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Autore: Lou_    07/08/2013    13 recensioni
Le situazioni che ci troviamo ad affrontare, giorno dopo giorno, anno dopo anno, che siano belle, brutte, perenni, noiose, prima o poi un cambiamento ce l’hanno.
Può essere progressivo, lasciarti il tempo di ragionare e di vivere minuto per minuto quell’inaspettata occasione, o brusco, che ti stravolge nel profondo, lasciandoti sorpreso ad osservare la tua vita mutare e prendere forma, senza magari tu lo voglia.
Harry Styles la sua vita non l’aveva mai potuta definire sua, perché semplicemente non lo era.
Era malato, schiavo del suo male, costretto in un ospedale fino la fine dei suoi giorni.
Un'esistenza che andava sgretolandosi, a partire dalla sua famiglia.
Lo stesso giorno in cui se ne rese conto, si ritrovò ad affrontare un altro brusco cambiamento, senza valutarne conseguenze: Louis irruppe nella sua stanza trascinandolo con sé lontano, da tutto e da tutti.
Perchè lui lo voleva davvero, sapeva in fondo di meritarselo e Louis aveva un sorriso che ti scaldava il cuore. [...]
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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“Epilogo”
 
 
 
 
 
 
 
Allora, questo è un capitolo un po’ diverso, è l’epilogo giusto? Quindi non vi metterò la solita frase, bensì le varie canzoni che mi hanno ispirato a scrivere questa storia, che inoltre consiglio vivamente di ascoltare:
- Uncover, di Zara Larsson
- Same Love, di Macklemore
- Angel, Big Ones
- Demons, Immagine Dragons
- It Is What It Is, Lifehouse
- The Other Side, di Jason Derulo
- Radioactive, Imagine Dragons
- Mirrors, di Justin Timberlake
- Wherever You Will Go, Camino Palmero (che è la principale canzone con cui ho scritto cwc)

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
L’ambiente che circondava Louis Tomlinson da diversi giorni ormai era freddo e inospitale. Grazie a tutti i film polizieschi o simili che aveva visto in televisione delle sere con le sue sorelline, ormai dell’aspetto di una cella aveva una idea ben chiara e definita ma, doveva ammetterlo, nulla era come stare realmente in un posto del genere. Quei telefilm non ti facevano vedere il totale isolamento degli individui arrestati, non ti dicevano quanto potessero essere strafottenti le guardie dell’edificio, o non ti avvertivano sul totale senso di smarrimento e voglia di un viso familiare accanto, una volta arrestato.
Erano dunque tutte sensazioni nuove per il moro, sensazioni che però mai nella vita avrebbe davvero voluto provare.
Non passava giorno che Louis non pensasse a tutto quello che aveva vissuto fin’ora, un flashback continuo di immagini, sorrisi, pensieri; tutto pur di isolarsi completamente da ciò che lo circondava, tutto pur di aggrapparsi a qualcosa di migliore, ospitale.
La verità è che si sentiva terribilmente solo, solo e spaventato.
Non sapeva quando o come sarebbe uscito da lì, le ultime parole che aveva sentito a riguardo erano state ‘anche se hai un padre ricco sfondato, non credere di poterla passare liscia, Tomlinson, al processo vedremo’ oppure ‘al momento il giudice Smith non ha tempo per il tuo caso, dovrai aspettare ancora molto nel tuo buco, e mi spiace che non sia delle aspettative degne del cognome che porti’ e via dicendo.
Parole sputate nell’aria contro la sua famiglia, suo padre che chiunque del posto sapeva fosse sufficientemente ricco da corrompere un intero distretto di polizia, ma che comunque non ferivano davvero il moro. Lui non voleva l’aiuto di suo padre, quello stronzo che lo aveva cacciato di sua mano in galera, che lo aveva allontanato da sua madre, le sue sorelle, Harry. Soprattutto Harry. Harry, già.
A volte Louis tornava a pensare a lui, ma lo aveva fatto soprattutto le prime ore passate al buio in quella stanza. Si chiedeva se sarebbe stato bene in ospedale, se lo avrebbe più rivisto, se avrebbe fatto in tempo a riabbracciarlo.
Delle volte comunque ci pensava, ma voleva smetterla.
Ogni volta faceva più male; un pugnale che andava sempre più in profondità nel suo petto, non lasciandogli il tempo di respirare, o chiudere gli occhi e scagliarlo lontano da sé.
E poi le lacrime silenziose, il dolore sommesso e trattenuto a stento tra le labbra, il respiro mozzato e gli occhi rossi e scavati.
Voleva smetterla di soffrire così.
Voleva disperatamente sapere se Harry avesse ripreso a mangiare.
O a sorridere.
Si, avrebbe decisamente pagato per riuscire a vederlo sorridere almeno una volta, un’ultima volta; lui stesso da tempo aveva smesso di farlo.
 









