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Autore: Leopoldo    13/08/2013    1 recensioni
In un McKinley apparentemente diverso da quello che conosciamo, Quinn Fabray è una ragazza dell'ultimo anno non particolarmente popolare. Motivo? Scrive articoli di accusa nei confronti delle prepotenze che ogni giorno vengono perpetrate nei corridoi del liceo sul giornalino scolastico, 'L'Impiccione'.
Cosa succederà quando si troverà tra le mani un grande scoop? Che decisioni prenderà? E, in tutto questo, che ruolo avranno Brittany, studentessa con una media e un curriculum invidiabili, e Santana, una skank indolente che sembra avere un motivo per odiare tutto il mondo?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Brittany Pierce, Quinn Fabray, Santana Lopez, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Lezione 7. Le vecchie istituzioni affrontano i nuovi sistemi d’informazione solo quando si sentono minacciate.

 

Holly era certa che, dopo il casino scoppiato con quel cavolo di sito e il tiro al piccione fatto dalle sue Cheerios, sarebbe stata convocata nell’ufficio del preside, quantomeno per fornire qualche dettaglio in più sull’accaduto.

 

Di certo non si aspettava che fosse la professoressa Shelby Corcoran a convocarla, senza avvisare Figgins a giudicare dalla faccia sorpresa che ha fatto quando se le è viste piombare davanti.

 

È da almeno cinque minuti che la coach Holliday lo osserva, studiandone ogni minima reazione, mentre viene inondato da una caterva di lamentele e reclami da parti di Shelby. L’unica dei presenti nell’ufficio a non essere minimamente toccata dalla cosa, tra l’altro.

 

“Perché non dice nulla?”

 

Figgins sospira, sollevato dalla fine di un monologo che avrebbe potuto durare molto di più, ed appoggia i gomiti sulla scrivania per sostenersi il mento.

“Non posso fare nulla” ammette in tono talmente sereno e con una tranquillità tale da riuscire a strappare un sorrisetto a Holly, prontamente nascosto dietro la mano.

 

“Ma come è possibile?” esclama stizzita Shelby, che ancora non si è seduta da quando ha messo piedi nell’ufficio. “Su un sito internet denigrano i suoi studenti, infangano la reputazione del suo liceo e lei non fa nulla?”

 

“Si tratta di un semplice social network” si intromette Holly, quasi impietosita di fronte a quella che sembra una carneficina più che una discussione.

 

“Tu stanne fuori” ribatte la donna, puntandole minacciosamente un dito contro. “Ti ho chiamata perché ci sono di mezzo le tue ragazze ed invece tu sembri fregartene più di tutti”

 

“Chi credi che abbia condiviso quei segreti?” sbotta la bionda coach delle Cheerios, infastidita da un’accusa del tutto infondata. Ok, non vincerà il premio di insegnante migliore dell’anno, ma addirittura insinuare che se ne freghi delle sue allieve è troppo.

Loro. Solo loro sanno così tante cose sulle proprie compagne. Lo hanno fatto per un posto al sole e la colpa di questa folle corsa al massacro non è certo mia”

 

“Mi stai accusando di qualcosa?” sibila, appoggiando le mani sui fianchi e guardandola stringendo gli occhi a due fessure.

 

“No” scolla le spalle Holly, un sorrisetto ironico dipinto sul volto. “Tu invece? Ti senti accusata? Coda di paglia?”

 

“Signore, per favore” interviene finalmente Figgins, allungando le mani nella direzione delle due donne per separarle idealmente. “Se dovete discutere di questioni personali, questo non è né il luogo né il momento adatto”

 

“Non sono questioni personali” ribatte Shelby con un cipiglio troppo furibondo per far sembrare vere le sue parole. Se ne accorge anche lei visto il modo in ci china il capo subito dopo. “Scusi se l’ho interrotta”

 

“Tornando al sito, come le ho già detto, non posso fare nulla. Sono pronto a tutelare gli interessi dei miei studenti se saranno loro a decidere di agire per vie legali. L’istituto e la sua reputazione non sono in alcun modo tirati in ballo”

 

Shelby scuote il capo diverse volte, allargando le braccia per rimarcare il suo sdegno.

“Si chiama ‘The dark side of McKinley’!” urla, quasi, voltandosi verso Holly per cercare un appoggio per la sua Crociata. La guarda negli occhi solo un secondo, tempo sufficiente a ricordarle come la coach non sia dalla sua parte, prima di tornare a fissare Figgins con sempre maggiore animosità. “Più di così cosa dovevano fare?”

 

“Non c’è alcuna offesa diretta a questo istituto. Un paio di notizie, se così le possiamo chiamare, riguardano me” sorride l’uomo al solo pensiero, come se fosse una cosa su cui scherzare. Con davanti una donna furente per quel motivo, poi.

“Mi hanno fatto sorridere, se devo essere sincero. E qualcuno anche a lei, Holly, se non ricordo male”

 

“Oh, sì” annuisce lei, sorridente in maniera del tutto esagerata. Certo, le hanno praticamente dato della vecchia, ma ora è troppo concentrata sul far arrabbiare Shelby per rimarcarlo. “Qualcuno che mi trova attraente nonostante l’età. Sono stati carini, seppur a modo loro”

 

“Se le associazioni dei genitori-” riprende l’insegnante del Glee Club senza nemmeno degnare Holly di uno sguardo, prima di venir bruscamente interrotta da Figgins.

