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Autore: DarkNihal14    11/07/2013    6 recensioni
Lui si girò e la osservò con un espressione strana.
- Vuoi il mio aiuto? -
Era visibilmente divertito e non tentava nemmeno di nasconderlo.
Hermione sussurrò un inudibile 'sì'.
- Hai forse detto che la So-Tutto-Io ha bisogno di me? -
Ecco, ora iniziava a umiliarla.

Ho intenzione di farla evolvere in una Severus/Hermione, pairing che amo. Cercherò di renderla graduale per non sfociare nel surreale.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Severus Piton | Coppie: Hermione/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Chiedo scusa per il ritardo che non in realtà non ha scusanti. Io vi lascio alla lettura e accoglierò immobile tutti i meritati pomodori marci che tirerete. La verità è che, oltre a non avere tempo, non so dove questa storia andrà e come finirà. Ho iniziato a scriverla, perché volevo lanciarmi in una long Severus/Hermione, ma ora mi trovo in crisi. In ogni caso, non l'abbandonerò, almeno per soddisfazione personale. Grazie a chi ancora mi segue <3 <3 <3.



- capitolo quattordicesimo -

Something to be upset about

 

 
 
 
Hermione si era sempre aspettata che il settimo anno sarebbe stato un magnifico inferno. Il sesto anno aveva sfinito Ron e Harry e anche lei spesso andava a dormire molto tardi senza, però, essere convinta di avere studiato a sufficienza. Quest'ultimo si stava rilevando solo leggermente più difficile per lei che aveva passato i dodici mesi precedenti in una tenda senza poter soddisfare il suo bisogno di apprendimento. Si era immaginata di passare ogni singolo istante della sua giornata con la testa china sui libri, cosa che faceva, ma che pensava molto più faticosa. Tutta la scuola era immersa in un torpore doloroso e silenzioso. Gli studenti erano meno rumorosi e scherzosi, in particolare i Serpeverde, la cui fama si era consolidata con la guerra. Ogni ostilità tra le diverse case era completamente cessata. Anche i professori erano più magnanimi e indulgenti, come se avessero capito che avevano vissuto una tragedia che chiedeva solo di essere addolcita. Hogwarts era diversa. Era una fenice che stava rinascendo più splendente di prima, ma che avrebbe preferito risparmiarsi quelle cicatrici profonde e vivere ancora un po'. Forse la guerra veniva mandata dagli dei per ricordare agli uomini che non stavano governando opportunamente il mondo che era stato loro donato. Dei crudeli, pensava Hermione. Per quanto il genere umano fosse scellerato, esistevano modi meno drastici per riportarlo sulla retta via. O forse no, ma lei sperava di sì: almeno si sarebbero evitati una simile disgrazia.
In ogni caso non poteva cambiare il passato ed era totalmente concentrata a prendere tutti i suoi Eccezionale ai M.A.G.O. Forse non completamente. C'era sempre un chiodo fisso che le martellava in testa che la distraeva per un secondo, finché non riportava forzatamente la sua mente al suo controllo. Quel tormento aveva una corazza nera e un naso aquilino. Sembrava terribile e lo era, ma in un modo che lei definiva misterioso e ipnotico. La sua ragione necessitava di una prova. Non si ammette di essere innamorata del proprio professore come si beve il succo di zucca. Bisognava esserne assolutamente sicuri e convinti che ne valesse la pena. Sul secondo punto non aveva dubbi. Era una conservatrice dell'idea che l'amore meritasse sempre di essere vissuto. Sapeva di non essere la principessa delle fiabe, affascinante e bellissima, ma un principe azzurro l'aveva sempre sognato. Cresciuta, aveva compreso che voleva soltanto un'anima affine alla sua. Aveva trovato Ron che aveva più che altro verificato il detto "gli opposti si attraggono", sempre che fosse stato davvero qualcosa di più di una semplice cotta adolescenziale. Se ne era stata innamorata per sette anni, perché allora aveva rifiutato il suo secondo bacio? Non era un segno, forse? Se non era sufficiente questo, lo era l'Amortentia? Lei aveva sentito il suo profumo. Era una prova scientifica, dimostrata razionalmente, per quanto si possa argomentare qualcosa di irrazionale in questo modo.
In quel momento aveva davvero bisogno di un'amica, ma l'unica era Ginny, che era anche sorella di Ron. Per quanto questa lo prendesse in giro, avrebbe sofferto quanto il cuore spezzato di suo fratello. La rossa sapeva essere, però, anche molto lucida e oggettiva. Inoltre, non era colpa di Hermione: non aveva mai chiesto di dare la sua virtù a un suo insegnante. Non aveva neanche chiesto di diventare amica di Harry Potter e farsi torturare per salvare il mondo, ma nel momento in cui aveva dovuto scegliere le erano apparse chiare come le cose giuste da fare, come andare da Severus e farsi spezzare il cuore in migliaia di pezzi. Perché era sicura che lui non potesse amarla, perché Lily Evans era ancora l’oggetto dei suoi pensieri. Era pervasa da quella sicurezza di un animo innamorato che cerca inconsciamente ogni appiglio di speranza, che vuole vedere dei