Era pomeriggio inoltrato quando una guardia, un uomo sulla trentina e uno sguardo freddo, gli era venuto ad aprire bruscamente la porta. Louis era steso sulla sua brandina dura, all’angolo, guardando fuori dalla finestra le gocce di pioggia che si appiccicavano al vetro, emettendo un picchiettio leggero, quasi ipnotico. L’ora d’aria era dunque saltata per il maltempo e il ragazzo, sorpreso, si tirò a sedere in fretta, sistemandosi al meglio la sua scomoda tuta, ruvida e monocolore, che gli faceva rimpiangere i suoi cari vestiti.
La guardia non lo degnò di uno sguardo, sapendo bene che l’individuo non era pericoloso o violento, quindi si guardò intorno con circospezione per poi affermare un ‘muoviti Tomlinson, hai visite’ lapidario.
Il moro sgranò per un attimo gli occhi, ripetendo tra sé e sé quelle parole, incredulo.
Io? Visite? La mia famiglia non può di certo essere venuta, sarebbe un trauma per Lottie o Fizzy… e anche mamma in effetti. No, poi Mark non lo permetterebbe. Chi cazzo mi vuole vedere?
“Senti, non ho tutto il tempo, muoviti a uscire di qui, così posso scortarti alla sala visite e levarmi dai coglioni” mormorò dunque esasperata la guardia, che ora lo osservava scocciata da dietro la porta, socchiusa.
Louis allora annuì incerto, alzandosi dal suo giaciglio e passandosi nervosamente una mano tra i capelli e venire dunque strattonato in malo modo dall’uomo per il corridoio principale dell’edificio.
“Ehi, mi fai male così” si lamentò allora il ragazzo, storcendo il naso e contorcendosi contro la presa ferrea della guardia sulle sue mani, ammanettate dietro la schiena.
Per tutta risposta la guardia lo strattonò nuovamente, facendolo gemere.
Raggiunsero a passo svelto una curva, per poi dirigersi verso una porta giallastra e priva di vetri, circondata da due uomini stretti nelle loro uniforme.
Louis evitò bene il contatto visivo con la gente che aveva attorno, limitandosi a mordersi il labbro nervosamente di tanto in tanto; l’ansia a premergli il petto insistentemente e in testa mille domande riguardo la visita che stava per ricevere.
La guardia che lo stata strattonando senza un motivo fece un veloce cenno del capo alle guardie attorno la porta, che si allontanarono lasciando il passaggio libero, quindi Louis si ritrovò in una stanza asettica e fin troppo illuminata.
Istintivamente socchiuse gli occhi, guardandosi poi attorno e cercare in giro dietro il vetro chi fosse venuto.
La guardia finalmente lo lasciò andare, liberandolo dalle manette.
“Ti tengo d’occhio ragazzo, io sono contro il muro dalle altre guardie, fai una mossa sbagliata e…” iniziò l’uomo.
Louis non lo degnò di uno sguardo, massaggiandosi i polsi doloranti e annuendo scocciato il capo, quasi avesse sentito quelle frasi fin troppe volte.
Ricevendo uno sguardo gelido dalla sua scorta, il moro storse il naso, sospirando pesantemente per poi accomodarsi su una sedia rossa, in plastica, dietro un vetro.
Il nervosismo, l’ansia lo avevano letteralmente investito, facendogli contorcere le mani sul ripiano davanti a lui.
Un inserviente dalla sua parte opposta, poco distante dal vetro, lo guardò fisso negli occhi, quindi andò ad aprire una porta e lasciar passare una ragazza mora, più o meno dell’età di Louis.
La ragazza si guardò quindi intorno, incerta e chiaramente a disagio, quindi nel vederlo si bloccò di scatto, accennando un debole sorriso e correndo a sedersi proprio di fronte a Louis.
Il moro era sempre più perplesso e incuriosito da chi aveva davanti, e non smetteva di osservarla, chiedendosi chi fosse.
Capelli lunghi, lisci e di un marrone scuro, lasciati sciolti sulle spalle, una pelle diafana e due occhi sul verde chiaro.
Fu lì che Louis si irrigidì di scatto, sentendo il sangue gelarsi nelle vene, la sensazione di soffocare.
Iniziò a torturarsi il labbro, osservandola mentre accennava un altro sorriso timido, estraeva la sua borsa dal fianco e, poggiandola sul ripiano, iniziava a frugarvi all’interno.
Rimasero in quella posizione per qualche secondo, un tempo infinitamente troppo lungo per Louis, che se aveva capito davvero chi fosse la ragazza, moriva dalla voglia di parlarle.
Finalmente quella tirò fuori dalla sua borsa in pelle una busta bianca e, quasi tremando, la fece passare nella fessura del vetro verso Louis, senza proferire parola.
Il moro si affrettò a prenderla, non curandosi degli sguardi più insistenti delle guardie attorno a lui e, prendendola tra le mani, scorse una calligrafia elegante, in corsivo, che recava il suo nome.
Se la rigirò tra le mani, la fronte corrucciata, quindi tornò a guardare la giovane che aveva già il telefono per poter parlare stretto tra le mani.
Louis allora goffamente prese anche lui l’altro capo del telefono e semplicemente si mise in ascolto; la voce morta in gola, sommersa da troppi dubbi per farsi largo e uscire dalle sue labbra.
-“Louis, ascoltami bene perché ho poco tempo, l’orario delle visite qui è quasi finito e ho staccato da lavoro solo per venire da te” aveva una voce delicata e squillante; il ragazzo annuì impercettibilmente col capo, incerto.
-“Sono…sono Gemma, Louis, la sorella di…Harry, Harry Styles.” Riprese la ragazza, abbassando per un attimo lo sguardo.
Louis allora al solo pronunciare quel nome si agitò visibilmente sulla sedia, aprendo la bocca per provare a parlare, chiederle qualsiasi cosa perché cazzo, lei era lì per davvero ed era la sorella dell’unica persona per cui sarebbe finito nuovamente in carcere.
-“Ascoltami, lui mi ha pregato di consegnartela, quando sarebbe venuto il momento e beh… è tutto scritto qui. Solo questo.” Soffiò allora lei contro la cornetta.
Il moro allora si schiarì la voce, guardandola disperato.
-“Gemma, Gemma ti prego… come sta Harry? Dimmelo io… sto solo di merda senza di lui, desidero che lui sia felice che…” mormorò quindi, balbettando.
Lei sospirò, scuotendo la testa e sorridendo sinceramente, alzando quindi lo sguardo su Louis e prendendo il telefono con le due mani.
-“Non hai smesso di amarlo dunque, nemmeno dopo tutti questi giorni, nemmeno dopo tutto quello che è accaduto…” osservò incredula.
-“Louis, guarda la busta, solo questo e….abbi cura di te, sempre” concluse dunque lei, carezzando dolcemente il vetro e chiudendo la telefonata, lasciando Louis dall’altra parte ancora bisognoso di contatto, che quindi prese a gesticolare per attirare la sua attenzione.
Gemma però prese la sua borsa e semplicemente si voltò verso l’uscita, salutando con un cenno la guardia che le aveva aperto e lanciando un ultimo sguardo vero Louis, che si bloccò all’istante.
Il cuore gli batteva forte nel petto, avrebbe voluto rompere quel dannato vetro e inseguirla, correrle incontro, perché non gli aveva ancora risposto alle domande riguardante Harry, il suo Harry.
La guardia di prima però, notando che l’incontro era finito e che l’orario delle visite era concluso, si avvicinò a Louis, ricordandogli dove si trovava e facendolo allungare verso il ripiano sotto il vetro, verso la busta di Gemma.
Ci fu quindi la camminata di prima, tra strattoni e occhiate gelide cui però Louis non dette peso, troppo impegnato a stringere quella lettera a sé, per poi quindi ritrovarsi nella cella, che faceva così fatica a definire ‘sua’.
Il ragazzo si guardò attorno lentamente, quindi si buttò sulla sua brandina sfatta e, letteralmente tremando e con il fiato sospeso, passò due dita sulla calligrafia di Harry sulla busta.
 





