Fanfic su attori > Coppia Farrell/Leto
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Autore: kiara_star    26/06/2013    7 recensioni
“Afferrò il cartoncino con il suo nome e lo rigirò fra le dita prima di rimetterlo al suo posto. Non sapeva chi altro ci sarebbe stato seduto lì con lui a condividere quella serata, ma gliene importava poco.
Tutto ciò che contava era che sul cartoncino alla sua destra ci fosse scritto Colin Farrell.”
...
[pairing extra: Hiddlesworth (Tom Hiddleston, Chris Hemsworth)]
[guest star: Billie Joe Armstrong]
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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6. Red carpet


«Lei continua a ripetermi che si fida di me, “Tesoro, so che puoi farcela.” Ma io non so se ci riesco, insomma, ho fallito per dieci anni perché adesso dovrei riuscirci? Trè dice che sono un coglione e in fondo è vero. Lo so che sono una testa di cazzo ma voglio cercare di non esserlo più, capisci? È come se la tua vita arrivasse ad un punto che non sai più dove stia andando o come se fossi in cima a qualcosa e ti chiedi: “che cazzo ci faccio qui? Perché ho scalato questa fottuta montagna?” È un martellare nella testa, capisci? Ancora e ancora e ancora e, non lo so, sarà che sono solo un fallito o forse potrei tentare di capire chi realmente sono. Ciò che sono è la musica che scrivo, ma la mia musica parla di me o sono io a parlare di lei? È una fusione di anima e cuore, ma alla fine è solo un vuoto da colmare e con cosa vuoi colmarlo? Con ciò che senti, e allora sbagli, perché i sentimenti sono caotici e ti fanno sbagliare e ti prendono allo stomaco e non ti danno tregua, capisci? In fondo tutto quello di cui hai bisogno è-»
«Armstrong, vuoi chiudere quella fottuta fogna?!» Billie non aveva fatto che parlare da quando avevano messo il culo in quella limousine. Aveva riempito l’abitacolo di racconti idioti e di you know fastidiosi che Jared era sicuro avrebbe sognato anche di notte.
Gli occhi verdi del cantante lo guardarono e finalmente tacque.
Dio, ti ringrazio.
«Comunque credo che tu abbia ragione.» Ora la voce era quella di Hiddleston. «Cosa siamo se non l’arte che portiamo in scena?»
«Esatto! Era questo che volevo dire, amico! Ognuno di noi-»
«Sentite voi due, se volete continuare con questi discorsi esistenziali, ditelo, così fermiamo l’auto e vi facciamo scendere, ok? Io e il mio mal di testa vogliamo silenzio. Riuscite a tenere quelle vostre bocche chiuse per dieci fottutissimi minuti? Chris, perché non gli ficchi la lingua in gola così se ne sta zitto e buono e la smette di dare corda a questo coglione di Armstrong?!»
«Jared!» L’ammonimento di Colin però arrivò tardi.
I suoi occhi passarono dal volto silente di Billie a quello paonazzo di Tom per finire su quello alquanto confuso di Chris.
Sì, buona notte Hemsworth...
Ok, era stronzo per natura, ma certo quella sbronza non aiutava.
Stava per tornare in albergo e gettarsi su quel letto come non ci fosse un domani, poteva pure sopportare altri cinque minuti di compagnia molesta, no?
In fondo Billie aveva solo voglia di sfogarsi, stava passando un periodo non troppo felice e questo lo sapeva. Hiddleston viveva in un limbo dantesco dove aveva deciso di mettere radici. Troppo codardo per ammettere i suoi veri sentimenti e troppo buono per afferrare ciò che voleva. Chris era Chris e, per quello che aveva capito quella sera, neanche troppo diverso da Colin. Forse solo più giovane e per questo più ingenuo. Magari se Hiddleston avesse cacciato le palle, le cose a loro due potevano anche andare bene.
Ma la testa pulsava, lo stomaco continuava a mandargli acido in gola e il traffico di New York era odioso come al solito. Non aveva tempo né energie per analizzare la vita degli altri, già faceva fatica a far andare dritta la sua senza troppe sterzate brusche, ed ogni volta che questo accadeva era perché c’era di mezzo lui.
«Scusa.» Tom aveva lo sguardo basso e si stava torturando un angolo della bocca. Chris al suo fianco lo guardava senza dire niente ma nei suoi occhi si percepiva la voglia di avvolgergli le braccia attorno.
«No, scusa tu, anzi scusatemi tutti, sono più stronzo del solito. È il prezzo dell’essere una diva.» Riuscì a recuperare un sorriso dall'inglese ed un’occhiata d’intesa da Billie. In fondo erano due teste di cazzo uguali.

