Fanfic su artisti musicali > One Direction
Segui la storia  |       
Autore: Mad_Blood    02/07/2013    18 recensioni
E se vi dicessi che sono pazzo, vi basterebbe?
Genere: Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
«Trovo che questa seduta sia inutile.
Ed anche le prossime lo saranno.
Chiudiamo qui»
«Harry, ma siamo solamente alla seconda» si lamentò il vecchio Finn.
Non avevo fatto altro che pensare al motivo per cui avrei dovuto continuare quelle insulse sedute. Per lo meno, mi ero imposto quel dubbio per permettergli di farsi spazio nella mia mente, fungendo da gomma per cancellare il mio pensiero precedente, o meglio, i pensieri: Sarah e Nate.
Intuivo che tutto quello che aveva detto Cosgrov, ovvero Nathaniel, era vero; il suo tono era sincero.
Ma una cosa non riuscivo proprio a comprendere, e questa volta non era dovuto alla mia naturale ignoranza nel campo della pazzia.
Come riusciva a vivere con la consapevolezza di amare la ragazza che gli aveva provocato un male fisico e psichico atroce?
Come poteva convivere con un mostro del genere? Sarah era questo, un mostro.
Ma io non potevo confermarlo; mi stavo solamente basando sulla versione di Nate.
La sadica perfetta.
Forse tutto quello che mi aveva detto era una menzogna, forse solo un banale scherzo.
C'era l'ipotesi che il pazzo della situazione fosse stato lui; l'autolesionista che viveva nell'illusione delle sue bugie.
Avevo letto a proposito: persone che non riescono a fare a meno di mentire, e cominciavano a vivere alle spalle delle loro finte verità.
C'era anche la possibilità che Sarah fosse una a posto, ricoverata a causa di un'insignificante e strana sindrome.
Non lo sapevo, e l'odiavo.
La curiosità mi stava disintegrando, come se stessi sciogliendo nell'acido di mia spontanea volontà.
Non avevo chiuso occhio a casa Horan, per impedire al mio inconscio di sognarla, d'immaginare desideroso la sua chioma rossa, il suo profumo al cocco, i suoi occhi grigi puntati sui miei.
Ok, l'avevo fatto, contro il mio volere.
Niall mi svegliò la mattina, dicendomi che per tutta la notte non avevo fatto altro che gridare a pieni polmoni in tono disperato un nome.
E indovinate qual era? Di certo non Bob.
Il tragitto per il ritorno a casa lo passai litigando con un Edward furioso, come se non fossi già frustrato di mio.
Giunto stanco a casa, avevo deliberatamente ignorato i miei genitori e le loro stressanti domande chiudendomi nella mia camera. E come se non bastasse, ora mi trovavo in un ricovero per pazzi.
Dovevo parlare con Finn di Sarah? Forse mi avrebbe chiarito le idee, in fondo era questo il suo lavoro.
Forse, forse, forse. Dovevo smetterla, al più presto.
«Non hai dedotto che sono un tipo che fa le cose alla svelta. Ma che razza di psicologo sei? Che delusione Finn. Comunque, ti ho già detto tutto ieri»
«Pensavo ti stessi simpatico» replicò come dispiaciuto.
Era vero. Gli avevo affermato che sarei ripassato con piacere perché sotto sotto mi andava a genio, per quel che lo conoscevo. Se dovevo passare per quello incoerente, volevo farlo con stile.
«La colpa non è tua, ma solo mia. Mi chiedo come mai sono stato così stupido a darti una chance anche se sapevo che questa relazione non sarebbe andata avanti. Noi siamo, diversi, ecco. Non è scattata la scintilla» schioccai le dita davanti al suo volto.
I suoi occhi azzurro mare mi guardarono confuso, e di rimando, nel mio volto si disegnò un sorriso alquanto compiaciuto per la motivazione che avevo appena fornito.
Aspetta, ma che cazzo avevo detto?