To: Louis William Tomlinson
From: Harry Edward Styles
 
 




 
Inconsciamente il moro sorrise, leggendo il secondo nome Harry, quindi con cura, per non strappare la busta, sfilò via il cartoncino che vi aveva trovato dentro.
Se la rigirò tra le mani più volte, perplesso, per poi scuotere la testa, quasi rassegnato di fronte un’evidente verità.
Tra le mani stringeva una cartolina, Harry gli aveva mandato una cartolina.
Non sapeva se sorriderne o piangere per la mancanza della presenza del ragazzo.
Riprendendo fiato e alzando un secondo lo sguardo attorno a sé, quasi stesse per fare qualcosa di segreto, intimo, tornò a guardare la cartolina.
Era bianca, recava il francobollo di Holmes Chapel, con tanto di timbro postale.
 
 






 
Loulou,
(so che iniziare una cartolina così ti farà arrossire, era il mio piano)
Voglio scriverti qualcosa, un pensiero, un qualcosa, per dimostrarti che io a te ci penso ogni giorno, che non riesco a dimenticarti. Come potrei?
Ho scelto una cartolina, perché con te ho viaggiato, ben oltre i confini che mi erano stati posti e beh, poi sai che amo le cartoline, giusto?
Ti penso sempre Loulou, qui l’ospedale è così noioso, la gente ora mi guarda sempre più sconsolata, non mi curano più, non faccio più terapie, mi lasciano solo a letto.
 
