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Autore: Achernar    10/07/2013    0 recensioni
"Ritornerai da me un giorno, quando le stelle ti chiameranno” "quando vorranno portarti via..."

Qual'è il motivo che lega Nakia alle stelle? Una bambina di 5 anni gioca con i suoi amici e la notte dorme, ma Nakia no, lei passa le notti sotto il cielo stellato dell'Egitto di 2400 anni fa e trascorre il suo tempo nella buia casetta dell'anziana e misteriosa Selene...
Ora Nakia ha 18 anni e si troverà ad affrontare un destino incredibile, un destino che la lega al cielo, a un essere misterioso e a un antico e oscuro rito...
(non mi sono ancora arresa su questa storia, sto per riprenderla in mano, rimodernarla e hopefully terminarla)
Genere: Introspettivo, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità
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cap 6

Ok, da dove comincio? Sono in ginocchio sui ceci a chiedere perdono per le mie malefatte e la mia pigrizia, il cielo, o Espero (ops, spoiler...) mi fulminino...

Aspetta un momento...niente urla, niente vasi tirati, niente istinti omicidi nell’aria... feeuh, grazie.. -.-

In un modo o nell’altro questo benedetto capitolo 6 è venuto alla luce, l’idea c’era già, ho dovuto fare delle pause tra un flashback e l’altro ma una volta cominciato sono andata avanti abbastanza rapida, il problema è stato cominciare...-.-

Comunque, ritroviamo uno dei personaggi che vi avevo anticipato: Selene.

Ci racconterà la sua vita e gran parte dei misteri che la avvolgono, sono abbastanza soddisfatta di come è venuto il capitolo, nel complesso mi piace molto il taglio a flashback, quindi fatemi sapere com’è, altrimenti significa che non so proprio giudicare da sola ciò che scrivo... non è proprio il più lungo ma è abbastanza sostanzioso, per farmi perdonare ^^, siate clementi e come sempre,

buona lettura!

 

 

 

6

 

 

 

Quella notte non riusciva a dormire, e sapeva il motivo, era sciocco cercare di lottare contro i propri pensieri, non avrebbe mai potuto prendere sonno: era il momento.

Tredici anni, erano passati tredici anni da quel giorno e ora non si poteva più rimandare, il cerchio doveva chiudersi.

Sospirò, si alzò con fatica dal suo giaciglio e si avviò verso l’uscio di casa.

Sapeva perché le stelle non l’avevano ancora chiamata a sé nonostante la veneranda età, aveva un conto in sospeso con loro, un conto che sarebbe stato saldato presto. Ma a quale prezzo?

“Ritornerai da me un giorno, quando le stelle ti chiameranno”

“Quando vorranno portarti via” disse.

Il cuore della vecchia Selene era colmo d’angoscia e paura, di pentimento e rimorso, di colpa. Sentimenti con cui aveva imparato a convivere fin dalla sua giovinezza, ma che ora si rivelavano davvero troppo gravosi per un povero, vecchio cuore, affaticato da anni e anni di riti terribili.

Come aveva potuto farlo? Aveva promesso a sé stessa che una volta lasciato il tìaso non avrebbe più invocato il terribile nome di Espero, che non avrebbe più sacrificato vite innocenti per la bramosia di potere dei mortali, eppure, diciotto anni fa l’aveva fatto. Di nuovo.

Qual’era stata la prima volta? Era ancora viva Cleida, anzi era stata proprio lei a condurla in quella spiaggia, a Lesbo, tanti anni prima.

 

Cleida, Selene non faceva altro che sentir ripetere questo nome da mattina a sera, le fanciulle del tiaso avevano una vera e propria venerazione per lei, del resto era la figlia della fondatrice del loro gruppo, eppure strane voci circolavano su quella donna dai capelli rossi.

Cleida non era mai sola, almeno non in pubblico, e si circondava di ragazze misteriose che non partecipavano alle attività regolari del tiaso come lei e le altre. Avevano tutte gli occhi chiarissimi, quasi argentei, e portavano al collo una sottilissima catenina, così fine da sembrare un filo, i cui anelli erano di diversi tipi di metallo, oro, argento, bronzo. Salvo che al seguito di Cleida, non apparivano mai in pubblico, secondo le chiacchiere era perché dormivano di giorno e la notte praticavano strani culti insieme alla donna. Selene non aveva mai prestato troppo ascolto ai pettegolezzi, a suo avviso erano semplicemente ragazze un po’ particolari, così un giorno aveva provato a conversare con loro e aveva trovato piacevole la loro compagnia, i loro modi erano amabili, e discorrevano non eleganza di numerosi τόποι, per quanto fossero particolarmente ferrate nel parlare di astronomia e cercassero di riportare a quell’argomento ogni conversazione. Non era certo un disagio per Selene, anche lei amava molto quella scienza e non essendo facile trovare ragazze come lei, aveva colto l’occasione per parlare un po’ della sua passione. Durante tutto il dialogo, incentrato in particolar modo sulle stelle e sulla loro influenza sulla vita umana, Cleida non le aveva mai staccato gli occhi di dosso.

