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Autore: Lilyth    02/07/2013    0 recensioni
sequel di "Il Sorriso Degli Eterni)
Per quanto, una manciata di mesi prima, avevo creduto che il peggio fosse passato e che finalmente mi sarei riappropriata della mia vita da normale diciassettenne, quando mi ritrovai appesa a testa in giù su una vasca di piranha dovetti tristemente ricredermi.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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Dire che rimasi imbambolata fu decisamente poco.
Sfilai la mia mano dalla sua dopo circa tre minuti senza mai smettere di guardarlo.
La perfezione si innalzava davanti ai miei occhi, alto, moro e con due occhi verdi da sbavo.
Mi sorrideva calorosamente continuando a ripetermi quanto fosse contento di conoscermi.
Perché era gay?
Me lo chiesi per tutta la durata della nostra presentazione, interrotta dal suo volersi fare una doccia.
Ah, giusto perché sono sempre l’ultima a sapere le cose, Lorian fino a quel momento era stato placidamente ospitato nella mia camera e, a meno che io non avessi avuto problemi, ci sarebbe restato.
 
Appena sparì sulle scale mi avvicinai a mia madre tossicchiando
< non c’è nessun problema se rimane da me >
Mi lanciò un’occhiata ammiccante e sussurrò
< diciamo che potrai almeno rifarti gli occhi. >
 
Nascosi un lieve sorriso, che svanì non appena sentii il cellulare vibrare nella tasca dei jeans.
Lo tirai fuori e rimasi paralizzata davanti allo schermo, era Monica, risposi velocemente
< Monica! >
< ciao Smile, come stai? >
Sospirai
< io bene, sono uscita dall’ospedale poche ore fa. Ma che fine avete fatto? >
Rimase qualche secondo in silenzio
< non ti allarmare, io sono a casa, per quanto riguarda Alex...beh, dovremmo parlarne più approfonditamente >
Mi innervosii parecchio
< cosa vuol dire? Vengo subito da te. Non mi convince questa storia! >
< come vuoi, io sono qui tutto il giorno >
 
Appena attaccai notai gli occhi di mamma e papà che mi puntavano interrogativi
< cos’è successo? Alex è sparito? >
Scossi la testa violentemente
< non ho tempo di spiegare nulla, vado da Monica. Se chiama Laby ditele che ci vediamo domani a scuola. Ciao >
 
Li baciai entrambi e corsi fuori casa.
Cosa voleva dire che “dovevamo parlarne più approfonditamente”? cosa stava succedendo?
Iniziavo ad avere paura che fosse successo qualcosa, qualcosa che non sarebbe dovuto succedere.
Intorno a me le case si allontanavano velocemente, forse troppo velocemente, avrei dovuto rallentare l’andatura se non volevo attirare troppo l’attenzione.
Raggiunsi il palazzo di Monica ed Alex e citofonai con foga.
Il portone si aprì con un clangore metallico, entrai e senza guardare l’ascensore corsi per le scale più velocemente che potevo.
La porta era aperta e Monica mi stava aspettando appoggiata allo stipite, era in condizioni pietose
< cosa ti è successo? >
Accennò un sorriso
< diciamo che nel tuo mese di ospedale gli scontri non sono finiti, io e Alex abbiamo dovuto rimboccarci parecchio le maniche >
Varcai la soglia guardandola meglio, aveva parecchi cerotti sul volto e un taglio sul collo, quasi sicuramente il suo corpo doveva essere tempestato da lividi
< lui che fine ha fatto? >
Mi guardò negli occhi
< diciamo che in missione, segreta per la precisione. Dovrebbe tornare tra qualche giorno, comunque non devi preoccuparti, sta bene >
annuii, col cazzo che sarebbe stato bene quando mi avrebbe rivista!
Come si permetteva di non dirmi nulla? Prendeva e se ne andava così, in missione poi.
< non essere troppo dura con lui, non voleva metterti nei guai più di quanto già lo sei >
Non so se sarei riuscita a giustificarlo, l’importante era rivederlo per ora.
 
Durante la mia visita a Monica cercai di farmi spiegare cosa realmente stesse accadendo, ma non ci fu modo di strapparle nessuna informazione che non fosse “ i Bruni, sempre i soliti Bruni”.
Non riuscivo a capire che senso avesse tenermi a distanza e soprattutto non dirmi nulla, ero una di loro, avevo il diritto di sapere.
Lascia correre, la vedevo strana e non volevo creare più problemi di quanti già non ne avesse.
Tornai a casa pensierosa e desiderosa di rivedere il coglione, non sapevo quanto avrei dovuto aspettare ma una cosa era certa, forse mi stava mancando.
 
 
   
 
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