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Autore: Trillo Sbadiglio    31/07/2013    3 recensioni
«Malfoy ma ti si è bevuto il cervello!? Io e te che avremmo fatto!?»
Stavo concentrando tutto il mio buon senso per non lanciarmi addosso a quella Serpe e strangolarlo.
“Rose, calmati. Calmati. Inspira. Espira. Inspira. Espira. Ma io lo avadakedavrizzo!!!!” ...e al cesso i buoni propositi…
Mi lanciai sul biondino, che sgranò gli occhi per lo stupore. E, prima che se ne rendesse conto, avevo fatto ribaltare la sedia su cui era seduto e mi ero messa a cavalcioni su di lui, con le mani strette attorno al suo collo.
 
Il sesto anno ad Hogwarts di Rose Weasley e Scorpius Malfoy non sembra prospettarsi molto tranquillo...
 
                                                                          Trillo
Genere: Avventura, Commedia, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Grifondoro, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Serpeverde, Un po' tutti | Coppie: Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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Quinto capitolo: Carriera di Auror: è dura ancor prima di iniziarla

 

Salve, salve!
So che sono terribilmente in ritardo, ma questo periodo è stato a dir poco pieno di cose da fare! Spero di farmi perdonare pubblicando un doppio capitolo XD! Mi raccomando ditemi cosa ne pensate!
Un abbraccio stritolante alla basilisco,

Trillo :D

 

POV Rose

 

iseriaccia, quanto è tardi! Silente mi ammazza! Devo assolutamente convincere Lysander a dirmi la parola d’ordine per la scorciatoia di Mabella la Fata Mancata. Eviterei di farmi tutti e sei i piani fino all’aula di Difesa!” pensai, correndo ansante lungo il corridoio del primo piano, con la tracolla che minacciava pericolosamente di rovesciare fuori tutto il contenuto.

Mi gettai sulla porta dell’aula 19 e la spalancai, sperando che il professore non avesse ancora fatto l’appello.

«Salve, signorina Weasley. Si sbrighi a prendere posto, è arrivata appena in tempo.»

Quello sguardo di ghiaccio mi metteva sempre un po’ in soggezione, anche se sapevo che Aberfort era tutt’altro che un rigido insegnante. Era un tipo burbero e questo poteva inizialmente mettere a disagio gli alunni. Anch’io il primo anno ero finita a pensare che lui non mi sopportasse per qualche ragione, ma ormai, dopo cinque anni, avevo capito il suo carattere. In realtà, anche quando ci riprendeva, non era mai arrabbiato o infastidito veramente, tuttavia doveva cercare di mantenere una certa apparenza davanti al corpo docenti. Papà mi ha raccontato parecchie cose su di lui. Credo sia normale che, dopo tutto quello che ha passato, non riesca a prendere con serietà le dinamiche studentesche. È anche per questo che è sempre stato uno dei miei professori preferiti. Se hai un problema, una faccenda seria, lui c’è e ti sostiene, se invece pensa che il tuo problema sia una cretinata te lo dice chiaramente e ti porta a renderti conto dell’inconsistenza del tuo malessere. Ho visto parecchi studenti uscire dal suo ufficio a testa bassa e un po’ paonazzi per la vergogna. Gli stessi che poi, il giorno successivo, vedevo ridere come non facevano da settimane. Una volta è capitato anche a Dominique. Era andata da Silente perché si era offesa a morte per non essere stata accettata nel Club di Alchimia. Domi mi ha raccontato che lui le era scoppiato a ridere in faccia e che le aveva detto che, se continuava ad avere Scadente sia in Pozioni che in Difesa contro le Arti Oscure, era piuttosto comprensibile il loro rifiuto. Un po’ rude, devo ammettere. Però sta di fatto che mia cugina nel secondo semestre riuscì ad entrare nel gruppo, sfoderando orgogliosa i suoi Oltre Ogni Previsione in Difesa e Accettabile in Pozioni. Conoscendo le sue abilità, sono sicura che Silente sia stato piuttosto generoso nella sua votazione, ma è proprio questo il bello di lui: ha visto il suo impegno e l’ha premiata. Ok, scusate, mi sono persa come al solito tra i miei pensieri, ma vi avevo avvisato che sono un po’ logorroica, no? Comunque, torniamo alla storia.

