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Autore: stuckinsilence_    19/07/2013    2 recensioni
NELLA STORIA I ONE DIRECTION NON SONO FAMOSI.
Mentre sorseggiava il suo tè fissai con insistenza le sue labbra, così rosee e sottili, come se fossero state le uniche che avrei voluto baciare con persistenza e passione per tutto il resto della mia vita. Immaginai come sarebbe stato il loro sapore di prima mattina, o la loro leggera ruvidità in un giorno nevoso, o ancora come il loro colore sarebbe potuto divenire più intenso una volta sporcate dalle mie, puntualmente tinte da rossetti sgargianti. Alzai di poco lo sguardo, verso i piccoli nei che aveva sul naso e su tutta la superficie delle goti. Se avessi potuto li avrei baciati per ore, avrei unito i puntini con essi per poi baciarli di nuovo, con delicatezza. Ancora una volta feci incontrare i miei occhi con i suoi e sentii un piccolo "boom" all'interno della mia cassa toracica; mi era forse scoppiato il cuore? Probabile.
Genere: Generale, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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ATTENZIONE: IL SEGUENTE PROLOGO NON E' UN PLAGIO DELLA ONE-SHOT "UNDERGROUND LOVE".

L'AUTRICE DI QUELLA STORIA SONO IO E HO SEMPLICEMENTE DECISO DI DARE UN SEGUITO ALLO SCRITTO SOPRACITATO PUBBLICANDOLO COME PROLOGO DI UNA NUOVA LONG-FIC DA ME SCRITTA E IDEATA, SEPPURE CON UN NOME DIVERSO DALLA ONE-SHOT.

IL PRIMO CAPITOLO ARRIVERA' NEI PROSSIMI GIORNI.

GRAZIE PER L'ATTENZIONE, BUONA LETTURA.

 

 

 

 

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Prologo

I was enchanted to meet you.

-Enchanted, Taylor Swift

-Please, mind the gap between the train and the platform.-

La solita voce metallica e acuta proveniente dagli altoparlanti della metropolitana mi distrasse dalla scrittura in cui ero immersa.

“St. Paul’s” Pensai. “Ho ancora altre nove fermate.”

Guardai di sfuggita le porte di quel treno della central line, caratterizzate dai particolari rosso fuoco, aprirsi di colpo facendo fuoriuscire decine di persone che, seppure diverse tra loro, si caratterizzavano per un’unica cosa che accomunava tutti, giovani e anziani, lavoratori o studenti, turisti o londinesi: la fretta.

A quel tempo mi piaceva definire la fretta come un qualcosa che nel Tube si poteva, e si può ancor oggi, respirare a pieni polmoni.

Donne in carriera che, strette nei loro taillers e le loro open toe nere laccate, decidono di trasformare il loro posto a sedere in un salone di bellezza per tutto ciò che applicano sul loro viso tra terre, mascara, rossetti, e blush rosati; uomini di varie età che, con i capelli brizzolati o meno, leggono il giornale della metro mentre nel contempo parlano di affari con i colleghi tramite i propri auricolari; ragazzi di varie età vestiti con divise di scuole sparse per la città che trascorrono l’intero viaggio a ripassare l’argomento su cui verranno interrogati a scuola il giorno stesso o quello seguente; genitori che cercano disperatamente di far star buoni e seduti i loro bambini che con sorrisi furbi e loquaci rallegrano l’aria di indifferenza che regna lì dentro.

E poi, infine, ci sono i sognatori… Quelli esattamente come me. Quelli che siedono distrattamente senza curarsi del proprio vicino di viaggio perché troppo presi a prendere dalla propria borsa o dal proprio zaino un paio di cuffie o un taccuino accompagnato da una penna o anche un libro dalle pagine giallastre e la copertina un po’ rovinata dal tempo. Quelli che, se non sono impegnati a perdere il proprio sguardo nel buio che proviene dal vetro dei finestrini, fanno vagare la propria mente soltanto in pensieri rivolti all’attività a cui si stanno dedicando. E nonostante tutto questo, sono però gli unici che notano la meravigliosa aria che nelle metropolitane si respira, la stessa aria che solo l’unione dell’intero mondo può creare. Perché sì, l’intero mondo nelle metropolitane si scontra, si unisce e poi si separa, senza rendersene conto. Lì dentro non conta la religione, la lingua parlata, il colore di pelle, l’orientamento sessuale o il modo di vestire: tutti sono troppo impegnati a preoccuparsi di sé stessi per curarsene.