segnali. E lei era così: si domandava perché lui le avesse concesso un ballo, ma soprattutto perché si fossero trovati nudi nello stesso letto. Era scattato qualcosa e Hermione lo sentiva ogni volta che lo vedeva ed era convinta che fosse qualcosa per cui valesse la pena lottare. Convinta che il suo cuore sarebbe stato meglio spezzato che in quello stato di dubbio in cui si trovava ora, si diresse verso i sotterranei. Iniziò a riportare alla mente quante volte in sette anni aveva percorso quei corridoi, quante volte l’aveva fatto nell’ultimo periodo e quante volte gli aveva chiesto qualcosa. Ma quante volte era andata lei da lui? Era sempre lei a fare il primo passo. Anche con Ron: aveva dovuto baciarlo lei, mentre avrebbe desiderato uno spirito di iniziativa un po’ più marcato. Non avrebbe commesso lo stesso errore anche questa volta: si sarebbe fatta desiderare.
Si fermò, pronta a voltarsi indietro, quando vedeva già in fondo la porta dell’ufficio di Severus. Questa si aprì e lei rimase pietrificata, non avendo una scusa pronta per difendersi. Anche Piton, che stava uscendo, sembrò sorpreso di vederla nella zona Serpeverde e non perse occasione per farle notare la sua inadeguatezza in quel posto.
« Cosa fai qua, Granger? Ti ricordo che i dormitori dei Grifondoro sono in una torre, non in un sotterraneo. »
« Grazie, mi ricordo perfettamente. Stavo solo facendo un giro di controllo. » replicò stizzita la ragazza.
Il professore si limitò ad alzare un sopracciglio per mostrare la sua disapprovazione e lasciò cadere il discorso.
« Concedendo che ti creda, per questa volta, vorrei proprio parlare con te. Sarà meglio accomodarci nel mio ufficio. »
Il cuore di Hermione perse un battito e subito dopo accelerò. Voleva stroncare ogni suo sentimento sul nascere. Era una riflessione un po’ improbabile, dato che non poteva leggerle nel pensiero. In realtà, sì ed era anche un esperto di Legilimanzia. Ogni tanto si stupiva di come la sua mente da strega elaborasse pensieri puramente babbani. In ogni caso, l’ipotesi rimaneva inverosimile, considerandosi lei abbastanza potente per almeno rendersi conto di un attacco del genere.
« Signorina Granger, non ho puntualizzato la situazione prima, perché ho scioccamente creduto che fosse chiara, » incominciò Piton, dopo che lei si era seduta, mentre lui la sovrastava in piedi appoggiato con le mani sulla scrivania. « ma riflettendoci ho pensato di essere stato stupido a credere che tu non avresti spifferato tutto alla signorina Weasley, della cui riservatezza dubito altamente. Quindi, vorrei esplicitare come ritenga inopportuno che tu comunichi ciò che è successo in viaggio ad anima vivente e non. Diversamente, al tuo esame di pozioni potresti essere casualmente bocciata. »
« Mi sta minacciando, professore? »
« Sì. »
Hermione lo fissò allibita. Non si aspettava certo di essere invitata a prendere un tè, ma rischiare di non passare un M.A.G.O. era un colpo basso.
« Credo che dovrebbe essere più gentile con me. D’altronde, nessuno sa quel che è successo e non mi crederebbero forse se dicessi che ha approfittato di me? » domando la ragazza, provocandolo.
Se quello di Severus voleva essere un ricatto in grado di spaventarla, la risposta di lei era un affondo doloroso, di fronte al quale lui rimase spiazzato. Dopo un secondo di smarrimento, Hermione vide la furia apparire nei suoi occhi. Quando parlò, non alzò la voce e scandì lentamente le parole, ma i brividi che percorsero la schiena della ragazza, la fecero pentire della sua precedente audacia.
« Ti rendi conto che sono un tuo professore, vero, Granger? Ti rendi conto che minacciarmi è molto grave? »
« Sì, ma anche lei mi ha minacciato ed è altrettanto grave. Sta trattando questa faccenda come un segreto da ragazzini, ma non lo è. Mi tratta da ragazzina, ma non lo sono. Non ho detto un bel niente a Ginny, perché non mi sembra neanche la mia vita. Ho perso la mia verginità con un mio professore! » Hermione scoppiò in lacrime. « Non è uno stupido gossip, è la mia persona ferita. Non mi sento più me stessa, perché Hermione Granger non si ubriacherebbe mai e non scoperebbe col primo che ha di fianco. Ho passato tutta la mia esistenza ad essere il contrario. » Si asciugò gli occhi, cercando di mostrarsi più forte. « Comunque non si preoccupi, farlo sapere al mondo è il mio ultimo pensiero.»
« Bene. »
La Grifondoro se ne andò scuotendo la testa, cercando di scrollarsi di dosso la tristezza, e il Serpeverde restò con la mente ingombra di punti interrogativi, convinto di aver passato tutta la vita ad amare una donna, ma non riuscire tuttavia a capirle. Non aveva pensato che lei potesse spezzarsi per quell’accaduto. Aveva passato sette anni di inferno e ne era uscita più matura, mentre in quell’ufficio sembrava solo una ragazzina a cui era stato rubato il ricordo della prima volta con il ragazzo perfetto.
Invece ricorderà me, pensò Severus storcendo la bocca. Questo è qualcosa per cui essere turbata.
  
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