Biascicai un ‘mi dispiace’, cercando di non mostrare la mia felicità per aver evitato una capatina dalla Graynor per il ritardo, e mi diressi a testa bassa verso l’ultima fila, dove una Roxanne un po’ giù di corda mi indicava il posto libero accanto a lei.

«Ehi, che è successo?» le chiesi sottovoce, tirando fuori distrattamente la mia copia mezza distrutta di Affrontare l’Informe.

«Niente, non ti preoccupare. Solo l’ennesima discussione con mamma» mi spiegò, scrollando le spalle, con tutti i ricci scuri che rimbalzavano su e giù come tante piccole molle.

«Da come stai torturando la tua piuma a morsi, non mi sembra che sia stato solo uno dei soliti battibecchi…» le dissi con sguardo volutamente accusatorio.

Conoscevo abbastanza mia cugina per sapere che aveva bisogno di sfogarsi, ma anche che, se non avessi insistito, non lo avrebbe fatto spontaneamente a causa del suo stupido orgoglio (da che pulpito… vabbè). Infatti, come previsto, fece un lungo sospiro e iniziò a raccontarmi.

«Mamma mi ha mandato una lettera dove, tanto per cambiare, mi parla solo delle Holyhead Arpies. Mi ha detto che non verrà per il mio compleanno perché deve allenare la squadra per una partita importante. Le ho risposto che mi sarebbero bastate anche un paio d’ore. E tu sai quanto mi ci è voluto per scriverle una cosa simile. È già triste che sia una figlia a dover chiedere alla madre di venire a trovarla per il suo compleanno, ma addirittura doverla supplicare così…»

Le si spezzò la voce e iniziò a soffiarsi il naso sul fazzoletto che le avevo appena passato. Cercò di trattenere le lacrime, per dimostrare a se stessa che non era così debole e che un briciolo di forza le era rimasta. Un briciolo di forza… Probabilmente Roxanne è la persona più in gamba della nostra età che conosco, l’ho vista rialzarsi dopo ogni caduta con più forza di prima, senza arrendersi mai. L’ho sempre ammirata per questo.

«Ti ha risposto?» le chiesi, anche se, visto il suo umore, conoscevo già la risposta.

Fece un cenno d’assenso con il capo e mi passò una striscia di pergamena tutta stropicciata, probabilmente per averla tenuta stretta a lungo nella mano.

Una calligrafia elegante aveva tracciato in modo sbrigativo solo poche righe.

 

Cara Roxanne,

ti ho già detto che non potrò venire. Anche un paio d’ore sono di fondamentale importanza per le ragazze, non posso lasciarle ora. Hanno bisogno di me, so che puoi capirmi. Il mio pensiero sarà con te, tesoro. Vedrai che sarà un compleanno stupendo, anche senza di me.

Ti amo tanto,

la tua mamma

 

Le ridiedi in silenzio la lettera, cercando di mettere in fila due parole che potessero consolarla.

Perché Al non c’è quando serve? Lui è sempre stato più bravo in queste cose…” pensai.

Una risata nervosa di Rox interruppe i miei pensieri.

«Una bella presa per il culo, vero? Mi ha detto che la squadra per lei è più importante di me, ma che mi ama. Almeno potrebbe avere un po’ di coerenza e non prendermi in giro.»

«Sono sicura che non voleva prenderti in giro, lei ti ama davvero. Tu e Fred siete la cosa più bella che le sia capitata, ma il Quidditch è parte di lei da sempre. Sarei una bugiarda a dirti che hai una percezione sbagliata della cosa. Non so se zia lo fa consapevolmente, ma è quello che dimostra. Forse prima o poi lo capirà e cercherà di rimediare.»

«Forse quel giorno non sarò più pronta a perdonarla. Crescere con la consapevolezza di essere messa al secondo posto dalla propria madre per uno sport è dura. Io non lo farò mai con i miei figli, piuttosto non li metto al mondo. Fortuna che c’è papà…»

Non potemmo finire il discorso perché Silente mi chiamò alla cattedra per la dimostrazione di un incantesimo di difesa di cui aveva appena parlato. Spiegazione che io ovviamente non avevo seguito… Per la fine dell’ora ci avevo rimediato la divisa e qualche ciocca di capelli bruciacchiate, oltre ad emanare una strana puzza che non riuscivo a identificare. Niente di insolito, però. Vendette di questo tipo erano il solito modo di Aberforth per dire agli alunni di stare zitti. E dovevo ammettere che funzionava.