 

Se e quando verranno qui, io sarò pronto ad ascoltarli” ribadisce in tono duro, sbattendo una mano sulla scrivania. “Come le ho detto poco fa, comunque. Mi sta ascoltando?”

 

Holly quasi scoppia a ridere in faccia a Shelby, sia per il sarcasmo di cui è intrisa la domanda del preside, sia per la faccia allucinata della donna, spiazzata quanto lei da questo improvviso atto di virile fermezza.

Ah, conoscere una persona da otto anni e non averla ancora affatto compresa.

 

“Forse è lei che dovrebbe ascoltare me” mormora in tono incerto Shelby Corcoran, facendo un paio di passi verso la porta. “Anche se, a quanto pare, non vuole farlo. Bene” getta un’occhiataccia ad entrambe le persone presenti nell’ufficio, prima di afferrare la maniglia della porta. “Quando questa cosa le esploderà addosso, perché è garantito che succederà, voglio solo che si ricordi che glielo avevo detto”

 

“Buona giornata anche a lei” la saluta Figgins, anche se ormai la donna se ne è già andata sbattendo la porta e, tra l’altro, facendo sobbalzare sulla sedia l’anziana segretaria del preside.

 

Holly rimane al suo posto ancora qualche secondo, prendendosi il suo tempo per capire come mai un uomo solitamente cauto e remissivo come quello che ha di fronte, all’improvviso dimostri di avere due cosiddetti piuttosto notevoli sotto la cintura, in più nei confronti dell’unica persona nella scuola con cui è sconsigliabile farlo.

Poi, con una scrollata di spalle, decide che non c’è niente di male a chiederlo direttamente a lui.

“Io rischio il posto e lei di perdere tre quarti dei fondi annuali che ha a disposizione. Ci siamo svegliati coraggiosi questa mattina o c’è altro?”

 

“Privacy e libero uso di internet sono argomenti spinosi che portano a problemi spinosi” risponde con tono pacato l’uomo, intento a compilare un paio di documenti. “Diciamo che, anche se volessi, questo non è il momento migliore per fare causa ad un sito”

 

Oh, certo.

“Lei è una persona estremamente furba” gli sorride e si alza in piedi, certa ormai che non ci sia più nulla da fare nell’ufficio.

 

“Se lo fossi, quella donna non sarebbe mai finita con l’insegnare qui” afferma tra il serio e il faceto Figgins, strappandole una sincera risata. “Ora, se non le dispiace, devo occuparmi dei problemi veri di questa scuola. Buona giornata”

 

“Anche a lei”

Holly si ferma sulla porta, voltandosi per fare al preside una domanda che ha dalla prima volta in cui l’ha visto. Perché non farla oggi, visto che sembra così ben disposto alle chiacchiere?

“Sa che non ho la minima idea di quale sia il suo nome?”

 

“Gli studenti mi chiamano Figghy. Mi piace”

 

“Allora buona giornata, preside Figghy” lo saluta lei, abbastanza perplessa, uscendo dall’ufficio e rivolgendo un cenno alla segretaria.

Fa qualche passo nel corridoio deserto per via delle lezioni, incontrando una persona che sapeva con assoluta certezza la stesse aspettando. “Che strano uomo, eh?”

 

“Chissene frega di quell’idiota” sibila Shelby a bassa voce. “Tu, piuttosto … ti fa davvero così schifo Lima da desiderare così ardentemente di andartene?”

 

“È una minaccia?” alza le sopracciglia Holly, per nulla impressionata. Un pugno in faccia da una studentessa rende temerario chiunque, è scientifico.

 

“Sai bene che basta una sola parola e torni a fare la pellegrina. È un dato di fatto

 

“Tutto questo astio non c’entra con quel sito” se ne esce la coach, optando per mostrare tutte le carte in tavola. “Riguarda Rachel, non è così? Ti infastidisce così tanto che l’abbia scelta come corista?”

 

“Mi infastidisce che ragazze con del talento si siano messe fuorigioco da sole per una tua negligenza” ribatte Shelby, orgogliosa, senza però mantenere il contatto visivo con lei. “Se ora sei costretta a puntare su di lei, dovresti farti qualche domanda”

 

Costretta?” ride di gusto Holly, scuotendo il capo. “Hai presente come canta tua figlia?”

 

“Chi credi che le abbia insegnato?” mormora, alzando il mento in maniera altezzosa.

“Le ho trasmesso ogni mia conoscenza, l’ho spronata a dare il massimo, le ho fornito gli insegnanti migliori. Ha una voce maestosa” si prende una pausa, mentre uno strano luccichio attraversa i suoi occhi scuri come un lampo. Dura un momento, però.

Avrebbe potuto elevarsi sopra l’ordinario se non fosse così debole

 

“C’è più forza in lei di quanto tu creda. E mi dispiace un sacco che sia io, la sua coach, a dirlo e non sua madre”

 

Shelby la osserva con durezza, replicando poi con altrettanta durezza.

“Si bloccherà come fece durante il provino per entrare nel Glee. Non ha l’energia mentale per sopportare la pressione. Anche tu, come Figgins, scoprirai che avevo ragione troppo tardi”

 

Detto questo, l’insegnante del Glee passa oltre Holly e se ne va.

 

La coach riprende a camminare subito, direzione sala dei professori, rimuginando tra sé e sé circa quello che è appena successo.

“Ora capisco perché non si è fatta avanti prima” mormora a bassa voce, delusa. Non da Rachel, non da Shelby, ma da sé stessa.

