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Autore: marrymezayn    21/07/2013    51 recensioni
«Keyra è stata qui!» Sentì dire il biondino.
Silenzio! Un silenzio che si percepiva fin troppo spesso quando si parlava di Keyra in quel gruppo. Era un discorso limit quando c'era Zayn. Lo videro cambiare espressione da bianco cadaverico a incazzato, fino al calmo e all'indifferente.
«L'arrampicatrice sociale è stata qui?» Si poteva ricevere una scoppiettata sul cuore così forte con una semplice frase?
[...]
«Se lei fosse qui di fronte a me, non so se riuscirei a trattenere la calma e vi assicuro che mi interesserebbe poco che è una donna!» Sbarrò gli occhi e, malgrado tutto, Niall la vide.
«Vuoi vedere come gliela do una seconda possibilità? Non si deve neanche avvicinare a me!» Zayn si alzò e andò nella stanza vicino dalla parte opposta da dove si trovava Keyra e sbatté la porta così forte da farla tremare nei cardini.
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Terza tranche di una serie. Si consiglia di leggere prima le altre due. (cliccando sul mio profilo le troverete.
Prima storia: The best is yet to come;
Seconda storia: From the moment I met you, everything changed)
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Se non ti perdi, non trovi strade nuove.'
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Mettere la parola “fine” non è facile. Nessuno è in grado di fare un passo tanto difficile. Neanche io.
E’ anche vero che il finale ‘e vissero felici e contenti’ non è da me. Quindi.. Quindi niente!
So cosa state pensando. “E quindi.. è questo il finale? Ho speso venti sterline per un finale così schifoso?” Si. E’ questo il mio finale.
Forse però, non è qui che metterò la parola fine. Perché in effetti, non vi è nessuna fine per loro.
Vi lascio la possibilità di immaginare.
Perché tante volte, io per prima, mi sono ritrovata ad alzare la testa dall’ultima parola del libro e pensare ‘cosa? E’ questo il suo finale? Ho speso venti sterline per.. questo?”. Quante volte ho percepito l’amaro in bocca per il finale.
Inizi a leggere il libro e pian piano impari a conoscere i personaggi. Li figuri nella tua mente, e li senti parlare. Ormai li vedi e non leggi più. Ognuno ha una sua voce, rude o morbida che sia. Ognuno ha le sue espressioni, ognuno il suo comportamento. La scrittrice o lo scrittore ti danno la possibilità di creare dei tuoi personaggi. Per poi decidere loro stessi il finale.
Tu immagini il vissero felici e contenti, loro te lo rovinano. Loro creano ciò che tu non vuoi, rovinandoti così tutto il libro. Certo, a volte capita che è proprio ciò che vuoi tu il finale, ma suvvia. Molte volte ci rimani male, nell’immaginarti qualcos’altro.
Magari tu sei riuscito a dare un minimo di storia anche al personaggio più insignificante e loro.. Loro neanche lo citano nel finale.
Ah! Quante volte mi è successo. E per questo che non vi dirò io la parola fine.
Non sono così forte da dare la parola fine io a questa storia.
Chiudete gli occhi e immaginate. Datela voi, come meglio credete.
Volete che Zayn e Keyra tornino insieme? Fatelo. Immaginatevi la scena e rendetela vostra. 
Siate voi il loro finale.
Non fatevi condizionare da quello che io vi ho trasmesso. Siate liberi di creare il vostro finale adatto.
Forse non vi do un finale per paura, forse perché non voglio deludere nessuno.
Così, io – Keyra Mary Smith – vi do l’opportunità di creare il vostro finale.
Com’è?
Anzi no, non lo voglio sapere.
Custoditelo nel vostro cuore e lasciatelo lì. Dove solo voi potete andarlo a cercare, a modellare con la vostra mente. Lì, nascosto nei meandri del vostro piccolo cuore, il finale c’è. Triste o felice che sia, è vostro.
Potrete andare sempre lì, a riguardarlo e cambiare anche una minima parte del finale.
Non voglio darvi la base per dire ‘che schifo, mi ha deluso’. Non è per me, capitelo. Io so qual è il finale di questa storia. Ma è mio. E si, ne sono totalmente gelosa.
Perché ai vostri occhi non sarà mai come lo vedrò io. Potrei stare qui a scrivere per altri tre anni, ma.. Non capireste. Perché solo il mio cuore è lo spettatore di questo spettacolo. Solo lui sa cogliere le più piccole sfumature che io gli ho dato. E lo stesso vale per voi.
In fondo al vostro cuore lo avete un finale. Solo vostro. Tutto vostro, dove potete tornare a sistemare le cose, se lo desiderate. Dove potete tornare a continuare la storia, ad immaginare, a rendere piccole cose, il continuo di questa storia.
 
Dedico questo libro a voi.
Non alla mia famiglia. Non agli amici.
A voi. I creatori del mio finale perfetto.
Vostra Keyra…
O forse è meglio: marrymezayn.
 
 
La schiena si appoggio allo schienale del divanetto, mentre i gomiti si appoggiavano sui braccioli.
Continuava a fissare quella barretta che luccicava al fianco dell’ultima parola che aveva scritto. Come se volesse dirle ‘Ehi Keyra. Continua a scrivere. Io sono qui ad aspettarti.’ Luccicava e la invitava a continuare. Salvò il documento, sapendo bene che di lì a poco avrebbe cambiato.
Non l’avrebbe fatto. Non quella volta. Era stata mesi a scrivere un finale per quella storia – o forse doveva chiamarla biografia – ma non era mai riuscita a trovare un finale che potesse soddisfare tutti. Le sembrava sempre troppo banale. E poi, un giorno mentre stava in metro, si era resa conto che non c’era un vero e proprio finale.
Che non era in grado di fare un finale che potesse soddisfare tutte le lettrici. Perché intendiamoci, lei era la prima che si ritrovava a restarci male ai finali che davano gli scrittori.
E lei, chi era per dare un finale deciso a quella storia?
Nessuno.
Così aveva deciso di lasciare libero sfogo alla creatività della gente. Se fosse tornata o no, a loro la decisione.
Guardò l’orologio al suo polso e con un sospiro si rese conto che era tardi. Si era fermata lì in biblioteca per troppo tempo. E dopo essersi assicurata che il documento era salvato, spense il computer portatile, rimettendolo nella sua custodia per poi uscire.
Su Londra batteva un sole timido, ogni tanto veniva nascosto dalle nuvole che scivolavano veloci sul cielo azzurro.
Alzò gli occhi al cielo appena fu fuori dalla biblioteca, godendosi quei raggi solari sul volto. E dopo aver messo gli occhiali da sole, si diresse al bordo della strada dove aveva parcheggiato la sua macchina.
Il viaggio verso casa fu minimo. Abitava lì vicino, ma non poteva camminare.
Quando fermò la macchina sul vialetto, guardò la piccola casa che si scagliava di fronte a lei. Non era ne piccola, ne grande. Era.. Media. Ed era sua.
Aveva dovuto lottare con tutte le sue forze per rendere reale quella casa. Se in passato le avessero detto che avrebbe dovuto lottare così tanto per quella casa, si sarebbe messa a ridere.
Due livelli, le pareti esterne di un bianco candido. Il tetto grigio che rispecchiava totalmente il tempo di Londra. Dietro la casetta, agli occhi indiscreti della gente, vi era una piscina. Ne troppo grande, ne troppo piccola. E un barbecue. L’aveva sempre voluto, da ragazzina.
Aveva sempre desiderato un giardino con una piscina e un barbecue. Perché anche se aveva avuto un passato felice, non ricordava momenti insieme alla sua famiglia a mangiare in giardino, sotto il sole raro di Londra. Non ricordava di aver corso nel giardino di casa, felice e spensierata.
E si era ripromessa che, appena avrebbe potuto, si sarebbe comprata una casa con una piscina e un barbecue. Dove, in futuro, avrebbe potuto fare feste per i suoi figli e riunioni di famiglia.
Le era costata l’ira di dio, ma ne valeva decisamente la pena. Era sua.
I suoi occhi ambrati scrutarono le finestre, rigorosamente nascoste dalle tende tirate. Alcune chiare, alcune scure. Nessuno sapeva che dentro a quelle quattro mura, lei aveva già tantissimi ricordi che custodiva nella sua mente.
Spostò gli occhi sulla finestra in basso, quando vide un movimento su di essa. E i lati della sua bocca si alzarono, quando notò un nasino schiacciato sul vetro della finestra. Poco dopo, esso scomparve.
Uscì dalla macchina, chiudendola con la sicura e avviandosi al portone di casa. Appena lo aprì, qualcuno la investì.
«Mamma! Mamma! Mamma!» Posò la borsa sul tavolino per poi piegarsi a prendere la bambina che, a braccia aperte, aspettava che Keyra la prendesse in braccio.
Con uno sforzo disumano la prese in braccio, facendola così arrivare ad altezza occhi.
«Ciao scricciolo. Ti sei divertita oggi pomeriggio?»
«Si!»
«Cos’hai fatto di bello?»
Domandò lasciandole un bacio sulla guancia. Era bella la sua bambina. Quattro anni e due occhi vispi color del mare. Non li aveva ripresi ne da lei, ne da suo padre. Ma da qualche antenato di quest’ultimo, ignaro di avere una nipote con i suoi occhi.
«Una torta!»
«Una torta? E per chi?»
«Per te..»
La bambina appoggiò la guancia sulla sua spalla, mentre lei liberava le tasche dei Jeans dal cellulare e cartacce varie, buttandoli sul tavolino dell’ingresso.
«Per me..? E perché?»
«Perché è il tuo compleannooo!»
Sorrise guardando sua figlia. Vanessa aveva aperto le braccia, entusiasta del compleanno di sua madre. Ogni anno, da quando Nessa sapeva camminare e tenere in mano cose senza farle cadere, le faceva una torta per il suo compleanno.
Le lasciò un altro bacio sulla guancia paffutella. Sua figlia era l’amore.
«Piccola peste. Avevi promesso di non dirglielo!» Si girò a guardare la voce fuori campo, trovandosi nient’altro che uno Zayn Malik fasciato da un grembiule, con sopra il disegno di un corpo nudo, semplice e muscoloso.
Sorrise.
«Ops!» Sussurrò la bambina, nascondendosi nell’incavo del collo di sua madre che non aveva occhi se non per Zayn. Lo guardò farsi avanti, camminare verso di loro con quello sguardo fintamente adirato e guardando la bambina tra le sue braccia.
«Sei sexy con il grembiule.»
«Io sono sempre sexy!»
«Anche tutto sporco di cioccolato? Pensavo di dover far il bagnetto a Vanessa, non a te.»
Sussurrò, quando il giovane arrivò da loro, per poi spostare lo sguardo castano su di lei e sorridere.
Non rispose a quella frase. Ma si piegò a darle un bacio a fior di labbra, per poi accarezzarle la pancia con una carezza debole. Come se fosse un saluto verso i gemelli che portava in grembo. Lo faceva ogni volta che tornava a casa.
Vanessa cominciò a muoversi come una pazza, facendole capire che era finito il momento di stare in braccio a mamma, per andare in braccio a papà e lecchinarselo un pochino. Perché si, Vanessa era la cocca di papà Zayn. E Zayn non aveva occhi che per sua figlia.
«Dov’è Wyatt?» Chiese appena lasciò andare Vanessa tra le braccia di suo padre.
«In camera, a fare i compiti.» Si girò a guardare il suo compagno, incredula.
«Sei riuscito a convincerlo?»
«Si, è bastato dirgli che gli levavo la televisione ed è corso su in camera.»
Ridacchiando amorevolmente e tenendosi la schiena dolorante, salì le scale che portavano al piano di sopra, aprendo la porta che era la camera del suo primo genito.
«Ciao mamma!»
«Ehi..»
Gli accarezzò i capelli corvini mentre con lo sguardo controllava i compiti di suo figlio. Le sue orecchie percepirono l’entrata di Zayn con Vanessa in braccio, che si misero dietro di lei.
«Dieci meno cinque non fa sei, amore mio!» Lo ribeccò, facendogli notare l’errore con il dito, per poi vedere una smorfia di disapprovazione nascere sulle labbra di suo figlio. Lo vide correggerlo per poi alzare la faccina da cane abbandonato verso di lei.
«Mamma perché devo fare i compiti se domani non andrò a scuola?»
«Perché sennò diventi stupido come tuo padre!»
Rispose con tono monotono, sentendo il moro sbuffare sonoramente.
«Papà non è stupido!»
«Hai ragione. E’ un decerebrato mentale.»
«Cos’è un decerebrato mentale?»
Chiese Vanessa, curiosa.
«Tuo padre, per l’appunto. E tutto il genere maschile.» Sentì un pizzico sul fianco, che la fece sorridere e girare a guardare Zayn.
«Non crederle Ness. Non siamo tutti stupidi.»
«Ok. Continua a dirglielo, che poi ti ritorna incinta a sedici anni.»
Vide i lineamenti di Zayn indurirsi, poi sbiancò. Ed era un tutto dire.
«No, ha ragione tua madre Ness. Noi uomini siamo tutti, e ripeto tutti, dei decerebrati mentali.»
«Ok!»
Disse del tutto tranquilla la bambina, non riuscendo a comprendere il discorso dei suoi genitori.
«Mi prometti che non resterai sola con un ragazzo fino a dopo il matrimonio?» Chiese a sua figlia che lo guardò sorridendo. Poi si girò a guardare sua madre, che sorrideva debolmente.
«Posso sposarmi con papà?»
«Che coraggio!»
Non rispose esplicitamente a quella domanda, facendo ridere Zayn che le diede un altro pizzico sul fianco.
«Mamma.. Ness ha fatto i compiti?» Chiese puntiglioso Wyatt, contrariato che lui era lì a fare i compiti mentre Ness se ne stava a fare le torte con suo padre.
Tornò a guardare suo figlio, ridacchiando. Erano veramente comici tutti e due. Per fortuna non avevano ripreso molto da lei. Anche se Zayn diceva che avevano molto carattere come lei o che avessero preso certi atteggiamenti suoi. Lei invece, preferiva pensare che fossero tutti e due più come il padre. Era.. Meno stressante dover pensare che i suoi figli avessero preso qualcosa da lei. L’idea che c’era qualcuno in grado di essere così strano come lei, non l’aveva resa felice.
«Dubito che tuo padre le avrebbe permesso di fare la torta se non dopo aver fatto i compiti.»
Quando era rimasta incinta di Wyatt si era ritrovata a pensare che lei non era adatta a fare la mamma. Beh, quando si era ritrovata in sala parto con Zayn mezzo svenuto al fianco e con Wyatt tra le braccia, aveva capito che forse non era portata ad essere mamma, ma che ci avrebbe messo tutta la buona volontà per esserlo.
 