«Prima fermata, a chi tocca?» chiese Colin quando l’auto si arrestò.
«A me.» Fu Armstrong ad alzare il suo braccetto tatuato. «Grazie per la compagnia e scusate le chiacchiere.» Jared annuì e gli tirò uno schiaffo amichevole su una spalla.
«Quando vuoi, dude
«Spero di beccarvi in giro.»
«È stato un piacere conoscerti.» Tom gli strinse addirittura la mano e lui era solo troppo ubriaco per pensare a qualche battutaccia da rifilargli.
«Piacere mio. Buona serata gente e, se fate un’orgia, chiamatemi, sarò lì in un secondo.»
«Sparisci Armstrong!» Jared aveva richiuso la portiera mentre Billie ancora rideva.
«Ma quanto cazzo parla quello lì?!»
«Ah, ora mi dai ragione?!» Colin alzò le spalle e si passò una mano dietro al collo. Non si era mai tolto né la giacca né la cravatta. Una volta in albergo l’avrebbe gettato di peso sotto la doccia e magari ci si sarebbe infilato pure lui.
«È un personaggio interessante.»
«No, è solo un idiota egocentrico che si crede il Sommo Poeta del nuovo millennio.» Tom aveva sorriso.
«Stavamo parlando di Billie, non di te.» E Colin era ancora in vena di prenderlo per il culo. Lui non aveva altrettanta forza di ribattere.
Si stese sul sedile con lo sguardo al tettuccio mentre sentiva Chris e Tom parlottare fra di loro.
«Che dicono?» sospirò in direzione di Colin. Era curioso di sapere se almeno i suoi sforzi erano serviti a qualcosa.
«Hemsworth dice che è tardi e che sveglierà sua moglie se rientra e-»
«E sta chiedendo a Tom se lo ospita nella sua stanza.» Sogghignò all’annuire di Colin.
Ottima pensata, Chris, non sei così ingenuo come credevo.
L’auto si fermò una seconda volta.
«Questo è il nostro» sorrise l’australiano recuperando la giaccia dal sedile. «Grazie per la compagnia. È stato un piacere, Colin.»
«Anche per me.»
Un attimo dopo un omone di quasi due metri lo stava stritolando fra due braccia troppo sudate. «Vengo a sentirvi la settimana prossima.»
«Ti dedicherò una canzone e senza "fuck".» Nonostante ci fosse molto da apprezzare, Jared si convinse che la vera bellezza di Chris era nel suo sorriso. Come quella di Tom era nella luce che aveva negli occhi. Forse troppo gentile per quello schifo di mondo, forse quella giusta per sopravviverci.
«Sono stato felice di conoscerti, Mr. Leto.»
«Alla fine posso dire lo stesso anche io, Hiddleston.»
Tom rise di nuovo ed annuì. «L’avevo capito che non ti stavo simpatico.»
«No, mi stavi proprio sul cazzo, ma sono lunatico e tu sei ubriaco, perciò ora siamo amici.»
Però cerca di non farti male, perché non ci sarà nessuno a leccarti le ferite a quel punto.
I due scesero davanti all’insegna del lussuoso hotel e stavolta fu Colin a chiudere la portiera.
«Guarda come sono disgustosamente carini...» sospirò guardandoli chiacchierare da dietro al vetro oscurato. «Un tempo anche noi eravamo così... credo.»
«Non lo siamo mai stati.» Sorrise amaro alle sue parole, ma in fondo era solo la verità. «Noi siamo sempre stati più intraprendenti.» Liberò una risata e continuò a guardare lo sfrecciare dei marciapiedi newyorkesi.

