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Autore: Celebien    15/07/2013    0 recensioni
Un mondo, reso oscuro da una forza sconosciuta che si nasconde dietro le fiamme e da esse trae il suo potere, fronteggerà il coraggio di due sorelle divise fisicamente dai servi dello stesso nemico oscuro, ma legate con l'anima nel corpo dell'unica sopravvissuta. Due sorelle dal carattere opposto, ma che saranno l'una la guida per l'altra durante una fase di crescita, nel cammino verso la libertà e il riscatto per ogni vita rubata.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Capitolo Quarto
I preparativi

I due giorni che precedevano il finesettimana in cui si sarebbe svolta la festa del grano passarono in fretta, i ritmi ripresero tranquilli come se quella sera non fosse successo nulla e soprattutto Zanira tornò con i piedi per terra ricominciando le faccende solite di casa aiutando il padre e la sorella, ma ogni qualvolta si ritrovava da sola con se stessa, tutti i pensieri erano rivolti a lui, il misterioso Elmonet dalle orecchie a punta e quel senso dell'umorismo che si abbinava con tutto il resto come gli accordi di uno strumento musicale messi insieme a creare una melodia decisa e bellissima come se quelle note fossero state create per stare insieme in quegli accordi e per quel singolo pezzo; il pensiero e le fantasticherie furono utili a Zanira per allontanare i ricordi dagli strani sogni che sembrarono darle tregua per quel lasso di tempo, quasi come se avessero abbandonato il suo corpo nel momento in cui la sua mente venne occupata da tutto il resto e Zanira stava bene. Forse era arrivato davvero il momento che Alena aveva sempre sognato per la sorella, finalmente la piccola mezz'elfo dai capelli verdi e gli occhi color cioccolato stava cambiando trasformandosi nella donna che prima o poi sarebbe diventata senza accorgersene mentre Alena capì tutto fin dall'inizio e se i suoi erano semplici sospetti, essi si concretizzavano in idee pure e certezze ogni volta che incrociava lo sguardo della sorella o che la osservava nei momenti in cui si metteva a sognare ad occhi aperti con un sorriso sciocco sulle labbra, ma decise di tenere le sue certezze per se fino a quando non sarebbe arrivato il momento giusto. La mattina di quel sabato, il giorno della festa paesana, Alena come al solito si alzò presto per cominciare le faccende di casa tra cui preparare la colazione, Zanira solitamente il sabato e la domenica si alzava più tardi del solito e nonostante il padre e la sorella l'avessero richiamata più e più volte c'era poco fa fare, come se il finesettimana il suo cervello staccasse la spina e decidesse autonomamente di prendersi più tempo del solito per riposare, finché quindi tutti persero le speranze di poterle togliere quel vizio; tuttavia quella mattina quando Alena aprì gli occhi e guardò accanto a se trovrò il letto vuoto. Rimase interdetta per pochi istanti fino a quando si convinse che magari avesse fatto tardi lei, ma perchè nessuno era venuto a svegliarla? Girò lo sguardo verso la finestra e dalla tendina di lino bianca tesa proveniva la lieve luce dell'alba, Alena si strofinò gli occhi convinta che stesse sognando ma rendendosi conto che non era così e che veramente accanto a lei non vi fosse nessuno fece uno sbadiglio e scese dal letto barcollando lievemente poichè era ancora presa dal sonno.
