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Autore: Shine_    29/06/2013    11 recensioni
Zayn Malik insegna nella scuola elementare di Bradford, è il maestro più giovane ed ha soli ventun'anni.
Ogni fine mese gli vengono recapitati dei fiori con un biglietto anonimo in cui è riportato un pezzo di ogni sua poesia preferita.
Liam Payne ha un sogno nel cassetto, frequenta la facoltà di musicologia al King's College di Londra.
Ogni fine mese torna a casa dalla sua famiglia e non manca mai di passare dal fioraio per comprare un mazzo di fiori allegando l'indirizzo di una scuola, un nome ed un messaggio anonimo.
[Ziam, ovviamente.]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Liam Payne, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Le parole che non ti ho detto

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Quindicesimo capitolo:

 

 

 

 

Zayn diede un altro morso al panino evitando lo sguardo del ragazzo di fronte a lui che continuava a parlargli di cose assurde, con riferimenti ad improbabili appuntamenti al cinema.

- Non è un appuntamento.- ripeté scocciato dopo aver bevuto un lungo sorso della sua bibita. - è solo una semplice.. uscita? Tra amici.. per vedere dei film di un supereroe. Seriamente, Harry, non è un appuntamento. Voleva solo qualcuno con cui vedere dei film, tutto qui.-

- Tutto qui?- annuì passando il dito sul bordo del bicchiere in vetro. - Ma tu vorresti..-

- Gli piace una persona, va bene?- lo interruppe riuscendo a liberarsi di quel peso che non l’aveva fatto dormire tutta la notte. - Gli piace da un sacco di tempo e io non..-

- Non stai per dire che non sei tu, vero?- sbuffò incrociando le braccia al petto ed appoggiandosi allo schienale.

- Devi smetterla di mettermi in testa queste idee.- mugugnò guardando fuori dalla finestra per evitare di guardare l’amico che roteava gli occhi scocciato.

- E va bene, avevi indovinato sul fatto che andavamo a scuola insieme ma sul fatto che è lui che mi manda i fiori o che.. che gli piaccio hai completamente torto.- si affrettò ad aggiungere bloccando ogni tentativo del riccio di far valere le sue opinioni.

- Dovevi vedere come s’illuminava tutto quando parlava di quel Loris.- aggiunse con un tono che non doveva uscire così acido.

- Louis.- sentì la correzione del ragazzo e sbuffò

- è la stessa cosa.- borbottò piegando le braccia sul tavolo e nascondendoci dentro il viso. - Lo odio già. Posso odiarlo, vero?- lo guardò con i suoi occhi chiari e il labbro un po’ all’infuori ricevendo in risposta solo delle risate.

- Liam conosce Louis da quando si è trasferito a Londra. Quindi esattamente.. tre anni fa, più o meno.- continuò a fissarlo con la guancia appoggiata sul braccio. - Sai da quando tempo conosce te, Zayn? Da quando ha dodici anni. Chi conosce da più tempo?-

- Magari per lui tre anni son tanti.- rispose solo spostando il viso per nascondersi meglio contro al suo braccio.

- La mattina in cui eri amorevolmente abbracciato al tuo Liam..- grugnì quando sentì Harry riprendere ancora lo stesso discorso. -.. ho risposto alla chiamata di questo Louis e ti posso assicurare che mi ha fatto capire che Liam ti viene dietro.-

- Non ci crederò finché non me lo dirà lui.- affermò deciso Zayn risedendosi contro allo schienale con un sorriso.

- E ora perché fai così?- i lati delle sue labbra si sollevarono ancora di più e gli era venuta una gran voglia di ridere. Improvvisamente si sentiva molto più felice.

- Sai quanti giorni mancano alla fine del mese?- domandò euforico saltellando quasi sulla sedia.

- Oh, no. Non di nuovo.- scoppiò a ridere quando vide il riccio sbattere la testa contro al tavolo con fare esasperato.