 

Ha dimenticato da tempo il perché volesse fare l’insegnante e cosa volesse dire per lei avere questo sogno. Forse, però, non è ancora troppo tardi per rimediare.

 

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Chiunque abbia frequentato un liceo sa perfettamente quanto sia facile sapere tutto di tutti, spesso indipendentemente dal fatto che lo si voglia.

Le persone parlano, anzi straparlano, quasi esclusivamente di fatti che non li riguardano e non è difficile, magari anche solo per caso, scoprire che si trattava solo di fuffa, stronzate senza né capo né coda.

 

Sugar lo sa bene, per questo riesce sempre a trovare quello che cerca.

Il primo passo che fa sempre quando vuole sapere qualcosa è prendere queste notizie di quinta o sesta mano ed ignorarle completamente, perché spesso essere messi sulla pista sbagliata da queste informazioni può essere fatale.

 

Il secondo passo della sua infallibile tecnica è andare su internet. Si può scoprire qualsiasi cosa di chiunque semplicemente googolando il suo nome e cognome su un motore di ricerca. Non può esistere privacy –o è troppo scarsamente protetta- in un sistema che nasce con lo scopo di trasmettere in maniera rapida ed efficiente informazioni/dati di persone separate da migliaia di chilometri di terra ed acqua.

 

Se fosse così facile, però, potrebbero farlo tutti.

Bisogna ovviamente sapere dove cercare ma spesso nemmeno questo non è sufficiente.

 

Quello che la rende così migliore di tutti nel riuscire sempre a sapere quello che stava cercando è ben altra cosa: lei riesce a far parlare le persone, indipendentemente dalla loro posizione nella ‘piramide sociale’ scolastica e da quale sia il loro gradi di conoscenza.

 

E quale posto migliore per fare due chiacchiere se non la mensa?

 

 

Scivola rapidamente tra i ragazzi e le ragazze in fila, agitando la busta di plastica con dentro un paio di sandwich quando una delle addette alla mensa le borbotta qualcosa sul rispettare l’ordine.

 

Inizia a scrutare i tavoli alla ricerca di ciò che l’ha portata qui.

Le Cheerios sono frantumate in almeno sei tavoli e, visto quanto sono precipitate nella scala sociale, non possono offrirle nulla che le possa servire.

 

Le poche che si salvano stanno con Tina Cohen-Chang assieme ai Titans nei tre tavoli capeggiati da Nick Sheridan e, anche se teoricamente potrebbero sapere qualcosa, immischiarsi con loro quando sono assieme a quel branco di scimmioni sarebbe un suicidio.

 

Per non parlare del fatto che se Daniel, di gran lunga il più acuto lì in mezzo, non sa nulla, allora nessuno a parte Nick potrebbe esserle d’aiuto. Anche qui finirebbe certamente male.

 

Finalmente trova qualcuno d’interessante.

 

Si avvicina lentamente, aspettando che lui la veda per essere sicura di non capitare in un brutto momento.

 

In realtà non è lui il primo a notarla. È il suo amico nonché compagno di Glee che la scorge e, non appena se ne accorge, gli rifila un paio di gomitate non troppo gentili per fargli alzare gli occhi dal piatto.

 

“Disturbo?” sorride abbastanza educatamente Sugar –non troppo, non è mica una bugiarda-, facendo cenno alle sedie libere.

 

MmgmghSffugarf …” mugugna Artie Abrams, cercando di mandare giù il boccone che ha in bocca il più velocemente possibile. “Vieni” sussurra poi con un filo di voce. “Siediti pure”

 

“Blaine” saluta lei, rivolgendosi all’ ‘amico’ che, però, non sembra gradire troppo l’evolversi degli eventi.

 

“Come mai non sei con le altre Skank a mangiare bambini?”

Ed essendo Blaine Anderson e privo del filtro bocca/cervello, non aspetta nemmeno che si sia seduta per esternare la cosa.

 

“Non sono una Skank, sono un’amica di Santana” sospira, stanca dei continui riferimenti alle sue ‘frequentazioni’.

Finge persino di non accorgersi dei segni piuttosto eloquenti che Artie sta facendo a Blaine per fargli capire di non comportarsi così con lei.

 

Che ad Abrams lei piaccia non è un segreto. Anzi, non può negare di marciarci, magari flirtando un pochino, quando ha bisogno di sapere qualcosa da lui.

Cosa che sta per fare anche adesso, in realtà.

 

“Scusalo. È nato così, un po’ tocco, ma una volta che lo conosci è quasi simpatico”

 

Sugar sorride, più per l’espressione prima confusa e poi offesa di Blaine che per le parole di Artie.

“Non c’è problema” alza le spalle, fingendo noncuranza. “Se non sbaglio presto ci saranno le Locali. Come vanno le prove? Siete nervosi?”

 

“Io canterò un assolo” esclama entusiasta Blaine, prima di essere costretto ad un urletto di dolore, probabilmente a seguito di un calcio ben assestato di Artie.

 

“Ovviamente lui porterà un assolo. Lui porta sempre un assolo” sbuffa il ragazzo dai capelli castani. “Le prove vanno bene, siamo sicuramente pronti. Oggi, però, la Corcoran sembrava posseduta”

 

Posseduta?”

 

“Avevamo un’ora di prove questa mattina e, oltre ad essere arrivata in ritardo, praticamente non ci ha fatto fare nulla” le spiega Artie mentre lei prende un sandwich dalla busta.