E’ esattamente così che il mondo dovrebbe andare: niente critiche, pregiudizi o odio, perché importarsi della propria vita è molto più importante di qualsiasi altra cosa. Le metropolitane sono quindi un esempio di vita, peccato che solo i sognatori riescano ad accorgersene.

Persa nei miei pensieri non mi ero accorta che un altro flusso di gente, questa volta più numeroso, fosse salito sulla mia stessa cabina. Molti giacevano in piedi, ancorati alle sbarre di ferro laccato di rosso per evitare di cadere, e sorridevano agli altri come per augurare una buona serata.

Il treno di colpo ripartì ma non mi importò molto. Era infatti da un anno ormai che giornalmente percorrevo la tratta Bond Street-Redbridge della Central Line per recarmi a lavoro e, in quei quarantacinque minuti, ero semplicemente immersa nella scrittura e delle fermate del treno non mi curavo affatto.

Strinsi ancor più forte la biro che avevo tra le dita magre e affusolate della mano destra e continuai l’articolo che stavo scrivendo sul mio amato taccuino.

“Il corallo sulle labbra: un must have per quest’Estate.”

Ebbene sì, ero una giornalista di Marie Claire, il celebre giornale di moda di origini francesi, e quella settimana tra i tanti articoli mi era stato assegnato dal mio capo Elizabeth esattamente questo.

Poco dopo, mentre ero persa a scrivere della pigmentazione di Style Surge di MAC e della brillantezza di Sari d’Eau di Chanel, odo di nuovo la solita e stridula voce metallica.

-Bank. Per favore, attenzione al dislivello tra il treno e la piattaforma.-

Improvvisamente mi sento pervasa da un mix di odori penetranti: caffè, fumo, Flora di Gucci –come non riconoscerlo?-, caramelle gommose e… un profumo talmente avvolgente che mi trascinò gli occhi all’altezza di colui che lo emanava.

Era un profumo dolce ma allo stesso tempo mascolino, uno di quelli che ti avvolgono e pervadono con soli pochi attimi, uno di quelli che poi ti si impregna sugli indumenti e sul cuore e non svanisce più.

A diffonderlo era un sorriso dolce, un paio di occhi color oceano, dei capelli il quale colore variava dal castano al biondo e…

-Ti dispiace se mi siedo?-

E una voce di quelle non troppo acute né troppo profonde. Era forse un angelo?

Scossi la testa e rivolsi lo sguardo al sedile alla mia sinistra, in quel momento vuoto. Lui di rimando mi rivolse un sorriso ancora più caloroso e mostrò una fila di denti bianchi e affilati che però erano coperti da alcune stelline dell’apparecchio che portava, di resina a sua volta bianca.

“Da quando in qua una sognatrice si accorge di un ragazzo che si siede al suo fianco?” Mi suggerì una voce nella mia mente che subito dopo mi fece scrollare le spalle.

“Questo ragazzo deve essere anche un mago, oltre che un angelo.” Ascoltai me stessa pensare successivamente.

Gli sorrisi anche io ma abbassai subito dopo lo sguardo perché il suo, così profondo, stava iniziando a mettermi a disagio.

Decisi di rimettermi a scrivere poiché con la coda degli occhi notai il ragazzo-angelo fissare un punto fisso davanti a sé.

Scrollai le spalle e ripresi in mano la penna, decisa a terminare finalmente quell’articolo che nemmeno mi stava prendendo più di molto. Proprio dopo qualche riga, venni però interrotta dalla stessa voce di prima.

-Ehm… Cosa scrivi?- Chiese il biondo grattandosi la nuca, forse per paura di disturbarmi. Io gli sorrisi per tranquillizzarmi e pregai Dio che il Ruby Woo che portavo sulle labbra non mi finisse sui denti.

-Un articolo per il giornale per cui lavoro, ma non credo che i rossetti color corallo possano interessarti.- Risposi accompagnando la frase da me pronunciata ad un piccolo ma sonoro risolino.

Il biondo sorrise e scoppiò anche lui a ridere di gusto.

“Diamine, che risata!” Non potei non pensare. Aveva qualcosa di sbagliato quell’angelo al mio fianco?

-Ehm… Credo proprio di no. Dove sei diretta?- Chiese interessato.