Mi strinsi nelle spalle, ignorando minimamente la sua serietà. Mi spostai dalla sua scrivania e con nonchalance ero intento ad uscire da quel triste ufficio.
«Deklan» mi richiamò appena fui giunto sull'uscio.
«Non mi chiamare con il mio secondo nome. È un colpo basso» gli puntai un dito contro, aggredendolo con lo sguardo.
«Sarò costretto a riferire tutto ai tuoi genitori» mi minacciò.
Come sempre, avevo un piano B. La mia testa era così, avevo uno scomparto apposito per i piani B, che mi erano molto 'utili' soprattutto quando combinavo qualcosa di grave. La maggior parte di essi peggioravano la situazione, ma almeno ci avevo provato.
Tirai fuori dalla tasca dei jeans dei soldi; senza nemmeno pensarci, mi riavvicinai alla sua postazione e glieli feci scivolare sul piano di legno.
«E questi cosa sono?» domandò senza scomporsi.
«Il migliore amico dell'uomo. Io le do questa banconota da cento dollari, e lei riferirà ai miei genitori che non sono pazzo» ammiccai una sottospecie di occhiolino.
«Mi stai comprando?»
«No, no. Così la fai sembrare una brutta cosa. -mi misi sulla difensiva- Chiamalo scambio tra amici»
La stessa solfa ogni volta. Fanculo ai miei piani B.  Rassegnato, mi sdraiai sgraziatamente nel comodo lettino, trascinando di peso i piedi pesanti. «Vedo che hai capito quanto sia inutile questo comportamento infantile»
«Ehi, tu. Non hai nessun diritto di trattarmi così.
Non ne parlare con i miei. Cominciamo?»
«Certo. I tuoi genitori-»
«Loro pensano -lo interruppi intuendo la sua domanda- che io parli da solo a causa dello stress dalle continue responsabilità che mi affibbiano, e io glielo lascio credere. Se dicessi loro che in realtà parlo con Edward, mi rinchiuderebbero qui per sempre»
«Che rapporto avevano loro con tuo fratello?»
«Vuoi la verità? Non lo sopportavano. Lui era solo il membro che rubava tempo e denaro prezioso alla famiglia. Il suo asma peggiorava mano a mano che cresceva, ed era dislessico. Lui non ne aveva colpa, lo consideravano un essere inutile, senza speranze e futuro. E per fino Violet, mia sorella, non lo sopportava. Per colpa del suo asma, non potevamo tenere animali in casa, dato che avrebbe rischiato una polmonite»
«Come hanno reagito alla sua morte?»
Un groppo si piazzò pesantemente in gola. Faceva ancora male, troppo male, ed io non riuscivo ad accettarlo.
«Lui non è morto» sussurrai con un filo di voce.
«Harry, non potrai convivere con questa certezza per il resto della tua vita»
«Nessuno può capire»
«Sono qui per questo»
«Menti. Stai cercando di allontanarmi da lui. Vuoi che io creda sia solo frutto della mia immaginazione, mentre non lo è. È il mio pensiero, giorno e notte. Non sono malato, ok? Non voglio perderlo, non voglio che se ne vada mai. E non permetterò a nessuno di farlo»
«Ti sta impedendo di vivere la tua vita»
«Non è vero»
«Ascoltami Harry. Quante volte ha condizionato le tue scelte? E perché pensi che sia ancora vivo?»
«Quindi pensi che mi dovrei liberare di mio fratello?» domandai retorico con tono disgustato, scandendo ogni singola parola.
«Una soluzione ci sarebbe» replicò con una calma snervante.  
Mi misi seduto a lato del lettino, e lo fissai in completa serietà. Stava giocando col fuoco, non doveva mettermi alla prova.
«Non ne ho bisogno, rifiuto e vado avanti. Io sto bene così, che male c’è in fondo?»
«Sei malato, e non vuoi il mio aiuto»
«Non ci arrivi proprio, eh?» li rivolsi la domanda con un sorriso beffardo.
«Dimmi»
«Mi stai mettendo davanti a delle scelte. Ho solo scelto la meno dolorosa»
Nulla.
«Hai tutto questo week end per pensarci, io tolgo il disturbo, la seduta è finita. A lunedì»