Raggiunse la cucina ancora in camicia da notte per controllare se vi fosse movimento e si stupì del fatto che invece nella stanza regnasse una calma assoluta come se si trattasse di una mattina qualsiasi, "Ma dove si sarà cacciata?" si chiedeva sempre più sconvolta, riprese la via della camera da letto per cambiarsi e sciacquarsi il viso promettendosi che ci avrebbe pensato dopo. Il sole stava cominciando a salire nel cielo dipingendo l'orizzonte di calde sfumature rosse tendenti all'arancio mentre il blu della notte pian piano lasciava il posto al celeste limpido del cielo mattutino; veniva un fresco venticello che scostava dolcemente l'erba dei campi circostanti come se una grande ed invisibile mano vi passasse sopra accarezzandoli delicatamente. Alena rimaneva ammaliata e sconvolta ogni volta che si soffermava ad ammirare quel paesaggio e rimase più sconvolta quando finalmente trovò Zanira: stava seduta di spalle rispetto a lei con le ginocchia portate contro il petto e la testa poggiata su di esse, i capelli smeraldini sciolti si alzavano e ondeggiavano ad ogni soffio di vento; era persa nei suoi pensieri guardando intensamente davanti a se, talmente concentrata nell'osservare nulla di definito, da non accorgersi della sorella che le venne incontro senza fare troppo rumore e si sedette accanto a lei poggiando la testa sulla mano aperta e le dita in mezzo ai capelli e la guardò con un sopracciglio alzato e un sorriso di chi sapeva a priori cosa stesse succedendo ma aveva voglia di udire conferme. Zanira sussultò quando si accorse della figura seduta accanto a lei e si portò di riflesso la mano sul petto mentre  Alena scoppiò in una fragorosa risata, "Alena sei impazzita? vuoi farmi prendere un infarto?!" chiese con il fiato grosso e gli occhi spalancati, la sorella smise di ridere e senza staccare gli occhi da quelli dell'altra rispose, "tu ti decidi a dirmi cosa ti è successo? Non rispondere "nulla", capisco che non è vero solo dal fatto che tu di sabato ti sia svegliata all'alba quando normalmente i tuoi occhi si aprono ad ora di pranzo sentendo l'odore del cibo dalla cucina, così come i petali di un fiore si aprono avvertendo i raggi del sole di prima mattina!" Zanira rimase interdetta a guardare la sorella che non le toglieva lo sguardo da dosso né accennava a voler cambiare espressione, non riuscendo a sostenerla voltò il capo verso la campagna, rimase di nuovo incantata su qualcosa di indefinito e senza che se ne accorgesse sorrise spensierata dimenticandosi nuovamente della persona accanto a se, "visto? Lo stai facendo di nuovo!"
"Cosa?" chiese zanira come se fosse cascata dalle nuvole, "T'incanti a guardare chissà cosa e fai quel sorriso sciocco!" questa volta fu Zanira a scoppiare a ridere, si alzò da terra ma chinò la schiena a schioccare un bacio nella guancia della sorella, quindi canticchiando una canzoncina inventata si avviò verso casa lasciando Alena lì da sola che guardava la sorella non sapendo se alzarsi e seguirla per farsi raccontare ciò che voleva sapere o lasciarla andare e sorridere della chiara novità che si stava presentando.
La mattinata fu abbastanza intensa per tutti i componenti della piccola famiglia; Nemor passò gran parte del tempo nei campi a raccogliere, innaffiare e seminare sotto il sole caldo; Zanira raccolse le uova nel recinto delle galline e passò del tempo nella stalla a mungere le mucche di latte fresco ma tra una pausa e l'altra ritagliava un po' di tempo al suo Amoret che nutrì come suo solito e portò fuori a sgranchire le zampe ma non ebbe il tempo di cavalcare poiché il lavoro intenso di quella mattina era totalmente riservato alla serata: durante la festa del raccolto infatti, era tradizione che tutti gli abitanti dei villaggi vicini protassero qualcosa dalla loro casa come grano, farina, olio e pietanze di ogni genere accompagnati ovviamente da scorte di vino e birra per poter festeggiare tutti insieme ma soprattutto per rendere grazie del raccolto e augurarsi il buon esito per l'annata successiva. Dei tre componenti della famiglia forse Alena era quella che gioiva di più per l'arrivo della festa perché poteva dare svago alla sua arte culinaria e alla fantasia smisurata non tanto per ricevere i complimenti dalla gente ma per sentirsi bene con se stessa, era felice infatti solo se stava a contatto con le sue erbe e i suoi strumenti da cucina. Nemor e Zanira si affidavano esclusivamente a lei e non provavano nemmeno a chiederle se avesse bisogno di aiuto perché ricevevano sempre un no categorico; la cucina era il mondo di Alena soltanto, gli altri potevano rendersi utili portandole tutto ciò che le occorreva, dalle verdure alla carne e quant'altro tranne gli odori a cui pensava esclusivamente lei perdendosi anche per ore nel bosco per cercare erbe particolari e saporite, funghi, tartufi e senza stancarsi mai minimamente di stare a contatto con la natura.