 

“Di solito ci spreme un’ora intera” aggiunge Blaine, stavolta senza parlare a sproposito. “Quando abbiamo una lezione del Glee alla mattina, quasi non riusciamo ad arrivare interi alla pausa pranzo”

 

“Forse aveva altro a cui pensare” tenta Sugar, prima di addentare con gusto il suo panino. Questo si che è interessante.

 

“Il che sarebbe ancora più strano” mormora Artie dopo aver mandato giù un altro boccone.

 

“Lei è un martello pneumatico che picchia su di noi per farci arrivare ad essere perfetti” spiega Blaine con una buffa metafora, rappresentandola anche con le mani. “Quell’altro deve essere davvero importante per distrarla dal suo obiettivo

 

“Vincere ad ogni costo” pensa ad alta voce Sugar, ottenendo la conferma dai due ragazzi che annuiscono all’unisono.

 

“Beh …” inizia cautamente Artie, abbassando il tono di voce “… prima della lezione la Corcoran mi ha preso da parte e mi ha strigliato perché secondo lei non mi sto impegnando abbastanza nel giornalino della scuola” mormora, gettando poi un’occhiata eloquente a Sugar. “Come se io fossi uno scrittore. Io voglio ballare e cantare, mica vincere un Pulitzer”

 

“E lei cosa c’entra con il giornalino?”

 

Sugar sorride, osservando l’espressione crucciata di Blaine. Non immaginava che la sua presenza al tavolo avrebbe reso così tanto più facile il suo ‘lavoro’, eppure ora si mette a fare per lei anche le domande giuste.

 

“Immagino sia l’insegnante responsabile” mormora Artie, dando però l’impressione di essere incerto sull’argomento. Perché non sa la risposta o perché non vuole che si sappia?

 

“Se non sbaglio dovrebbe essere la Martin, quella vecchiaccia di letteratura che insegna ai junior ed a noi senior” lo corregge Sugar, dipingendosi sulla faccia un’espressione innocente.

 

“Per sapere cosa vuole la professoressa Corcoran da te basta che ci dici esattamente cosa ti ha detto” afferma con convinzione Blaine, ormai girato completamente verso l’amico.

 

Questi prova a fargli capire che non è il caso con un paio di smorfie che ovviamente il leader moro del Glee club non coglie. Sugar invece sì e questo non fa altro che confermare i suoi sospetti.

 

Sospirando, Artie osserva per qualche istante la ragazza. Sta pensando se parlare o no, potrebbe scommetterci la macchina che non ha che è così.

“D’accordo” si arrende alla fine  lui. “Mi ha chiesto di scrivere degli articoli contro quel sito che sta distruggendo le Cheerios”

 

Blaine apre la bocca per parlare ma si ferma subito, concentrandosi in maniera concitata sul suo cellulare che ha iniziato a vibrare sul tavolo.

 

“Credo che sia più o meno come cercare di spegnere un incendio con un bicchiere d’acqua” scherza Sugar, facendo sorridere Artie.

 

“Parli come Anderson, ora?”

 

Fa finta di ridere, prendendo in realtà tempo per capire se possa spingersi oltre.

Ha bisogno di qualche conferma circa l’identità del o degli ideatori del sito sul McKinley, visto che brancola ancora nel buio e la cosa, è innegabile, le dà parecchio fastidio.

“Chi credi che ci sia dietro?”

 

“Quinn Fabray?”

 

“No, non penso. Ha sempre avuto il suo stile nonostante tutto e tutti. Ed è opposto a quello che usa quel sito”

Sono le esatte parole che ha detto a Santana quando le ha parlato dei suoi sospetti. Forse ha un ruolo, questo potrebbe essere visto che è andata a cercare la latina per proporle proprio una cosa del genere.

Per lei, però, potrebbe essere solo una semplice informatrice.

 

Ha dei sospetti di cui non ha parlato nemmeno a Santana perché non sa che reazione potrebbe avere. Qualcuno di abbastanza in alto per essere protetto da eventuali rappresaglie e di abbastanza piazzato nei posti giusti da sapere certe cose. Brittany Pierce, ad esempio.

 

“Però è strano che quel sito abbia aperto proprio dopo che il preside l’ha espulsa dal giornalino” ribatte Artie con fare ovvio.

 

“Come è strano che abbia ripreso comunque a scrivere il suo Impiccione”

 

“Depistaggio?”

 

“Sembriamo quasi due detective dei polizieschi” ridacchia Sugar, decidendo che ormai il limite è stato superato. Ora sembra veramente sospetta.

Ok, la raccolta d’informazioni non è andata come previsto ma in certe cose la pazienza regna tiranna. In più, sa che la Corcoran si sta muovendo, quindi la faccenda si sta facendo davvero seria.

“Se per caso volessi vederti provare, cosa dovrei fare?” aggiunge in tono incerto, apparendo sicuramente timida ed emozionata agli occhi del ragazzo. Getta un’occhiata a Blaine, intento a messaggiare con la linguina di fuori, segno che è concentrato al massimo su altro. Meglio così.

 

Questa è una di quelle discussioni della cui esistenza non deve essere informato nessuno.

E se c’è una cosa di cui Sugar è sicura è che, per far dimenticare ad un ragazzo qualsiasi cosa detta in precedenza durante una conversazione, basta iniziare a flirtarci, nemmeno troppo pesantemente.

Magia? No, ormoni adolescenziali maschili.

