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Autore: ParalyzedArtwork    23/06/2013    1 recensioni
”Cosa volete?”
“Quello che continua a dividerci e continua a tenerci uniti. L’odio verso di voi, quello che continua a gettarci nel caos ed ha farci risorgere.”
Genere: Fantasy, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’autobus stava per partire e tutti si affrettavano dalla fermata a salire ed a cercare un posto libero. Li osservava da lontano, sedeva col suo impermeabile nero dopo la porta centrale dell’auto, nei secondi posti a destra accanto al finestrino. Aveva un piede appoggiato al termosifone sotto il suo sedile e un braccio sul davanzale del finestrino con la mano stretta in un pugno dove teneva appoggiata la testa. Sbuffava, stava aspettando che la sua preda arrivasse e se non fosse arrivata avrebbe buttato ore ed ore di sonno inutilmente e questo pensiero iniziava ad irritarla. Chiuse gli occhi cercando di non pensarci. Stava per lasciarsi andare al sonno quando un uomo dai movimenti maldestri e dalle mani tremanti si sedette accanto a lei. Aveva una giacca color cappuccino e una valigetta di pelle, appena si sedette inizio a sistemarsi frettolosamente il capello, poi lo tolse e lo appoggiò sulle ginocchia sopra la valigetta. Iniziò a picchiettare con le dita sul manico posto sul sedile avanti e agitava le gambe. Lo stava fissando, arcuava le sopracciglia in segno di poca tolleranza. L’auto partì e l’uomo continuò a scuotersi e fissava la finestra con occhi spaventati. Gli stavano tremando le labbra. “Ghoul inesperto”. Questa fu la sua tesi. Era un Ghoul alle prime armi, ma dall’aspetto non sembrava tanto giovane, probabilmente sapeva che lo stavano cercando. Passarono ben due fermate e l’uomo continuava ad essere agitato mentre la povera ragazza iniziava a perdere la pazienza. Arrivarono alla piazza centrale del paese, dove solitamente scendevano tutti, l’uomo come ogni fermata, fissava la porta dell’auto e si agitava ancora di più. Ma sta volta smise. Appena si girò per ricontrollare il finestrino, lei era di fronte a lui e con i suoi guanti teneva stretta la sua faccia, si fissarono negli occhi e con freddezza ed una straordinaria forza che non dimostrava gli rigò la testa, con una tale forza da rompergli il collo. Le persone erano affollate all’uscita e nessuno li stava fissando. L’uomo cadde sul sedile inanime. Doveva sbrigarsi la prossima fermata sarebbe stata perfetta, lo avrebbe preso in spalla e lo avrebbe portato fuori e condotto alla Rocca; e così fece. Scese in una fermata molto nascosta in mezzo alla campagna, ormai si era fatto buio e avrebbe dovuto sbrigarsi. Si fece carico dell’uomo e con una guardia sempre all’erta camminò un’oretta per la campagna. Poi eccola, il portone degli ingressi sotterranei. Era una porta di legno con inciso un simbolo sopra. Una grande R formata con delle line spezzate chiuse, Raido la runa del viaggio e del movimento. Era una runa dispari, che significava anche il ricevere messaggi, o al rovescio cattive visite. Lasciò cadere il corpo dell’uomo a terra, si sfilò un guanto e con la stessa mano estrasse un pugnale e si ferì il palmo ed attingendo il sangue da lì, riempì l’incisione della Runa così da aprire la porta. Attraverso il tunnel arrivò  ad una sala. A terra in cerchio erano incise tutte le rune dell’alfabeto di Fuþark o Runico, compreso il Karma. Erano tutte già macchiate di sangue e degli uomini che assomigliavano a dei monaci con delle vesti oro, argento, bianco e rosso erano in cerchio a seguire la sequenza di rune. Lasciò cadere il corpo del Ghoul nel cerchio di Rune e sopra di lui il suo guanto e si inginocchiò a terra. Da lì le cose sarebbero state in mano loro, e come sempre, adesso era giunta l’ora di dormire. Chiuse gli occhi, ancora in ginocchio intravide una luce e poi l’oscurità.