Il raccolto venne portato nella grande cucina insieme al latte e alle uova, tutto era pronto per essere preparato ma mancava l'elemento essenziale, ovvero la cuoca; Alena sembrava scomparsa nel nulla e sia Nemor che Zanira rimasero sconcertati nel non vederla tornare dal bosco "le sarà mica successo qualcosa?" chiese l'uomo preoccupato, "non credo, vado a cercarla!" rispose Zanira e senza esitare uscì da casa. Percorse inizialmente il perimetro dell'abitazione e quando fu certa che Alena non si trovasse nei dintorni dell'abitazione s'inoltrò nella piccola foresta che cominciava dal retro della casa. Gli alberi erano altissimi e così rigogliosi che la terra in cui si trovavano era scarsamente illuminata dai raggi del sole che tentavano di penetrare quegli ostacoli naturali dall'effetto sorprendente di grande importanza, che trasmettevano solennità, fascino e paura al tempo stesso. Tutt'intorno non si sentiva nessun rumore se non quello delle foglie degli alberi accarezzate dal vento e il rumore di qualche animale che si aggirava di qua e di la in direzione della tana, quel particolare silenzio non faceva che incrementare la preoccupazione di Zanira che non aveva alcuna idea di dove Alena si potesse trovare. Inizialmente si avventurò cauta con passi lenti, apparentemente calmi e tentando di non fare alcun rumore quasi in segno di rispetto nei confronti dello scenario che le si presentava di fronte ma man a mano che si addentrava nel cuore della foresta e non aveva notizie sulla sorella, quel poco di calma che stava appesa ad un filo svanì e Zanira cominciava a piombare nella preoccupazione tanto che non si preoccupò più di non far rumore e i passi lenti e leggeri divennero veloci e pesanti, il respiro affannoso e d'un tratto come se non fosse riuscita a controllarsi, cominciò ad urlare, "Alena, Alena dove sei? Rispondi. Alena!" non ricevette risposta e la mente della giovane mezz'elfo fu invasa da innumerevoli pensieri che si accavallavano senza un ordine preciso facendola entrare di più nel panico ed aumentandole il passo, cadde per terra in mezzo al muschio inciampando in una radice sporgente di un albero secolare a cui non aveva fatto caso, urlò nuovamente il nome della sorella e come se si stesse abbandonando a se stessa rimase seduta per terra, portò le ginocchia verso il petto abbracciandole e scoppiò a piangere disperata, "dove sei finita Alena?" si chiese rassegnata e con i peggiori pensieri nella mente; ad un certo punto si soffermò colpita da uno strano rumore proveniente dal fondo della foresta, come il sussurro di qualcosa di incomprensibile, senza esitazione Zanira riprese il passo con il cuore in gola sperando che se si trattasse di Alena non fosse ferita, in fin di vita o nelle mani di qualche essere. Una luce fioca colpì la sua vista, alcuni raggi azzurrini e argentati si facevano spazio tra le fronde poco più avanti rispetto alla mezz'elfo che sentiva salire il sangue alla testa; stava accadendo qualcosa lì in fondo, Zanira trattenne il respiro, fece attenzione a non far alcun rumore, si chinò per terra e con le mani vagava per il terreno alla ricerca di qualche oggetto che potesse usare come arma per difendersi o attaccare qualsiasi creatura mostruosa si celasse dietro quei cespugli. trovò un ramo d'albero abbastanza robusto, sentiva colare il sudore freddo dalla fronte e il cuore batteva all'impazzata senza tradire nemmeno un momento di quiete come se volesse sfuggire dalla gabbia toracica della fanciulla e volesse andare via da lì. La voce era più nitida ma non si capiva cosa la creatura stesse dicendo, sembrava una lingua antica forse, oppure semlicemente sconosciuta e i bagliori di luce erano più forti ad ogni passo strisciato che Zanira percorreva con l'arma in pugno