Quella sera ricevette un messaggio da una di quelle ragazze. Si sorprese subito di vedersela davanti mentre saliva le scale per raggiungere la sua stanza. Come mai era sola? Dov’erano le sue compagne e Cleida? Prima che potesse aprire bocca però, la ragazza le rivolse la parola:

“Salute, Selene.

Mi manda la nostra signora Cleida. È rimasta colpita dal tuo spirito durante la conversazione di prima e desidera parlarti a quattr’occhi, sulla spiaggia fuori città, alla luce delle stelle.

 Seguimi”.

 Selene ebbe l’impressione che la sua interlocutrice avesse calcato la parola stelle e luce con un tono misteriosamente malizioso, complice. Tuttavia non poteva rifiutare un invito della sacerdotessa di Afrodite e annuì con garbo:

“Se la nostra amabile Cleida vuole parlarmi ciò non può che rendermi lieta. Indicami la via, non voglio farla attendere”

Le due si incamminarono in silenzio, nell’aria ormai notturna riecheggiavano solo il gracidare sommesso delle rane e il canto ridondante dei grilli, persino i loro passi erano ammantati di silenzio. Eppure la mente di Selene era agitata da dubbi e presentimenti infausti, la ragazza era da sempre abituata a fidarsi del suo istinto e questo le stava chiaramente dicendo di non andare, di fermarsi e tornare indietro, che non c’era nulla di buono per lei sulla spiaggia.

<< Ma che mi prende? Non è la prima volta che esco di notte in riva al mare, lo facciamo spesso per le cerimonie sacre. Perché stavolta dovrebbe essere diverso?

Che vuol dire che Cleida è rimasta colpita dal mio spirito? Intendeva il modo di comportarsi ... o proprio l’anima? >>

Il tragitto era breve ma senza la sua guida, la giovane  non sarebbe riuscita a distinguere nell’oscurità la sagoma solitaria  della donna dai capelli rossi fra le insenature e le anse dei lidi.

La figura di Cleida si stanziava maestosa davanti a lei, avvolta nel buio e in un pesante mantello blu scuro, i capelli al vento, completamente sciolti in tutta la loro lunghezza, e la sottilissima catena di tre diversi metalli le arrivava quasi ai piedi, luccicando alla luce della luna come la schiuma delle onde che si infrangevano placide sulla sabbia umida e fredda.

Quando si voltò, Selene vide che la ragazza era già sparita, certo, la donna dai capelli rossi aveva detto di volerle parlare “a quattr’occhi”...

Anche stavolta non riuscì a fiatare per prima, stava già esordendo con un “eccomi” o qualcosa di simile, che Cleida aprì bocca:

“Guarda in alto” e alzò la testa per invitarla a fare altrettanto

Selene alzò la testa e i suoi occhi si illuminarono della luce di migliaia di stelle di diversa grandezza e colore, uno spettacolo che l’aveva sempre lasciata a bocca aperta, e anche stavolta la sensazione che provò fu la stessa.

“Cosa vedi?”

“Armonia” rispose la giovane rivolgendo un sorriso al cielo

“E poi?” la incoraggiò Cleida, anche lei gli occhi fissi alle stelle

“Perfezione, felicità, luce...magia” continuò Selene

“Non sai quanto tu abbia ragione”

La ragazza abbassò un attimo lo sguardo per fissare la sua interlocutrice, cosa aveva voluto dire con quella frase appena  sussurrata?

“Riguardo... cosa ?”

La donna non aveva mai distolto gli occhi dalla volta celeste

“L’ultima parola che hai detto...magia. Sì, non immagini quanto tu abbia ragione.”

Forse fu solo un’impressione di Selene, ma una stella aveva brillato per un istante, Cleida sorrideva compiaciuta di quel segno

“Sai quante persone avrebbero risposto come te alla mia domanda? Poche, molto, molto poche. Avrebbero detto questo: << stelle >> e forse dopo avrebbero aggiunto << luminose, belle, lontane... >> tu no. Hai detto che vedi armonia. Anche in questo non sai quanto hai ragione. Le stelle sono armonia, le stelle danno armonia, a chi trova il coraggio di chiederla loro. Tu hai questo coraggio, Selene?”