La luce entrava imponente dalla grande vetrata dietro il letto a baldacchino dove dormiva la ragazza. Iniziò a rigirarsi freneticamente nel letto e lentamente iniziava ad aprire gli occhi, anche se la luce la disturbava parecchio. Le sembrava di aver dormito per mesi. Pian piano cercava di tirarsi su, ma sentiva le braccia doloranti e decise di rimanere sdraiata, immersa nelle calde coperte.  Bussarono alla porta ed entrò un piccolo frate trotterellando e facendo traballare un vassoio con delle vivande. Era Frà Cliff, nella sua tunica bianca, basso e tozzo, aveva ben pochi capelli che avevano la funzione di cingere il centro del capo che era per lo più scoperto. Faceva parte degli ordini minori, coloro che accudivano i Mastini e le loro stanze.

 “Buon giorno Milady, le ho portato qualcosa per riprendere le forze dopo l’esecuzione di ieri sera.”

Sorrideva, di un sorriso buono e genuino che pochi avevano. Posò il vassoio sul comodino della ragazza ed iniziò a passarle da mangiare, ma appena lei prese in mano la tazza sentì una fitta al polso destro e non controllandosi la feci cadere. La tazza cadde a terra frantumandosi in mille pezzi che si sparsero per tutta la stanza e macchiando il bordo delle coperte ed il pavimento. Il frate si scostò subito per non essere tagliato e le lanciò uno sguardo sconcertato. Non era un buon segno. La ragazza tirò su la manica della camicia da notte e vide una banda che partiva dal polso fin poco su del gomito, quando stavo per srotolare la benda il frate la fermò.

“Non fa niente, fai un lavoro impegnativo e sei ancora piccola e molto debole. Tra poco giungeranno i Gaunt in visita e il Padre vuole che ci siate tutti ad accoglierli. Non potrai finire di riposare, ti aiuto io a finire la colazione.”

Era come un padre premuroso, per lei, era questo. L’ aveva vista crescere e si era preso sempre cura di lei aiutando la sua famiglia finchè poteva; è grazie a lui se l’ordine riuscì a rintracciarla.

“ Grazie. Ma che ore sono? I Gaunt in genere arrivano verso l’ora di pranzo.”
“Allora credo sia ora che si sbrighi signorina.”

Mandarono delle dame a portarle le vesti ufficiali e per aiutarla a vestirsi; accettò il loro aiuto solo per stringere il corsetto e le scarpe. Le vesti ufficiali dovevano essere indossate sempre, ma si prediligevano vestiti più umili per le spedizioni nel mondo esterno. Erano composte da dei stivali fin al ginocchio con un risvolto in alto, leggermente a punta, con un tacchetto e nella parte frontale dei lacci. Dei pantaloncini molto stretti con sopra una gonna a pieghette, con una cintura a tenere la spada, delle piccole lame e dei pugnali; un reggiseno a fascia rinforzato che faceva parte di un corpetto e dei guanti. Infine la tunica con delle maniche lunghe e un grande cappuccio. I loro colori erano l’oro e l’argento, decorati dal bianco ed il rosso.