«Io dico 1000.»
«O 100 o niente.»
Sbuffò mentre i piani dell’ascensore si illuminavano uno dopo l’altro. «Hai paura di perdere, Farrell?»
«Come se mi preoccupassi di perdere 1000 dollari.»
«Oh, il ricco attore Colin Farrell in tutta la sua boria notturna.» Lo scrutò con la coda dell’occhio e lo vide sorridere. «Avanti, 1000 dollari che quei due scopano.» Avevano deciso di scommettere mentre Tom e Chris si dimenavano nel remake di Dirty Dancing, ma la cifra continuava a cambiare di volta in volta.
«Non lo faranno, ti dico. Conosco Tom, si ammazzerebbe piuttosto che creare qualche problema a quello che considera suo fratello.»
«Ed io conosco l’effetto della tequila mischiata alla vodka e a un desiderio tenuto soffocato nelle mutande per anni, e ripeto, anni.» Colin lo fissò negli occhi mentre le porte si aprivano. «Anni, Farrell.» Stavano per richiudersi quando l’irlandese le bloccò con una mano.
«5000 più “Sono una diva” al prossimo concerto.»
Jared gli restituì lo sguardo di sfida. «5000 più “Sì, ho avuto esperienze omo” alla prossima intervista.» Se doveva giocare allora bisognava farlo seriamente. Colin rimase silente per un po’ poi uscì dall’ascensore e lui lo seguì. «Te la fai sotto, lo so, sei un codardo e-» Si ritrovò premuto con la schiena contro la parete del corridoio e le sue labbra a zittirlo.
«Ci sto.»
«Perderai.» Colin sorrise e lo baciò ancora.
Barcollarono fino alla camera, poi niente doccia e niente riposo, solo il caldo abbraccio delle lenzuola umide sulla pelle, ed ovviamente il caldo abbraccio del suo corpo. Il regalo di un’altra notte rubata.

Jared raggiunse il balcone e si poggiò con i gomiti sulla balaustra. Il fumo della sigaretta di Colin gli arrivò sorretto dal vento.
«Amo New York, nonostante tutto.» Era sempre viva, era sempre pronta a cambiare e a lasciarsi cambiare. Era sempre pronta ad essere violata e distrutta e poi ricostruita e ricostruita ancora. New York viveva mille vite in una e allo stesso tempo rifletteva quelle di qualcun altro.
I capelli sciolti gli accarezzavano le spalle nude e l’aria albeggiante gli sfiorava il viso con una fresca carezza. Colin se ne stava seduto su una sedia di vimini, che aveva trovato orribile appena aveva aperto la portafinestra, eppure ora con lui seduto a fumare la sua sigaretta, sembrava quasi bella.
«Un giorno scalerò un palazzo a mani nude. Da solo.» Lo sguardo si perdeva sulle piccole luci che coloravano i grattacieli, su quelle che sembravano voler giungere al cielo, ma il cielo era sempre troppo in alto.
«E che farai una volta in cima?» Colin lo accostò e spense il mozzicone sulla balaustra.
«Mi siederò, chiuderò gli occhi e canterò.»
«Non ti sentirà nessuno se salirai solo, ti pare?» Gli aveva sorriso ed era tornato con gli occhi su quella grossa mela d’acciaio.
«Sentirà la mia anima e poi sarà lei a cantare per me ed io ascolterò.» Due braccia lo avvolsero e lui respirò a fondo un profumo che, sapeva, gli sarebbe mancato più dell’ossigeno stesso.
«Ora sei ancora a terra, marziano.» Un piccolo bacio al di sotto del suo orecchio destro. «Puoi cantare per me.»
«Tu hai smesso di ascoltarmi da tempo.» Sorrise alle prime luci dell’aurora che andava a rubare la scena alla notte appena trascorsa.
Colin gli baciò una spalla e sciolse l’abbraccio. «Vado a farmi una doccia.»
Eppure io continuo a cantare solo per te.
«He lives to run...» sospirò nella solitudine di una balconata affacciata su una meravigliosa New York.