La donna ora abbassò gli occhi, il verde giada di lei incontrò il chiarissimo acquamarina della ragazza, la maggiore era seria, poté notare una scintilla di speranza, di fiducia, un incitamento a parlare col cuore, nei suoi occhi, l’inquietante consapevolezza di sapere già la risposta della più piccola.

 

 

“Come riluce la grande Espero stanotte”

Cleida si rivolse a Selene con un sorriso complice

“Ti senti pronta?”

“Sì”rispose alla sacerdotessa.

La ragazza, ormai diventata una giovane donna, prese la lunga catenina che pendeva dal suo collo e la avvolse intorno alle mani formando una rete. Gli anelli preziosi scintillavano ai raggi di luna, ma soprattutto ai raggi della Stella della Sera, forgiati apposta per catturarne la luminosa immagine.

Un uomo era in disparte, seguiva la cerimonia con sguardo scettico eppure speranzoso. Sarà stato scettico per la giovane età di Selene, o per la mal fiducia nei confronti dei poteri delle stelle?

Selene non se ne curò e pensò solo alla luce, una fortissima luce bianca seguita da un lampo rosso, sì, era così che doveva andare, l’aveva visto molte altre volte, aveva assistito molte altre volte al sacrificio di anime e più volte aveva ammirato splendere Espero e riversare sui mortali la sua forza, rispondere al loro richiamo, alla loro disperata richiesta di aiuto.

<< Ancora, esaudiscici ancora divina stella, astro della sera. Dona armonia a chi è nel caos, luce a chi è nell’ombra, felicità a chi è afflitto, ricchezza agli indigenti >> ripetè mentalmente

“Potere a chi lo brama!” esclamò a voce alta e potente fissando il cielo con sguardo penetrante.

 

Fu come se i suoi occhi si fondessero con la luce della stella, i cui minuscoli raggi si muovevano furiosamente, divenne abbagliante, le mani di Selene rilucevano, Cleida aveva fatto un passo indietro e osservava con sguardo fiducioso ma vigile, pronta ad intervenire nel caso la più giovane non si fosse dimostrata ancora all’altezza.

I capelli mori, completamente sciolti,  della giovane donna ondeggiarono alle sue spalle, eppure non c’era vento e lei era rimasta immobile. D’improvviso la catenina prese a riflettere i raggi di luce della stella con più forza. Dalle sue mani si propagò per una attimo un’aura rossa, inquietante eppure affascinante.

Un bagliore della durata di un istante illuminò il cielo come fosse giorno, poi si udì un tonfo, nello stesso momento in cui una scia rossa, un guizzo rubino, attraversò il cielo.

Il sangue dell’uomo si gelò nelle sue vene nel vedere il corpo impietrito della sua offerta riverso per terra. Senza vita.

 

Era stato così che era cominciato tutto. A diciotto anni aveva recitato la sua prima preghiera a Espero, dopo essere entrata nella “setta” a quattordici. In quattro anni aveva assistito a ogni sorta di rito, di invocazione alle stelle e in particolar modo all’Astro della Sera. Lei e le ragazza fungevano da intermediarie, sfruttavano il potere della loro συμπαθία col firmamento, manifestata nei loro occhi chiari e brillanti, per realizzare i desideri dei mortali, le loro ambizioni.

Le avevano spiegato che era un grande regalo fatto loro da Espero, che abbassandosi a guardare il mondo dei mortali si impietosiva per le loro sciagure e offriva loro un patto per porre fine alle disgrazie.

Patto.

Questa parola era la chiave di ogni cosa. Di tutte gli orribili sacrifici e voti fatti per la stella. Diciotto anni di potere, non ostacolato da nessun nemico o fattore esterno, in cambio di un’anima, potere assoluto e perpetuo in cambio dell’anima di due gemelle. E lei lo aveva permesso, aveva anzi aiutato tutto ciò, era la ragazza che più  di ogni altra aveva un profondo legame col cielo e per questo Cleida l’aveva indicata come colei che avrebbe dovuto prendere il suo posto quando le stelle avrebbero chiamato anche lei. Per questo era stata educata, per questo era stata cresciuta all’interno del gruppo a stretto contatto con la donna dai capelli rossi, la quale le aveva rivelato i suoi segreti e tutte le formule e le invocazioni adatte a ogni tipo di rito. Il primo, aveva ancora quindici anni quando diresse il primo rito, rivolto a una stella minore per un mortale che desiderava fortuna e gloria in battaglia. Espero era l’unica stella a cui solo Cleida osava rivolgersi, tutte le altre si inchinavano alla potenza dell’astro intimorite dalla sua luce, e facevano bene, perché il grande potere di Espero poteva essere trasformato per gli uomini solo da poche elette, e Cleida era l’unica fra loro a poterlo fare, l’unica finché non arrivò lei, Selene.