-Redbridge.- Risposi decisa. Lui sorrise di nuovo e ancora una volta persi un battito. –Tu?- Chiesi poco dopo.

-Wanstead, ciò significa che abbiamo sei stazioni e quindi circa un quarto d’ora per conoscerci.- Rispose a sua volta, deciso delle parole che uscirono dalla sua bocca.

-E cosa vorresti conoscere di me?- Chiesi maliziosamente, stando al suo gioco. Quel ragazzo mi intrigava e non poco.

Mi girai finalmente verso di lui, posando il taccuino e la penna sulle mie ginocchia.

-Il tuo nome, come prima cosa.- Annunciò con tono solenne.

-May.- A quella risposta mi guardò in modo torvo così poco dopo aggiunsi: -I miei si sono conosciuti, sposati e sono diventati genitori per la prima volta il mese di Maggio perciò mi hanno chiamata così, per quanto possa essere strano.-

Lui sembrò comunque perplesso benché annuì comprensivo.

-Posso sapere il tuo nome o il tuo animo da stalker non ti permette di rivelarlo?- Chiesi scherzando.

Lui scoppiò a ridere, molto più di prima.

-Se mi ritieni uno stalker non credo di avere speranze con te. Comunque Niall.- Mi tese la mano, che subito strinsi.

La sua stretta emanava calore e sicurezza e, comparata alla mia gelida, non faceva altro che farmi sentire a casa.

In quegli istanti riflettei su ciò che disse poco prima e quasi mi strozzai con la mia stessa saliva.

-Hai forse detto di volere speranze con me?- Chiesi scettica e meravigliata e lui scrollò le spalle, quasi come se ciò che disse fosse una cosa normale.

-Perché dovrei nascondertelo?- Di colpo le mie guance si tinsero di rosso. Flushed di Sleek mi faceva un baffo in quel momento.

A quella risposta seguirono dei minuti di silenzio alternati al vociare dei nostri compagni di viaggio.

Un silenzio quasi imbarazzante che mi costrinse a volgere il capo dall’altra parte.

-Quanti anni hai, May?- Mi chiese il biondo forse per spezzare quel momento di imbarazzo.

-Venticinque.- Risposi con semplicità.

-Sei solo un anno più piccola di me? Wow, hai un viso così dolce che ti ho scambiata per una diciottenne.-  Affermò con sorpresa e io feci una smorfia.

-Vecchia per essere single, eh?- Chiesi retoricamente seppure poco dopo mi pentii. Ma cosa avevo in mente?

-No, anzi, per me è una fortuna.- Rispose ridendo sotto i baffi e, senza che me lo aspettassi, la sua risata contagiò anche me.

-Addirittura? Ma non pensi che cercare di rimorchiare in una metropolitana sia un po’ squallido?- Continuai a ridere di gusto dopo avergli posto questa domanda.

-No, affatto. Le luci della metro rendono i miei capelli più biondi e brillanti.- Rispose fingendo di atteggiarsi, cosa che fece aumentare le mie risa.

-Sei divertente, sai?- Insieme ridemmo ancora più sguaiatamente tanto che un’anziana davanti a noi ci fulminò con lo sguardo senza rendersi conto che in quel modo avrebbe solo aumentato le nostre risate.

-Leytonstone. Per favore, attenzione al dislivello tra il treno e la piattaforma.-

Ed ecco ancora una volta la solita voce metallica che irrompeva bruscamente i viaggi in metropolitana.

-La mia stazione è la prossima. Che dici, con tre minuti riesco a strapparti un appuntamento?- Niall ruppe l’armonia che si era creata con le nostre risate.

“Ovvio.” Pensai inizialmente, ma poco dopo mi maledii.

-Ehm… No.- Risposi freddamente e lui divenne rosso e abbassò lo sguardo di colpo.

-Faccio così schifo?- Chiese, questa volta senza scherzare.

-No, anzi! Davvero, sei splendido.- Risposi spontaneamente e lui alzò lo sguardo incrociando il mio.

L’oceano profondo incontrò il verde delle alghe, il cielo cristallino si scontrò con la pianura verdeggiante del Chesire.

“May, ma sei impazzita?” Incontrando i suoi occhi, che trasmettevano una delusione angosciante, ignorai la mia coscienza continuando ciò che volevo dire.

-Cioè, credo nel destino e so che ci rincontreremo se davvero siamo destinati.- Conclusi sorridendo.