«Se vuoi rimanere intero non ti avvicinare!» Ringhiò Keyra, guardando male la mano di Zayn che si era avvicinato per sostenerla. Il dolore era tanto e la voglia di uccidere quel coglione del suo ragazzo era forte. Così forte che avrebbe usato sicuramente una mazza chiodata se in quel momento Zayn si fosse avvicinato.
«Ma..»
«Senti..» Soffiò tra i denti serrati, impedendosi di urlare come una femminuccia. «Sto tirando fuori dal mio di sotto un bambino con una testa grande quanto un melone. Vuoi seriamente avvicinarti quando sai benissimo che non volevo un figlio adesso?»
Dopo un lungo pensiero, Zayn si allontanò con le mani in alto, impaurito.
Dover spingere fuori un corpicino che sembrava piccolo ma che in realtà era un qualcosa di abnorme fece pensare, in quell’ora e mezza di parto, a come ammazzare lentamente e con dolore il suo povero ragazzo che, in quel momento si mordeva il labbro, allungando il collo per vedere cosa succedeva in basso. E lei, l’unica cosa che sapeva fare era ringhiare bestemmie verso Zayn, che poverino non c’entrava nulla, finché non sentì un pianto lamentoso che le fece capire che Wyatt era nato.
Si lasciò andare sul lettino sterile, mentre Zayn piangeva come un ragazzino di cinque anni di fronte al loro primo genito. Wyatt Shadi Malik.
«Posso avvicinarmi?» Le chiese Zayn, con in braccio Wyatt. Annuì senza forze, guardandolo con affetto ma con un retrogusto di incazzatura. Ohssì. Lo avrebbe odiato per tanto tempo per averle fatto fare quella tortura greca.
Come potevano dire i genitori che il dolore del parto era niente in confronto al vedere con i tuoi occhi il tuo bambino?
«Sarà figlio unico, lo sai vero?» Domandò con tono strascinato, guardando Zayn sedersi sul letto al suo fianco, mentre i medici sistemavano le cose. Era sfinita, ma in fondo a se stessa vedere Zayn con le lacrime agli occhi e totalmente rapito da suo figlio, la commosse.
«Sai che ti amo?»
«E’ un modo velato per dirmi che non sarà figlio unico, vero?»
«Amore mio.. come mi conosci tu non mi conosce nessun’altro!»
«Ti odio Zayn!» E sorridendo sotto i baffi il moro le consegnò il bambino tra le braccia. E fu amore a prima vista.
 
Ricordava ancora la nascita di Wyatt come se fosse stato il giorno prima. Invece erano passati quasi dieci anni. Un giovane Zayn con in braccio un bambino nato da pochi minuti. Ricordava ancora il suo sorriso orgoglioso, ricordava come si era gustata la scena di Zayn con suo figlio in braccio. Quel giorno, in sala parto aveva capito che non sarebbe più stato solo suo quel sorriso. Ma anche di Wyatt.
Sei anni dopo, aveva ripensato a quella scena. Sempre in una sala parto, ma invece di avere un fagottino celeste tra le braccia, Zayn aveva il suo secondo genito. Vanessa, una femminuccia. Da quella copertina rosa usciva solamente una testolina di pochi centimetri piena zeppa di capelli neri.
Quanto avevano riso nel ricordare quel giorno. Nessa era uscita da sua madre e, quando era stata messa in braccio di suo padre, si era addormentata con un gran sbadiglio e attaccandosi al dito di Zayn senza più lasciarlo.
E quei tre, erano la sua vita. Poteva pensare di essere una pessima madre, ma.. Ogni volta che quei due nanetti le sorridevano, le si riempiva il cuore. Ogni volta che le saltavano addosso quando tornava a casa, sorrideva. E ogni volta che, mentre si guardavano il film dopo la cena, si erano addormentati su di lei, l’aveva guardati con un amore infinito.
Cercava di donare a loro tutto ciò di cui lei era stata privata. Amava la sua famiglia adottiva, ma aveva sempre sentito la mancanza del calore corporeo della donna che l’aveva partorita. Sicuramente ai suoi figli non mancava di certo quel calore, quell’intesa che si ha tra madre e figli.
I suoi figli, di quello era sicura, amavano il contatto con lei. Ogni momento era buono per accarezzarla, per farsi coccolare o anche per torturarle i capelli.
«Uff.. non voglio fare i compiti!» Si lagnò Wyatt, guardando sua madre con occhi da cucciolo.
Sorrise debolmente a quello sguardo e per la millesima volta maledì Zayn che – in quel momento ridacchiava – gli aveva insegnato l’arte degli occhioni da cane abbandonato. Perché Zayn sapeva bene quanto funzionassero con lei. Ed era stato bravo ad insegnarlo a Wyatt. Si scioglieva come un gelato al sole.
«Uff.. Io invece trovo che quella console sia troppo.. inutile! Zayn, la buttiamo?» E ridendo sotto i baffi con il suo compagno guardò il bambino ritornare a studiare.
Passandole un braccio sulla vita, uscirono dalla stanza e si diressero in salone dove il moro lasciò Ness sul divano a guardare la tv, mentre loro due se ne andarono in cucina a prendersi un caffè.
«Com’è andata oggi?» Chiese curioso il giovane, prendendo due tazze e levandosi il grembiule.
«Ho terminato il lavoro.»
«Davvero?»
Domandò entusiasta, porgendole la tazza di caffè. «Posso leggerlo?»
E con uno sguardo bruto e un sorriso, scosse la testa, smontando tutti i castelli in aria di Zayn.
«Dovrai aspettare, proprio come le altre.»
«Ma… Keyraaa!»
Si lagnò come un bambino piccolo – forse stare venti ore su ventiquattro con i suoi figli non gli faceva bene – e lo guardò divertita, scuotendo la testa.
Zayn era stato quello che l’aveva spinta a pubblicare un lavoro cominciato tanti anni prima. Perché anni prima aveva scritto quel racconto per divertimento, per liberare il cervello. Per poter dire a se stessa e agli altri che Zayra era vera. Esisteva davvero.
Che non era frutto della sua immaginazione, ma anche perché così poteva spiegare alle fan del suo ragazzo cosa passava per il suo cervello. Quando però era rimasta incinta di Ness, aveva bloccato quella storia senza dargli un finale vero e proprio. Era rimasta a metà della seconda storia, e quando Zayn – dopo tanti anni aveva scoperto quale fosse il suo nickname – si era chiuso per notti intere a leggere quello che, in passato, aveva scritto per spiegare il suo punto di vista.
Non avrebbe mai immaginato che, facendo leggere quelle storie a Zayn, Zayn capisse tutto ciò che lei voleva far intendere. E da quel momento Zayn non provò mai a dirle che non l’amava quanto lui amava lei. Perché chi aveva letto quelle storie, aveva capito che anche dietro la più stronzaggine c’era l’amore più vero.
E finalmente quel giorno aveva finito la terza storia. Dando una bella panoramica della reale storia di Zayn e Keyra, la coppia che aveva suscitato chiacchiericci ogni dove. Perché sì, al tempo erano stati sulla bocca di tutti.
Forse più del principe William e Kate. Perché rimanere incinta solo poche settimane dopo – a loro parere perché, non sapevano che Keyra era incinta da prima dell’annuncio del fatto che si erano messi insieme – non era stata la mossa più buona. E soprattutto tenere il bambino senza essere sposati.
Molte volte avevano chiesto a Zayn se avessero intenzione di sposarsi, ma lui aveva risposto sempre negativamente. Non si era mai lamentato di quella cosa. Sapeva che Zayn voleva sposarsi, ma accettava la decisione di Keyra nel non credere al matrimonio.
Non per questo significava che non si sentissero una famiglia. Zayn e Keyra si comportavano da perfetti sposini. Semplicemente non avevano la fede al dito, ma un anello con dentro le loro iniziali si. Semplicemente, non avevano fatto la promessa a dio, ma avevano fatto la promessa a se stessi.
E a loro, bastava quello.
«Non cominciare eh! Mi bastano Wyatt e Ness per i piagnistei!»
Si avvicinò a lei, camminando verso Keyra con quel passo cadenzato che la faceva morire.
Dopo tutti quegli anni lei ancora era lì, incinta per la terza volta e in attesa del terzo e quarto figlio, a guardarlo come una bambina totalmente innamorata del suo ragazzo. Era grande ormai, ma sentiva ancora quell’amore di dieci anni prima stare in lei, coccolarla quando Zayn la toccava o le parlava in un certo modo, riaffiorando ogni qualvolta il ragazzo si avvicinava a lei.
Aveva imparato a convivere con i suoi sentimenti. Dieci anni e lei ancora era lì, in balia di quel ragazzo e delle sensazioni che le donava.
«Ma finisce con un bel bacio stile film?»
Ghignò. «Ah! Quello dipende dal protagonista.»
Anche lui sorrise. «Ah si? Davvero?»
Annuì. Annuì totalmente dispersa in quegli occhioni mentre lui si piegava a darle un bacio a fior di labbra.
“Ancora!” pregò dentro se stessa, boccheggiando e allungando il collo quando lui si tirò indietro. Era andata. Era totalmente, incondizionatamente andata.
«Non è un finale banale il bacio e il vissero felici e contenti?»
«Niente sarà mai banale con te che baci, Zayn! Diamine!»
Sbraitò ansiosa, desiderosa solamente di sentire la sua lingua combattere con quella del moro. E lui ridacchiò, dandole ciò che aspettava sempre. Perché come aveva detto in passato, lei avrebbe passato seriamente tutta la vita a baciarlo.
Erano la sua rovina le labbra del suo compagno. Era la sua rovina quel ragazzo.
Potevano essere passati anche anni e anni, ma Zayn ancora doveva sorreggerla per i fianchi sennò lei, ad ogni bacio, rischiava di cadere per terra come una pera cotta. Lui lo sapeva e lo accettava. Lei lo sapeva e ci conviveva.
E potevano anche essere circondati da bambini, ma poco interessò ad entrambi quando Zayn con poco sforzo l’alzò da terra, facendola sedere sul tavolo della cucina. Proprio come se fossero ancora due bambini di vent’anni.
«Mi piace pensare che ho in mano il finale della storia.»
Ridacchiò, quando si staccò dalle labbra del suo compagno. «Si..? Beh, non ti ci abituare Malik.»
«Per quale motivo non dovrei?»