 

Sospirò di nuovo, ripensare a quei tristi avvenimenti le riempiva la testa di immagini spaventose, tutti quei volti senza vita, vuoti di luce e di anima, sembravano invocare Espero anche loro, reclamando vendetta. E poi, fra tutti, un corpicino, una faccina piccola, di una bambina che aveva molto meno di un anno di età, dagli occhi di un viola acceso e profondo, brillanti di vita e intelligenza, che l’avevano guardata compassionevoli diciotto anni prima, << mi fai pena >> poteva leggere in quelle iridi ancora a distanza di tanto tempo ogni volta che l’immagine si ripresentava alla sua memoria. L’uomo che l’aveva portata alla donna ormai già avanti negli anni, sapeva molte cose su questo genere di rituali, aveva trovato l’anima in grado di garantirgli un potere immenso e forte, un potere che gli spettava comunque, di diritto, ma per cui non aveva il coraggio di lottare

 

“Donna” la apostrofò un giovane uomo, il viso sprezzante e fiero ma gli occhi corvini, rapaci. Non le ispirarono fiducia e sicurezza.

“Cosa desideri?” aveva risposto uscendo dalla sua capanna, ormai si era ritirata in un paese lontano già da anni, sperando di dimenticare così il suo passato e allontanare i demoni che agitavano la sua coscienza.

“Sto cercando Selene, vecchia, sei tu?”

“Sì giovane, cosa vuoi da me?”

“Ho una richiesta da farti...”

 

Sul tavolo della piccola cucina giaceva un fagotto, Lene inorridì constatando il suo contenuto, scostato un lembo di tessuto da uno degli angoli dell’involto, una piccola manina si affacciò e le strinse il dito.

“No, non farai una cosa simile” esclamò quasi con tono di domanda

“Infatti io non farò nulla, sarai tu che lo farai per me”

“Non puoi chiedere tanto, è solo una bambina, ha l’intera vita davanti a sé..” la piccola emise un lieve gemito

“Guardala negli occhi, lei e sua sorella sono quelle che cercavo da tempo, il loro potere sarà immenso” le iridi di lui brillarono pericolosamente di brama, un guizzo quasi assassino le attraversò, infuocato.

Anche Lene era meravigliata dal viola intenso degli occhi della piccola, il colore sacro a Espero più di ogni altro blu, eppure fece un passo indietro scuotendo la testa

“Ragiona, ciò che chiedi ti spetterebbe comunque, puoi lottare per averlo, il tuo popolo ti seguirà, riuscirai nel tuo intento anche sen..” non fu interrotta dalle parole dell’uomo ma dai suoi occhi taglienti, ridotti a fessure, si rese conto che non era abituato a essere contraddetto e tantomeno corretto

“Ci vorrebbe troppo tempo, mio figlio non deve crescere come un miserabile, deve vivere nel luogo che gli spetta per nascita, deve poter trascorrere un’infanzia lieta e spensierata senza il ricordo terribile di guerre civili e campi di battaglia insanguinati di morte, io lo faccio per lui!

Donna, vecchia, te lo chiedo, no, te lo ordino per l’ultima volta: intercedi per me, stringi per me il patto con la stella!”

A quel punto Selene si sentì sprofondare, avrebbe voluto sacrificarsi lei e donare la sua anima alla stella che aveva servito per tanti anni, ma non poteva, non aveva mai avuto una sorella, tantomeno una gemella, e l’individuo che aveva davanti non si sarebbe accontentato di qualche anno, lui voleva un potere che durasse nel tempo, che potesse passare solido e inattaccabile a suo figlio, e ai figli di lui, alla sua discendenza negli anni a venire. Sarebbe tornato dopo diciotto anni per portare a termine il rito e lei non avrebbe potuto fare a meno di sacrificare con orrore un’altra vita.

