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Autore: SkyEventide    19/02/2008    4 recensioni
Dopo tredici anni dall'ultima guerra che ha impegnato i Villaggi in battaglie e scontri, una nuova minaccia si stende sulla pace duramente costruita dall'Hokage. Antichi nemici tornano a far parlare di loro, sempre più determinati, sempre più potenti. I ninja della Foglia e della Sabbia sanno che è l'ora di rimettersi in gioco ma adesso non saranno soli: al loro fianco hanno una nuova generazione di giovani ninja nel cui sangue scorre l'eredità dei clan, l'eredità dei loro genitori. Fra fedeltà e tradimento, inganno e amicizia, si deciderà il destino di tutte le Terre Ninja. ATTENZIONE: Per tutti coloro che non conoscono la storia di Naruto Shippuuden potrebbero esserci degli spoiler, ma la maggior parte della storia è di mia invenzione ed il rischio è pittosto basso. Inoltre non tengo conto di ciò che è accaduto dal cap. 380 circa del manga. Buona lettura.
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akatsuki, Altri, Jiraya, Naruto Uzumaki, Tsunade
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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-3-

Presentazioni



Quando Iruka era stato chiamato fuori da Tsunade non aveva assolutamente immaginato di sentire le parole che erano poi state pronunciate.
Adesso egli sedeva a pranzare al chiosco del ramen ma non era concentrato sulla pietanza. Ingoiava cucchiaiate senza avere veramente fame, con la mente persa in quello che era successo appena mezz’ora prima.
I suoi pensieri poi scivolarono verso il Team 5 e su quel che sarebbe accaduto quel pomeriggio.
Quando aveva parlato con la Godaime si era voluto mostrare sicuro delle sue convinzioni ma adesso, ripensando alle parole da loro pronunciate, cominciava a chiedersi se avesse fatto davvero la cosa giusta.

«Mi dica Tsunade-sama».
Iruka notò che fuori dall’aula c’era anche l’eremita dei rospi, Jiraiya, con le braccia incrociate e l’espressione seria. La Godaime guardò proprio quest’ultimo, come cercando una specie di approvazione, prima di parlare.
«Vorremmo che venissero cambiate le squadre».
Iruka si trovò smarrito davanti agli occhi nocciola della Hokage, non capendo questa insolita quanto enigmatica richiesta. «Mi scusi Tsunade-sama, ma non capisco il motivo per cui…».
«Certo che lo capisci». Lo interruppe Jiraiya, la sua voce roca e dai toni bassi. «Lo sai a
quale squadra ci stiamo riferendo».
Iruka aprì la bocca una seconda volta per negare, e fu a quel punto che capì sul serio. «Oh, lei intende dire…».
«Si esatto».
Il Chunin trattenne il respiro per un momento stringendo le labbra. «Capisco la vostra richiesta» cominciò «ma non credo che sia la cosa migliore da fare. So che voi fate pedinare quel ragazzo e lo controllate ma vi assicuro che nessuno di voi tre lo conosce come lo conosco io».
«Non si può dire di conoscere davvero qualcuno finché non se ne vedono anche i lati negativi, Iruka» precisò Tsunade con espressione più seria e determinata che mai.
«Questo è vero Tsunade-sama. Ma è anche vero che lei si sta prevenendo nei confronti di Nohiro. Non è la persona che voi pensate. Inoltre le squadre devono essere bilanciate. E non è che suo figlio» disse rivolgendosi a Jiraiya «abbia eseguito uno scritto poi così bello. Jiro ha delle doti veramente grandi ma non avendo studiato si è classificato ultimo nella graduatoria. La commissione giudica in base all’esame quindi lui doveva stare per forza in squadra con la persona che ha fatto meglio».
L’eremita dei rospi spalancò gli occhi neri, quasi sconcertato, e si protese verso Iruka. «E il migliore è stato Nohiro!?»
Era evidente che anch’egli aveva dato retta alle voci ed aveva immaginato che fosse stato Tomita a classificarsi primo.
Iruka inarcò un sopracciglio, facendo risaltare ancora di più la cicatrice che gli solcava il viso orizzontalmente. «Beh… Si, è stato lui».
Ci fu una velocissima occhiata fra i due Sannin. Iruka però non la intercettò e proseguì col suo discorso. «E Mayumi invece è in squadra con Jiro per la sua grande conoscenza della teoria, che è la cosa in cui Jiro è carente. Per non parlare della loro consolidata amicizia che di certo li aiuterà a fare un ottimo lavoro di squadra». Si fermò a guardare l’Hokage e la sua assistente, poi spostò lo sguardo su Jiraiya. «Quindi le squadre non verranno cambiate».
Prima che i due potessero ribattere Iruka si girò e rientrò nell’aula.
Aveva da finire di suddividere le squadre e gli studenti lo stavano aspettando.