Si guardarono negli occhi, nello stesso momento che il campanello della porta interruppe quella scenetta familiare. E fu Ness ad andare ad aprire, facendo passare la bolgia di zii che irruppero in casa urlando a squarciagola.
Zayn le diede un altro bacio, poi la fece scendere per andare in salone dove i quattro maschi restanti dei One Direction guardavano la televisione con la piccola.
«Ness, quante volte ti ho detto di non aprire la porta agli sconosciuti?»
«Abbiamo mangiato mongolfiere oggi a colazione?»
Domandò Louis, guardando la sua pancia. E Keyra non fece altro che tirargli un cuscino del divano in faccia, scaturendo le risa del resto del gruppo.
«Sfotti poco, deficiente.» Sbraitò Zayn, accarezzandole la pancia come toccato nel profondo. Lì dentro c’erano i suoi figli.
Salutò i suoi amici, nient’altro che i restanti componenti degli ex-One Direction.
Perché si, i ragazzi si erano ‘divisi’. Harry e Liam avevano preso la strada da solisti. Niall aveva messo su una casa discografica. Louis si occupava di cinema, invece. E Zayn.. Zayn faceva il papà a tempo pieno.
E se anche si erano divisi, erano rimasti amici, fratelli.
Mary e Niall avevano seguito la loro strada, tanto è che dopo un anno aspettavano il loro primogenito ma a differenza di Keyra e Zayn loro si erano sposati ancora prima della nascita di Narcissa.
Liam dopo vari tira e molla si era finalmente fidanzato con Maddison. Loro erano ancora in fase ‘siamo una coppia’ quindi non metteva bocca.
Harry si era lasciato con Cher, continuava a fare la sua vita da scapolo incallito orgogliosamente.
Louis dopo quel brutto litigio con Eleanor era rimasto solo. Non si era messo con la sorella di Maddison, ma sembrava più che felice di essere single.
E Zayn, invece. Oltre ad essere un papà a tempo pieno, aveva iniziato a studiare un progetto per l’Africa. Sapeva quanto ci era rimasto toccato da quella visita in Africa e, con i dovuti sforzi appena si furono divisi, aveva creato un’associazione per aiutare i bambini in Africa. Non le solite cose che si vedono in televisione, che ti chiedono soldi e poi l’80% se li prende all’associazione. Zayn aveva creato quello che era un progetto serio e che dava tutti i guadagni all’Africa. Era tanto entusiasta del suo lavoro che tre mesi all’anno andava a vivere in Africa, per guardare con i suoi occhi quello che succedeva. Aveva portato l’acqua potabile in un paesino, e ancora lottava per far arrivare l’elettricità a quel paese. Ma con sforzi e aiuti da qualsiasi parte, ci stava riuscendo.
Ed era fiera di lui.
Perché faceva quella cosa non per i soldi, non per farsi grande davanti al mondo intero. Faceva quella cosa perché era rimasto veramente toccato dalla visita di tanti anni prima. E i ragazzi lo aiutavano. Donavano alla sua causa un tot di soldi al mese, contribuendo alla causa. Sapeva che tutti erano rimasti toccati e tutti erano rimasti felici di quella decisione di Zayn di aiutare una comunità di gente per farli stare non bene, ma meglio.
«E’ ora del bagnetto!»
«Non voglio!»

Ogni sacrosanto giorno era sempre la stessa solfa. Nessa che diceva di non voler fare il bagnetto e lei che, miracolosamente, tornava ad essere la Keyra di una volta e si spazientiva subito, prendendo Nessa sotto le ascelle e caricandosela se la portava al bagno.
«Fila!»
«Ma mammaaa..»
«Muoviti..»
«Papà!»
Si girò a guardare suo padre, seduto sul divano a chiacchierare con Zio Louis e a ridere. Subito Zayn la guardò come un uomo guarda la sua innamorata. Perché si, Zayn amava sua figlia più di qualsiasi altra cosa. Forse anche più di lei. «Non ho voglia di fare il bagno.»
«Ma poi puzzi..»
Obiettò il suo ragazzo, guardando la più piccola dei Malik. Bastava guardare lo sguardo di Zayn per capire che quella bambina l’aveva totalmente rubato. In passato aveva avuto paura, e anche tanta, che Zayn non accettasse tutto quello. Che non era pronto ad essere padre.
Sicuramente, tra lui e lei, era lei quella che non era stata pronta. Finché non aveva tenuto in braccio Wyatt, aveva seriamente pensato a quanto stavano sbagliando. Dal momento che aveva visto il suo primogenito, tutto era filato. Sembrava ieri che era nato, invece erano passati anni.
Anni in cui, doveva ammetterlo, aveva imparato tante cose.
Ad esempio aveva imparato ad essere una mamma. Giocherellona, seria e attacca brighe. O anche una mamma paziente, dolce e amorevole. Aveva imparato a gestire i suoi sentimenti, a farli diventare reali e non nasconderli ne a Zayn ne tantomeno ai suoi figli. Aveva imparato che anche lei aveva il dono di essere una mamma e a quanto pare, in quei dieci anni i suoi figli non si erano mai lamentati.
Era anche vero che erano ancora dei bambini, che il momento dell’adolescenza non era ancora arrivato per loro, ma da quello che notava, i suoi figli stravedevano per lei. Almeno quanto Zayn.
«Vuoi arrivare al matrimonio che puzzi?»
La bambina guardò uno degli zii con sguardo risoluto, stizzito. Come se dicendo quella cosa l’avesse offesa.
«No.»
«E allora fila a lavarti.»
Esclamò Keyra, indicando le scale per farle capire che il bagno l’aspettava. La bambina guardò ancora suo padre con gli occhioni dolci.
«Non guardarmi così Vanessa. Ha ragione tua madre, fila a lavarti!» Esclamò con tono serio, ma si poteva percepire la nota di amore verso di lei.
Zayn che le dava ragione. Sia lodato il buon dio!
E così Vanessa a testa bassa si diresse verso il bagno, sconfitta. Keyra la seguì, ma ben presto si ritrovò a lottare con Nessa, nuda come mamma Keyra l’aveva fatta, che correva per non farsi il bagno. E come sempre, Keyra chiese aiuto al suo ragazzo che in quel momento passava per di là..
«Zayn!»
«Cosa?»
«Riprendi Ness! E’ scappata!»
E coalizzandosi con l’uomo, bloccarono la strada alla bambina che correva per casa nuda come mamma Keyra l’aveva fatta. Il moro bloccò sua figlia e la prese da sotto le braccia. Se la mise in spalla facendole una pernacchia sul fianco e scaturendo così le risa di Ness. Keyra si gustava la scena di Zayn che giocava con la loro figlia più piccola, camminando verso il bagno per portarci la bambina.
«Tesoro, l’acqua non ti mangia!»
«Ma è fredda!»
«Mamma non ti farebbe mai fare il bagno nell’acqua fredda.»
«Ma è brutta..»
Si lagnò Ness, buttando giù la faccina triste.
«Suvvia.. E’ solo un po’ di acqua. Non ti uccide, te l’assicuro.»
«Disse l’uomo che affogava in due centimetri di acqua!»
Obiettò Keyra, a braccia incrociate sotto al seno e appoggiata alla porta del bagno. Passando lì di fianco, Zayn si fermò, guardò male la donna e ghignò.
«Sei una stronza, Keyra Smith!»
«Lo so!»
Rispose con un sorrisetto.
«Mannaggia il giorno che t’ho incontrato!»
«Si. Convinto tu, convinti tutti!»