 

Mi piace un sacco come ti muovi

 

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Poche settimane fa non avrebbe mai pensato di finire ad osservare le prove delle Cheerios dagli spalti del campo di football. Con un sorriso immenso dipinto sulle labbra, tra l’altro.

 

Prima, quando Rachel era solo una delle cheerleader alla base della piramide, mentre aspettava che finisse l’allenamento per accompagnarla a casa, lei faceva altro. Scriveva, incontrava persone per i suoi articoli, andava nell’aula d’informatica per stamparli. Qualsiasi cosa, persino farsi correre dietro da quei misogini bastardi dei Titans, piuttosto che rimanere lì a guardare l’umiliazione pubblica della sua migliore amica.

 

Ora, però, il mondo è andato sottosopra.

Lei è lì, Rachel è diventata la solista delle Cheerios e le altre ragazze, nonostante i suoi timori, sembrano averlo accettato. Forse il fatto che abbia la voce migliore anche di ogni ragazza e ragazzo del Glee club ha aiutato.

 

 

“Ti piace la Corcoran?”

 

Quinn sobbalza per lo spavento, voltandosi destramente sorpresa verso la fonte di quella voce.

Santana Lopez le sorride nella sua maniera maligna, seduta a qualche seggiolino di distanza da lei ed intenta ad indicare con dei cenni espliciti del capo il centro del campo.

 

“Non che mi interessi veramente” si precipita ad aggiungere, forse per via dell’espressione stralunata di Quinn. “Ma, sai, mi serve un buon modo per rompere il ghiaccio visto che l’ultima volta che abbiamo parlato mi hai colpita con una sberla devastante”

 

Oh, quella volta. Prima d’allora non aveva mai schiaffeggiato nessuno, nonostante avesse avuto parecchie altre occasioni in cui si era riuscita a fermarsi solo all’ultimo.

C’è evidentemente qualcosa in quella Skank che le fa salire la rabbia più in fretta delle altre persone. Ora, ripensandoci, non va molto fiera del suo gesto.

“Mi dispiace”

 

“Oh, non farlo. Se me ne avessero dati di più quando me lo meritavo, probabilmente ora non sarei così” mormora in modo criptico, facendo inarcare un sopracciglio a Quinn. “Quindi? Ti piace Rachel?”

 

Strane persone, strane domande, dice un detto.

“Credo che sia la persona migliore di questo posto. Perciò sì, mi piace molto”

 

“Perdonami, ho scoperto recentemente di essere poco chiara” fa ironica Santana, sostenendo la testa con una mano per guardare Quinn direttamente negli occhi. “Sei innamorata di quel barattolo da caffè con il naso di Mr. Potato appiccicato sopra?”

 

“Non sono fatti tuoi” digrigna i denti e stringe i pugni, pronta a farle ingoiare quegli insulti nel caso provi a farne ancora. “Ma ti posso dire questo: le voglio incredibilmente bene. E non accetto che la si prenda in giro”

 

“Chiedevo, non c’è bisogno di scaldarsi tanto” ridacchia Santana, facendola innervosire di più se possibile. “Sai, non sei per niente male” scherza, facendole l’occhiolino.

 

“Mi spiace darti questa delusione, ma non lo sono”

 

Santana fa uno strano sorriso complice, limitandosi ad avvicinarsi in modo da mettersi a sedere nel sedile vicino a quello in cui si trova Quinn.

“Ora direi di passare alle cose serie. Ti va?” mormora a bassa voce, dopo aver data un’occhiata in giro.  

 

“Se proprio insisti” risponde nervosamente la bionda, sentendosi ancora più a disagio.

 

“Tu mi hai chiesto, quella volta in bagno, se volevo unirmi a te in un misterioso progetto. Poco dopo nasce un sito che ha lo stesso scopo di cui mi hai parlato tu. Credi nelle coincidenze, Quinn?”

 

Male. Molto male. Questo non se lo aspettava proprio.

Che fare? Dire una balla, dire una mezza verità o sputtanare Mike? In fondo, per quanto non abbia apprezzato il modo, è riuscito a fare quello che lei stessa si era prefissata come obiettivo.

“Anche se fosse, ormai non ha più importanza” farfuglia prendendola alla larga, sperando ardentemente che Santana sia solo incuriosita e non veramente interessata alla cosa.

 

“Io credo che ne abbia, invece”

 

“Perché queste domande?” sbotta Quinn, sentendosi costretta all’angolo. “Cosa te ne frega?”

 

“Voglio sapere cosa sta succedendo. Chi ha detronizzato la Rose, chi ha messo al suo posto la Cohen-Chang, chi ha fatto quel sito e perché” elenca contando con le dita con le labbra strette in un ghigno. “Come mai all’improvviso Rachel Corcoran sia diventata una star”

 

Da qualunque angolazione la si guardi, lei è colpevole. Se ne è resa conto dopo le parole di Mike e ogni volta che qualcuno tira fuori l’argomento con lei emergono sempre nuove prove del suo coinvolgimento.

“Già … chi mai vorrebbe dare a Rachel un posto al sole a parte me?”

 

“Esatto” annuisce Santana, accavallando le gambe mentre prende una sigaretta dalla tasca. “Tutti qui dentro sono convinti che ci sia tu dietro a quel sito. Tranne me, ovviamente” mente, anche se questo Quinn non lo può sapere. “E quando avranno bisogno di un capro espiatorio a cui accollare il conto di quel macello che sta capitando, indovina chi useranno?”