 

 

 

 

 

 

 

 

Liam continuò a camminare, lo sguardo puntato sulla strada innevata, le guance tutte rosse ed una sensazione strana alla bocca dello stomaco ogni volta che le sue dita sfioravano accidentalmente quelle ricoperte dai guanti del ragazzo al suo fianco.

Era ormai passata la mezzanotte e stava ripercorrendo la strada di qualche ora prima per riaccompagnare Zayn a casa dopo quella sottospecie di appuntamento mascherato.

Aveva lasciato la macchina sotto casa sua, quando era arrivato aveva smesso di nevicare e Zayn aveva insistito per raggiungere la loro destinazione a piedi. Non aveva obbiettato, più che contento di passare ancora più tempo con il giovane di cui era ormai completamente innamorato.

La tensione si era sciolta dopo almeno dieci minuti di cammino, entrambi si erano chiusi nel loro silenzio, e Liam aveva dovuto tenere a freno la lingua. Parlare con Zayn, poter finalmente parlare con lui, gli faceva sempre uno strano effetto. Doveva sempre stare attento, troppo attento, a qualsiasi cosa gli sfuggisse dalle labbra. Si era già fatto sfuggire troppe cose: da problemi familiari al fatto che andavano a scuola insieme, per poi concludere solo qualche giorno prima nel migliore dei modi svelandogli che aveva una cotta pazzesca. L’unico tassello che mancava era svelargli l’identità di quella persona e svelarsi come l’anonimo che gli mandava fiori e bigliettini.

- Mi sono divertito davvero tanto, grazie Liam.- spostò lo sguardo sul ragazzo che aveva parlato e che aveva una leggera sfumatura rossastra sulle guance, gli occhi che sembravano illuminare le stradine buie di Bradford ed un sorriso dolce che lo stava facendo sciogliere.

Era una cosa così ingiusta essere innamorato di un ragazzo così.. bello.

Ed era una cosa ancora più orrenda essere a conoscenza di tutti i particolari che rendevano quel ventunenne così speciale con la sicurezza di non poter dire la stessa cosa dell’altro. Perché Zayn non sapeva nulla di lui e Liam non sapeva nemmeno se avrebbe trovato il coraggio di aprirsi.

Come poteva confessargli di essere innamorato di lui da quando l’aveva visto varcare la soglia dell’aula al primo anno? Come poteva confessargli tutto e non farlo fuggire spaventato?

E sì, da quello che gli aveva raccontato quasi una settimana prima, Zayn sembrava apprezzare tutti quei biglietti.

Sembrava tenerci anche fin troppo, come se fossero arrivati in un momento della sua vita in cui..

Scosse la testa calciando un sassolino che iniziò a scivolare sulla pozzanghera ghiacciata.

Doveva togliersi quelle idee dalla testa. Zayn poteva anche apprezzare tutto quello, d’altronde chi non gioisce quando scopre di avere un ammiratore?

Ma sarebbe cambiato tutto quanto nel momento in cui l’ammiratore sarebbe diventato una persona in carne ed ossa, una persona vera e non più fatta di parole d’inchiostro.

Una persona vera come lui, Liam.

Liam che aveva tutti i difetti del mondo;
Liam che aveva solo ventuno anni ed un sogno impossibile come il suo amore.

 

 

 

 

 

 

 

Zayn continuò a fissare il soffitto bianco della sua stanza, mille domande che gli vorticavano nella testa.

L’uscita al cinema con Liam era andata benissimo: avevano raggiunto il posto a piedi, avevano guardato il film anticipando qualche battuta e poi l’aveva riaccompagnato sotto casa.

Non c’era stato nessun bacio da film.

E Zayn lo sapeva che non poteva esserci perché, continuava a ripeterselo, era ancora troppo presto. Non poteva però nascondere, nemmeno a se stesso, che c’era rimasto male quando Liam l’aveva salutato con un cenno del capo, un semplice cenno.

Non un stretta di mano, un abbraccio, un bacio sulla guancia.
Nulla. Solo un semplice cenno.

E poi l’aveva visto rintanarsi nella macchina e scappare via.  Scappare via da lui che era rimasto sulla veranda a fissarlo chiedendosi se avesse fatto qualcosa di male.