Si piegò a darle un bacio, guardandola con tutto l’amore che un uomo può avere. Erano anche passati tanti anni, ma Zayn non aveva mai smesso di guardarla in quel modo. Poi, con una calma apparente mise Nessa nella vasca, che cominciò a frignare come una bambina che l’acqua era fredda o cose simili. Dovettero lottare entrambi per tenerla buona e mentre Zayn teneva Nessa e cercava di giocare con lei, Keyra la lavava. E quando Nessa, al lavaggio dei lunghi capelli ricominciò a piangere, uscì addirittura Wyatt dalla sua stanza, entrando in bagno con un’espressione assassina.
E un bambino di dieci anni con un’espressione assassina non è mai troppo bello da vedere.
«Mamma.. papà! La uccido se non smette di piangere!»
«Sii paziente Wyatt.»
Disse una mezza bagnata Keyra, in quanto sua figlia non riusciva a stare ferma un secondo, lavando così anche sua madre. Aveva parlato con tono stanco. Perché fare il bagnetto a Nessa era sempre un’impresa impossibile.
«ZITTAAAAAAAAA!» Urlò di rimando Wyatt, quando sua sorella cominciò ad urlare più forte, dicendo che lo shampoo le era finito negli occhi. Poi se ne andò com’era venuto. Chi glielo andava a dire che lo shampoo che usava Keyra per i suoi figli non aveva nessun agente chimico che avrebbe fatto bruciare gli occhi?
E dopo un’altra lotta greco-romana con sua figlia, finalmente la fecero uscire dalla vasca, accomodata tutta contenta tra le braccia di uno Zayn stanco morto e bagnato.
«Te l’hanno mai detto che dabagnata sei sexy?»
«Si, me l’hanno detto..»
Intese cosa volesse dire Zayn, infatti scoppiarono a ridere fragorosamente. Nessa ora troneggiava dentro il suo accappatoio, con la manina posata sul petto del padre, proprio dove c’era il tatuaggio dedicato ai propri figli.
Nessa amava i tatuaggi di suo padre. E suo padre non aveva aspettato assolutamente niente per farsi un tatuaggio per i suoi figli. Un piedino, proprio l’impronta di Wyatt appena nato poco sotto il cuore, con una W e una V. Di lì a poco avrebbero fatto sfoggio anche le iniziali degli altri due figli, in arrivo.
Portò Nessa a vestirsi, asciugandola e facendola ridere fragorosamente quando passò l’asciugamano sotto i piedi, sui piccoli fianchi. Aveva ripreso la paura dell’acqua dal padre, ma non soffriva il solletico proprio come lei.
«Mamma.. mi compri la casa delle bambole?»
«No.»
Rispose spiccia Keyra, asciugandole i capelli e poi mettendosi lì armata di santa pazienza per levarle i nodi dai capelli. Sua figlia, contraria a quella risposta, scappò via e andò dall’unica persona che le avrebbe comprato una casa delle bambole.
Zayn.
Che in quel momento se ne stava in salone a mangiare la sua di torta in compagnia di Niall. Grazie tanto Zayn.
«Papà!»
«Si amore, dimmi..»
La prese in braccio, adorante verso sua figlia.
«Sai cosa pensavo?»
«Cosa?»
«Che ti do un bacino qui..»
indicò la guancia destra, poi si sporse per dargli un bacio sulla guancia. «E un altro qui..» e indicò quella sinistra, facendo lo stesso della precedente. Zayn, già deliziato da quei due baci, la guardò incuriosito.
«Come mai tutti questi baci?»
«Shh! E un altro qui..»
E glielo diede sul naso, facendo stranire il moro, che guardò la sua figlia più piccola con occhio critico. «Ora.. sai di essere il papà più grande del mondo?»
«Sta lecchinando, attento!»
Annunciò Niall, che teneva compagnia a Zayn. Keyra entrò in quel momento in stanza, guardando la scena. Si appoggiò allo stipite della porta, silenziosa.
«Si, lo so..»
Sua figlia mise su un faccino che avrebbe fatto invidia anche a lui, che si sapeva, era il re delle facce dolci. E buttò fuori il labbruccio.
«Me la compri la casa delle bamboleee?»
Keyra ghignò. E brava la cucciola di casa. Sapeva come soggiogare suo padre. Eccolo lì infatti, a guardarla con amore infinito. «Ehi.. non se ne parla.»
Entrambi si girarono a guardarla, con il labbruccio all’infuori. Padre e figlia.
«Ma mammaaa…»
«Ma mamma un par di ciufoli, Nessa. Tuo padre sta per diventare povero a forza di comprarti cose..»
«Non è vero..»
Sentenziò Zayn, stranito.
Keyra lo guardò male, sapendo che non aveva ancora finito di parlare. «..E se non la smette di farmi sfornare figli, qui davvero fra poco mangiamo acqua e pane tutte le sere..»
Prese sotto le braccia Nessa, che si stranì a quelle parole. Stringendosi al suo collo, la guardò pensierosa, tanto da avere quella V in mezzo alle sopracciglia che aveva anche Zayn quando si ritrovava a pensare intensamente.
«Dai Keyy, posso comprarle la casa delle bambole?»
«No, avevamo detto che insegnavamo ai nostri figli il rispetto dei soldi. Se tu continui a comprarle tutto ciò che vuole, fra due anni ti viene a chiedere se può comprarsi una casa ad Honolulu.»
«Ma ce li abbiamo!»
Lo guardò male, vedendo che cercava di farla cadere nella trappola con quello sguardo.
Ad un tratto guardò sua figlia muoversi come impazzita tra le sue braccia.
«Fammi scendere, mamma..» Fece come richiesto e la guardò correre via, impazzita. Era decisamente sua figlia, pensò. Era pazza.
«E’ una casa delle bambole.»
«Un cazzo Zayn! E’ una signora casa delle bambole che vuole tua figlia e no, non gliela compreremo!»
«Ma..»
«Niente ma.. dio, sembra di avere tre figli, anzi che due! Ora non rompere!»
«Mammaaa..»

Corse – per quanto poteva visto il pancione - in cucina, sotto il richiamo di sua figlia. La guardò saltellare, cercando di prendere la maniglia del forno, senza successo.
«Amore..?»
«Aiutami.. stanno bruciando.»
«Ma chi..?»
«I miei fratellini..»

Rettificava. Sua figlia non era pazza. Era proprio da mandare in manicomio.
«Ma che..?»
«Sono nel fornoooo! Dobbiamo sfornarli.. io gli voglio bene.»
Oddio. Si girò a guardare Zayn, che come lei al richiamo era corso a vedere cosa succedeva.
Poi capì cosa intendeva. Lei aveva detto “sfornare” poco prima e sicuramente sua figlia aveva preso in parola ciò che aveva detto. Scoppiò a ridere e si avvicinò a sua figlia, prendendola in braccio. Lei si girò a guardarla, preoccupata.
«Tesoro.. “Sfornare” è un modo di dire. I tuoi fratellini sono al sicuro nella mia pancia per altri tre mesi. Non ti preoccupare!»
Entrambi i due adulti scoppiarono a ridere capendo cosa preoccupava la piccola e si fecero delle grasse risate nel vederla tirare un sospiro di sollievo a quella cosa.
«Per fortuna, perché io gli voglio bene. Anche se mi ruberanno i giochetti..» La guardò con dolcezza, accarezzandole i capelli.
Finalmente riuscì a farla vestire, per poi metterla davanti alla televisione, con suo fratello che aveva finito di fare i compiti e poteva dedicarsi interamente al cazzeggio. Lei invece entrò in cucina, per prepararsi un caffè. I suoi amici di li a poco sarebbero usciti, lasciando un po’ di tempo a Zayn per stare a cazzeggiare, visto che era stato con i figli tutto il giorno. Mentre quella casa era popolata di pazzi, lei entrò nel suo studio e ci si chiuse, per modo di dire, a lavorare.
Oramai era anche abituata al sentire correre i suoi figli da una parte all’altra, ad essere richiamata ogni tre secondi perché si mettevano lì a litigare su chi doveva cambiare canale. Solo verso le sette, quando Zayn entrò nello studio, alzò la testa dal manoscritto.
«Noi stiamo andando!» Annunciò, facendosi avanti e cercando di spulciare qualche notizia. Lei, vedendo lo sguardo curioso, chiuse il portatile impedendo così a Zayn di leggere.
«Divertitevi.»
Lo vide alzare un sopracciglio. «Posso davvero?»
«No, ovviamente era un modo di dire. Zayn, se ti si struscia qualcuna addosso, non dirmelo.»

 Disse, facendolo ridacchiare.
«Ci sentiamo stasera, ok?» Annuì mentre Zayn si piegava a baciarle le labbra in modo delicato. «Posso fidarmi a lasciarti da sola con Wyatt e Vanessa?»
Perse il sorriso sentendo quelle parole e in un nano secondo lo guardò male, indicando la porta.
«Vattene prima che ti caccio a calci in culo!»
«Amo la tua finezza!»
Rispose, facendola imbufalire. E come promesso lo cacciò via a calci, seguendolo con lo sguardo mentre, ridendo, richiamava i suoi amici per uscire. Prima di chiudere la porta lo vide mettere la testa tra lo stipite e la porta, guardandola.
«Che c’è?» chiese, passando di lì per andare a fare la cena.
«Guardavo il tuo sedere. Hai messo su un culo da papera, sai?»
«Vai a morire ammazzato, idiota!»
Urlò con un sorriso quando lo sentì ridere per la sua faccia, chiudendogli la porta in faccia. Che idiota stronzo!
 
Si grattò il viso con i palmi delle mani e sbadigliò cominciando a sentire un po’ di pesantezza. Da quando era incinta di Helena e Matthew arrivava alla sera con la schiena distrutta.
«MAMMAAA!» Alzò gli occhi dal computer, poi si girò a guardare la porta. E lì, due minuti dopo, entrò Nessa che si mise seduta sulle sue gambe con l’aiuto di Keyra.
«Cosa amore?»
«Papà ha chiamato!»

Sorrise scuotendo poi la testa. E con pazienza prese Vanessa sotto le braccia, cominciando a camminare verso la camera della figlia. Si piegò al suo orecchio e le sussurrò un:
«Chiama Wyatt!» Non fece neanche in tempo a farla scendere che:
«WYATTTTTT!» Era diventata sorda, ma va bene.
«Amore così ero buona anche io a chiamarlo!» Disse con un sorriso, per poi entrare in camera e posare sua figlia sul suo letto. Wyatt arrivò di li a pochi secondi, con il cordless in mano. Si buttò sul letto di sua sorella, porgendo il telefono a Keyra.
«Malik!» Guardò i suoi figli litigarsi il cuscino, poi annuì. «Va bene, chiama sul cellulare!»
E attaccò, rimanendo spettatrice dei suoi figli che si litigavano qualsiasi cosa. Dal cuscino, alla coperta, al chi stare sopra alla madre. Che pazienza che ci voleva con quei due.
Quando arrivò la chiamata di Zayn, rispose e mise il vivavoce.
«Papàààààà!»
«Siete già a letto?»

La bambina annuì, entusiasta. Il rituale stava per cominciare.
«Amore, se annuisci tuo padre non può vederti!» Le fece notare, con un sorriso. La bambina rispose affermativamente alla domanda del padre e poi si buttò in braccio a sua madre, mandando al paese i piani di Wyatt che la spintonò. Entrambi i genitori rimasero in silenzio ad ascoltarli, portando pazienza.
«Avete finito?» Chiese spazientito Zayn, dall’altro capo del cellulare. Altri due spinte e quei due si misero in silenzio ad ascoltare il padre che raccontava la solita storia della buonanotte.
Ogni sera la stessa storia. Per fortuna Vanessa stava crescendo e avrebbe smesso molto presto di sentire la storia della buonanotte. Anche perché, sinceramente, si era rotta il cazzo di sentire la storia di lei e Zayn raccontata ogni sacrosanta sera per far contenti i loro figli. Perché, anche se Wyatt non l’avrebbe mai ammesso, amava almeno quanto Vanessa quella storia. E lei avrebbe impedito a Zayn di raccontare anche a Matthew e Helena quella storia, perché sennò lo castrava davvero.
Rimase lì ad ascoltare, sentendo i commenti di Vanessa del tipo “ma la principessa torna, vero?” “E il principe cosa fa?” facendo esasperare ben presto Keyra, anche perché sua figlia la conosceva a memoria quella storia.
Mezz’ora dopo, guardò entrambi i figli addormentati sopra di lei. Prese il cellulare, se lo mise appoggiato tra la spalla e l’orecchio e sistemò i due bambini che oramai da due anni si addormentavano vicini, con le loro teste quasi a toccarsi.
Le altre sere c’era Zayn che riportava Wyatt a dormire nel suo letto, ma quella sera Keyra non aveva la forza di prenderlo in braccio. Per una notte avrebbe dormito con sua sorella.
Li coprì bene, assicurandosi che ognuno avesse le coperte infilate sotto il corpo così da non ritrovarli senza coperte, e poi uscì, mentre Zayn raccontava un pezzo.
«E la principessa uscì dal coma, facendo piangere il principe..»
«Davvero hai pianto?»
Se ne uscì, bloccandolo.
«Si sono addormentati?»
«Dal “c’era una volta”.. Sei un po’ noioso quando racconti storie, sai?»

