Videogiochi > Dragon Age
Segui la storia  |       
Autore: Nidham    08/08/2013    3 recensioni
Breve elucubrazione della mia ladra nel momento piu' triste del videogioco, quando una scelta porta a tragiche conseguenze. Fatemi conoscere il vostro parere, visto che è anche il mio primo tentativo^^
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

So che i morti dovrebbero essere lasciati riposare in pace, ma se quella pace viene loro negata, è così sbagliato lottare per ottenerla?

A volte la vita richiede coraggio, ma la morte dovrebbe promettere solo serenità.

Avevo sognato giorni di sole e volti sorridenti. Avevo riso per finte battaglie e facili vittorie, professando un onore da romanzo e desiderando in segreto un amore da fiaba, ma mai avevo pensato alla morte, né creduto davvero potesse esistere.

Ero invincibile e immortale, come tutti i ragazzi.

Ero forte e senza paura, come gli eroi delle leggende.

Non c'era avventura che non potessi compiere, né montagna che non potessi scalare.

Il mondo era bello e facile, racchiuso tra mura di soffice bambagia, da cui volevo fuggire, sapendo che avrei sempre potuto tornare a rifugiarmi in esse.

Vivevo un'illusione e l'illusione era reale, in una notte fatta di sole, su cui mai avrei creduto sarebbe sorta l'alba.

Avevo gli occhi chiusi quando la luce li ha raggiunti, bagnandoli di sangue; avevo lo sguardo colmo di utopie quando il sogno si è infranto in un pulviscolo di lacrime.

Il mondo ha bussato alla mia porta e richiesto il suo prezzo, in un incubo in cui le battaglie non conoscevano gloria e la vittoria pretendeva in cambio dolorose sconfitte.

L'infanzia era finita e non c'era tempo per l'adolescenza.

Non c'era più musica intorno a me, ma clangore di spade; non c'erano voci gentili, ma grida dissonanti di mostri inimmaginabili. Gli amici erano diventati avversari e i giochi si erano trasformati in dolore. Non c'erano speranze, ma solo distruzione. Tutto ciò che di bello e giusto conoscevo era diventato sbagliato.

La primavera era finita e tutti sembravano pronti ad accogliere il più triste degli inverni.

Eppure io desideravo ancora vivere un'estate, per quanto rovente di pianto e riarsa di dolore.

Desideravo credere che il sogno sarebbe tornato e avrebbe nascosto il fuoco con il luccichio lontano delle stelle.

Ho combattuto per un tramonto gentile e gocce di rugiada.

Ho combattuto per un onore da romanzo e un amore da fiaba.

Ho combattuto anche quando ho saputo che potevo morire.

E ancora sognavo che lui avrebbe riempito i miei giorni di magia, che mi avrebbe strappato dall'incubo per racchiudermi tra mura di soffice bambagia.

Ho sognato anche alle soglie dell'autunno, quando il nostro albero era spoglio e il tronco congelato, perché gemme nascessero sui rami scheletrici e i fiori tornassero a sbocciare.

Ma non è stato lui a raccogliere i miei ultimi petali e non sarà lui a salvarmi ora che non posso salvare me stessa.

Non è mai buio, in questo luogo surreale, né c'è mai veramente luce.

Credevo che morire sarebbe stata la parte più difficile, ma non immaginavo che la vera tortura sarebbe iniziata dopo, quando non avrei avuto più armi con cui difendermi, né speranze per cui lottare.

Le mie radici erano solide, non mi sono mai chinata alle tempeste che spazzavano la terra intorno a me, ma ora sono polvere nel vento immobile che mi disperde atomo dopo atomo e qualcosa di oscuro e potente brama la mia anima, non più solo mia.

Ho paura e non posso piangere.

È ancora con me e mi lega con le stesse catene che lo imprigionano in quest'abisso; l'arcidemone, il dio corrotto che ho sconfitto, anela la sua vendetta.

Io sono il suo sigillo e lui è il mio. Lotta con la mia volontà, confonde i miei ricordi, si nutre di me come un parassita. Istante dopo istante la sua corruzione si riversa nel cuore che più non possiedo, trasformandomi.

Non posso impedirlo e presto non riuscirò a contrastarlo. Sono stanca e le catene sono pesanti su questo strano corpo incorporeo che ancora custodisce le mie sembianze.

Ho chiuso gli occhi nella luce accecante e li ho riaperti nella penombra, confusa e smarrita.

Ho abbandonato le mie spoglie mortali sulle pietre sbreccate di una torre in rovina e mi sono rialzata su lucide lastre di marmo nero, circondata e oppressa da svettanti guglie di tenebra, leggiadre e orribili come dita di sangue protese verso un orizzonte violaceo.

Fuggire è impossibile e forse non esiste salvezza, perché non posso morire ancora.

Eppure ho gridato il loro nome, quando il terrore ha vinto l'altruismo, quando la rabbia ha superato la forza. Ho gridato e continuo a gridare, perché non posso accettare di sparire in quest'incubo o, peggio, trasfigurarmi in esso.

In vita ho amato due uomini, uno nei miei sogni di fanciulla, l'altro nella mia realtà di donna. Ad uno ho donato corpo e cuore, all'altro tutta la mia anima. Ho giurato a me stessa di proteggerli entrambi, ma adesso grido il loro nome e li trascino nell'abisso.

So che verranno e temo lo facciano; so che uno di loro mi salverà e temo di non riuscire a salvarlo.

Serro le labbra, ma il loro nome riecheggia con forza intorno a me e si disperde nei vicoli deserti di un glorioso passato.

Zevran mi troverà, laddove Alistair sarà costretto una volta ancora ad abbandonarmi, per il dovere che io stessa gli ho imposto.

Zevran mi troverà e mi cullerà finché non arriverà la pace, come fece in quella lunga notte in cui l'ultimo sogno si infranse, come fece in quella fugace notte in cui l'ultimo alito di vita si spense.

Grido di dolore e disperazione, perché sono morta per salvarli e nella morte rischio la loro dannazione.

Non posso accettare di metterli in pericolo e non riesco a contenere l'immane bisogno che ho di loro.

Prego che il re mantenga il suo ruolo, ma quale forza potrà mai trattenere l'assassino, se l'altra metà della sua anima lo chiama a rinnegare la salvezza che in un giorno lontano gli aveva donato?

 

Ammetto di stare palesemente reinventandomi l'ambientazione del gioco! Spero nella vostra indulgenza e spero di non snaturare troppo la “realtà” di Dragon Age. Non ho idea di cosa potesse accadere al Custode, dopo il sacrificio, ma mi sembrava piuttosto logico che non potesse ottenere la pace, da lì tutta questa storia... Un mega grazie a chi ancora mi sta leggendo!

  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Videogiochi > Dragon Age / Vai alla pagina dell'autore: Nidham