 

Le terribili parole del rito più potente che poteva officiare risuonarono nella mente dell’anziana donna, parole il cui vero significato era nascosto agli occhi di tutti se non a quelli di poche elette:

 

Ѐσπερε πάντα φέρης όσαφαίνολις εσκέδασΑύος,  

Espero tu riporti tutto ciò che la luminosa alba ha disperso,


φέρης
όιν, φέρης αίγα, φέρης απύ μάτερι παίδα.

riporti la pecora, riporti la capra, porti via la fanciulla dalla madre.


un ricordo sbiadito solo all’apparenza, presto sarebbe giunto il momento in cui sarebbe stato necessario ripeterlo. Ma con quale coraggio? Con quale forza avrebbe potuto uccidere colei che amava di più al mondo? Doveva trovare un’altra soluzione, non aveva intenzione di rivangare il passato, ormai Espero era solo un ricordo e lei voleva che continuasse ad esserlo.

Poteva sperare che la ragazza non fosse stata trovata in questi diciotto anni da quell’orribile uomo, in questo caso altre dodici anime avrebbero dovuto lasciare questo mondo, e Selene ne aveva già viste partire nove, dopotutto per lei era un prezzo che poteva essere pagato per salvare l’unica anima che le interessava ancora, sperava con tutto il cuore che la decima, l’undicesima e soprattutto la dodicesima stella guizzante comparissero a squarciare l’immobilità del cielo notturno prima di vedersi davanti la giovane dagli occhi viola, condannata già alla nascita per colpa sua.

In quel caso disperato avrebbe dovuto fare ricorso a tutta la sua forza d’animo per implorare la stella di prendere un’altra anima, altre dieci, cento, anche la sua, pur di risparmiarla, tutto dipendeva dalla forza d’animo della ragazza, dal suo legame col cielo. Avrebbe sopportato un contatto con la stella della sera? Era abbastanza forte per riuscirci? Si era adoperata cinque anni perché ciò fosse possibile, ma negli ultimi tredici era stata costretta a lasciarla, poteva solo pregare che avesse continuato a coltivare il suo amore per il firmamento, il suo legame naturale con gli astri, in tutto questo tempo. Era fiduciosa nelle capacità della ragazza per fortuna, la conosceva bene, meglio di quanto lei potesse credere.

Il momento in cui si sarebbero riviste si avvicinava, nostalgia ammantò i pensieri di nonna Lene, sospirò ripensando a tanti anni prima, a una bambina allegra e mai sazia di sentirla parlare, intelligente e forte, ostinata e fiera, dai capelli indomabili e gli occhi ametista

 

“Chissà come sei adesso, giovane donna. 

  Mia piccola Nakia”.

 

 

 

 

Note:

Dunque, buona estate a tutti, pensare che ho iniziato questa storia due mesi fa e non l’ho ancora finita... scusate ç.ç, ma sta prendendo una piega particolare credo, che ne dite, vi piace? R&R please (anche solo per accusare l’autrice di stare scrivendo una marea di assurdità e metterci pure un sacco di tempo...)

BtW, cominciamo con le note:

Cleida è la figlia di Saffo, viene nominata in diversi frammenti in cui la madre ne elogia la bellezza e altre qualità, l’ho descritta come sacerdotessa di Afrodite e “direttrice” del tiaso perché ho pensato che avrebbe potuto ereditare le funzioni della poetessa, che nel mio mondo, come già detto di buchi bianchi e piramidi, non è estranea ai riti di Espero, tanto che le poesie le ha scritte lei! Poi vedrete...

Τόποι: vuol dire argomenti ma anche temi veri e propri, avete mai sentito l’espressione “è un topos letterario?” i due innamorati che lottano per stare insieme ad esempio sono un clichè, un topos letterario

Συμπαθία: non sono riuscita a trovare un equivalente italiano adeguato così ho lasciato il termine greco, è un po’ diverso da simpatia, vuol dire proprio soffrire insieme, provare gli stessi sentimenti, essere in sintonia, ecco, forse questa era la parola che più ci si avvicinava per la sfumatura che volevo dare.

 

Credo si capisca bene chi sono tutti i personaggi che appaiono nel capitolo:la neonata, l’uomo, la ragazza... li ritroveremo anche nel prossimo, che spero non debba farvi attendere tanto come questo, dopotutto il sette è un numero fortunato no? Speriamo sia anche pieno di buona volontà e me la trasmetta... sono troppo pigra... -.-

Vi imploro ancora una volta, ma senza sacrificare anime a Espero XD, R&R, read and review, fatemi sapere le vostre impressioni, un grazie e un grosso bacio a il giardino dei misteri che continua a recensire, sei dolcissima ^^, e se vi piace il filone storico passate da lei che oltre ad essere una brava scrittrice di romantico ha iniziato un’affascinante storia nell’antica Roma.

Al prossimo capitolo (niente date che tanto so che non le rispetterei...) ^^

  
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