«Pensavo non saresti venuto»
Si, avevo sorpassato per la seconda volta quella porta, e sapevo che non sarebbe stata l’ultima. Se non l’avessi fatto, sarei annegato nella mia dannata curiosità che mi accompagnava dalla nascita, e ne sarei morto. Se fossi ritornato a casa, la mia mente avrebbe cominciato a rimuginato sulle parole di Finn, e volevo evitarlo assolutamente; perciò avevo optato per la seconda opzione: scoprire la verità. Oramai ero pazzo, che cos’altro avevo da perdere?
Mi aiutò a togliere la giacca e il cappello, che si mise in testa lei. Sorrisi beatamente notando il suo divertimento. Lei non era solo bella; lei era qualcosa che nessun aggettivo avrebbe mai potuto descriverla.
«Allora Harry, come stai?» chiese interessata.
«Una favola –risposi ironico- No, insomma, ho passato momenti migliori. Tu invece?»
«Come il solito, è tutto così monotono e triste qui. Siediti pure»
Mi accomodai nel divano verde bottiglia accanto la finestra. Nonostante fosse solo una stanza di un lurido manicomio, era ben arredata e fornita. Mi guardai intorno, studiando nei dettagli ogni minimo particolare.
La stanza sarà stata grande quasi come due stanze da letto; il pavimento era in ceramica, preziosa, ne ero certo, e le pareti dipinte di un bianco neve. Una finestra lunga quanto una parete dava un panorama fantastico di New York. Lampadari antiquati sparsi per la stanza ordinatamente, un pendolo molto antico, due letti poco distanti fra loro, un divano, e mobili compresi di vari cassetti. In tutte e due le pareti a lato c’erano una porta.
Mancava qualcuno però.
«Nate?» domandai incerto.
«È uscito. Non so dove, quando e perché. Odio non sapere» sbuffò animatamente.
«Posso farti delle domande?» domandai con flebile voce. Non ero del tutto sicuro, ma volevo almeno provare.
«Vai»
«Mi risponderai sinceramente?»
«Non capisco perché non dovrei»
«Non ti fidi di me»
«È un pregiudizio che impongo su tutti. Non riesco a fidarmi di nessuno, non ne sono capace. Nonostante questo, ti prometto di dire la verità e solo la verità»
Risi alle sue parole, seguita a ruota da lei. Una risata cristallina, limpida. No, lei non poteva essere un mostro, non lo era.
«Nate per te è come un-»
«Cane da compagnia» terminò la frase, interrompendomi.
«Come?»
«Considero Nathaniel come un cane da compagnia, una marionetta con cui passare la noia. Vivendo qui ne ho diritto e bisogno»
«Ma lui…»
«Mi muore dietro? Oh, si, lo so. Ma non m’importa. Un giocattolo fin troppo vecchio, ecco cos’è» scrollo le spalle, strafottente.
«È per questo che mi hai invitato nuovamente qui, per diventare il tuo nuovo giocattolo?»
Non ebbi nessuna risposta. Mi voltai a guardarla, con l’intento d’inchiodarla, di costringerla a darmi una risposta. Alzò gli occhi dal libro, e finalmente incontrarono i miei. Avrei potuto giurare di vedere ardere del fuoco dentro di essi. Si alzò di scatto, raggiungendo un mobile, su cui erano appoggiati pacchetti su pacchetti di quelle che dovevano essere pillole, pasticche, capsule. Seguii il movimento delle sue mani tremanti alla ricerca disperata di qualcosa. Riuscii a vedere solamente infilare in bocca, per poi ingoiare con fatica, una manciata di quelle pillole. Le sue braccia erano saldamente appoggiate sul mobile, e dava l’impressione che facesse fatica a reggersi. Il capo chino, ed il suo corpo così fragile non smetteva di tremare. Mi alzai, senza una causa precisa.
«Mi hai sognato stanotte?» sussurrò quel tanto per permettermi di sentirla.
«La colpa del tuo nervosismo sono io?»
«Rispondi alla mia domanda»
«Si, come tutti d’altronde»
«Nate non doveva dirtelo»
«Per quale motivo? Io sono qui, come volevi. Lui mi ha avvertito, ma io sono venuto lo stesso»
«Perché?»
L’aria era terribilmente tesa e pesante, ma mi feci forza per rispondere.
«Voglio solo sapere chi sei. Odio non sapere»
La sua mano, con movimenti rapidi e precisi, tirò fuori da una scarpa un oggetto. Prima che il mio cervello potesse riconoscerlo come un coltello a serramanico, lei lo lanciò con un colpo secco nella mia direzione, senza voltarsi. Millimetri avevano separato la mia testa dalla traiettoria dell’arma. M’irrigidii di botto, notando una ciocca di capelli posarsi a terra lentamente. Non riuscivo ancora prendere completamente consapevolezza di quello che era appena accaduto. La mia menta era un brulicare di pensieri confusi, e m’impedivano di muovermi.
«Questa sono io.
Quella è la porta, grazie»



Mi sono accorta che nello scorso capitolo non ho messo lo 'spazio autore', o chiamatelo come vi pare.
Beh, sono di poche parole, dato che non ho niente da commentare. Non voglio spoilerare nulla, ho la bocca cucita.
Spero sia stato di vostro gradimento questo capitolo.

VI RINGRAZIO DI CUORE PER LE RECENSIONI, E PER CHI HA MESSO LA STORIE TRA LE PREFERITE/SEGUITE/RICORDATE.
MA ANCHE CHI LEGGE SOLAMENTE.
In ogni caso, per ogni domanda o se volete solamente seguirmi, potete trovarmi su:
ASK  (Cliccate, e vi ritroverete sul mio profilo Ask)
TWITTER (Cliccate, e vi ritroverete sul mio profilo Twitter)

THANKS. -Mad. x
   
 
Leggi le 18 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > One Direction / Vai alla pagina dell'autore: Mad_Blood