 

*

«Hey, Weasley! Aspetta!»

Accelerai in direzione della Sala Comune. Avevo un bisogno estremo di una ripulita. E subito.

Oh, non riuscirai a incastrarmi in qualche stupida commissione da prefetto, no signore. Doccia, arrivo!”

«Weasley! ROSE! TI VUOI FERMARE?!»

Uffa, adesso mi chiama per nome… Almeno prima avevo la scusa che potesse chiamare almeno un’altra decina di persone. Vabbè, io sono sorda e non lo sento…”

Purtroppo, come era ovvio, visto che non potevo correre via spudoratamente, Malfoy mi raggiunse e sbarrò l’accesso alle scale.

«La vuoi finire di scappare? Non puoi squagliartela quando serve una mano, tanto più che io non ho nessuna intenzione di fare il lavoro al posto tuo! Mi sembrava avessimo raggiunto un rapporto più civile, noi due.»

Il suo sguardo, che aveva agganciato fermamente il mio, era serio e deciso. Non aveva nessuna intenzione di lasciarmi andare prima che io gli avessi dato un minimo di spiegazione. La cosa che mi urtava più di tutte, però, era il fatto che stava riuscendo a farmi sentire in colpa. Malfoy! Quell’essere! Quello che aveva reso un inferno il mio anno scolastico. Quello che ero costretta a portarmi dietro tutti i santi giorni per colpa di una stupida sfida che aveva fatto con gli amici. Quello che, prima di scusarsi, continuava a sfottermi e a battibeccare in ogni momento, con la sua aria saccente e così sicura di sé. Bloccai quei pensieri. Mi conoscevo abbastanza bene. Per l’irritazione e il nervoso sarei diventata tutta paonazza, se non lo ero già, e lui di sicuro avrebbe pensato che mi stessi sentendo in colpa. Cosa vera, ma che lui non avrebbe dovuto sapere assolutamente. Anche questo proprio non me lo potevo permettere.

«Scusa, ero sovrappensiero, non ti ho sentito. Ho davvero bisogno di una doccia, possiamo parlarne dopo?»

Cercai di sembrare il più calma possibile, con una bella dose di finta stanchezza, che magari poteva renderlo più magnanimo.

Per fortuna, abboccò.

«D’accordo. In effetti puzzi parecchio… Ma che cavolo hai fatto?» mi chiese, corrucciando le sopracciglia e tentando di trovare qualche indizio nello squadrarmi da capo a piedi.

«Silente. Ho chiacchierato troppo con Roxanne» spiegai, telegrafica.

«Capito. Una vendetta del caro Berfy.»

Annuì, sorridendo tra sé, e se ne andò senza dire più nulla.

Io corsi immediatamente su per le scale, schivando un paio di sfere d’acqua lanciate da un sogghignante Pix che intonava un odioso motivetto improvvisato.

 

Passa la Weasley che emana un fetore
Di cui un grosso Troll in piedi da ore
Non riuscirebbe certo a imitare l’odore.
Forse una possibilità avrebbe avuto
Se lui dal lavarsi si fosse astenuto
Da quando la gentil Tosca e l’arguta Cosetta
Gli rubaron scherzando la saponetta!

 

Concentrandomi ad ignorare il poltergeist, mi fiondai verso la Sala Comune e poi in bagno, ignorando le grida della Signora Grassa che rimproveravano la mia maleducazione per non averle chiesto come stava prima di pronunciare la parola d’ordine e passare. Era da qualche tempo che era più pazza e acida del solito. Magari anche i ritratti invecchiano col passare del tempo, chissà…

 

*

 

Mi ritrovai sotto l’acqua a concludere la mia riflessione su Malfoy iniziata pochi minuti prima. Arricciai il naso. Non era affatto la prima volta che pensavo all’ossigenato mentre facevo la doccia e la cosa mi preoccupò un tantino. Era pur vero che avevo le giornate così piene tra la scuola, la squadra e – ahimè - il suddetto biondino, che uno dei pochi momenti utili per pensare era proprio quello. Ridacchiai, quando mi ricordai che durante l’ultima doccia, mi ero concentrata sul buon vecchio Vitious. Di certo su di lui non c’era alcun interesse particolare. Tuttavia dovevo ammettere che, per quanto riguardava Malfoy, ogni tanto la visione di lui senza vestiti si riaffacciava prepotente nella mia mente. Beh, per quanto odioso, fico era fico. Ripensai al fatto che mi ero sentita in colpa.