***


«Forse dovresti infilarci un assolo nel mezzo.»
«Durante il bridge?» Jared annuì mentre Shan si rigirava una bacchetta fra le dita. «Potrebbe andare» sospirò poi picchiandola sul bracciolo della poltrona.
Lui continuò a pizzicare distrattamente le corde della sua acustica.
Il cellulare squillò tre volte nella sua tasca ma lo ignorò. Poco dopo si udì il suono sibillino di un messaggio.
«È Tomo che è rimasto a piedi. Ci scommetto la testa.» Shan continuava a picchiare la bacchetta con un piede sul tavolino di fronte e gli immancabili occhiali da sole anche se erano chiusi in uno studio, un vizio che Jared amava spesso imitare.
Poggiò la chitarra sul divano ed afferrò il cellulare.
Sorrise sghembo. «Recupera una ghigliottina perché hai perso, bro.»
Come al solito non rispondi. Ti ho fatto inserire nella lista degli ospiti. Non voglio un No come risposta.” Mittente: Chris H.
Shan si sporse verso di lui per sbirciare ma Jared nascose il cellulare contro il petto.
«È privato» affermò superbo vedendo suo fratello alzare le sopracciglia e poi alzare anche il culo dal divano.
«Vado a recuperare quell’idiota. Tu resta qui a crogiolarti nel tuo privato.»
«Permaloso.»
Ghignò al suo dito medio e poi lo vide sparire dietro alla porta.
Sono occupato. Non posso venire.” digitò velocemente.
Subito dopo, un altro paio di bip.
Hai un concerto tre giorni dopo. Ho controllato. Devi venire.
Rise nella solitudine dello studio e guardò per qualche attimo lo schermo con il messaggio. Sì, era libero e poteva andare però voleva farlo implorare un altro po’.
Dopo quella stramba serata lui e Chris era diventati parecchio amici. L’australiano era andato davvero al suo concerto la settimana successiva ma lui non gli aveva dedicato nessuna canzone, per fortuna non era permaloso come suo fratello. Quella stessa sera aveva anche saputo di aver vinto la sua scommessa ma il perdente aveva pagato pegno solo per metà, come se si fosse aspettato il contrario.
Dopo quel gala lui e Colin non si erano visti più. Solo un breve scambio di messaggi:
Ti mando il numero del mio conto. 5000 domattina.”
Stai barando.
Hemsworth è più loquace di Hiddleston.
Sei un fottuto bastardo, Leto.
Lo so. Paga.
Poi non aveva ricevuto risposta, solo un bonifico il giorno successivo di circa 4800 dollari - taccagno di un irlandese.
Il cellulare squillò di nuovo e stavolta rispose.
«Sei un tantino insistente.»
«Sei tu che mi costringi ad esserlo, Jay. È di venerdì ed è a LA. Non hai scuse.»
«Ho un festival in Olanda due giorni dopo.»
«Sono tre e non è in Olanda ma a Boston. Ho controllato sul vostro sito.» Beh c’era da dire che Chris era uno che faceva le cose per bene.
Sospirò sonoramente mentre si stravaccava sul divano di pelle. «Quando ti ci metti sei una vera spina nel culo, Chris.» Dall’altra parte non rispose nessuno e fu costretto ad arrendersi. «È una vita che non vado ad una premiere.»
«È come andare in bicicletta: basta risalirci su. Ora devo andare, ti aspetto.»
«Chris?» Ma aveva già riagganciato.
Ma che palle! Quando voleva era davvero un rompicoglioni.
Gettò il telefono su un cuscino e riprese a pizzicare le corde della sua chitarra.
La premiere di un filmaccio di supereroi non era proprio nelle sue corde, ma per Chris poteva anche farlo, ed inoltre ne avrebbe approfittato per tormentare un po’ Hiddleston. Non l’aveva più visto da quella sera ma era più che certo che non sarebbe stato difficile rompergli di nuovo le scatole. Lo aveva detto anche Chris: era come andare in bicicletta.