 

“La faccenda ha già raggiunto il suo picco, non ci saranno altri casini”

È davvero così? Non lo sa. Da quando ha detto a Mike di lasciarla fuori, lui l’ha presa davvero in parola. Non le manda più sms, la ignora per i corridoi. E se da un lato la cosa non può che farle piacere, dall’altro invece le mette addosso una strana agitazione.

 

“Dici? Te lo auguro. Perché la Corcoran … non la tua, la madre … si è messa in caccia, lo so da fonti certe. Per ora solo tramite il giornalino, ma non credo che passerà molto tempo prima che decida di scatenarti contro i giocatori di football”

 

“Credo che ci voglia più di qualche sospetto per accusare qualcuno” mormora Quinn, anche se non ci crede nemmeno un po’.

 

“Ti propongo un patto” le fa Santana dopo una risatina. “Tu mi dici chi c’è dietro questa storia ed io, in cambio, ti garantisco che nessuno oserà alzare un solo bicchiere di granita su di te”

 

Quinn apre la bocca, chiudendola subito dopo. Sembra una trappola e, cazzo, è così stanca di tutti questi trucchetti, patti e sotterfugi.

“Addirittura? Satana Lopez mi farà da angelo custode?” tenta con evidente sarcasmo.

 

“Hai presente chi siamo noi Skank? Hai presente chi sono io?”  

C’è un lampo di sicurezza e ferocia nelle iridi scure della latina che Quinn non può proprio ignorare. Loro sono intoccabili, non certo per la loro posizione nella piramide sociale. Lo sono perché nessuno vorrebbe mettersele contro.

 

È quasi tentata di accettare ma …

“Come faccio a sapere che la Corcoran sta veramente per mettersi in caccia. E che sta davvero per puntare me?”

 

“Tra qualche giorno uscirà sicuramente la seconda copia del nuovo giornalino scolastico. Se quello che dico è vero, ci saranno solo articoli che sottolineano la pericolosità di quel sito” le spiega con assoluta tranquillità Santana, accendendosi finalmente la sigaretta.

“Se così sarà … beh, sai dove trovarmi

 

 Sarà la stanchezza della situazione in cui si è ficcata da sola, sarà la voglia di uscire del tutto senza più doverci finire in mezzo o sarà semplicemente la sicurezza delle sue parole, ma alla fine non riesce a tacere.

“Santana, aspetta un secondo”

 

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Uno dei più grandi pregi di Blaine, nonché uno dei motivi principali per cui prova un sentimento così forte per lui, è la sua estrema dolcezza.

La ritrova nel suo carattere, tanto per cominciare, nei suoi gesti, nel modo in cui gli parla e nei suoi messaggi. Ed anche nei baci, sì. Sono soffici, delicati e morbidi come le sue labbra.

 

Ecco, essendo il suo primo ragazzo, non ha molti altri termini di paragone –eccezion fatta per un accidentale bacio a stampo con Brittany durante il loro secondo anno-, eppure Kurt è piuttosto sicuro che quello di Blaine è il modo in cui gli piace essere baciato.

 

In questo momento, però, mentre sono avvinghiati nel letto di Kurt, questa certezza sta venendo meno.

Perché Blaine si è tolto i vestiti praticamente ancor prima di entrare nella sua camera e lo sta baciando con foga e desiderio, cosa che non gli sta affatto dispiacendo.

Certo, un mutamento così improvviso sembrerebbe vagamente sospetto. Ma questa è una di quelle situazioni in cui bisogna fregarsene e fare finta di niente, no?

 

No. Per questo si odia un poco quando, dopo avergli afferrato il viso tra le mani, lo allontana per trovare la risposta ai suoi quesiti.

“Come mai … mm … questa foga?” farfuglia Kurt, mordendosi le labbra mentre prova con tutto sé stesso a tenere a distanza un sempre più confuso Blaine.

“N-non che mi dispiaccia, eh, ma … mm … come mai?”

 

Il leader del Glee gli rivolge un sorriso radioso, prima di rotolare fuori dall’intreccio di gambe e sdraiarsi di schiena sul letto. Sembra molto divertito.

“Ho passato tutta la pausa pranzo a vedere Sugar Motta flirtare con Artie”

 

“Come sei arrivato da quel momento a questo?” inarca un sopracciglio Kurt, dubbioso, appoggiandosi su un fianco mentre con la mano muove i ricci mori del ragazzo.

 

“Credo sia per …” indugia un attimo Blaine, specchiandosi negli occhi azzurri di Kurt “… autoaffermazione?”

 

Scoppia a ridere immediatamente, crollando sul corpo del suo ragazzo per via del precario equilibrio. Solleva piano la testa giusto per incrociare l’espressione incerta di Blaine che, comunque, sta sorridendo di rimando.

“Che carino che sei quando cerchi di imparare termini nuovi”

 

“… ehi!” esclama, fintamente arrabbiato, scrollandoselo di dosso. “Va a quel paese, Kurt” gli dice sorridendo, gli occhi color miele che lo fissano incantati.

 

Kurt si rimette su un fianco, allungando la mano per stringere quella che Blaine ha già avvicinato al suo corpo. Sin incontrano a metà, come sempre, ed intrecciano le dita senza sentire il bisogno di dire o fare nulla.

 

È questa l’unica cosa che vorrebbe di più Kurt dalla sua vita. La possibilità di essere spontaneo con Blaine anche in pubblico, di poter godersi la loro intimità senza il terrore di essere scoperti.