Jiraiya camminava a passo deciso e svelto, puntando gli occhi neri davanti a sé.
Il sensei di suo figlio aveva dato appuntamento al gruppetto di tre al chiosco del ramen.
Prevedibile. Gli spuntò un sorriso in volto: la passione del Jonin che avrebbe fatto la parte finale dell’esame di ammissione a Jiro non era affatto cambiata in tutto quel tempo.
Un uomo lo salutò mentre camminava ma lui non aveva tempo di fermarsi a chiacchierare ora. Era molto più importante arrivare al chiosco del ramen prima che cominciassero le “presentazioni”.
Il Sannin si sistemò i lacci del rotolo gigante sulla schiena e la sua espressione divenne più accigliata.
Iruka si era rifiutato categoricamente di cambiare la squadra di Jiro nonostante lui stesso assieme a Tsunade fosse venuto a richiederlo. E la cosa più sconcertante era la graduatoria… il Chunin l’aveva mostrata a loro due perché capissero e le votazione erano scioccanti. Nohiro aveva veramente fatto meglio di chiunque altro. E questo lo preoccupava.
Gli doleva doverlo ammettere… ma nel Team 5 rivedeva troppo la situazione di più di cinquanta anni prima. Se stesso in suo figlio, Tsunade nella sua allieva… e Orochimaru in Nohiro. Avvertiva un senso di fastidio nel guardare quei tre ragazzini assieme. Anche sentir pronunciare i loro nomi in sequenza per la divisione dei gruppi gli aveva procurato una strana sensazione. Tutto ciò evocava troppi ricordi e, soprattutto, troppe coincidenze.
Se le cose fossero finite come in passato sapeva che avrebbe dato di matto e avrebbe inseguito quel piccolo mostriciattolo di Nohiro fino in capo al mondo pur di farlo fuori una volta per tutte. E poi più nessun erede. Mai più.
Già tredici anni prima si era opposto al fatto di far entrare nel villaggio quell’orfano abbandonato da un ninja del Suono ai cancelli di Konoha. Ma altri avevano detto che i ninja della Foglia non erano assassini, che non potevano abbandonare un neonato a morire al freddo, sotto la pioggia.
Jiraiya si era poi opposto a dare a Nohiro la possibilità di entrare all’Accademia. Non voleva che diventasse un ninja, che il pericolo che era stato solo accennato fino a quel momento potesse diventare realtà insegnando l’uso delle armi e delle jutsu al ragazzino.
Ma di nuovo altri avevano commentato che come ad ogni bambino c’era bisogno di dargli una possibilità perché, dopotutto, non aveva mai fatto male ad una mosca.
Vero. Ma avevano pensato al futuro? A quando sarebbe stato Chunin, o Jonin, addirittura? Che cosa avrebbe fatto? Ovviamente nessuno ci aveva pensato, o perlomeno l’avevano fatto in pochi. Nessuno aveva immaginato che avrebbe potuto intraprendere la stessa strada di suo padre.
E questo era il motivo per cui stava andando al chiosco.
Per spiarli.
Si, esattamente, lui voleva spiare Nohiro per controllare che la situazione non degenerasse, né ora né mai. Si fidava della capacità di controllo del futuro sensei dei tre ragazzini, ma un po’ di meno della sua capacità di giudizio delle persone. Su quello doveva fare ancora un pochino d’allenamento.
Rimuginava ancora su questo argomento, ormai trattato e ritrattato nella sua mente, quando si ritrovò a girare l’angolo che portava al chiosco del ramen.
Si fermò di scatto e si nascose dietro il muro, per poi sporgere la testa e sbirciare la situazione.
Al momento, lì seduto a dondolarsi su un panchetto, c’era soltanto Nohiro.
Jiraiya lo studiò attentamente, come aveva fatto poche altre volte, e ne seguì con accuratezza il profilo affilato, le labbra fini e chiarissime, la linea viola che scendeva dagli occhi dorati e i capelli neri e fluenti legati in una coda bassa da una striscia di garza. Il Sannin non riuscì a spiegarsi la sensazione che provò nel guardarlo. Gli parve di essere tornato indietro nel tempo.