***


Si pentì non appena la cravatta iniziò a stritolarlo. Perché aveva indossato una dannatissima cravatta? Perché?
Ormai era fatta, tanto valeva tenersi le bestemmie per la visione di quel film.
Salutò alcuni fans dietro alle transenne. Firmò autografi e fece qualche fugace intervista.
«È insolito trovarti ad una premiere, Jared. Sei un fan di "Thor"?»
Sorrise umettandosi le labbra. «No, ma sono un fan di Hemsworth.»
La giornalista rise e lui fece una smorfia idiota verso la telecamera. Era sempre meglio che dire che non sapeva neanche di cosa parlasse quel film, poi era un sequel e quindi ci avrebbe capito ancora meno. Decise che avrebbe twittato per tutta la durata, tanto non ci avrebbe fatto caso nessuno.
Stava salutando un paio di colleghi quando il suo cuore si ammutolì per qualche secondo per poi salirgli in gola e riscendergli nello stomaco.
Di fronte a lui, intento a chiacchierare amabilmente con un giornalista, c’era Colin in tutto il suo fottutissimo splendore.
Cercò di continuare ad ascoltare le parole di Scott ma in realtà non le sentiva.
Chris non gli aveva detto che ci sarebbe stato anche lui. Chris era un bastardo con la faccia d’angelo. Chris, l’avrebbe pagata cara.
Stava rispondendo ad una domanda quando vide i suoi occhi nocciola raggiungerlo ed un sorriso obliquo piegargli le labbra, poi tornò alla sua intervista.
Sì, Chris l’avrebbe pagata cara.
Si ignorarono a vicenda per un’ora buona, in cui ci furono solo fugaci occhiate e Jared odiò ancora di più quella dannata cravatta. Un vociare più confuso si levò quando iniziarono ad arrivare, uno dopo l’altro, attori e addetti ai lavori del film. Chris sarebbe stato l’ultimo ad arrivare, ovviamente, e lui non aspettava altro che giungesse quel momento per rifilargli un pugno in un fianco anche a costo di fargli fare quella premiere in ambulanza.
«Chi si rivede.» La voce lo sorprese mentre tutta l’attenzione era rivolta ai nuovi arrivati. «Non ti sapevo amante di premiere.»
«Se avessi saputo di fare brutti incontri avrei saltato volentieri anche questa.» Lo sentì ridere e sorrise di riflesso. «Tu lo sapevi, non è così?» chiese assottigliando lo sguardo. Colin alzò le spalle spostando il suo verso la folla rumorosa.
«Tom ha detto che non era sicuro che venissi.» Poi gli sorrise ancora. «Hemsworth è infido, non fidarti.»
«No, è proprio un bastardo…» Dannato! Era stato scorretto. Avrebbe dovuto farsi amico Hiddleston invece che lui…
«Bella cravatta, Leto.»
«Di’ un’altra parola e ti ci strozzo.» Passò con gli occhi dal suo viso al resto del suo corpo e avrebbe solo voluto ringhiare. Colin stava da dio ed invece lui era infagottato in un soffocante Ferragamo della scorsa stagione.
Chris ti odio!
Le urla aumentarono in modo impressionante quando dall’auto nera scese Tom insieme al suo inseparabile sorriso.
«Il tuo cucciolo fedele» sibilò velenoso e Colin sorrise avvicinandosi al suo orecchio.
«Scommetto che il tuo bastardo non riceverà la stessa accoglienza.»
Voltò la testa ed incrociò i suoi occhi. «L’ultima volta che abbiamo scommesso hai perso e non ha neanche pagato pegno, Farrell.» E sapevi che non era solo un capriccio.
«Non c’era un termine per quello, sbaglio?» Che voleva dire? Corrucciò la fronte, mentre altri flash colpivano Hiddleston. «Allora, ci stai con la scommessa?»
«Quanto?»
«Sempre 5000…»
Ghignò guardando distrattamente ciò che accadeva sul red carpet. «5000 e…?»
«5000 più la visione del film. La vera visione, senza barare.» Si ritrovò il suo indice puntato contro e gli sfuggì una risata. Chris era il protagonista, era scontato che avrebbe vinto lui.
«Ci sto.» Tornò a guardare la passerella aspettando il momento in cui gli avrebbe sbattuto in faccia la sua vittoria. Ancora una volta.
Non dovette aspettare molto che l’auto nera si fermò davanti al tappeto rosso. La portiera si aprì e Chris scese in compagnia di sua moglie. Urla, altre urla, molte urla ma-
«Paga.»
«Aspetta! Stanno ancora urlando, li senti?»
«Paga, Leto.»
Spalancò la bocca incredulo mentre Colin si avviava all’ingresso del teatro e sbatté le palpebre interdetto.
Maledetto Chris, adesso gliene doveva due!

Dopo mezzora aveva già un mal di testa allucinante ed aveva dovuto trattenersi dallo sbadigliare ancora.
Perché la gente spendeva soldi per vedere una roba simile? Perché c’era gente - Hopkins, che cosa mi combini?! - che accettava ruoli in una roba simile? Perché Thor e Jane non avevano ancora scopato mezza volta? E perché portavano tutti dei sorci morti sulla testa? Ma soprattutto, perché Hiddleston non la smetteva di fargli venire il mal di mare con le sue sopracciglia?
Si passò due dita sulla fronte sprofondando nella poltrona. Sarebbero state le due ore più atroci della sua vita.