 

Ed è a questo che si riconduce la sua paura più grande. Non l’essere giudicato dalle persone o dai suoi compagni di scuola, non il poter essere preso di mira dai suoi compagni Titans.

A lui, di questo, importa il giusto. Anche perché tra un anno sarà al college, New York se sarà abbastanza fortunato, e non è così ipocrita da dire che questo non influisca.

Il problema vero è un altro, cioè …

 

Scatta a sedere con la velocità di Flash quando un paio di colpi di clacson squarciano il silenzio della camera.

Oh no” mormora, spaventato, correndo alla finestra. “Oh no! Oh no!” ripete con tono sempre più acuto e terrorizzato, infilandosi le mani nei capelli per la disperazione

 

“Che succede?”

 

Si volta verso Blaine, fissandolo con gli occhi spiritati.

“Papà è tornato” farfuglia, rabbrividendo al solo pensiero. Afferra da terra la maglietta che il suo ricciolino gli ha sfilato pochi minuti fa lanciandola via e la infila rapidamente, addosso ancora lo sguardo perplesso di Blaine.

“Fortunatamente di solito passa a salutare Maggie”

 

Quindi? Non capisco” mormora imbronciandosi mentre si mette a sedere sul letto. “ Di solito sei contento quando torna da Washington”

 

Kurt chiude gli occhi e conta mentalmente fino a cinque, recitando a memoria i perché non gli ha ancora spaccato un comodino in testa.

“Cosa fa un adolescente quando ha la casa libera?” chiede retoricamente, ruotando gli occhi al cielo. “Vestiti, per favore” gli intima, rendendosi conto che l’altro è ancora in boxer.

 

“Uhm …” mormora, assorto, allungandosi sul letto per afferrare i pantaloni “… quello che stavamo facendo noi?”

 

“E io, tecnicamente, con chi dovrei farlo?”

 

“Brittany!”

 

“Non è un quiz a premi” sibila Kurt, abbastanza furente, continuando ad osservare nervosamente fuori dalla finestra. “E vestiti, maledizione!” sbotta, voltandosi verso Blaine e trovandolo intento a controllare l’orlo dei pantaloni.

“Dovrei essere con Brittany in questo momento. E dov’è?”

 

“A meno che non sia nascosta in un armadio-”

 

“Blaine” lo zittisce, usando un tono così calmo da fargli gelare il sangue nelle vene.

“Siamo sull’orlo di una catastrofe, non puoi diventare improvvisamente un umorista in un momento come questo”

 

“Ci sono mille motivi per cui due ragazzi si trovano a casa da soli” mormora Blaine in tono lamentoso, infilando i calzini e poi i pantaloni.

 

“Mio padre ha un fucile e nessuna paura di usarlo, perciò se hai in mente qualcosa è meglio che tu la tiri fuori subito”

 

“Oh” deglutisce a fatica il leader del Glee, scattando velocemente a raccogliere scarpe, maglietta e papillon. “Videogame?”

 

“Vedi console in questa camera oppure mi hai mai visto con un joystick in mano?” chiede, ancora una volta retoricamente, gettando un’altra occhiata all’esterno. Vede il Suv di suo padre spuntare, segno che è già andato a salutare Maggie, la signora che vive nella piccola villetta di fianco alla sua e che si occupa di lui quando il signor Hummel è a Washington.

 

“Compiti!” esclama all’improvviso Blaine.

 

“Compiti?” mormora schifato Kurt, prima di iniziare a valutare seriamente la cosa. “Compiti …” ripete, prima di lanciarsi sul ragazzo e lasciargli un rapido bacio a stampo sulle labbra “… sei un genio, Blaine”

 

Lo aiuta ad infilare le braccia nella maglietta prima di fiondarsi verso il suo zaino per estrarre un libro a caso ed un paio di quaderni, aprendoli sopra la scrivania.

 

Ha appena spostato una pila di riviste da un pouf indaco per usarlo come seconda sedia quando il vocione di suo padre fa capolino dal piano di sotto.

“Kurt! Sono a casa!”

 

Kurt si guarda intorno per controllare che non ci sia niente che non vada. Dà una rapida sistemata alle lenzuolo poi, soddisfatto, apre la porta della camera per rispondergli.

“Di sopra, papà! Sto studiando con un amico!”

 

Dà un’occhiata rapida alle sue spalle, notando Blaine, seduto sul pouf, intento a sfogliare davvero i libri. Un sorrisetto orgoglioso gli si dipinge sulle labbra.

 

“Figliolo”

Si trova stritolato nell’abbraccio di suo padre prima di rendersene conto. Lo ricambia con forza, appoggiandogli la testa al centro del petto. Hanno un legame profondo che gli incarichi politici di suo padre non sono riusciti minimamente a scalfire.

“Ero stanco e ho deciso di tornare a casa prima. Volevo farti una sorpresa”

 

“Sono molto contento che tu sia qui” ammette in tutta sincerità, ricevendo un paio di pacche sulle spalle mentre si allontana. “Papà, lui è Blaine, un mio compagno di scuola”

 

Blaine è già in piedi e si avvicina con la mano pronta per stringere quella del padre di Kurt. Per qualche ignoto –ma meraviglioso- motivo ha scelto di non mettersi il papillon.

A giudicare dal modo in cui suo papà lo studia, però, deve trovare la sua maglietta aderente e i suoi pantaloni con il risvolto alla caviglia comunque bizzarro.

 

“Burt Hummel” mormora asciutto, continuando a studiarlo. Come fa sempre con ogni persona, si ricorda mentalmente Kurt per non dare di matto.