accanto a se. Si trovò davanti al cespuglio che nascondeva la creatura, rimise i piedi saldamente sul terreno ma rimase china poiché se si fosse alzata completamente le fronde non l'avrebbero coperta del tutto e qualsiasi creatura si nascondeva lì dietro avrebbe potuto reagire in maniera sconosciuta e spregiudicata, era pronta con l'arma in pugno, stava per allungare la mano verso il verde quando sentì la voce della creatura sconosciuta parlare la stessa lingua di Zanira e ciò le permise anche di riconoscerla: "Bene, sei a posto puoi andare adesso, anirétima!" attimo di silenzio, un rumore lieve di qualcosa che si alzava dal letto di foglie cadute e dal cespuglio spuntò la figura di un cucciolo di cerbiatto che sfrecciò a tutta velocità e si dissolse nel nulla coperto dalla vegetazione, non curante dello sguardo stupito di Zanira che rimase incredula davanti alla scena, soprattutto quando si accorse che la creatura che tanto l'aveva spaventata e che aveva intenzione di colpire, era Alena che spuntò dalle stesse fronde ma per lo spavento cadde indietro abbandonando inconsciamente un cesto pieno di funghi ed erbe nel terreno, "Zanira -esclamò con gli occhi sgranati e la pelle bianca come il marmo- ma sei impazzita? Cosa ci fai con quell'arnese in mano? Gettalo immediatamente!" si guardarono stravolte entrambe, con il fiato grosso e gli occhi spalancati. come se si fosse d'un tratto ripresa, Zanira mollò finalmente il ramo e riprese a respirare con regolarità, "Spiegami tu cos'hai fatto tutto questo tempo? E' da molto che manchi da casa, ancora c'è tutto da preparare e non vedendoti arrivare ci siamo preoccupati e mi sono addentrata qui per venirti a cercare, poi ho sentito quella strana voce, ho visto una luce fioca e presa dal panico mi sono gettata a terra e ho cercato qualsiasi oggetto potessi scagliare contro la -fece un attimo di silenzio e con la mano aperta indicò la sorella- mostruosa creatura che si stava nascondendo e stava combinando chissà quale diavoleria, mi ero armata con la speranza che non fossi finita nelle mani di chissà cosa e che cosa succede?! vedo sbucare un cerbiatto da un cespuglio e mi accorgo che la voce del mostro è niente di meno che quella di mia sorella!" Alena, anche lei ormai calma guardò la sorella in silenzio e scoppiò a ridere, "come sei dolce sorellina quando ti preoccupi per me" ironicamente cominciò a sbattere le ciglia velocemente facendo innervosire Zanira che sfuggì lo sguardo stizzita e ricominciò a parlare: " ah smettila, dimmi piuttosto, che cosa stavi facendo? Che dicevi?" a quella domanda il sorriso di Alena scomparve dal suo viso e abbassò lo sguardo, "non so di che parli, io stavo cercando funghi ed erbe , poi mi sono trovata di fronte a quel cucciolo ferito quasi a morte al fianco e l'ho curato tutto qui!" "Che l'hai curato non ci sono dubbi, il punto è come ci sei riuscita. Alena dimmi la verità: sei mica una strega e non me l'hai mai detto?" adesso Alena volse lo sguardo alla sorella sconvolta "Ma che stai dicendo? -esclamò- io non sono niente, soltanto una mezz'elfo come te, non so niente di magia o arti curative, tu piuttosto sei stata strana, non mi sono accorta minimamente della tua presenza ed eri a pochi centimetri di distanza da me, armata e pronta a colpire!"
"E questo cosa vorrebbe dire? Ho reagito per difendermi da qualsiasi cosa vi fosse!" vi fu un momento di silenzio tra le due che inizialmente si guardarono negli occhi, dopo abbassarono entrambe lo sguardo, "Beh lasciao perdere, meglio tornare a casa prima che papà cominci a preoccuparsi seriamente!" disse Alena alzadosi in piedi e recuperando il cesto; tese la mano alla sorella per aiutarla ad alzarsi e dopo essersi date un veloce abbraccio ripresero insieme la via di casa.