Lui sembrò illuminarsi.

-Mi stai dicendo che ci rincontreremo qui in metro, praticamente?- Io annuii.

-Ti rendi però conto che i treni sono molteplici e le cabine anche?- Chiese perplesso.

Quanto poteva essere dolce? Risi annuendo allo stesso tempo.

-Beh, sappi che alle otto e mezza di mattina mi trovi, casualmente, alla stazione di Redbridge.- Lui scoppiò ancora una volta a ridere.

-Wanstead. Per favore, attenzione al dislivello tra il treno e la piattaforma.- Ancora lei.

-Beh, devo andare. Sarà il destino a farci incontrare di nuovo, no? Magari domattina a Redbridge… Tutto quello che so dire in questo momento è che sono stato incantato da questo incontro.- Dichiarò maliziosamente. Io sorrisi di nuovo, questa volta se possibile più di prima.

In pochi secondi lo vidi avvicinarsi la mio viso, accarezzarmi la guancia destra e darmi un fugace bacio all’angolo della bocca. In quei pochi attimi non capii nulla, se non che il mio cuore stava martellando dall’emozione.

Si alzò, prese la giacca blu che teneva al suo fianco in mano e mi fece un occhiolino. Poi lo vidi sparire tra il fiume di gente che stava scendendo in quella fermata, lasciandomi il suo profumo travolgente addosso e l’immagine dei suoi occhi e il suo sorriso nella mente.

Quella sera di metà Maggio mi lasciò con un sorriso da ebete, il fiato corto e il battito accelerato.

Inoltre, per i restanti due minuti di viaggio non feci altro che pensare ad un nostro probabile futuro incontro e a quanto sarebbe stata perfetta la nostra vita insieme.

Forse stavo correndo troppo, ma credevo nel destino e credevo anche nell’amore a prima vista o meglio, a primo viaggio. Non ero sicura esistesse un amore chiamato “di metropolitana” ma fui però certa che se non fosse esistito l’avrei inventato io, ancor meglio noi. In fondo si sa, gli amori più strani sono quelli che durano di più.

Esiste forse amore più strano di uno nato sottoterra, in una metropolitana?

 


 

Ciao a tutti!

Prima di tutto devo ringraziare Valeria, Chiara, Alba, Daniela, Gianmarco e Deborah per avermi incitata a continuare la One-Shot (e a scrivere in generale) e per avermi ispirata, seppure ignari. Vi voglio bene, belli!

Un grazie va anche a  MeAndHoran69, wonderful_life, xbemysuperhuman e xhoransboxers per aver inserito la storia tra i preferiti e a INeed_Youuu per averla inserita tra le seguite, perché anche voi mi avete incitata a continuare benché involontariamente.

Grazie anche a voi che avete letto perché vedere anche solo le visite mi rende ogni giorno più felice. GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE!

Come già avevo detto quando ho pubblicato la os, l'idea mi è arrivata da varie cose tra cui alcune riflessioni fatte mentre viaggiavo nell'underground, Skins Fire, Enchanted e la mia passione sfrenata per la moda, il beauty e il makeup.

Con i capitoli arriveranno anche Zayn, Liam, Louis e Harry e altri personaggi. Tenevo poi a dirvi che i nomi in corsivo sono nomi di prodotti di makeup realmente esistenti. LOL

Il prossimo capitolo arriverà prima di quattro-cinque giorni quindi fatemi sapete cosa ne pensate del prologo in una recensione perché come dico sempre scrivo per migliorare e i vostri pareri e consigi mi sono utilissimi. Grazie ancora!

Anyway, il banner è stato fatto da leeyumsforks (cliccate sul nome per leggere le sue ff, meritano davvero!) e tipo lo adoro! Ehm, quella lì sono io, sì. *si nasconde*

Adesso scappo, vi lascio un po' di link giù e ricordate che se state scrivendo/avete scritto anche voi qualcosa su efp mi farebbe molto piacere leggerle quindi mandatemi il link per messaggio privato o in una recensione.

Tanti baci,

Alessia aka stuckinsilence_

Twitter: stuckinsilence_ (se mi seguite vi riseguo così possiamo parlare in dm, mi farebbe piacere conoscervi c:)

Un'altra mia ff in corso che aggiornerò entro domani sera: A weird holiday

One-Shot storica/originale da me scritta: Carissima amica...

Grazie ancora!

 

 

 

 

 

 

 

  
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