Non riuscì a concentrarsi oltre sul giovane perché in quell’attimo voltarono l’angolo opposto della strada suo figlio assieme a Mayumi.
Stavano chiacchierando animatamente, sorridenti, e ridacchiavano fra di loro. La loro espressione gioviale, però, sparì quando notarono che Nohiro era già lì ad aspettarli. Il ragazzino dal volto bianchissimo girò gli occhi verso di loro e, dopo essersi bloccato per un attimo, accennò un sorriso imbarazzato. Solo Mayumi però ricambiò, col disagio che aveva mostrato quella mattina. Jiro storse la bocca, quasi trattenendosi dal fare un commento acido.
Jiraiya li seguì con gli occhi mentre si avvicinavano, in silenzio, al chiosco del ramen. La ragazza stava per dire qualcosa quando venne interrotta dall’arrivo improvviso di un ninja in divisa.
Il Sannin sorrise. E quindi eri già lì, ed aspettavi solo che arrivassero tutti e tre, non è così? pensò con una punta di divertimento.
I tre ragazzi si erano bloccati e fissavano incuriositi il nuovo arrivato: un Jonin, capelli biondi sparati in testa, con due ciocche più lunghe davanti alle orecchie, occhi sorprendentemente azzurri e tre strisce su ogni guancia, molto simili a dei baffi.
«Buongiorno! Fatto il pranzo ragazzi?»
«Naruto-sama!?» esclamò Nohiro ad occhi spalancati.
«Naruto-sensei» precisò il giovane Jonin alzando il dito indice.
«Wow! E’ lei il nostro insegnante allora…».
«Esattamente ragazzo mio». Naruto allargò la bocca in un sorriso enorme, uno di quelli che da bambino l’avevano sempre caratterizzato.
«Aspetta, la conosco… Lei era l’allievo di mio padre!» esclamò Jiro entusiasta.
«Certo, sono io». Un altro di quei sorrisoni da duro e il dito pollice teso ad indicare se stesso. Ma prima che potessero esser fatti altri commenti Naruto indicò loro di sedersi sugli sgabelli del chiosco. «Allora… credo proprio che non serva che io mi presenti, tanto mi conoscete. Cominciate voi quindi. A partire da sinistra presentatevi e ditemi il vostro nome e, che so, i vostri sogni, quello che non vi piace e quello che vi piace… Su incominciate!».
A Jiraiya sfuggì un altro sorriso: questa l’hai scopiazzata spudoratamente da Kakashi, caro Naruto, pensò ridacchiando.
Jiro pensò per un momento prima di rispondere poi aprì la bocca dando il via ad una specie di parlantina senza fine accompagnata da un’espressione esaltata. «Mi chiamo Hikigaeru no Jiro, come sanno tutti, sogno di essere come mio padre e, se possibile, di ingrandire il mio sfegatato fan club di ragazze. Magari fra un po’ ci entrerà pure Mayumi…».
«Scordatelo Jiro».
Il ragazzino dai capelli platinati le riservò una linguaccia e proseguì prima che Naruto riuscisse ad interromperlo. «Vorrei tantissimo che da grande chiamassero anche me Sannin leggendario! E quello che odio... vediamo… Direi la gente falsa, che sfrutta gli altri per i propri vantaggi».
Nel pronunciare l’ultima parte della frase Jiro abbassò gli occhi, ma il tono della voce si fece più duro. Il Jonin se ne accorse ma non fece commenti. Ora che guardava meglio quei tre che gli erano stati affidati si stava rendendo conto che gli ricordavano terribilmente anche se stesso.
Quegli stessi pensieri, per pura coincidenza forse, o forse no, attraversavano anche la mente del ninja dei rospi acquattato dietro l’angolo della strada. Era come doloroso ascoltare quella conversazione… gli dava la stessa sensazione provata prima nell’osservare Nohiro seduto sullo sgabello. Ma era deciso a non andarsene e ad ascoltare fino in fondo.
