza. Questo, nella sua testa, era ben chiaro e nulla poteva cambiarlo, perciò che senso aveva pensarci troppo? Nessuno, così come non avrebbe dovuto averne per suo nipote, ma per lui era stato diverso, perché l’aveva saputa e vista donna fin da subito, e in fondo, si disse Marie, chi avrebbe potuto resistere a Oscar, che era così bella e intelligente e coraggiosa e mille altre meravigliose cose? Solo il conte di Fersen aveva potuto, e solo perché amava la regina di Francia, anch’essa bella e intelligente e coraggiosa e mille altre meravigliose cose, l’unica che, a suo parere, potesse eguagliare Oscar.

“ ... adesso è arrivato lui. In una settimana, è già passato diverse volte a casa, e lei sembra ogni volta più contenta di vederlo. Non vorrei che ... no, non  voglio nemmeno pensarci! Non puoi, Oscar ... che poi, che vorrebbe dire che non puoi? Ogni volta mi dimentico che non posso darti ordini ne pretenderti. So che se ci provassi ti perderei del tutto, perché tu sei così, vuoi essere libera, non sei abituata alle costrizioni cui sono tipicamente soggette le donne e questa è una delle tante cose che amo di te ... proprio tu che, nel tuo vivere da uomo, vivi in realtà una costrizione eterna ... che ironia! Lo so, non posso dirtelo, ma qui posso scrivere mille volte che ti amo, tanto non leggerai mai queste parole. E posso scriverti anche che non voglio vederti correre dietro al conte di Fersen, anche se ho il brutto presentimento che la tua corsa sia appena cominciata. Io conosco quello sguardo, Oscar. L’ho visto oggi e lo vedo da quando il conte ha cominciato a farti visita. Conosco quel modo in cui lo guardi, lo percepisco proprio perché non è mai accaduto prima, e giuro che vederlo ogni volta è come morire, mentre desidero che mi guardi così, perché sicuramente rinascerei.”

“oh, mio piccolo André ....” si lasciò sfuggire Marie con un gemito a quelle parole. Che destino infame gli era toccato allora! Vedere Oscar innamorarsi di Fersen, senza poter fare nulla per fermarla. Era sicura che avesse ragione, non perché se ne fosse resa conto lei stessa stavolta, ma perché André, quando si trattava di Oscar, non sbagliava mai. Un’altra prova di quanto lui ci tenesse, sfuggita a quei suoi occhi disattenti.

Poco più sotto André continuava, lasciando un po’ di spazio, come se avesse proseguito nei giorni successivi.

“ oggi Fersen è partito e io ho avuto la conferma che cercavo vedendo Oscar seduta alla finestra, intenta a scrutare distrattamente l’orizzonte, persa in pensieri che non mi sono più oscuri. Ha detto lei stessa al conte di partire, per il bene della regina che lui tanto ama, e io non mi spiego da dove abbia tirato fuori la forza necessaria. Le ho detto che di li a poco sarebbe partito, che forse avrebbe potuto fare in tempo a salutarlo, ma lei non ha battuto ciglio, cocciuta come sempre. Ho visto le sue lacrime, anche se come al solito non le ha tirate fuori, e mi sono sentito male al suo posto, perché ancora una volta non ho potuto fare niente per lei. Sono peggio che inutile, Oscar, mi dispiace. Se anche ti dicessi tutto non mi aspetterei nulla più di un rifiuto da te, e niente di più mi meriterei.”

Proprio quando ebbe finito di leggere quella pagina, udì di nuovo la voce del generale Jarjayes. Pareva quasi rispondere a ciò che André aveva scritto.

“sai André, mi dispiace di averti trattato male. Tu sei stato sempre vicino ad Oscar, sei con lei da quando era bambina, forse sei davvero l’unico meritevole di starle accanto ... sono davvero dispiaciuto di averti chiamato servo e non amico, di non averti mai ringraziato, di avere anche tentato di ucciderti pur di non vederti con mia figlia. Le mie sono parole sincere di un vecchio che per troppi anni ha visto sua figlia soffrire rinchiusa nella serietà di un’uniforme militare, invece di mostrare la sua bellezza e vivere una vita felice. André, ti prego, tu che puoi, falle vivere quella vita che le ho negato, fammi vedere la mia bambina in abito bianco prima che io lasci questo mondo ....”

Ancora una volta fece una pausa, come se stesse ascoltando una risposta, poi non disse più nulla, si limitò a piangere e bisbigliare mille volte grazie ad un André che, venuto da chissà quale mondo dell’ immaginazione, aveva accettato con gioia di sposare la sua amata Oscar.

Probabilmente il generale aveva conservato abbastanza senno da comprendere che Oscar a André non c’erano più, ma parlava loro come fossero ancora vivi, sperando che lo sentissero e lo perdonassero. Marie era convinta che, se in qualche modo fosse riuscito ad ottenere quel perdono, avrebbe poi chiuso gli occhi per sempre e li avrebbe raggiunti in quel mondo felice, dove sparivano le cose brutte della vita.


 
   
 
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