Ma che cavolo mi è preso? Lui dovrebbe essere l’ultimo a farmi stare così. Forse però sono un po’ prevenuta. In fondo, prima di quest’anno non ci siamo mai detestati. Ok, è stato un perfetto idiota ed egoista per quanto riguarda la scommessa, ma di cazzate del genere ne ho fatte parecchie anch’io. Forse non dovrei giudicarlo in maniera così dura… Tra l’altro si è pure scusato e ho saputo che è andato davvero dalla McGranitt per rimediare. Però mi urta, è sempre così sicuro di sé, è irritante! Con quell’aria mezza schifata da superiore… Non lo so, non ci sto capendo più niente… Allora, prova a mettere in moto la tua parte Granger razionale del cervello, Rose, a cui ultimamente hai fatto venire le ragnatele. D’accordo, ultimamente Malfoy si è comportato davvero così, ma d’altronde anch’io con lui sono più acida dei Pallini e, tutto sommato, mi diverto anche un po’ a litigarci. Forse è lo stesso per lui… Anche perché, dopo essersi scusato, devo ammettere – mannaggia alle mutande di Merlino, che mi tocca dire… – che è molto più gentile e in fondo, molto molto in fondo, non è poi così male. Anzi, spesso sono io che sono prevenuta. Ok, il lato razionale è stato usato fin troppo per i miei gusti, guarda te che cavolo mi ha fatto pensare! Praticamente mi sono appena data la colpa del mio stress quotidiano con l’ossigenato, ma dimmi tu! Però, se fosse vero… Forse dovrei dargli una possibilità per essermi amico… Sì, andata. Almeno, se non va, saprò che avevo ragione io, altrimenti tanto meglio. Ora basta, tutto questo pensare mi sta uccidendo, voglio una scatola di Cioccorane.”

 

*

«Ehi, tu! Non hai niente da dire?»

Mi voltai, anche se, purtroppo, già sapevo perfettamente chi fosse. Come previsto, un Al piuttosto sghignazzante mi aveva raggiunto davanti al ritratto della Signora Grassa e non sembrava per nulla intenzionato a lasciarmi in pace finché non avesse soddisfatto la sua curiosità. Sarebbe stato inutile fare la vaga, sapevo dove il mio caro cuginetto voleva andare a parare e così lo precedetti.

«Ok, ok. Però mi fai l’interrogatorio mentre pranziamo, sto morendo di fame» dissi, afferrandolo per un braccio, senza badare alle sue lamentele.

La Sala Grande per fortuna era praticamente deserta, visto che quasi tutti gli studenti avevano già mangiato mentre io mi facevo la doccia. Almeno tutti i miei cavoli non sarebbero stati di dominio pubblico. Finché Al non avesse raccontato tutto a Molly e al resto di Hogwarts...

Scelsi un posto della tavolata un po’ isolato e mi assicurai due cosce di pollo e un po’ di patate al forno. Dopodiché non mi restò che fare un bel sospiro e mettermi alla mercé di Al, che intanto stava seduto e mi fissava, fremendo per tutte le domande che voleva farmi.

«Sei proprio un impiccione, lo sai?» sbuffai, infilzando con forza una povera patata.

Al non rispose, limitandosi a rivolgermi un odioso sorriso sardonico.

«Ma tu non mangi?» gli chiesi, accorgendomi che il suo piatto era vuoto.

Scosse la testa. «No, ho già mangiato».

«Ah» farfugliai, addentando con decisione un pezzo di pollo.

Ci guadagnai uno sguardo un po’ schifato di mio cugino. «Sei proprio uguale a zio Ron, sai? Ma tu sei pure una ragazza, contieniti!»

«Ma dai! È una coscia di pollo, come dovrei mangiarla, con la forchetta?»

«Non sarebbe una cattiva idea, in effetti.»

Lo guardai male e, per tutta risposta, misi in bocca tre patate insieme.