«Ok, io mi chiamo Mayumi Kurotenshi, vorrei diventare un ninja medico dei migliori, sulla scia della nostra Hokage e della sua precedente allieva, Sakura; mi piacciono i miei capelli - e tu non guardarmi a quel modo Jiro!- e le chiacchierate fra amici… Non sopporto i litigi, specialmente, ma anche i superficiali, che giudicano la carica di ninja niente più che un titolo senza contare tutto l’impegno che c’è dietro».
Naruto sorrise e spostò gli occhi su Nohiro, rimasto in silenzio per tutto il tempo, sorridendogli per incoraggiarlo a cominciare.
Il ragazzo mordicchiò il labbro inferiore, come se fosse incerto su quel che dire, poi anche lui cominciò il suo discorsetto. «Hebi no Nohiro. Le cose che non sopporto… direi che non ce ne sono… Anche se, pensandoci meglio, ci sono parecchie persone di questo villaggio che non sopporto. Ma preferisco sorvolare. Mi piace sicuramente il ramen…» a Naruto si illuminarono gli occhi «…e anche studiarmi le jutsu e le arti marziali con Iruka-sensei. Da grande… credo che sarebbe bello insegnare all’Accademia o forse stare alla reception di Konoha e spartire le missioni ai vari ninja. Niente di impegnativo comunque».
E con queste parole Nohiro sfoggiò un leggero sorriso a Naruto.
Quest’ultimo lo squadrò per un momento poi sorrise di rimando. E quindi lui non è come credevo che fosse diventato, pensò il biondo ninja, e ad essere sincero sono felice che non lo sia. «Benissimo, ora che ci siamo presentati è bene che vi avvisi che domani mattina dovrete venire alla foresta ai bordi del villaggio, dove c’è la lapide dei caduti in missione. Lì farete contro di me una prova di sopravvivenza che varrà come esame di promozione a Genin». Mayumi aprì la bocca per ribattere ma le parole le morirono in gola ad un gesto della mano del Jonin. «Prima che mi venga chiesto, no, l’esame che avete fatto all’Accademia non vi ha promossi, serviva solo a selezionarvi. Se passerete quello di domani diventerete shinobi a tutti gli effetti, altrimenti tornerete a scuola. Era questo che volevi chiedere Mayumi?».
La ragazza con espressione scioccata dalla notizia rispose con voce balbettante: «Beh… effettivamente si…».
«Spero stia scherzando, sensei!» esclamò Jiro sconcertato. «E’ stato solo per la prova di pratica che sono passato, non vorrà dirmi che c’è da fare un altro esame ancora!».
«E’ proprio così invece» rispose il biondo scoppiando a ridere. Si ricordava di se stesso… un tempo aveva avuto la stessa reazione a quella notizia veramente poco rassicurante.
«In che consiste l’esercitazione di domani?».
Naruto si voltò verso Nohiro, l’autore della domanda, mentre Jiraiya lo squadrò dalla sua postazione. E così tu nemmeno ti spaventi, a quanto pare… queste le parole che presero possesso della mente del Sannin.
«In che cosa consiste lo vedrai domani Nohiro» rispose il Jonin. «Adesso andate a riposarvi a casa e, mi raccomando, non mangiate o vomiterete. Arrivederci!».
I tre ragazzi restarono imbambolati sugli sgabelli per un momento poi Nohiro si alzò in piedi. Lo fece perché sapeva che altrimenti si sarebbe creato un imbarazzante silenzio. Molto meglio andarsene subito e lasciare i due amici a parlare da soli.
«A domani».
Jiro non rispose, come l’altro pensava, e per fortuna Nohiro non vide l’espressione di insofferenza che aveva in volto il compagno di squadra. Mayumi invece rispose con un «A domani» abbastanza stentato.
Jiraiya si sarebbe dovuto tranquillizzare che nei sogni del giovane dagli occhi paglierini non ci fosse la distruzione di un villaggio o l’uccisione di qualche Hokage, ma in realtà questa apparente fedeltà a Konoha lo mise ancora più in guardia.
Che Nohiro fosse così subdolo da nascondere i suoi veri pensieri già a quell’età?
O magari sono io che sono paranoico.
Ma no, non si fidava comunque. Avrebbe continuato a controllare quei tre a distanza e sarebbe intervenuto se, in un dato momento, Naruto non fosse stato presente.