Nemor nel frattempo aveva atteso in casa le due figlie che non arrivavano ed ogni minuto che passava aumentava la sua preoccupazione, il battito del cuore sembrava non voler rallentare e la fronte era imperlata di sudore freddo che tamponava con un vecchio straccio di tanto in tanto, quando sentiva che gli provocava un fastidioso solletico sulle tempie, allora si asciugava la fronte con la mano tremante mentre l'altra stava serrata sull'ascia da giardinaggio che Zanira gli aveva procurato da Leonar poco tempo prima; era combattuto tra il voler andare a cercare le figlie o confidare nella speranza e rimanere ad aspettare in casa. La paura di cui era vittima in quel momento aveva un fondamento ed esso lo trovava nel passato,in quegli anni prima, quando la moglie Carèn scomparve nel nulla proprio nella stessa maniera e l'idea che potesse accadere la stessa cosa in quel momento con Zanira e Alena balenò come una secchiata d'acqua gelida: Nemor si alzò quindi di scatto e senza più pensare a niente aprì la porta d'ingresso della casa con ancora l'arma in pugno, pronto ad andare personalmente alla ricerca delle due figlie e fu sorpreso e meravigliato nel trovarsele davanti appena fuori dalla porta, Zanira con il vestito completamente lercio di foglie secche e fango mentre Alena era candida come sempre tranne per la capigliatura appena rovinata e portava in braccio il cesto pieno. Ebbero tutti e tre un sussulto quando si ritrovarono gli uni difronte agli altri e Nemor pochi istanti dopo gettò per terra l'ascia e abbracciò entrambe le ragazze quasi in lacrime mentre le due per poco non venivano stritolate dalla forte presa dell'uomo, "Non vi azzardate più, avete capito?" chiese lui mentre non si era ancora sciolto dall'abbraccio, "scusaci papà, non accadrà più" si divisero finalmente e l'uomo rimase a guardarle entrambe sorridente, si soffermò poi sullo stato di Zanira e rimase perplesso, "figlia mia ma cos'hai combinato? Hai combattuto contro un cinghiale forse?" Zanira scoppiò a ridere, "in quel caso non sarei nemmeno tornata a casa, comunque nulla mi sono buttata per terra per... è una storia lunga e siamo in un grande ritardo!" non sapeva cosa rispondere, ecco perchè aveva sviato l'argomento e fu un bene perchè tutti tornarono nel mondo presente, "accidendi è vero, bene Zanira, visto che tu sei quella che ha più bisogno in questo momento di una sistemata, và a farti il bagno, -esclamò Alena prendendo un tono autoritario- io nel frattempo comincio a preparare e tu papà non so, potresti preparare il carro e quando Zanira avrà finito di fare il bagno le darai il cambio, io sarò l'ultima!" nessuno dei componenti della famiglia osò contraddire il piano di Alena, quindi tutti e tre si divisero per compiere ognuno il proprio dovere.
Il tramonto giunse svelto  e ai primi raggi arancioni la piccola famiglia era pronta per partire poichè tutto era pronto nonostante il contrattempo; Nemor che poche volte come quella lo si poteva vedere elegantemente vestito, pettinato e sbarbato lasciando tuttavia i baffoni sul viso paffuto, indossava un paio di pantaloni marroni, una casacca di pelle verde muschio molto scura, una giacca in tessuto anch'essa marrone come i pantaloni ed un fazzoletto al collo bianco con decorazioni floreali verdi come si usavano a quel tempo fra gli uomini e gli davano un aspetto da vero gentil uomo. Mentre finiva di sistemare il carro per poter partire, nella camera delle fanciulle si ultimavano i preparativi ma non si respirava un'atmosfera di vera e propria pace poiché le due sorelle erano in preda ad un litigio. Alena era pronta: indossava un abito lungo di lino misto a cotone bianco con una scollatura a barca che mostrava leggermente le spalle, era un abito attillato che ricadeva lento fino a nascondere i piedi, i bordi erano cuciti con fili d'oro, in fondo alla vita portava una striscia abbordata anche quella con fili d'oro e le maniche lunghe finivano in un nastrino sottile che fungeva da anello sulle dita medie. Per tutto il giorno aveva portato i capelli legati in due lunghe trecce che quando sciolse si liberarono in fluenti onde verde smeraldo e per incorniciare il viso prese due ciocche, una per ogni lato del viso, le intrecciò