 





Louis strinse tra le mani il cartoncino, mordendosi il labbro e scacciando i pensieri che gli stavano invadendo la testa.
 
 






 
Mamma viene spesso e piange. Gemma viene spesso, sorride, poi si volta e la sento singhiozzare. Ti vorrei qui con me perché so che tu non piangeresti mai con me, rideresti e faresti tutto per farmi sorridere. Ogni tanto parlano ancora di noi in tv, sai? E ammetto che ho un colpo al cuore appena inquadrano una tua immagine. Spero davvero che tu esca presto di lì, ti meriti il sole sulla pelle, il cioccolato a merenda e il poter andare al luna park tutte le volte che vuoi.
A volte penso di scappare di qui e pianificare una fuga con te, ma non ho la forza di alzarmi dal letto, non ce l’ho più. Poi forse ti dispiacerebbe anche vedermi. Non ho più i ricci, sai? Ho i capelli corti, troppo. Gemma mi dice che sono bellissimo, ma era meglio quando lo dicevi tu. Tu eri tutto il mio mondo Louis, e lo sei ancora adesso, voglio solo che tu lo sappia. L’hai vista mia sorella, Gemma? I suoi occhi mi ricordano i tuoi, Loulou.
Probabilmente non ti farebbe piacere sapere cosa sono venti a dirmi i medici questa mattina, quindi non lo farò. Ti dico solo che appena me lo hanno detto ho pensato a te e a come avrei voluto stringerti a me in quel momento. Louis William Tomlinson (ebbene si, ho scoperto il tuo secondo nome), voglio solo dirti quanto ti amo, quanto ti amerò sempre, sempre… e un grazie, un grazie immenso per avermi fatto vivere finalmente, per avermi fatto amare, per avermi fatto battere il cuore talmente forte da farmi star male.
Ti amo tanto, Loulou.
 








 
Louis trattenne ancora il fiato, non riuscendo più a fermare le lacrime che solcavano le sue guance. Si sforzò di sorridere, alzando per poco lo sguardo dalla cartolina e immaginandosi Harry davanti a lui che, con un gesto, gli carezzava una guancia dolcemente. Sorrise, mordendosi il labbro, per poi girare la cartolina dall’altro lato, quello dell’immagine.
Era raffigurato il mare, un’onda cristallina che bagnava una spiaggia semideserta, il primo luogo dove Louis aveva portato Harry. Una piccola e leggera scritta a matita, nell’angolo in alto a sinistra dell’immagine.
 







 
Questo mare è del colore dei tuoi occhi.
E’ grazie a te se l’ho scoperto.
Grazie, Lou.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


 
 
 
 
E finisce la storia. Dio ancora non ci credo, sapete?
Allora, voglio lasciarvi completamente carta bianca per i commenti, voglio che siate sincere, che mi diciate se vi è piaciuta tutta la storia o meno, i momenti che avete preferito, quelli che avete odiato…insomma tutto J
Io in compenso vi ringrazio infinitamente a tutte quante, e tutti quanti, per aver recensito, anche solo letto o sfogliato la mia storia ;)
Mi è piaciuto molto scriverla e mi ci sono impegnata.
Mi è spiaciuto fare tardi a pubblicarla ma non ho avuto proprio il tempo :/
Ora, dato che ho risposto molto raramente alle recensioni per via della mia connessione di merda, pensavo di ringraziarvi così, mettendo i vostri nomi nell’epilogo, perché è un po’ anche merito vostro se scrivevo ;)
Si oggi sono dolce, che ci volete fare ahahaha
Quindi ringrazio moltissimo:

Elix_San :))

My friend MarkNuar, che mi scrivevi sempre poemi (li ho apprezzati molto)

Alwaysinmyheart ;)

Aww_so_cute_babe ;))

Reader9023573632 ;)

Love is equal  (che mi ha recensito ogni santissimo capitolo, ti faro una statua penso)

Those_Stairs :))

Imabookinair ;)

BellaMony956 :))

La mia fan number one Dory_97, che saluto ahahah ehii

SameGioeCa1D (adoro le vostre storieee)

Larry 97 (amo il tuo nick)

HLLNZ_life :))

Niallsblast ;))

TheSweetGirl ;))

Your eyes perfect ;))

I am unicorn (vorrei esserlo anche io un unicorno, uffa)

_Arte_

Keepfighting_ J)

Myfirstrealcrushwaslou  ;))
 
Vi ame vi ame vi ame!! (ringrazio anche chi ha messo tra preferite, ricordate, seguite ;)   un grosso bacio e ci si vede alla prossima storia!) 

 

  
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