Uno sbuffo arrivò dalla parte di Zayn, che rimase in silenzio a pensare. Si sedette sul divano, buttando fuori un sospiro. Voleva bene ai suoi figli, ma quando arrivava l’ora di metterli a letto e si addormentavano, non poteva far altro che pensare ‘finalmente si sono addormentati’. Rimase mezza stesa sul divano, godendosi la pace dei sensi. Raramente, negli ultimi anni – o meglio da quando i One direction si erano divisi – Zayn non era in casa a quell’ora. Era una delle poche uscite che si era permesso, sentendosi anche particolarmente in colpa di averla lasciata lì da sola.
Come se lui non stava già abbastanza con quei bambini. Era lei che stava sempre in giro a fare commissioni o altro. Ed era Zayn che, contento come un bambino il giorno di natale, se ne stava tutto il giorno con i suoi figli.
«Che fai?»
«Mi godo la pace dei sensi. Dio, non ricordavo la casa così silenziosa dal tempo che vivevamo da soli in attesa di Wyatt.»
La risata rumorosa di Zayn le investì le orecchie. «Voi, vi divertite?»
«Si, abbastanza. Ma a quanto pare l’idea che siamo usciti tutti insieme a fatto impazzire le fan!»

Anche lei ridacchiò. C’era ancora gente che impazziva per loro, anche dopo quasi cinque anni che si erano divisi. E quando uscivano tutti insieme, la gente impazziva.
«Penso che me ne vado a dormire!»
«Ok.. Ci vediamo domani, va bene?»
«Pensa tu che culo! Dovrò vedere la tua faccina da cazzo per la mia restante vita!»
«Fanculo Smith!»
«Ti amo anche io!»

Zayn rimase in silenzio, ma quando parlò, percepì nel suo tono un sorriso.
«Ti amo!» E si ritrovò lì a sorridere come un’ebete idiota a quelle parole. Maledetto Malik.
«A domani!»
«Dai un bacio ai pupi!»
«Quand’è che tornerai ad essere rude?»
«Domani notte, te lo prometto!»
E a quella promessa sorrise e attaccò la chiamata, sapendo che avrebbe mantenuto la promessa.
E raccogliendo qualche giocattolo lasciato da Vanessa in giro per la sala, se ne andò in camera per un sonno ristoratore.
 
 
Seduta sulla finestra della loro camera, Keyra si leggeva uno dei suoi libri preferiti. Con la luce tenue della lampadina al suo fianco, si godeva uno dei pochi attimi di calma dentro quella casa. Erano le quattro di notte e pur avendo tanto sonno, non riusciva a dormire.
L’ansia, era una brutta bestia.
Girò pagina e cominciò a giocare con una ciocca di capelli, arrotolandola sul dito e seguendo con lo sguardo le parole del libro, persa completamente nel suo mondo. Amava quel posticino. Si sentiva al sicuro e coccolata, anche semplicemente stando seduta su quel pezzo di legno. Ma da li vedeva le luci di Londra, il piccolo giardino che tanto amava e la casa di fronte, occupata da due vecchietti molto simpatici che, molto spesso regalavano ai bambini dei giochi o dei biscotti.
Alzò lo sguardo dal libro solamente quando percepì una vibrazione del suo cellulare. E chi era a quell’ora?
Scese dalla finestra, camminò verso il letto e prelevò il cellulare da esso, dove precedentemente lo aveva lasciato. Ovviamente, chi poteva essere?
«Mi spieghi che fai ancora in piedi?» Domandò contrariata, pensando di sentirlo ubriaco. Invece Zayn era lucido e molto attivo. Tornò alla finestra, risedendosi su di essa e guardando all’orizzonte.
«Sai che amo vederti leggere?» Corrucciò le sopracciglia e, guardando il libro posato lì poco prima, cercò in esso le risposte alle sue domande. Come faceva Zayn a sapere che stava leggendo?
«Che ne sapevi che ero sveglia?»
«Guarda in basso.»
Lo fece e, all’ombra dell’albero vide una sagoma. Saltò come un petardo e notò che era Zayn, ma comunque le aveva fato prendere un colpo. Rimase piacevolmente stupita di trovarlo lì e semplicemente lo guardò. Lo vide sorridere in quel modo timido, per poi alzare la mano e farle vedere un sacchetto bianco.
«Scendi? Ti ho portato la colazione!»
E ridacchiando come una ragazzina innamorata scese dalla finestra, indossò una felpa di Zayn e volò di sotto, aprendo la porta e trovandolo lì, sotto al portico ad aspettarla. Poteva benissimo entrare lui, perché sicuramente aveva le chiavi, ma non sapeva perché l’idea che le avesse fatto una sorpresa la rendeva euforica. Chiuse la chiamata e, con un sorriso timido, lo guardò.
«Che ci fai qui?»
«Mi mancavi!»
Alzò le spalle, come se fosse ovvio. E lei non poté fare a meno di sorridere intenerita. Il suo sguardo studiò i movimenti di Zayn che la prese per mano e la condusse sotto l’albero, per poi sedersi all’estremità di esso. Poi, con naturalezza, batté sull’erba e le fece capire di sedersi al suo fianco. Lo fece, senza protestare.
E Zayn aprì il sacchetto, tirando fuori due cornetti. Entrambi ripieni di cioccolato caldo. Si passò la lingua sulle labbra, prendendo il cornetto e mordendolo poco dopo. Rimasero in silenzio per diversi minuti, con il cuore che batteva come se fossero due ragazzini alle prime armi. Sentiva il suo cuore battere così forte da aver paura che Zayn lo sentisse. Sembravano due ragazzi ai primi appuntamenti, quando il tuo lui ti sveglia durante la notte per dirti che gli manchi, o dicendo che è venuto a trovarti e se puoi aprirgli la porta, così che da dormire insieme per qualche ora.
Si girò a guardarlo e, ridacchiando, lo pulì dal cioccolato che era rimasto sul bordo del labbro inferiore. Poi, con naturalezza, si leccò il dito sotto lo sguardo attento di Zayn.
«Vi siete divertiti?»
«Già!»
«Qualcuna ti si è strusciata addosso?»

Zayn ridacchiò, finendo il cornetto con un morso. «Si, una bella bionda con gli occhi chiari. Certe curve da urlo! E si muoveva anche bene!»
Un cazzotto ben calibrato gli arrivò su una spalla, ovviamente dato da Keyra che lo guardò in cagnesco, facendolo ridere. La tirò a sé, facendola mettere seduta tra le sue gambe.
«Ti spacco Zayn!»
«Sai che i ragazzi non si metterebbero contro la dittatrice Keyra, vero? Hai detto niente spogliarelliste, e loro non me l’hanno fatta vedere neanche con un binocolo!»

Sorrise tutta contenta della paura che metteva al resto dei suoi amici. Perché si, se qualcuna si fosse strusciata su di lui come minimo l’ammazzava! Sia a lei che a lui. Era gelosa, ok? Ok!
«Guastafeste!»
«Zayn, non ti sposerei se qualcuna avesse osato strusciarsi su ciò che è mio!»
«Dalla regia mi dicono che sei gelosa!»
«Possessiva, più che gelosa!»
Ribatté risoluta, guardandolo in tralice. E lui sorrise con dolcezza. Keyra non avrebbe mai ammesso di essere gelosa. Ma lui lo sapeva bene che lo era.    
Si appoggiò a lui, coccolata dal suo calore corporeo e guardando la casetta che da dieci anni si erano comprati. O meglio, che si era comprata.
«Ti mancherà?»
Annuì alla domanda di Zayn, sempre rimanendo lì a guardare quella casa. Perché appena avevano deciso di sposarsi, avevano anche parlato che quella casa era troppo piccola per tutti quanti. Con Matthew e Helena che arrivavano, avevano pensato bene di comprarne un’altra. Insieme, questa volta.
La cosa strana era che la nuova casa era grande, davvero grande. Tanto grande da avere due soli piani. In un piano ci sarebbe stata la famiglia Malik, nell’altro c’era la famiglia Horan. Si, avevano deciso di trasferirsi tutti insieme.
Quella casetta sarebbe stata messa in affitto. A quello ci stava pensando Zayn, perché lei non voleva neanche crederci che se ne stavano per andare. Dopo tante lotte, ora se ne andavano. Le sarebbe seriamente mancata.
«Come mai non dormivi?»
Tornò sul mondo dei vivi e sospirando si appoggiò con la testa alla sua spalla.
«L’ansia.. E tu perché?»
Lo sentì accarezzare il pancione, che tanto pancione non era. Stava al sesto mese, ma sembrava già al nono. Portare con sé due gemelli era davvero pesante. Li amava, ovviamente, ma avere per altri tre mesi i dolori di schiena la metteva in ansia. Come minimo aveva preso venti chili in più, si sentiva gonfia e non vedeva l’ora di poter bruciare tutto ciò che aveva messo su. Anche essendo al terzo parto, l’idea di soffrire ancora uno dei dolori più temuti non la faceva essere felice.
«Io perché semplicemente non sono più abituato a dormire fuori casa.» Sorrise, a quelle parole.
«Non sei in ansia per il matrimonio?»
«Perché dovrei? Sono più di dieci anni che aspetto questo momento.»
Le sussurrò all’orecchio, con uno di quei toni pieni d’amore. Sentì le labbra di Zayn posarsi sulla sua guancia, poi tornò a rilassarsi contro l’albero.
«Sei sicuro di ciò che stai facendo?»
«Mai stato più sicuro.»
Costatò quanto fosse sicuro in ciò che stava dicendo, come se non ci avesse proprio pensato a dare quella risposta. Era ancora possibile che Zayn fosse così sicuro di ciò che volesse nella sua vita anche dopo dieci anni? Possibile che, dopo dieci anni ancora non si era reso conto dell’errore che aveva fatto nella sua vita?
Possibile che avesse scelto lei, per davvero?
«Ah Keyra..»
«Cosa, Malik?»
«Domani non ci sarà una normale marcia nuziale.»
«No? E quale?»
«Non te lo dico. Ma mentre percorri la navata..»
ridacchiò, vedendo la sua Keyra alzare gli occhi al cielo, pensando sicuramente al grande errore che stava facendo, non riuscì a far nient’altro che piegarsi a baciarle le labbra. «Pensa alle parole, ok?»
«Quali parole?»
«Oh.. lo capirai!»

La vide assottigliare gli occhi, facendolo sorridere. «Ti odio Zain Jawaad Malik. Ti odio con tutta me stessa.»
«No, non è vero!» Altro bacio, altro rosso sulle sue guance. «Mi ami, e per questo che domani mi sposi!»
«E’ tutto ancora da decidere, Malik. Potrei scappare, sai?»
«Potresti, ma non vuoi. E ah.. Ti troverei in capo al mondo, lo sai vero?»

La sentì brontolare, ma poi la vide sorridere. «Lasceresti andare a dormire la futura sposa?»
«Solo se mi posso unire a lei..»
«E la cosa che i prossimi sposi non devono dormire nella stessa stanza la notte prima del matrimonio?»
«Scusa.. Ma chi ha detto che dormiamo?»
«Signorino Malik.. non è carino fare il provolone con una promessa sposa..»
«Signor Malik!»
Puntualizzò.
La vide fare una smorfia. «Dio Zayn.. Hai la tua restante vita davanti per scassarmi i coglioni con il fatto che sarai un signore, e proprio la notte prima del matrimonio ti metti a mettere i puntini sulle i?»
«Se non lo facessi, tu non saresti qui, deliziata di battibeccare con me.. O sbaglio?»