Stava andando tutto bene fin quando Liam non si era chiuso in uno strano mutismo con le sopracciglia aggrottate perso in un mondo tutto suo in cui Zayn non era invitato.

Avevano camminato per una ventina di minuti nel silenzio più totale, il solo rumore dello scricchiolio della neve sotto ai piedi.

Si girò su un fianco sperando di riuscire a prendere sonno ma c’era quel quadernetto che sembrava fissarlo in attesa, la luce fioca della luna ad illuminarlo.

Chiuse gli occhi e iniziò a pensare a tutt’altro. All’avvicinarsi del natale, alla sua famiglia, all’avvicinarsi della sua partenza per Londra.

Riaprì gli occhi e sbuffò spazientito afferrando la piccola agenda. Incrociò le gambe sul letto e iniziò a sfogliare le pagine trovando il biglietto che non riusciva a lasciarlo in pace.

«Lentamente muore chi non rischia la certezza per l'incertezza, per inseguire un sogno, chi non si
permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.
»

Lesse lentamente sfiorando con le dita quella scrittura che ormai sapeva riconoscere a menadito.

«Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.»

Sospirò appoggiandosi contro alla testata del letto.

Quello era uno degli ultimi biglietti che aveva ricevuto prima della fine della scuola, prima della sua partenza per Londra.

Ricordava molto bene come aveva insistito e pregato i suoi genitori per non andarsene da Bradford, senza alcun risultato. E poi aveva aperto il suo armadietto e aveva visto il foglietto cadere a terra. L’aveva raccolto, letto ed era quasi scoppiato a piangere davanti ad Harry quando quello l’aveva raggiunto con un sorriso passandogli un braccio attorno alle spalle.

L’ode alla Vita di Neruda era una delle poesie più importanti per lui.

Era stato suo nonno a fargliela conoscere.

Se lo ricordava anche quello, di giorno. Era andato all’ospedale a trovarlo e gli aveva passato quel grande volume che gli indicava con un dito sottile, l’aveva osservato attentamente sfogliare le pagine e picchiettare un dito su una poesia in particolare invitandolo con un cenno a leggere.

Si era messo a piangere quando era tornato a casa sua, il viso contro il cuscino, i pugni stretti e i singhiozzi che non voleva nemmeno fermare. E il giorno dopo suo nonno non c’era più, se n’era andato in una giornata troppo calda d’Agosto.

Si passò una mano sugli occhi lucidi e guardò ancora una volta il biglietto.

Dopo qualche mese dalla morte di suo nonno aveva iniziato a trovare quei fogli, e lui si sentiva ogni volta sempre più legato a quella persona che si nascondeva dietro a delle parole.

Avrebbe solo voluto incontrarlo e ringraziarlo. Ringraziarlo solamente per essergli stato accanto, in un modo tutto suo, in tutti quegli anni.

Ma il suo “ammiratore”, come più volte l’aveva definito Harry, non ne voleva sapere di farsi trovare. Preferiva restare nell’anonimato e farsi amare in silenzio.

Sospirò passandosi una mano tra il ciuffo di capelli neri che gli cadeva sulla fronte, prese la matita dal comodino ed iniziò ad abbozzare il profilo di un viso concentrandosi particolarmente sugli occhi grandi e dolci.

Quando sbadigliò per la quarta volta in poco tempo guardò la sveglia che segnava quasi le 3 di notte e decise di chiudere tutto. Rimise al suo posto il foglietto tra le due pagine piene di margherite disegnate e un nome ripetuto.

Chiuse l’agenda riappoggiandola sul mobile insieme alla matita e si sdraiò di nuovo sotto alle coperte calde.

Si rannicchiò su un fianco e sorrise quando riuscì a sentire l’odore di Liam sulla federa del cuscino.

 

 

 

 

Angolo Shine:

Eccomi qui, non ho molto tempo.

Voglio solo ringraziare di nuovo tutto l’amore che state mettendo per questa storia, vi voglio davvero bene. <3

E devo scappare, grazie ancora.

 

   
 
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