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Autore: TheOnlyWay    09/07/2013    28 recensioni
«Ora possiamo parlare?»
«Lo sai, vero, che non puoi saltarmi addosso ogni volta che non voglio ascoltarti?»
«Mi diverto con poco, che vuoi che ti dica? E poi saltarti addosso non mi dispiace.»
Sei arrabbiata con lui, ricordatelo, si ripeté June mentalmente. Eppure, per quanto avrebbe voluto prendere Harry a schiaffi e urlargli di andare al diavolo, non riuscì a non sorridere debolmente.
«Comincio a pensare che tu abbia qualche problema con la coerenza, Harry. Sbaglio o poco fa hai detto che non c’era niente di cui parlare?» gli ricordò, un po’ mestamente.
Harry alzò gli occhi al cielo e le liberò i polsi. Tuttavia, non accennò ad alzarsi.
«Mi fai così incazzare, June, che non ne hai idea.»
«Io? Oh, questa è bella.»
«Ci sto provando, okay?» Harry sbuffò, poi si lasciò cadere di lato e si mise a pancia in su. Fissava il soffitto, ma con la mente era altrove.
June lo osservò per un attimo, cercando di capire cosa gli stesse passando per la testa. Non che fosse facile, perché Harry aveva una mentalità particolarmente contorta, oltre che una testa bacata.
«Voglio che tu ti fidi di me.»
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Epilogue.

 