Keyra lo guardò negli occhi, con quella smorfia infastidita disegnata sul viso e poi, arrossendo leggermente sulle guance, affondò la faccia nella sua maglietta, stringendosi tra le sue braccia.
«Già è vero..»
Rimasero in quell’abbraccio per molto tempo. Non c’era bisogno di parlare, non c’era l’ansia che il discorso era finito lì. Semplicemente si godettero il rumore di una città addormentata, con alcune persone che incominciavano una giornata normalissima per loro. Ma per Keyra e Zayn non cominciava una giornata. Ma la giornata.
Lì, abbracciati sotto l’albero che troneggiava nel loro giardino, di fronte la loro umile casa, con i loro due figli che dormivano ignari delle coccole che si stavano scambiando, si godevano uno di quegli abbracci che entrambi amavano.
Che non l’avrebbero mai ammesso, ma li amavano. Quando, nell’aspettato silenzio se ne rimanevano lì, uno appoggiato all’altro, a pensare a chissà che cosa. Al passato, al futuro.. O semplicemente a godersi il presente. Quell’attimo che avrebbero ricordato per sempre, perché loro ricordavano tutto della loro storia. Ogni minima cosa era impressa dentro di loro e se lo sarebbero portato dietro per sempre, fin dentro la tomba. Da punti di vista differenti, ma molto simili. Entrambi innamorati persi come il primo giorno, entrambi sicuri della scelta che di lì a qualche ora stavano per prendere.
Anche se Keyra era sempre stata decisa a non sposarsi, un giorno se n’era uscita come i cavoli a merenda. Era o non era da Keyra essere strana?
 
La forchetta stridette sul piatto, mentre prendeva l’ultimo pezzo di lasagna. La casa, totalmente silenziosa, era una manna dal cielo quel silenzio. Zayn sedeva di fronte a lei, mangiando in silenzio e guardando di tanto in tanto la televisione a basso volume. Non seguiva il telegiornale, era solo un gesto incondizionato che faceva.
Ma con il cervello, Keyra lo sapeva, era da tutt’altra parte. Lo vide sorseggiare il vino, poi pulirsi la bocca sul tovagliolo e alzarsi, facendo strusciare la sedia sul pavimento.
Conosceva oramai ogni movimento o gesto del suo ragazzo, come una favola trita e ritrita. Ma proprio come una favola, lei amava rivedere quei gesti ogni giorno, trovandoci ogni giorno qualcosa di nuovo.
Ad esempio, quel giorno si rese conto di come Zayn svuotava il piatto nel cestino, iniziando a lavarlo in silenzio e con il piede sistemava il secchio dentro al lavabo sotto. Di come, con un piede, chiudeva l’anta del lavabo e prendeva la spugna, tirando su la manica della maglietta con i denti.
Piccoli gesti che, normalmente, nessuno notava. Lei invece era una lettrice curiosa ed ogni sera - in quelle poche sere che rimanevano soli e poteva dare tutte le attenzioni al suo caro ragazzo – notava quelle cose.
Zayn era cresciuto. In bene. Aveva ripreso sempre di più da suo padre, constatò. Conosceva benissimo oramai i suoi suoceri, e quando vedeva Zayn con suo padre si ritrovava sempre a pensare che erano identici. Si muovevano anche nello stesso modo. Zayn era cresciuto e, vederlo vestito bene, sapendo anche che era pieno di tatuaggi da badboy, la faceva ridacchiare interiormente.
Non era mai riuscita ad immaginarsi Zayn da grande, sotto le vesti da padre o da marito. E invece ce l’aveva lì, a due spanne dal viso ed era bello come mai in vita sua. Un padre modello e un compagno altrettanto perfetto.
«Non guardarmi il culo!»
E poi se ne usciva con quei strafalcioni, che facevano scendere tutta la stima che provava in lui in un nano secondo.
«Culo? Quello me lo vuoi chiamare culo? Io lo chiamerei portatore di rughe!»
Zayn, stizzito dal suo commento acido, si girò a guardarla male e le lanciò un po’ di schiuma.
«Rughe?! Senti un po’ balena arenata..»
«Balena arenata a me? Guarda che qui dentro ci sono i tuoi figli!»
«Sono tuoi quanto miei, per metà hanno sangue tuo!»
«Che mischiato al tuo li rende insopportabili, proprio come te!»
«Vorresti dirmi che sono insopportabile?»
«E bravo Malik, mi dicono che sei intelligente!»

Lo vide assottigliare gli occhi, poi con un sospiro cedette. «Stronza!»
«Babbuino!»
«Balena!»
«Coglione!»
«Arrampicatrice sociale!»
«Giocatore di palle!»

Non rispose subito, si asciugò le mani e si rimise seduto di fronte a lei, con quell’aria stizzita che pensava di farla tremare. Sbagliava, e di grosso.
«Questa me la spieghi?»
«Le mie di palle, Zayn!» Il moro ridacchiò, scuotendo poi la testa.
«DIO! Ma chi me l’ha fatto fare di mettermi con te e fare dei figli con una stronza patentata con la lingua biforcuta?»
«Ehi, si da il caso che sei stato tu a scambiare le pillole anticoncezionali con delle mentine!»

Lo vide ghignare. «Sono stato geniale! Ammettilo!»
Sospirò, scuotendo la testa. «No ma ancora ci penso a sta cosa. Io che ti dico che non voglio altri figli e tu mi trai in inganno!»
Lo guardò ridere a crepapelle, di quella cosa che aveva fatto anni prima per concepire Vanessa. «Che cazzo ti ridi?»
«Rido, perché siamo geniali!»
«Ora usi il plurale?» Lo sentì alzarsi, poi avvicinarsi a lei per prenderla in braccio. Ardua impresa visto che portava due gemelli dentro di sé, ma a Zayn non sembrò pesare.
«Largo tutti! Balena arenata tra tre.. due.. uno..» La lasciò delicatamente sul divano, per poi mettersi al suo solito posto. Al suo fianco, appoggiato al bracciolo e con lei stretta al fianco.
«Perché hai usato il plurale?» Chiese quando finalmente Zayn si sedette al suo fianco, spalmandosela addosso. Lo vide sbadigliare poi, con dolcezza, la guardò.
«Perché dopo tutti questi anni ancora battibecchiamo, ancora abbiamo cose nuove per far esasperare l’altro. E non sai quanto io ami che dopo quasi dieci anni, ancora non ci siamo stufati uno dell’altra!»
«Parla per te, pelato!» Lo sfotté, ricevendo un bacio sulla tempia in risposta. Perché Zayn oramai sapeva com’era fatta. Sapeva che non avrebbe risposto in “anche io amore mio, cucciolottino nutelloso” ma con qualcosa di sprezzante. Ma dietro il cattivo, c’era un amore grandissimo per lui. E per fortuna Zayn lo sapeva. Continuava a saperlo e Keyra si sentiva toccare il cielo con un dito.
Anche lei, come Zayn, era contenta di sapere che tutto tra loro, andava come anni prima. Da sempre pensava che era troppo fortunata ad averlo al fianco. Aveva provato a fargli capire che era una stronza, ma lui era testardo. Aveva ripreso da lei. Aveva lottato con gli artigli per averla e tenersela al fianco. E alla fine, lei vi aveva ceduto.
Perché in fondo, amava Zayn più di qualsiasi altra cosa. Di se stessa, del bambino che portava in grembo all’epoca, della sua famiglia, di tutto. Zayn, era il suo mondo e con esso tutto girava intorno a lui.
«Non mi hai mai chiesto di sposarci!»
«Perché so che non vuoi..» Rispose monotono, guardando la televisione, giocando con i suoi capelli. Amava quando lo faceva. Lo amava ancora come il primo giorno che gliel’aveva fatto.
«Mi conosci..» Si girò a guardare il suo profilo e, alla luce della televisione, notò il suo sorriso soddisfatto. «Mi vuoi sposare Zayn?»
L’aveva guardato fissare la televisione, con il fiato mozzato. Poi si era girato verso di lei, ad occhi sbarrati. «Ti vuoi sposare?»
Alzò le spalle. «Sai cosa io pensi della cerimonia e tutto il resto, vero? Per me siamo già sposati, non ufficialmente, ma lo siamo. E poi in fondo, l’ho sempre saputo che tu ami le cerimonie!»
«Cosa ti ha fatto cambiare idea?» Chiese, incredulo della piega che stava prendendo quel discorso.
Di nuovo, alzò le spalle, del tutto indolore alla discussione. «Non ho cambiato idea. Semplicemente è un fatto di..» lo guardò, lo vide ascoltarla interessato e cercava anche di mascherare la felicità. Ma lei gliela leggeva nel suo viso. «..testamento. Se tu muori io non prendo i tuoi soldi!»
«E’ giusto..» Disse, dopo un attimo di incredulità, ma sorridendo.
«Lo so!» Alzò ancora le spalle. «Sai com’è.. Ho quattro figli da mandare avanti..» Si impedì di sorridere, rimanendo seria. In un nano secondo si ritrovò stesa sul divano, con Zayn sopra che la bloccava. Non che le dispiacesse, intendiamoci.
«Solo un fatto di soldi?»
«Assolutamente. Chi vorrebbe sposarti?»
«Diciamo mezzo mondo!»
«Perché non ti conoscono.. Perché se sentissero la tua puzza in questo momento, dio, cambierebbero idea!»
«Io non puzzo!» Sussurrò con tono toccato, buttando in fuori il labbro. Poi sorrise, vedendo Keyra sorridere a quel visetto. Anche con i tratti maschili e definiti, il labbruccio di Zayn era un qualcosa che buttava all’aria tutta la serietà di Keyra. Era irresistibile. «O ti vuoi sposare con me perché mi ami, perché hai capito che sono un santo e che ti sopporterò per il resto della mia vita?»
Lo guardò negli occhi e, in un momento di dolcezza gli accarezzò i capelli morbidi che sapevano di Latte, in quanto aveva finito lo shampoo quel giorno e aveva pensato bene di lavarsi con lo shampoo di Wyatt.
«Tu vuoi sposarti, ma non me l’hai chiesto perché sai che sono contro il matrimonio. Sono dieci anni che mi sopporti, due figli nati e due in arrivo. Mi hai visto in tutti i modi che un uomo può vedere una donna, quindi perché dovresti scappare?»
«Ci sono serviti dieci anni, ma dannazione l’hai capito!»

Sorrise e alzò quel poco il collo per posare le labbra sulle sue morbide, subito ricambiata da Zayn. «Senza togliere che ti amo, che sei il padre che avrei voluto per i miei figli e un compagno perfetto. Tu vuoi sposarti perché ci credi al matrimonio. Io voglio farti contento. Quindi perché non sposarci?»
«Se devi farlo per un mio capriccio non fa niente..»
La bloccò, con dolcezza. In quegli anni Zayn aveva imparato a saper gestire quei suoi pensieri macabri.
«Non è un capriccio. Ripeto, per me siamo già sposati. L’avere due figli con te per me ti rende senza pensieri come mio marito. Ma un conto è pensarlo, un conto è averlo scritto. Mi..» Si mordicchiò il labbro. Erano anni che faceva quel pensiero, ed erano anni che cercava di non pensarci troppo. In tutti gli anni in cui Zayn continuava ad essere parte dei One Direction per lei era stato difficile aspettarlo a casa, saperlo in giro per il mondo, su un aereo. Se gli fosse successo qualcosa, lei non sarebbe stata avvisata per prima. In quanto non era sua moglie, non aveva voce in capitolo.
«Ci ho sempre pensato a questa cosa. Se ti succedesse qualcosa, io non sarei avvisata per prima.»
«Cosa mi dovrebbe succedere?» Chiese, accarezzandole il collo delicatamente. Alzò le spalle, a quella domanda. Non sapendo bene cosa dire.
«Non lo so, qualsiasi cosa. Non sarei la prima ad essere chiamata, in quanto sono solo la tua compagna!»
«Non sei solo la mia compagna, ma anche la madre dei miei figli. La donna che avrò per sempre al fianco!»