«Ah, lasciamo stare, va'… Ora ti puoi degnare di raccontarmi o mi devi torturare ancora?»

«Che vuoi sapere?» chiesi, facendo spallucce.

«Come che voglio sapere! Ieri ti ho visto a Hogsmeade mano nella mano con Emerson, ecco che voglio sapere!» rispose, guardandomi come se fossi un caso piuttosto disperato.

«Non c’è molto da dire, in realtà. Ci è capitato di fare qualche allenamento di Quidditch insieme e abbiamo fatto amicizia. Poi sabato, dopo le selezioni, mi ha invitato a fare un giro a Hogsmeade per festeggiare, tutto qui.»

«Beh, e come è andata?» mi chiese, sporgendosi in avanti così tanto da infilare la cravatta nel mio bicchiere di succo di zucca.

«Al, la cravatta…» ridacchiai, puntando la forchetta in quella direzione.

Ah ah, ma guarda tu che tipo… Ma c’è qualcuno di normale nella nostra famiglia?”

«Ah, per le mutande di Merlino… Gratta e netta

«Aresco» aggiunsi, per asciugarla.

«Grazie. E insomma? Non hai risposto alla mia domanda» sorrise divertito.

«Boh, credo bene. Insomma, è simpatico. Per il resto, non ho ancora avuto modo di capire tanto altro. Senza dubbio, è in gamba. Non è un caso che sia finito a Corvonero. Anche se a volte mi sembra un po’ superficiale, a dirtela tutta… Ma te l’ho detto, per ora sono impressioni. Potrei tranquillamente sbagliarmi.»

«Chi è che è superficiale?»

«Ohi, ciao Lou. No, nessuno» gli dissi, cercando di fare l’indifferente.

«Chase Emerson. Rosie sta uscendo con lui.»

Mi voltai e fulminai Al, desiderando ardentemente di tappargli la bocca con una gran quantità di magiscotch.

«Emerson? Esci con Emerson?»

Louis sembrava parecchio stupito.

«Perché ti sconvolge così tanto?» chiesi, cercando di capire.

«Beh, perché non ti ci facevo con un tipo così. Insomma tu sei simpatica e allegra, sei una Weasley accidenti! Però allo stesso tempo sei seria e sinceramente ti ritengo una persona un po’ più profonda di Emerson, tutto qua. Però, per carità, l’importante è che vi troviate bene voi. Lui, poi, comunque è un tipo a posto» concluse Louis, incurante di Al, che stava memorizzando tutte quelle nuove informazioni da aggiungere al suo pensatoio personale di pettegolezzi. Perché sì. Sono sicura che ne ha uno, quel soggetto lì; mi si spezzasse la bacchetta! Come farebbe, altrimenti, a ricordarsi sempre tutti i cavoli di Hogwarts? È vero che condivide le informazioni con Molly, ma non basterebbe lo stesso. Chissà da chi hanno ripreso quei due? Bah, fortuna che non lo fanno in cattiva fede, altrimenti sarebbero stati già affatturati da un pezzo…

«La signorina Rose Weasley è chiamata in Presidenza. La signorina Rose Weasley è chiamata in Presidenza» dichiarò una voce metallica, che risuonò per tutta la Sala.

«Io vado. Ma perché cavolo devono fare gli annunci così! Ti fanno sentire una criminale, bah…»

Mi costrinsi a smettere di guardare il piatto ancora mezzo pieno e mi alzai controvoglia dalla panca.

«Ciao Rosie!» mi dissero all’unisono Al e Lou.

«Ciao ragazzi, ci si vede.»

Agitai la mano in segno di saluto, senza voltarmi, e uscii.

Cinque minuti più tardi ero sulla soglia dell’ufficio della McGranitt.

Alzai la mano, ma, prima che riuscissi a bussare sulla grande porta di quercia, quella si spalancò da sola. Seduta di fronte alla Preside c’era mia madre, che stava chiacchierando allegramente con lei.

Alla fine ce l’ha fatta a venire. Mi chiedevo se si fosse dimenticata…” pensai, facendo un gran respiro e attraversando la stanza.

«Buongiorno, preside; ciao, mamma» dissi, prendendo posto sulla sedia accanto a lei.