 

“Blaine Anderson. Piacere di conoscerla”

 

“Sei anche tu nella squadra di football?” gli chiede l’uomo, incuriosito, facendo sbiancare Kurt.

 

“Oh, no signore” sorride Blaine, scuotendo il capo un paio di volte.

 

“Chiamami Burt”

 

“Burt, d’accordo. Purtroppo non ho per niente il fisico per giocare in nessun ruolo e sono troppo lento per fare il wide receiver” spiega con grande tranquillità, facendo sfoggio di una cultura sportiva ignota a Kurt fino a pochi istanti fa.

“Avrei provato per il ruolo di kicker, peccato che sia irraggiungibile”

 

“Simpatico” ridacchia Burt –sì, ridacchia- rivolgendosi poi a Kurt. “Cosa stavate studiando?”

 

“Lo stavo aiutando con … uhm … francese” balbetta appena, sperando di non risultare eccessivamente nervoso.

 

“Già, sono negato per quelle cose” s’intromette Blaine. “Me la cavo meglio in chimica, però, e perciò in quello gli do una mano io”

 

“Uno scambio equivalente, ottima mossa” annuisce Burt, appoggiando poi una mano sulla spalla del figlio. “Maggie e Ed vengono a cena qui, stasera, con i marmocchi. Potresti invitare anche la tua …” indugia, sforzandosi di ricordare “… Brittany” 

 

Prima di rispondere, Kurt getta una rapida occhiata a Blaine, assicurandosi che non se la sia presa.

“Glielo chiederò subito” mormora dopo aver notato come il suo vero ragazzo stia ancora sorridendo.

 

“Dille per le otto e trenta. Ora vado a farmi un bel bagno rigenerante” afferma con tono improvvisamente stanco, allentando il nodo della cravatta. “Blaine, è stato un piacere”

 

“Anche per me, Burt” lo saluta calorosamente Blaine, senza smettere per un secondo di sorridere.

 

Solo quando suo padre inizia a far scorrere l’acqua e chiude la porta del bagno, Kurt sente il nervosismo e la tensione accumulato in cinque minuti infernali scivolargli addosso.

“Da quando sei un appassionato di football?”

 

“Vengo a vedere tutte le tue partite, un minimo mi sono dovuto informare” spiega con semplicità, rivolgendogli ancora un sorriso enorme.

 

“Si può sapere che hai da sorridere così?”

 

“Genitori che arrivano a casa e quasi beccano i figli in atteggiamenti compromettenti” spiega divertito. “Abbiamo vissuto il più classico dei cliché delle coppie adolescenziali. Non sei contento?”

 

Kurt gli dona un sorriso ed un bacio rapido sulle labbra.

Certe volte è sicuro che, anche solo per quanto ha fatto e sta facendo ancora per lui, Blaine meriterebbe una relazione alla luce del sole.

Il problema, però, rimane. Non può fare a suo padre una cosa del genere. Non può offrire ai suoi rivali politici un’occasione per usarlo contro di lui. Gli vuole troppo bene per farlo.

Per il momento, può andare bene anche così.

 

“Dai, andiamo a far finta di aiutarci a vicenda con i compiti”

 

 

 

 

 

 

 

 

Note dell’autore:

 

In ritardo, tanto per non essere banali. Ok, facciamo così: io non fisso più una data, altrimenti capitano sempre mille sfighe. D’ora in poi quando arriva il capitolo, arriva :)

A proposito di aggiornamento, ringrazio coloro che hanno letto lo scorso capitolo, chi ha lasciato un commento per dirmi le proprie impressioni e coloro che hanno messo la storia tra le seguite. Me molto stupito e contento.

 

Sul capitolo in sé non ho molto da dire. Abbiamo conosciuto un po’ meglio Shelby e il ‘what if’ di Rachel e abbiamo conosciuto a grandi linee il ‘what if’ di Kurt.

Fatemi sapere cosa ne pensate.

 

In più, nella prima parte, quella in cui Holly e Figgins parlano, il preside ad un certo punto dice che non è il caso di tirare fuori problemi di privacy in un momento come questo.

Il riferimento è al casino che è scoppiato negli USA con le dichiarazioni di Edward Snowden, un ex membro di diversi gruppi di intelligence che ha denunciato diversi ‘attentati’ del governo alla Privacy dei cittadini con controlli sui computer, intercettazioni, etc. Se non sapete di cosa parlo, vi consiglio di darci un’occhiata ;)

 

Il sito e il perno della trama sembrano momentaneamente in standby ed in parte è così. Mi sto concentrando più sui personaggi, ma non fatevi ingannare: il meccanismo è sempre in moto e qua e là ho disseminato qualche indizio.

 

Se per caso tra voi lettrici e lettori si annida qualche fan di Kurt e Blaine, sappiate che, se per caso la loro parte vi ha fatto schifo, mi dispiace. Mi sono trovato nella bellissima situazione di dover introdurre Burt e di non avere altro modo per farlo. Spero non sia troppo orribile, ci ho messo tanto impegno :)

 

Alla prossima, che mi auguro sia prima del 20. Altrimenti se ne riparlerà per i primi di Settembre.

 

Per questo motivo, ho deciso di mettervi qualche anticipazione del prossimo capitolo:

-Marley alle prese con la sua nuova realtà;

-I Titans in azione per la prima volta;

-Santana incontrerà una persona per un confronto.

 

Grazie per essere giunti fin qui!

Pace. 

  
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