Lo guardò con gli occhi sognanti, mordendosi il labbro inferiore e fissando quegli occhioni castani che amava. Poi, come una bambina piccola, si nascose nell’incavo del suo collo imbarazzata da quelle parole. Perché, dopo tutti quegli anni, a lei faceva ancora strano pensare che era lei quella che voleva al suo fianco. Zayn le diede un bacio sul collo, poi la strinse di nuovo tra le braccia.
«Me lo dai un bacio?» Chiese ad un tratto Zayn, facendo riaffiorare Keyra dal suo collo e rossa come un papavero annuì timidamente. Amava, e lo giuro quando lo dico, amava ogni volta che le chiedeva un bacio. Il tono che usava era miele, e lei gongolava di piacere nel sentirglielo chiedere. Perché si abbassava a chiederglielo, come se lui stesso non potesse farlo. Come se si vergognasse di baciarla, proprio come in una coppietta giovane.
Posò le labbra sulle sue, cogliendo quella richiesta a braccia aperte, per farlo contento. Lo sentì ricambiare il suo bacio, delicatamente e con pazienza. Poi, quando si staccarono e lei tornò nel suo posticino, sospirò.
«Quindi ci sposiamo?»
«Detto con quel tono ti direi di no.» Zayn rise. Perché l’aveva detto con tono entusiasta, pronto a fare quel passo. «Ma si, sposiamoci!»
Le diede un altro bacio, questa volta più forte, più rude. Carico di parole e di sentimenti. Poté percepire l’adrenalina nel sangue del suo ragazzo, mentre la stringeva addosso.
«Ci sposiamo!»
E rise, sentendolo gongolare dalla felicità per quella notizia. Un bambino di fronte l’albero di natale, decisamente.
 
Gli occhi si velarono di amore più vero ricordando quella scena successa pochi mesi prima. Era tutto così reale e al tempo stesso irreale. Si erano messi d’accordo che tutto sarebbe stato in piccolo. Niente di quei matrimoni con trecento invitati. Le loro famiglie, i bambini e gli amici più stretti. Si erano litigati anche Niall come testimone e alla fine per esasperazione Keyra gli aveva lasciato Niall, che, sapendo della cosa aveva pianto dall’emozione.
Lo guardò e vide il suo futuro. Al fianco di quell’uomo che in quel momento se ne stava seduto ai piedi dell’albero, a guardarla e a pensare a chissà che cosa. Alla fine ci era riuscito a fregarla. L’aveva fregata dal primo momento e, si ritrovò a sorridere quando capì che sapeva di finire con lui già dal primo momento che l’aveva guardato.
Erano passati dieci anni, ma.. Lì seduta tra le sue gambe, incinta del suo terzo e quarto figlio, capì che era destinata a lui già da quando era uscito da quelle porte. Erano solo dei ragazzini spauriti e inesperti, ma dal primo momento che aveva visto Zayn, all’aeroporto di Londra, aveva capito tutto. L’aveva sentito dentro se stessa.
Stupida lei che aveva creduto di poterlo salvare, di potergli far capire che errore stesse facendo. Ma Zayn aveva imparato ad essere cocciuto e tutto era stato molto inutile.
 
«Arrivederci, grazie per aver scelto Aer Lingus per volare.»
Sorrise all’assistente di volo, camminando verso l’uscita con passo stanco. Nel tragitto guardò fuori dalle finestre che davano sulle piste di atterraggio. A New York splendeva il sole pomeridiano, quando per lei era semplicemente sera inoltrata. Sbadigliò e trascinò stancamente il suo bagaglio a mano, desiderosa di mettersi a dormire.
Quelle ore di pianto non avevano giovato alla sua salute e al suo sonno. Era stanca, puzzolente di aereo e affamata.
Andò al bagno prima di uscire dagli arrivi. Si guardò allo specchio e quasi non si mise paura da sola. Aveva occhi lucidi, borse sotto agli occhi e il colorito non era dei migliori. Era appena arrivata nella grande mela e già voleva piangere. L’idea che stava iniziando una nuova fase per lei, non la entusiasmava.
Voleva solo tornare a casa, avvisare Zayn che non aveva abortito e riprendere in mano ciò che aveva lasciato. Perché, per quanto era stato difficile, non era lì che voleva essere.
E davvero non credeva possibile che il suo ragazzo – o meglio dire, ex ragazzo – avesse creduto alle stronzate dette nel treno. Alcune erano vere: si sentiva marcia, ogni sacrosanto giorno. Si sentiva sbagliata, anche quello era vero.
Ma come aveva potuto Zayn anche pensare che avesse mentito per tutto quel tempo? Come poteva credere al fatto che non voleva stare con lui e che era una presa in giro? Come aveva potuto credere a Mary quando gli aveva detto che aveva abortito?
Pensava seriamente che aveva un coraggio da leoni ad uccidere un bambino? Keyra era una che se si metteva in testa una cosa la faceva, ma quella volta non ci era riuscita. Perché non era tanto forte da uccidere un essere umano. Per lei, quel microscopico puntino dentro di lei, era già un umano. E per di più era suo figlio.
Poteva pensare che stava sbagliando, ma non ci era riuscita neanche ad entrare nella sala per abortire. Perché quello non era un semplice figlio. Era figlio suo e di Zayn. E per quanto fosse sbagliato, era.. suo figlio. Il suo piccolo nanetto che cresceva a dismisura dentro di lei, coccolato e amato.
Era la prima a pensare che stava sbagliando, che non sarebbe stata una brava madre, ma quel bambino doveva vivere, nascere e crescere. Anche con lei come madre. E se lo ripromise lì di fronte a quello specchio che avrebbe fatto di tutto per lui. Anche cambiare.
Però alla fine, aveva fatto la scelta migliore. Dire a Zayn che non era più incinta avrebbe dato la possibilità a Zayn di continuare ciò che gli piaceva fare. Essere un cantante famoso. Con lei in mezzo ai piedi e quel bambino, per quanto voluto, avrebbero solo rovinato tutto. Sia Zayn che il resto dei suoi amici. E l’idea che prima o poi avrebbe scoperto che era comunque incinta, la impauriva. Come avrebbe fatto nei sei mesi successivi? Come avrebbe nascosto a tutti quella gravidanza? Non lo sapeva, ma avrebbe trovato una soluzione.
Si lavò la faccia assonnata e stanca, per poi dirigersi verso l’uscita accarezzandosi il viso. Solo quando le porte per l’uscita si aprirono, e vide tutta quella gente che aspettava sicuramente parenti e amici, le venne un nodo alla gola.
Per lei, non c’era nessuno ad aspettarla. Strinse i denti e, cercando di non piangere, uscì per dirigersi verso l’aerea taxi.
«Decisamente a te, l’aereo, non fa bene!»
Si bloccò sul posto quando percepì quella voce. Non era possibile.
Non poteva essere.
Lentamente si girò verso quel punto dove aveva sentito la voce e lo trovò lì, spalmato sul muro, con un piede su di esso a fargli da sostegno. Lo guardò incredula, non volendoci credere. Era un’allucinazione, pensò. Era diventata pazza e vedeva Zayn dove non c’era.
«Una domanda mi sorge spontanea.» E a quella frase sentì il calore abbracciarla. Perché era così dannatamente reale la sua figura e la sua voce? Perché il suo cervello doveva giocare così tanto con lei?
Annuì, come se volesse dare spago alla sua immaginazione. Lo vide staccarsi dal muro e fermarsi di fronte a lei. Anche nell’immaginazione Zayn era dannatamente perfetto. E quello le fece capire che Zayn non era reale, perché dopo quasi sette ore di aereo non poteva essere così sereno, sicuro e tranquillo.
«Pensavi seriamente che non venissi a sapere che non avevi abortito?»
Deglutì, guardandosi intorno, come a cercare una via d’uscita. Ma non ce n’erano. Non vi erano vie d’uscite da quella cosa.
«Non ci pensare, Keyra! Ti troverei in capo al mondo, lo sai vero?» Tornò a guardare la figura di Zayn, la sua immaginazione era davvero brava a soggiogarla. E vedendolo a sorridere, gli occhi le si riempirono di lacrime.
Si lasciò andare, facendo quel passo che la divideva da lui e sperò con tutta se stessa che non era l’immaginazione a fregarla. Appena la sua fronte toccò il petto di Zayn, si lasciò andare ad un sospiro, per poi liberarsi di quelle poche lacrime che le erano rimaste. Pianse, pianse come una bambina piccola, tra quelle braccia che sapevano farla sentire a casa.
Zayn la strinse tra le sue braccia, calorosamente. E la cullò, come si culla una bambina dopo un brutto sogno. Forse era davvero un brutto sogno quello che aveva fatto in quelle otto ore. Perché, per quanto lo avrebbe voluto, per lei erano state le otto ore più lunghe della sua vita. Si era sentita vuota, svuotata dai sentimenti.
«Zayn..»
«Cosa?»
«Mi spieghi come cazzo hai fatto ad arrivare prima di me?»

Sentì la risatina soffusa far vibrare il suo petto, mentre si abbassava a darle un bacio sulla tempia per poi parlarle all’orecchio.
«Sai com’è. Sono Zayn Malik dei One Direction e posso richiedere un aereo privato.» Si aggrappò alla maglietta di Zayn, sentendo quelle parole. Era profumato come appena uscito dalla doccia, non sembrava neanche reduce di sette ore di aereo.
«Torniamo a casa..» La spinse verso chissà dove, ma lei puntò i piedi e uscì dal suo piccolo nascondiglio. Lo guardò impaurita e, rendendosi conto del suo sguardo, Zayn la guardò con un sorriso.
«Se ti stai domandando perché o come faremo, non mi interessa. Ad una sola domanda voglio una risposta e bada bene.. non accetterò reclami a ciò che risponderai.»
Corrucciò la fronte a quella frase, per poi guardarlo ancora e chiedergli con lo sguardo di cosa stesse parlando.
«Se tu mi rispondi in modo positivo alla mia domanda, non potrai lamentarti perché eri stanca del viaggio, reduce di non so quante ore di pianto e scossa dagli avvenimenti. Quindi pensaci bene prima di rispondere..»
«O-Ok.. Metti ansia!»
La guardò, per pochi secondi e, tornando serio, parlò.
«Vuoi o no stare con me?»
Non era possibile. Insomma.. Era comica come situazione dai. Lei che prendeva l’aereo, lui che la rincorreva con il suo jet privato e quell’incontro. E poi aveva il coraggio di chiederle se voleva davvero stare con lui.
«Perché dovrei?»
«Dio Keyra, quanto la tiri per le lunghe..»
«Guarda che sei stato tu a comportarti da stalker nelle ultime sei ore!»