«Ciao, Rose. Hermione è venuta per parlare dei tuoi M.A.G.O.; se non erro devi consegnare il piano di studio domani» mi sorrise affabile.

«Già, speriamo di fare la scelta giusta» annuii un po’ tesa, non tanto per la scelta quanto perché avrei dovuto dirlo ai miei.

«Io vado a prendere un tè con la professoressa Graynor, così potete parlarne in tranquillità» affermò cordiale, guardandoci con i suoi occhi verdi e sempre acuti, al di sotto delle lenti squadrate.

«Grazie, Minerva» sorrise mamma, ora visibilmente più in ansia di me.

Detto ciò, la McGranitt girò sui tacchi e uscì dall’ufficio a grandi passi, con la sua solita andatura fiera e composta.

Mamma si alzò in piedi e mi strinse forte.

«Rose, scusa se non sono venuta la scorsa settimana, ma ho avuto un caso difficilissimo al lavoro e non mi hanno dato un permesso. Papà ti saluta, non è potuto venire perché è fuori in missione. Dice che sarà con te, qualunque cosa sceglierai. Sicuramente, però, già lo sai. Ho detto a Ron di inviarti un gufo per avvisarti. Lo ha fatto, vero?» mi chiese, anche se, conoscendo il marito, poteva immaginare già la risposta.

Scossi la testa. «No, ovviamente. Si tratta di papà. Quando mai si ricorda le cose?»

«Hai ragione, la prossima volta è meglio che ci pensi da sola.» sorrise «Beh, che abbiamo deciso per i M.A.G.O.?»

Era buffa quando cercava di apparire tranquilla, quando dentro di sé aveva un esplosione di Fuochi Forsennati degna dello zio George.

«Mamma, non so come dirtelo… Io ho scelto ormai da tempo...»

Rimase stupita, poi si illuminò.

«Ma è fantastico! E cosa hai scelto?»

Volevo sotterrarmi, aveva un’espressione così fiduciosa… L’avrei uccisa.

Feci un gran respiro e lo dissi tutto d’un fiato, prima che potessi cambiare idea. «Voglio-diventare-un-Auror.»

Mamma, che era rimasta in piedi da quando la McGranitt era uscita, cadde con un tonfo sordo sulla poltrona.

«Auror» sussurrò, fissandosi i piedi.

«Sì, ne sono davvero convinta. Sono perfettamente consapevole dei pericoli a cui andrò in contro. Voglio aiutare le persone e fare giustizia.»

«Ma questo lo puoi fare anche con altre carriere. Non so… puoi fare il medimago o studiare come me Legge Magica, per esempio» mi interruppe, con sguardo quasi implorante.

Avrei preferito che iniziasse ad urlarmi contro, così è anche peggio…”

«Lo so, ma non è quello che amo fare. Io adoro Incantesimi, Difesa, Trasfigurazione e Pozioni. Mi piacciono perché sono materie pratiche, non notizie e informazioni che rimangono morte su rotoli di pergamena. Adoro l’adrenalina che provoca il pericolo e il rischio. E non ho paura di affrontarlo se si tratta di una buona causa. Ci sarà pure un motivo se il Cappello mi ha smistato in Grifondoro! Con ciò non voglio dire che ho intenzione di rischiare l’osso del collo appena posso, lo sai. Sono fin troppo prudente. Ti prego, prova a capire che è quello che desidero…»

Ora ero io ad avere gli occhi lucidi.

«Rose, ho paura. Sai bene quante volte ho visto la morte davanti a me, non è uno scherzo. Già devo sopportare di vedere tuo padre uscire dalla porta di casa ogni giorno con la consapevolezza che potrebbe non tornare. Anche tu, no. Non riuscirei a sopportarlo.»

Era in preda ai singhiozzi e continuava a scuotere la testa, come se così avesse potuto cancellare dalla memoria le ultime novità.

Non sapevo che fare. Riuscii solo a rimanere impietrita al mio posto. Avrei voluto abbracciarla, ma ero troppo sconvolta. Mi sarei aspettata qualunque reazione. Tranne quella. Aprii e chiusi un paio di volte la bocca senza emettere un suono, prima di riuscire a dare forma compiuta al mio pensiero. Mi ricomposi e la guardai seria.