e se le portò dietro la testa per poterle legare; aveva un aspetto radioso. Non si poteva dire lo stesso di Zanira: aveva deciso di rimanere sobria come se non vi fosse alcuna festa; aveva indosso un abito di una semplicità assoluta, uno di quelli che indossava nelle occasioni quotidiane come quando andava in paese a fare compere insieme alla sorella o al padre e i capelli legati alla menopeggio, il tutto fece innervosire Alena ma non che Zanira si divertisse a vederla in quello stato, solo che non amava lo sfarzo, gli abiti  come quello che indossava la sorella le davano già molto fastidio perché si sentiva oppressa, non era libera infatti di potersi muovere come voleva, eppure Alena non voleva saperne nulla e se da tempo l'aveva convinta a vestirsi come una giovincella, sarebbe stata capace di farla apparire come la fanciulla che era. "Togliti quel vestito, Zanira e fallo subito!" esclamò mettendosi davanti a lei con una mano sul fianco e l'altra a puntare l'indice contro la sorella, "ma insomma non vuoi sistemarti neanche adesso che hai trovato qualcuno che t'interessa?" chiese ad un certo punto: Zanira mutò espressione, alzò lo sguardo da terra che aveva tenuto tutto il tempo con aria viziata e guardava la sorella con gli occhi sgranati "suvvia non guardarmi in quel modo; è da tempo che l'ho capito" "no Alena ti sbagli, non m'interessa nessuno!" esclamò frettolosamente tanto che riuscì per miracolo a terminare la frase, Alena nel frattempo non le dava più retta, decisa si abbassò e da sotto il letto tirò fuori un baule di legno scuro , "Che cosa fai?" chiese Zanira, "ti concio come una vera donna!" esclamò la sorella senza rivolgerle lo sguardo: aprì il baule e cominciò a cercare frettolosamente qualcosa fino a quando non esultò e lentamente tirò fuori un abito al di sopra di ogni aspettativa, di una bellezza incomprensibile. Zanira lo riconobbe nonostante fossero passati molti anni, "questo è..." non riusciva  a continuare tanta era la sorpresa, "si, è l'abito della mamma, dai indossalo!" Alena gli e lo avvicinò ma Zanira si alzò di scatto e si allontanò dalle braccia della sorella, "No, non puoi dirmi questo, era di nostra madre non abbiamo il diritto di prenderlo e indossarlo!" si voltò rivolgendole le spalle e portò le braccia incrociate sul petto, "Oh smettila Zanira, che bene gli fa stare rinchiuso in questo baule a prendere polvere e logorarsi con il tempo? Non penso che la mamma avrebbe qualcosa da ridire anzi... lo avrei indossato io se non fossì così formosa, tu hai un fisico più esile di lei, sei perfetta per questo abito, hai preso del tutto da lei." Zanira si voltò di scatto, "sei ignobile, come puoi pensare di indossare questo vestito?! E a nostro padre non pensi? Se vedesse me o te indossare qualcosa di simile non ce lo perdonerebbe mai, diventerebbe cieco dalla furia!"
"Ma perché mai dovrebbe?" Alena non riusciva a capire, "Perché gli ricorderemmo troppo lei e credo che anche noi la ricorderemmo con troppa enfasi. Non posso, davvero andrò così come sono adesso, va più che bene!" Alena guardava quel vestito con un immenso trasporto, scuotè le spalle e lo rimise nel baule da dove lo aveva preso, "Se è questo ciò che vuoi" disse sospirando e lasciò cadere il coperchio del baule che emise un forte rumore echeggiante. Le due stavano per andare quando Alena ripartì alla carica cercando un pretesto per far cambiare idea alla sorella senza che lei se ne accorgesse, "Certo che, stavo pensando" disse sull'uscio della camera, "cosa?" chiese Zanira ormai tranquillizzata, "Che se il tuo misterioso cavaliere stasera fosse alla festa e tu lo incontrassi, ti vedrebbe vestita normalmente nonostante tu stia partecipando ad una festa, credo nonostante la mia modesta esperienza, che gli uomini apprezzino molto essere sorpresi dalle donne!" Zanira si fermò di scatto e Alena fece altrettanto fissandola assiduamente, "Ma sei incredibile!" esclamò ad un certo punto zanira slacciandosi in fretta e furia i lacci del corpetto del semplice vestito; "ti odio!" disse mentre sul viso di Alena apparve un sorriso di soddisfazione per aver colto due piccioni con una fava, " prendo il vestito!" disse tutta eccitata tirando nuovamente fuori l'abito.