Uscì frettolosamente, le trombe all’esterno già suonavano. Arrivò appena in tempo. Tutti erano già in fila davanti al cerchio nella piazza principale, o quasi tutti, qualcuno mancava e ciò era strano, ma non ci fece caso, si mise il cappuccio ed intrappolò le sue mani luna nella manica dell’altra e chinando il capo si mise in cerchio come tutti. Si trovavano nella piazza principale, decorata con quel sigillo di Rune, dove si affacciava il palazzo principale della città e sede dei Mastini, c’era qualcuno che da lontano fissava l’esecuzione che aveva paura, una paura infondata del resto. Il cerchio si illuminò e da lì apparvero due figure inizialmente nere, dalle grandi ali piumate spiegate. Erano i Gaunt Della Notte. Erano i discendenti di Lucifero, vivendo nel deserto dove sorvegliavano i Ghoul, tra di loro non scorrevano ottimi rapporti pertanto si erano alleati con i Mastini Di Dio per mettere fine ai loro inutili pasticci. Ogni tanto andavano lì alla rocca a parlare dei movimenti dei Ghoul e il loro lavoro, o solamente per fare una chiacchierata con degli alleati. I loro caratteri erano statici, arrivavano quasi sempre in coppia un uomo ed una donna; uno di loro teneva conto delle strategie, delle tattiche e l’altro agiva. Quasi sempre erano le donne a voler agire tra di loro, grazie al loro fascino ammaliante gli risultava più facile, anche se sta volta non era così. La donna aveva i capelli tagliati a caschetto, degli occhiali piccoli ed un completo nero con una camicia bianca. Lui dei jeans nero carbone ed una maglia larga bianca con dei lacchi sulla scollatura a V. Avevano tutti una pelle pallida, degli occhi rosso sangue e dei capelli completamente scuri. Appena arrivati tutti, tranne il Santo Padre, si inginocchiarono. Lui si diresse da loro, strinse la mano al ragazzo e baciò quella della donna.
“Grazie per essere giunti così velocemente, la riunione si svolgerà tra poche ore, la prego di seguirmi all’interno della Rocca, avrà viaggiato tanto vorrà riposarsi.”
Detto questo sollevando la mano della donna e lasciandola in alto sorretta dalla sua, quasi a mo di ballo, si diresse verso l’entrata. Appena sparirono si rialzano tutti e si tolsero il cappuccio, tutti andarono a salutare l’atro Gaunt e poi sparirono con amici e ragazze della confraternita a svolgere le loro mansioni, mentre lei, per ultima, si diresse da lui. Sorrideva malignamente, mentre lei scuoteva la testa ridendo.

“Perché mettete sempre queste vesti da damerini?”
“Perché è la nostra tenuta ufficiale. Possibile che ogni volta mi fai la stessa domanda?”
“Se non facessero così schifose, non la farei.”
“Divertente, adesso scusa ma devo andare a lavoro. Non sono un perdigiorno come te io.” “Perdigiorno? Ma sentila, Miss Riposino settimanale.”
“Spiritoso. Si da il caso che oltre a cacciare noi aiutiamo le persone”

Si avviò verso il centro della città, mentre i mercanti riprendevano il loro posto nella piazza ed il ragazzo la seguì, iniziando a passeggiare con lei.

“Che ci fate qui, Mark?”
“Cos’è che non ti torna, Cassidy?”
“Allora, perché siete venuti qui?”
“Ci hanno convocato perché pare che l’altra sera ci sia stato un Ghoul ribelle, non ho ben capito la situazione, pare si sia risvegliato.”

La sua faccia adesso era pietrificata.

“Tutto ok?”
“L’altra sera hai detto? Questa notte?”
“Si, era il Ghoul che stavi cacciando?”.

Arrivarono ad una balconata della città, si tirò su la manica e fece vedere la benda al ragazzo.

“Ieri mi trovavo su un mezzo, lo stavo aspettando, era nervoso, gli ho rotto l’osso del collo nella confusione e sono subito scesa col corpo. Nessuno si è accorto di nulla. Appena arrivata ho seguito le normali procedure. Ma quando mi sono svegliata il polso era dolorante. Sai che per purificare l’anima dei Ghoul usiamo il sangue delle vene nei punti di congiunzione, solo in quel caso tagliamo lì, ma i tagli sono lievi non portano complicazioni, le ferite si richiudono subito grazie al potere delle rune e non passano mai pochi giorni da un taglio… Solo che il taglio sta volta è stato più lungo, e sono di più. Ed è strano.”


 
   
 
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