«Hai una faccia strana, June.» Louis rivolse alla futura sorellastra un’occhiata indagatrice. June si strinse nelle spalle e gli sorrise.
A lei sembrava di avere la stessa faccia di sempre. Insomma, ci era nata con quella faccia, era impossibile che di punto in bianco ne avesse un’altra.
«È la mia faccia, Lou.» replicò, quindi.
Louis rise, le circondò le spalle con un braccio e le stampò un bacio sulla tempia. June, ormai abituata a queste sue manifestazioni d’affetto, gli si strinse al fianco e sospirò.
«Vedi? Sei tutta un sospiro e una coccola, oggi.» sghignazzò Louis, sventolando la mano come se fosse una principessa. June lo guardò un po’ incredula, poi scoppiò a ridere ed alzò gli occhi al cielo.
«Non è assolutamente vero, smettila di prendermi in giro.» protestò, gonfiando le guance con aria offesa.
Louis inarcò un sopracciglio, scettico.
«E questa sarebbe la tua faccia minacciosa? Ma per favore.» le scompigliò i capelli – per il momento ancora di un caldo castano scuro – e sciolse la presa intorno alle sue spalle per tenerle la porta aperta.
«Che cavaliere.» ironizzò June, prima di cominciare il consueto slalom tra i tavoli (quel sabato sera il locale era davvero affollato) e raggiungere Alice, che sedeva accanto a Niall con un’espressione assolutamente raggiante.
Inclinò il capo verso destra, seguendo lo sguardo di Louis, che improvvisamente si era puntato sul tavolo. Le mani di Niall ed Alice erano strette l’una all’altra, con una naturalezza che June scoprì di invidiare un po’.
Insomma, quante probabilità c’erano, che anche Harry si mostrasse così spontaneo?
Certo, dopo tutto quello che si erano detti il pomeriggio prima, era chiaro che la situazione fosse decisamente migliorata, ma ancora June non aveva idea di come comportarsi.
Non era una grande esperta nelle relazioni e probabilmente avrebbe commesso miliardi di sbagli e – ancor di più – lei ed Harry avrebbero trascorso almeno tre quarti del loro tempo insieme a bisticciare.
Non sarebbero mai stati “due cuori e una capanna” come Alice e Niall: tutta quella dolcezza non faceva per lei o, almeno, non pensava che Harry si sarebbe sbilanciato tanto.
Ci aveva riflettuto per tutta la notte; si era rigirata tra le coperte come un condannato al patibolo e non aveva chiuso occhio nemmeno per un minuto. Ad un certo punto, aveva pensato di distrarsi pensando a qualcos’altro, ma la cosa non aveva funzionato poi così tanto.
Aveva pensato a sua madre.
June era completamente sicura che Elizabeth avrebbe adorato Harry, e come poteva essere altrimenti? Quando voleva, Harry era decisamente il ragazzo perfetto, quello che ogni madre vorrebbe per la propria figlia.
Poco dopo, era subentrato il panico. Elizabeth non c’era e lei non avrebbe mai potuto raccontarle cosa provava per Harry, né avrebbe potuto chiederle aiuto per tutti i dubbi che l’assalivano. Sua mamma non c’era più e lei doveva cavarsela da sola, come aveva sempre fatto. Se solo avesse avuto idea che innamorarsi sarebbe stato così difficile, se lo sarebbe risparmiato.
Così si era alzata in piedi, aveva afferrato Mr. Carota, l’aveva stretto forte al petto e aveva pianto. Quando, infine, aveva davvero realizzato che solo Harry sarebbe stato in grado di calmarla, lo aveva chiamato.
Lui aveva risposto dopo qualche squillo, con la voce roca e profonda di chi sta ancora dormendo, ma non appena l’aveva sentita singhiozzare, si era svegliato completamente e l’aveva lasciata parlare.
«Vorrei poterle raccontare di te.» aveva sussurrato infine June, dopo lunghissimi minuti. Harry era rimasto in silenzio per qualche secondo, poi aveva sospirato.
«Credo che lo sappia già, piccola.» le aveva detto, estremamente serio.
June aveva spalancato gli occhi, colpita e aveva annuito.
«Ti amo.» aveva mormorato. Poi, quando si era resa conto di ciò che le era sfuggito, aveva chiuso bruscamente la telefonata e si era rimessa a letto, accanto a Mr. Carota. Non aveva dormito più, ovviamente, ma sentiva di essersi tolta un gran peso.
Scivolò sulla panca e si accomodò tra Zayn e Liam, come di consueto. Ormai, si sentiva parte integrante del gruppo e, ancora una volta, non poté fare a meno di pensare che la sua vita stava prendendo una piega così felice e così positiva, che la paura che aveva provato la notte precedente sembrava ingiustificata.
Le tornò alla mente quel “Ti amo” pronunciato tra le lacrime e scosse la testa. Che razza di stupida, non avrebbe dovuto dirlo: Harry sarebbe scappato a gambe levate, probabilmente.
«Hai una faccia strana, tesoro. Tutto okay?» domandò Alice, distraendo June dai suoi pensieri cupi e pessimisti.
June sbuffò.
«Ma perché ce l’avete tutti con la mia faccia, oggi?» Louis, che stava discutendo animatamente con Niall, si interruppe e ridacchiò.
«Fatti due domande, June.» replicò. June non rispose, si voltò di nuovo verso Zayn – ignorando completamente Alice, che sembrò non farci troppo caso – e gli picchiettò sulla spalla per catturare la sua attenzione.
«Harry dov’è?» chiese, cercando di non diventare rossa.
Zayn inarcò un sopracciglio e la guardò come se fosse stupida.
«Non è mica il mio ragazzo.» celiò, con un sorriso angelico che non gli si addiceva per niente.
June rimase in completo silenzio e incrociò le braccia al petto, stizzita. Ci mancavano solo Zayn e le sue frecciatine.
«Arriva tra poco, comunque. Ha detto che doveva prima fare una cosa.» le spiegò Liam, con un sorriso sereno. June lo ringraziò, premurandosi di sottolineare quanto fosse carino, da parte sua, evitare di fare lo stupido come qualcun altro.
Di nuovo, riportò il suo pensiero su Harry: cosa doveva fare? Forse stava solo prendendo tempo. Magari aveva riflettuto a lungo ed era giunto alla conclusione che lei non fosse assolutamente la ragazza giusta – come dargli torto? Era piena di difetti. – e che non era più il caso di andare avanti.
Con un gemito di orrore, June si rese conto che quell’eventualità l’avrebbe completamente distrutta, devastata, fatta a pezzi. Lo amava, santo cielo! Gliel’aveva confessato, senza dargli il tempo di replicare.
«Scricciolo, fai un respiro profondo e ripeti con me: Louis è il calciatore migliore del mondo. Louis è il calciatore migliore del mondo. Louis è il calciatore migliore del mondo.»
June, che non si era nemmeno accorta di aver cominciato ad ansimare, si riscosse.
«Louis è il calciatore migliore del mondo. Ma che dici?» domandò, poi, perplessa. Louis si strinse nelle spalle.
«Hai bisogno di un mantra, June. Ultimamente vai spesso in iperventilazione.» commentò, con incredibile disinvoltura.
June arrossì: non era mica colpa sua, se pensare ad Harry la mandava così in confusione da farle dimenticare perfino come si respirasse.
Certo, tutte queste cose Harry non avrebbe dovuto saperle, ma almeno con sé stessa poteva essere sincera.
Poi, finalmente, Harry arrivò. Portava con sé due buste di carta azzurra, che gli tenevano impegnate entrambe le mani. Lo sguardo era serio, assorto, come se fosse concentrato su ogni sua mossa. I capelli erano disordinati come al solito e quel maglione bianco gli stava talmente bene, che June rimase per un attimo incantata a guardarlo.
Lui ricambiò l’occhiata, con intensità, e le sorrise. Poi appoggiò le buste sul tavolo e allontanò la mano di Louis – che si era subito allungato per vedere cosa contenessero – con un colpo secco a si piazzò davanti a June.
Infilò la mano nel sacco alla sua destra e ne estrasse un piccolo peluche. Glielo porse con un sorriso enigmatico e si schiarì la voce.
«Lui è Uno. Ed è il primo motivo per cui ti amo: la tua voce. Quando ridi, quando canti, quando piangi, quando urli contro di me, quando parli con Alice, quando prendi per il culo Louis. Quando mi dici che mi ami.» una piccola pausa, un altro peluche.
«Due: i tuoi occhi. Credo di non aver mai visto occhi più belli dei tuoi. Potresti anche rimanere in silenzio per sempre, ma i tuoi occhi avrebbero sempre qualcosa da dire. Li amo, perché capisco ogni tuo pensiero solo guardandoli.
Tre: il tuo sorriso. Quando mi sorridi, non vedo nient’altro che te. Non importa che io sia arrabbiato, triste, indispettito o semplicemente annoiato. Tu sorridi, ed ogni cosa perde di importanza.
Quattro. Ti amo perché mi hai fatto sentire le farfalle nello stomaco, uno stormo intero.
Cinque: ti amo perché sei entrata nella mia vita all’improvviso, con la tua sfacciataggine, il tuo orgoglio e la tua forza.
Sei: ti amo, perché non ti sei arresa di fronte alla mia stupidità e mi hai dato un’occasione, anche se ogni tanto mi sono comportato come uno stronzo, ma a mia difesa dico che volevo solo farti una buona impressione.
Sette: ti amo, perché quando mi hai imposto di starti lontano, poi sei stata tu ad avvicinarti e tutto è andato meglio.
Otto: ti amo, perché sei così piccola e vorrei proteggerti da qualsiasi cosa, da chiunque ti si avvicini anche solo per parlarti.
Nove: ti amo, perché sei testarda fino al midollo, dici sempre quello che pensi, fregandotene di offendermi e dieci: ti amo, perché dai un nome a tutti i tuoi peluche, come se fossero vivi e perché perdi l’iPod ogni cinque minuti.»
June, che ormai stringeva tra le braccia ben dieci peluche, aveva le lacrime agli occhi, un sorriso che andava da un orecchio all’altro, e il cuore che palpitava così forte da farle male.
Non vedeva nessun altro, se non Harry, che le sorrideva con una semplicità disarmante.
Abbandonò i peluche sul tavolo, con delicatezza, si alzò e si avvicinò ad Harry, sotto lo sguardo commosso di Alice, quello felice di Liam e Zayn e quello indecifrabile di Louis. Se lo conosceva bene almeno la metà di quanto credeva, quella notte non l’avrebbe fatta dormire per tempestarla di domande.
Ma al momento non le importava. Circondò il collo di Harry con le braccia, si alzò sulle punte e lo baciò.
Quando si separarono, Harry le porse un ultimo peluche.
«Ti amo, okay? Perciò, la prossima volta, dammi il tempo di rispondere.»
 