Zanira lo indossò aiutata dalla sorella e sembrava che fosse stato cucito su di lei, le stava perfetto. Era un abito molto lungo che portava uno strascico dietro, era di seta di un colore rosso molto scuro ma lungo la gonna e in tre punti ben definiti della striscia che abbracciava la vita sul fronte dell'abito, si dipartivano dei veli di tulle bianca che ricadevano dolcemente per terra dando l'idea che la figura minuta della ragazza dall'abito rosso e bianco fosse immersa in una grande nuvola; sul retro era la stessa cosa tranne per il fatto che in un punto del fondoschiena si dipartiva un unico velo che faceva da strascico per alcuni centimetri per terra. Il petto era costituito da un corpetto anch'esso rosso scuro ma che sul seno riprendeva il tessuto dei veli della gonna e ne faceva una fascia intrecciata cosicché il vestito fosse privo di spalline o maniche ma il tutto era compensato da un mantello che arrivava fino a metà gonna e le copriva le spalle. Era un incanto e quando entrambe le sorelle si misero davanti allo specchio non poterono credere ai loro occhi. "Oddio Zanira, sei splendida!" esclamò Alena con le lacrime agli occhi "Già, non sembro nemmeno io" esclamò lei emozionata quanto la sorella. "manca soltanto un dettaglio: l'acconciatura!" "Ma non abbiamo tempo, è tardi!" Esclamò preoccupata per il tempo che passava, "Stà tranquilla faremo in fretta! Non possiamo proprio fermarci così dopo un passo del genere!" Alena obbligò Zanira di sedersi su una sedia e in meno di due minuti le improvvisò un'acconciatura portando alcune ciocche di capelli raccolte e lasciandone altre libere sulle spalle insieme ad un piccolo ricciolo verde che si era creato in quel momento sulla fronte e ricadeva leggero in mezzo al viso. Adesso erano veramente pronte a partire!
Nemor nel frattempo rimase sul carretto in attesa che le giovani si degnassero di uscire da casa ma era in procinto di perdere la pazienza; quando si convinse ad entrare in casa per capire quale problema vi fosse fu interrotto dalla presenza delle due figlie che stavano percorrendo l'uscio della casa; un abbaglio lo investì come un fiume in piena nel vedere Zanira indossare quell'abito, il suo pensiero ricadde immediatamente su Carèn e il senso di tristezza fu inevitabile. Le due si avviarono in fretta verso il carro e non poterono fare a meno di notare. "Scusaci padre per aver tardato tanto ma abbiamo avuto un piccolo problema di preparazioni e.. tutto bene?" chiese Alena senza pensare, ma Zanira sapeva. "Scusami papà, sapevo che non avrei dovuto indossare quest'abito e sono mortificata. -scese dal carro- scusate ma io non parteciperò a questa festa; torno in casa andate senza di me!" Nemor la bloccò afferrandole un polso, "No Zanira, aspetta! -la lasciò immediatamente dopo che la giovane gli rivolse lo sguardo- stai benissimo così, non badare a me quest'abito mi ricorda moltissimo vostra madre ma in fondo, me la ricordate moltissimo voi due ogni giorno. Siete così simili a lei, soprattuto tu Zanira. Tienilo indosso e vieni alla festa!" aveva le lacrime agli occhi e l'istinto di piangere, ma reprimerlo gli faceva bruciare gli occhi e la gola; riuscì comunque a rivolgere un dolce sorriso alla figlia che sorrise e dopo un sospiro salì nuovamente sul carro, abbracciò il padre che le si sedette accanto. Nemor tirò su col naso, prese in mano le briglie e fece partire i cavalli in direzione di Leonar.
  
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