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Come promesso, aggiornamento di martedì.

Desidero fare un unico appunto sui cognomi e su un'altra cosuccia. Dunque, è chiaro che Jiraiya e Orochimaru non hanno un cognome, o perlomeno Kishimoto non ce l’ha rivelato. Dunque, per Jiro e Nohiro, mi sono rifatta al cognome di Gaara (Sabaku no, ovvero “del deserto”) ed ho tradotto “dei serpenti” con Hebi no e “dei rospi” con Hikigaeru no.
L’altra cosa potrebbe essere spoiler, ma mi manterrò sul vago. Come ho già detto, non tengo conto di ciò che è avvenuto dal capitolo 380 del manga in poi… quindi troverete vivi personaggi che in realtà sono morti, ed anche il contrario. Dopotutto sono passati tredici anni dal periodo in cui è ambientato NARUTO Shippuuden originale. Questa mia storia è talmente lunga che forse vi stancherete pure di seguire tutte le disgrazie e avventure del mio carissimo Nohiro e dei suoi due compagni… inoltre, come avrete notato, i protagonisti non sono affatto i personaggi quali Naruto, Sakura ecc. ma i miei originali.

Ok, finito questo commento interminabile, passiamo ai ringraziamenti.

Alfakein, la formazione del team era chiaramente scontata. Ho presentato Jiro e Mayu nel primo capitolo apposta per anticipare questa formazione. ^__^ Ma sono felice che il capitolo ti piaccia. Essì, viva i Nara. XD Killkenny, non sai quanto apprezzo il voto 10. o__o Mi sembra quasi esagerata una votazione simile subito al secondo capitolo, ma sono felicissima! Per le tue supposizioni sui due giovincelli… beh, ne vedremo delle belle, questo è certo! XD Inoltre, con Naruto come loro sensei, figuriamoci…

Devo dire che ci ho messo un po’ prima di decidere di dare a Naruto questo ruolo, ma alla fine ho pensato fosse quello più adatto per dargli una parte centrale nella fic. E ancora non si sa come fa Nohiro a conoscerlo meglio degli altri due e perché gli affibbia il suffisso “sama”… Mwahaha! Mi divertirò!

Inutile dire che apprezzo moltissimo chi lascia una recensione, e non manco di ringraziare i cinque che hanno aggiunto la storia nei loro preferiti. ^__^

Aggiornamento martedì prossimo!
   
 
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