 
 
***
 
 
 
Bene, ci siamo.
Pretending, signore e signori (se ce ne sono), è ufficialmente conclusa. Fine. Stop. The End. Oh, God. Sto male. Davvero, penso di essere traumatizzata, un pochino, ma ormai comincio a farci l’abitudine. A furia di pubblicare schifezze su EFP, mi sono abituata alla sensazione di mettere la spunta del quadratino del “Completa?”
Detto questo, spero che questo epilogo vi sia piaciuto, vi abbia magari fatto un pochino emozionare e sorridere e, niente, non so cosa dire.
Pretending ha avuto un seguito inaspettato (credetemi, ancora non mi capacito del fatto che mi seguiate in così tante, siete fantastiche.) e spero tanto che nessuna di voi sia rimasta delusa da questa storia.
So che avevo accennato ad un seguito, tempo fa, ma ancora non so se lo scriverò o meno, perciò non perdete la speranza. Per ora, comunque, direi che è tutto. Anche perché sto ancora finendo di scrivere One Step Forward e voglio concentrarmi su quella. E comunque venerdì parto e sarò senza pc  per due settimane, più o meno, perciò non volevo lasciare la storia in sospeso!
Ora, volevo ringraziarvi.
Grazie, per aver inserito questa storia tra le seguite/preferite/ricordate e grazie per aver inserito me tra gli autori preferiti.
Grazie per aver commentato i capitoli precedenti, per avermi contattato su Facebook/Twitter/Ask. E grazie, perché non lo so, siete tanto carine e coccolose e io vi adoro <3
 
Alla prossima e buone vacanze!
Con affetto,
Fede.
 
   
 
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