«Non volevo farti stare così male, davvero. Sapevo che l’avresti presa male, ma non avevo capito che ci soffrissi così tanto, per papà e tutto il resto. Non voglio che tu debba passare il resto della vita in ansia per me, hai già sofferto abbastanza. Dopotutto non è indispensabile che diventi un Auror. Posso comunque seguire il mio piano di studi e poi trovare qualche applicazione lavorativa diversa. Ora scusa, ho bisogno di un po’ di tempo per stare da sola.»

Non aggiunsi altro. Mi voltai e uscii dall’ufficio con le lacrime agli occhi.

«No, Rose!» la sentii dire, con voce strozzata.

Avevo appena mandato ad affatturare il mio futuro. E di mia spontanea volontà. Non riuscii a fare più di quattro passi. Mi accasciai con le spalle poggiate alla colonna di marmo accanto al portone, chiedendomi che cosa mi fosse preso. Ero sicura che avrei lottato con le unghie e con i denti per quello che volevo; era sempre stato così nella mia vita. Ma vederla così inerme e disarmata… Non potevo sopportare di crearle un dolore così, se potevo evitarlo. Aveva il terrore negli occhi. Non sapevo che fosse così preoccupata per papà. Non aveva mai dato nessun segno a me e a Hugo, probabilmente per non farci preoccupare.

Il flusso dei miei pensieri fu interrotto da una voce profonda proveniente dall’ufficio della Preside.

«Signorina Granger, che fine ha fatto la studentessa brillante e coraggiosa che era in lei?»

«Preside, lei non capisce…»

Deve essere il ritratto di Albus Silente” pensai.

«Oh, sì che capisco, cara. La ami e hai il terrore di perdere anche lei. Non puoi mettere il fardello del tuo passato sulla sua schiena, però. Pensa se i tuoi lo avessero fatto con te. Sappiamo tutti e due che li hai addirittura obliviati per metterli al sicuro. Tu eri solo una ragazzina, eppure già proteggevi i tuoi genitori perché ti ritenevi forte e capace di affrontare la situazione» continuò lui.

«Ma era diverso! Loro erano Babbani, io davvero potevo proteggerli più di quanto loro avrebbero potuto fare con me!» protestò mia madre.

«È proprio questo il punto, Hermione. Lei non è una Babbana, è una strega e anche brava, da quello che ho saputo. Tu hai avuto la possibilità di decidere del tuo futuro e so che faresti di nuovo la stessa scelta, se tornassi indietro. I tempi, poi, sono totalmente diversi, non puoi paragonarli agli anni delle Guerre Magiche, anche Ron sarebbe d’accordo. Saresti egoista a mettere davanti il tuo timore alla sua passione, lo sai. Ti ha dato una grande dimostrazione di amore, rinunciando al suo desiderio, fa' lo stesso per lei. La ragazza ha un’intelligenza Granger e un carisma Weasley, può fare grandi cose…»

Le lacrime continuavano a scorrermi lungo il viso. Stavo amando quell’uomo, con tutta me stessa. Tutto dipendeva, però, da quello che avrebbe pensato mia madre, che continuava a restare in silenzio. Nessuno parlò per diversi minuti, stavo per esplodere dall’ansia.

«Ha ragione.» disse, finalmente «Sono stata un’egoista. Non sono io a dover decidere del suo futuro. La stimo come persona, indipendentemente dal fatto che è mia figlia, e le sarò vicina in qualunque scelta farà. A volte penso di aver smarrito me stessa, sa? Mi comporto come mai avrei fatto prima… Sono proprio diventata un’adulta pallosa.»

Emise un leggero suono, conoscendola immaginai stesse ridacchiando pur mantenendo un’espressione un po’ triste.

«Ora vado a parlarle e l’affatturo se poi non prende quella cavolo di carriera. Grazie di tutto, preside. È stata davvero utile questa chiacchierata. Devo dire che fa concorrenza all’originale.»

Silente ridacchiò. «Spesso noi ritratti siamo fin troppo simili a coloro che rappresentiamo, nel bene e nel male.»

Sentii i passi di mamma avvicinarsi. Non volevo che sapesse che avevo origliato quella conversazione, si sarebbe sentita a disagio. Scattai in piedi e corsi a perdifiato verso il dormitorio, senza smettere di sorridere per la felicità. Sarei diventata un Auror e mamma sarebbe stata al mio fianco.

  
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