Si piegò sul suo orecchio, ridacchiando. «Sono uno stalker da due anni, amore mio! Vuoi rispondere o no alla mia domanda?»
Keyra si accigliò, dandogli un morso sulla guancia e facendolo gemere. «Testa di cazzo!» Se ne uscì, furiosa. In effetti era vero, si sentiva un po’ stalkerizzata ma non di certo impaurita. Zayn rise, poi la guardò seriamente negli occhi.
«Quindi in futuro non potrò mangiarmi la parola su ciò che ti rispondo adesso.»
Annuì debolmente e sicuro di sé, facendole arricciare le labbra.
«So che me ne pentirò con tutta me stessa..»
Bastò quello a far capire a Zayn la sua risposta. L’abbracciò e, per un secondo si lasciò andare a quell’abbraccio dimenticandosi di tutto il resto. Perché in quel momento, non c’era nient’altro di importante se non quell’abbraccio. Tutto il resto passava in secondo piano. Anche il bambino che portava in grembo.
 
Ma in effetti non si era pentita di ciò che aveva fatto quella volta. Aveva risposto positivamente alla sua domanda e poi era tornata, due mesi dopo, a casa con lui. Ci aveva provato a studiare, ma ben presto era tornata a casa. Appena messo piede in terra inglese Keyra aveva fatto una di quelle cose che non si sarebbe mai aspettata di fare. Aveva annunciato lei che era incinta. Con un video, seduta al fianco di Zayn. E quello che era successo dopo, era nulla in confronto a cosa si era immaginata.
Forse, avendo la consapevolezza di avere al suo fianco Zayn, tutto era sembrato semplice.
«Forza, torna a letto.»
«Da sola?»
«Da sola!»
Rispose Zayn, con un sorriso. Si piegò a darle un bacio e la spinse verso casa. «Ci vediamo domani!»
«Sarò quella in bianco!»
Si girò a guardarlo, trovandolo a bocca aperta e gli occhi divertiti.
«Il tuo vestito è bianco?» Domandò incuriosito, facendola ridacchiare con amore.
«Zayn..»
«Cosa..?»
«Ti sembro vergine?»
Chiese, alzando un sopracciglio e indicandosi la pancia. Era risaputo che chi vestiva di bianco al matrimonio significava che era vergine. E lei era tutto, tranne che vergine. Ridacchiando con il suo ragazzo entrò e lo guardò ancora ferma sul ciglio della porta.
«Sei certo al centouno per cento di quello che stai per fare?»
«E tu?»
Chiese, serio.
Se ne andò così, dopo averla raggiunta di nuovo, lasciandola con un leggero bacio sulle labbra. La bocca aspra di quella risposta, ma con un sorriso ebete sulle labbra.
 
 
«Tu Keyra Smith, vuoi prendere in sposa Zain Malik come tuo legittimo sposo?» Il silenzio crollò nella piccola chiesa, mentre lei arricciava le labbra. Zayn si girò a guardarla, e lei, pensierosa, ricambiò lo sguardo. Era panico allo stato puro, constatò. Stava pian piano allargando gli occhi castani, sicuramente pensando che ci stava rimuginando sopra se dire si o no.
Che idiota patentato.
«Si!» Lo sentì lei e lo sentì anche il prete quel sospiro uscire dalle labbra di Zayn, che poi tornò a sorridere come, nell’ultima ora stava facendo. «Lo voglio.»
«Con il potere conferitomi vi dichiaro marito e moglie.»
Keyra si girò a guardarlo e, facendo una smorfia di disgusto – finta come una banconota da una sterlina – si scambiò uno sguardo con Zayn, tutto contento. Non poté tenere per troppo quell’espressione perché l’entusiasmo di Zayn prese anche lei. Era contagioso quel giorno. E come sapeva che il suo cuore stava battendo a mille per averla finalmente come moglie, anche quello di Keyra batteva così forte da farle credere che prima o poi le si sarebbe messo in mano dalla felicità.
«Può baciare la sposa!»
«Con piacere!»
E senza aspettare molto mentre Keyra rideva di gioia a quella risposta, Zayn le si buttò addosso dandole un bacio sotto gli applausi dei suoi parenti e i suoi amici. Niall piangeva come un ragazzino di due anni, con in braccio Vanessa – la sua figlioccia – che batteva le mani, vedendo in diretta la fine della sua favola preferita. Il principe e la principessa che si sposavano.
«Grazie per esaudire ogni mio piccolo stupido capriccio.»
Lo guardò negli occhi, e sorrise con amore. «Non ti ci abituare Malik!»
Oh sì. Si poteva abituare a quelle cose, perché finché era in grado di farlo, avrebbe esaudito ogni stupido capriccio di Zayn. Perché per lei, quel sorriso valeva più di qualsiasi moneta su quel mondo. Perché per lei, far contento quel ragazzo era il suo lavoro per poi essere ripagata con tanto di quell’amore da sentirsi male.
Perché essere amati è bello, non poteva negarlo.
E lì, tra le sue braccia e rossa come una scolaretta vergine, a guardare i loro parenti e amici che battevano le mani felici di quell’unione, pensò ancora ad una cosa.
Era dal primo momento che aveva visto Zayn che alla domanda fatta poco prima dal prete, avrebbe risposto “Si”. Dal primo momento che Zayn l’aveva guardata con i suoi occhioni. Dal momento che l’aveva sfiorata, per la prima volta. Dal momento in cui si era sentita protetta tra le sue braccia. Dal momento in cui, guardando nei suoi occhi castani, si era sentita a casa
 
Note dell'autrice: Per me è difficile mettere la parola fine a questa storia. Mi ha accompagnato per due anni e per due anni ho camminato con voi, innamorandomi capitolo dopo capitolo di questa coppia. Mi è difficile mettere la parola fine, ma ad ogni storia c'è una parola fine e non posso rimandare ancora. E' inevitabile.
Siamo alla fine e non so come voi prenderete questo capitolo. Spero che vi soddisfi, che vi renda il massimo. Spero che non siate rimasti male dalla fine.. scontata che ho dato. Tutti me l'avete chiesta, ma ho cercato comunque di dare un mio tocco al "vissero felici e contenti". 
Seriamente avete pensato che avrei fatto abortire Keyra? Davvero pensavate che Zayn non riuscisse a fermarla? Davvero siete state arrabbiate con Keyra dicendo che era una falsa? Regà, Keyra è innamorata persa di Zayn. Una brava attrice, ma innamorata persa. Incredibile che sono riuscita a farvi pensare che Keyra non fosse davvero innamorata di Zayn e una stronza patentata. AHAHAHH!
Vi ringrazio per aver fatto arrivare fino a qui questa storia. Perché si, è per voi che io l'ho continuata. Mai, ve lo giuro, MAI mi sarei immaginata di scrivere tre storie su questa coppia. Mai mi sarei immaginata di ricevere tanti complimenti. Mai mi sarei immaginata di arrivare all'ultimo capitolo con 700 recensioni. Ricordo ancora quando misi il primo capitolo della prima storia. Avevo il cuore a mille, pensando che avevo paura dei giudizi della gente. Che se non sarebbe piaciuta, l'avrei cancellata. Mi ero ripromessa che anche se fosse piaciuta, non sarei arrivata al punto di dire "sei una figa, cazzo. La tua storia piace. Sei la regina di Efp." No. 
All'ultimo capitolo della terza storia, con due anni di lavoro, sono qui che, ancora, mi batte il cuore come una pazza. Perché non ci credo. Perché è tutto grazie a voi se sono arrivata qui. Non è grazie a me, come molte di voi direbbero. E' grazie a voi se io sono arrivata fino a qui. Perché se fosse stato per me, a metà della prima avrei cancellato tutto. La vergogna e la paura sono cose brutte, per me soprattutto. Grazie a voi, ho potuto conoscere due delle persone a me più care. Nida e Vanessa. Che ringrazio con tutto il mio cuore per avermi sopportato, per aver sopportato i miei scleri sui miei capitoli, per avermi fatto da "beta" sui finali e dirmi se erano banali o no. Credere che siamo diventate amiche grazie a qualcosa scritto da me, ve lo giuro, mi emoziona. Ripensare che voi vi siete avvicinate a me solamente per dirmi quanto vi piaceva la mia storia, per poi creare un'amicizia favolosa insieme, non so davvero che dire. Insieme, noi tre, abbiamo messo pezzo dopo pezzo su una di quelle amicizie che la gente si sogna, davvero. E per questo che ringrazio voi lettrici, perché oltre a sostenere la mia fan fiction, mi avete permesso di conoscere queste due persone (e tante altre ♥) a cui voglio un bene della madonna.
Quindi Grazie, con tutto il mio cuore.
Grazie a chi mi ha seguito dalla prima storia;
Grazie a chi mi ha incoraggiato fino alla fine;
Grazie a chi ha recensito e grazie anche a chi è rimasto in disparte;
Grazie a chi mi ha scritto su twitter o su Fb;
Grazie a chi mi ha reso partecipe dei suoi scleri sui miei capitoli (ogni riferimento a Sabrina e Giorgia è puramente casuale)
Grazie a chi mi ha fatto partecipe di disegni, lavori grafici e foto degli Zayra;
Grazie a chi mi ha accompagnato in questi fantastici due anni.
Grazie a chi mi ha detto che gli Zayra sono la loro OTP preferita;
Grazie a chi mi ha recensito negativamente, perché grazie a loro sono riuscita a rimanere con i piedi per terra. (anche se non credo che sarei cambiata comunque e anche se mi ha fatto male, ma dettagli! Si impara sempre.);
Grazie a quelle 300 e passa persone che mi hanno messo tra gli autori preferiti.
Grazie alle mille e passa recensioni in queste tre storie;
Grazie a quelle persone che hanno segnalato la storia agli amministratori per farla finire nelle storie scelte;
Grazie a tutte le persone che continuano ad aggiungere le storie tra le preferite;
Grazie a chi mi ha donato tante emozioni leggendo le vostre recensioni;
Grazie. ♥

Come sto ripetendo negli ultimi capitoli, vi avevo detto che nell'ultimo avevo delle cose da dirvi. Per chi mi ha chiesto ancora storie Zayra (non chiedetemi un'altra trance di questa storia, potrei uccidervi ahahahah) posso annunciarvi che:
- Dopo il 2 agosto (quando ritorno da Taranto dove incontrerò per la seconda volta la mia ciucciacazzi, con la partecipazione di ciucciacazzi n°3) metterò un'altra storia Zayra. Diversa da questa, i personaggi sono sempre loro ma i caratteri cambiano un po'. Sarà ben diversa da questa, quindi vi pregherei di pensarci bene se leggerla o no. Ci saranno argomenti forti, quindi sta a voi decidere.  Se decidete di leggerla, tenete d'occhio il mio profilo. La storia si chiamerà "chi avrebbe potuto amare una bestia...?"
- Sto lavorando ad altre storie tra cui una Niam e una Larry. Non smetterò di scrivere, anyway. Per me è diventato così normale scrivere su questo sito che ormai tutto ciò che scrivo lo posto. Ergo: non vi libererete di me. 
- Inoltre sto scrivendo queste tre storie dal punto di vista di Zayn. Scrivendo l'ultimo capitolo mi sono resa conto che il punto di vista di Zayn è forse migliore di quello di Keyra. Quindi perché non scrivere le storie anche dal suo punto di vista? Ma per questo, prima di postarla, vorrei avere qualche altro capitolo. Ma non vi preoccupate, c'è anche dal punto di vista di Zayn. 
- Vi amo! Non smetterò mai di ripetervelo. Grazie grazie e ancora grazie!
E ve lo dico con le lacrime agli occhi, ok? 
Ciao! E.. Davvero grazie regà. Voi non potete rendervi conto di quanta felicità mi avete dato. 
Me ne vado, prima che piango a dirotto. ♥
Vostra per sempre, 
Marrymezayn. 
   
 
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