«Brutto bastardo!»
«Jay, non ti è piaciuto il film?»
«Mi hai fatto perdere 5000 dollari, sappilo!» Chris sorrise sollevando le sopracciglia ma lui evitò di dargli i dettagli, per quanto avesse voluto limare un po’ la sua autostima sbattendogli sui denti che il suo caro fratellino sollevava più consensi di lui.
Sbuffò e gli fregò il bicchiere di champagne buttandolo giù d’un fiato, poi gli posizionò nelle mani il vetro vuoto.
«Ti ha fatto proprio schifo, eh?» Gli sorrise ancora Chris mollando il bicchiere su un tavolo.
«Onestamente? Avrei voluto cavarmi gli occhi.»
«Ma piantala!» Gli arrivò una spallata che lo fece ghignare. Sì, il film era stato atroce, però era stato divertente vedere Chris saltellare per aria con un martello. Gli aveva fatto venire in mente diversi modi con cui usarlo, molti dei quali decisamente poco ortodossi. Per fortuna l’after party era decente anche se Colin continuava a lanciargli sorrisini soddisfatti dall’altra parte della sala.
«Scusami, devo prendere a calci un culo irlandese.»
«Non voglio trattenerti.» Chris rise e lui si allontanò verso quel ghigno da sbruffone.
Mentre attraversava la sala intravide Tom che chiacchierava con Elsa e si chiese quanta forza avesse quell’uomo per non prenderla per i capelli. Chris diceva che le cose erano complicate, che con Elsa era diverso, che con Tom era un’altra cosa. Diceva che sentiva di aver bisogno di entrambi e che non avrebbe mai potuto allontanare ne l’uno né l’altra. Lui gli rispondeva che era un egoista del cazzo e che stava solo ferendo coloro che diceva di amare, che prima a poi sarebbero stati loro due a dargli un calcio nel suo sedere palestrato. Chris sospirava e annuiva con occhi da colpevole. Lui si versava un altro shot.
La sera successiva il discorso era pressoché uguale.
«Jared, ti diverti?»
«Mi divertirei di più se ti ficcassi quel bicchiere da qualche parte.»
«Non ti chiederò dove.» Colin si sedette su una sedia e lui lo imitò. «Piaciuto il film? Devi dirmi com’è finito, mi sono addormentato quando quei due limonavano.»
Jared rise accavallando le gambe. «A dire il vero stavano lottando, ma ti concedo la svista. Era una scena un po’ ambigua.» Colin gli restituì il sorriso e spostò lo sguardo alla sua destra.
«Come quella sera, eh?» sospirò e Jared seguì i suoi occhi portandoli su Elsa e Tom che ora erano stati raggiunti da Chris.
«Certi film non possono cambiare... Attori diversi, stessa identica trama.»
«Stesso finale?» La domanda di Colin fece scostare lo sguardo sul suo viso. Jared ne seguì i contorni della labbra sorridenti ed alzò le spalle.
«Non lo so. Il nostro film non è ancora finito. Credo..» Non potrà mai avere fine finché i tuoi occhi calamiteranno i miei ed il mio cuore batterà forte solo al sentire il tuo nome.
Colin sorseggiò dello champagne e si alzò dal tavolo.
«Vai sul sito di Vanity Fair e poi vieni in bagno.» Non gli lasciò neanche il tempo di rispondere che si era infilato nella coltre di gente. Jared tirò fuori il suo smartphone ed aprì il browser. Quando la pagina del sito si caricò scorse finché un sorriso incuriosito si dipinse sul suo viso. Cliccò e lesse l’articolo.
«Che figlio di puttana» alitò scuotendo la testa.
Alla fine l’aveva pagata tutta la scommessa, alla fine riusciva sempre a fregarlo.
Infilò il cellulare in tasca e si alzò per andare a pagare un pegno non richiesto.
I suoi occhi caddero ancora una volta su Chris e Tom che chiacchieravano sorridenti. Elsa non c’era.
Qualsiasi fosse il finale e per quanta sofferenza avesse provocato e per quanta ne avesse provocata ancora, era un film che valeva la pena di girare, ed era più che sicuro che non si sarebbe rivelato un flop.
Aprì la porta del bagno e trovò il sorriso di Colin ad attenderlo.
«Perché finiamo sempre nei cessi?»
«Perché stranamente dai il meglio di te nei cessi.»
Rise, chiuse la porta alle spalle e fece girare la chiave.






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