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Autore: keatonssoul    16/08/2013    2 recensioni
Destiny Edwards ha 18 anni ed è la ragazza più popolare della scuola, un giorno però arriva un certo Liam Payne che sconvolge letteralmente tutta la sua vita.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Liam Payne
Note: OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Quella giornata passò velocemente e la sera arrivò in un soffio.
Dopo cena mi buttai sul letto cercando di scacciare i pensieri che mi tormentavano.
L’indomani tutti avrebbero guardato solo me e David e sarei dovuta essere perfetta.
Ti vedrà anche Liam, come reagirà?
Non potevo saperlo, ma di sicuro potevo immaginarlo.
 
La solita musichetta snervante usciva dal cellulare per avvisarmi che un nuovo terribile giorno mi aspettava.
Presi l’aggeggio e la interruppi, poi notai l’icona dei messaggi in alto.
La cliccai e mi uscirono una ventina di messaggi di auguri da mezza scuola.
Scorrendo notai un numero sconosciuto così aprii il messaggio.
Buon onomastico.
-Liam
Davvero aveva avuto il coraggio di farmi gli auguri?
Magari in fondo mi aveva perdonata.
Che dici, lui ti odia.
L’ha fatto solo perché è un ragazzo gentile.
Mi alzai svogliatamente e mi diressi verso il bagno.
Dal corridoio diedi un’occhiata nella camera di mio fratello.
La porta era socchiusa e mi permise di vederlo disteso nel letto con la musica nelle orecchie e le lacrime negli occhi.
Era circondato dall’oscurità della camera.
L’unica luce che filtrava era quella del corridoio.
Vederlo così mi distruggeva così decisi di entrare.
Venni investita da un tremendo odore di chiuso e mi sentii svenire.
Fortunatamente riuscii ad appoggiarmi alla scrivania.
Io:-Michael..-
Non ricevetti alcuna risposta.
Mi avvicinai al letto ormai circondato da fazzoletti e mi sedetti vicino a mio fratello, lui si tolse una cuffietta in cenno di ascolto e spostò gli occhi su di me.
Aveva un’espressione vuota.
Io:-Mike ti prego vieni a scuola con me-
Michael:-No-
Io:-Lo so che sei triste per quello che ha fatto papà ma non puoi stare qui a marcire-
Michael:-Io l’ho visto Des, non riesco ancora a scacciare quell’immagine dalla testa-
Io:-Lo sapevamo già che papà era fatto così, e io lo sapevo meglio di te.. Però quel che è stato è stato, e ora anche mamma l’ha capito-
Michael:-La mamma per colpa sua ha iniziato a bere.. E io so anche cosa fa quando esce la notte-
Il suo sguardo si perse nel nulla e le sue guancie iniziarono a rigarsi di lacrime.
Io:-Posso immaginarlo anche io Mike, non sono stupida-
Michael:-Tu l’hai mai seguita? No. Tu l’hai mai vista? No. Quindi non puoi immaginare-
Io:-Tu hai visto troppe cose Micheal-
Michael:-Lo so, però non posso dimenticarle-
L’unica cosa che mi sentii di fare fu accarezzagli la guancia e abbracciarlo forte.
Lui aveva tre anni in meno di me ed era molto più emotivo.
Il vedere papà con quella donna quella notte lo aveva distrutto psicologicamente.
Mi alzai dal suo letto ed uscii dalla camera.
Entrai nel bagno e mi guardai allo specchio, non riuscivo più a riconoscermi.
Non era possibile che un ragazzo completamente sconosciuto mi avesse ridotta così.
Destiny Edwards non poteva rimanere con le mani in mano.
Dovevo risolvere quella situazione.
Dovevo parlare con Liam una volta per tutte.
 
Mi sciacquai il viso con acqua fresca poi, dopo essermi lavata i denti, levai il trucco ormai colato e mi misi un leggero strato di eyeliner nero sulla palpebra, risaltando così i miei occhi azzurri pieni di sfumature gialle.
I miei occhi erano la parte che amavo di più del mio corpo, erano diversi dai soliti occhi marroni, verdi o azzurri della scuola.
E la cosa che amavo di più era che mi rappresentavano esattamente, una ragazza diversa dagli altri.
Una ragazza che andava oltre il pensiero monotono della società, che pensava di testa propria.
Peccato che questo mi aveva portata alla rovina, pensando troppo scavavo fin in fondo alle cose e sfortunatamente anche ai problemi che avevo.
E questi si ritorcevano contro di me investendomi completamente e, non essendo una ragazza forte, finivo sempre con il crollare.
Avevo provato tante volte a cambiare durante la mia infanzia e il cambiamento, anche se non si poteva considerare tale, lo ebbi al liceo quando iniziai ad indossare la mia maschera.
Il mio flusso di pensieri venne interrotto dal suono della voce di mia madre che mi chiamava dalla cucina.
Mamma:-Tesoro scendi che sei in ritardo!-
Non capivo cosa intendeva lei per ritardo ma, contando che la campanella sarebbe suonata tra tre quarti d’ora e che la scuola distava si e no cinque minuti da casa mia, io non mi consideravo in ritardo.
Io:-Mi vesto e arrivo mamma!-
E così feci, andai in camera mia e rimasi quasi dieci minuti davanti all’armadio in cerca di qualche capo decente.
Alla fine mi infilai dei pantaloni da tuta della Frankie Garage neri con la scritta bianca, una canotta grigia e le nike dello stesso colore della canotta, mia madre era una di quelle donne che esagerano sempre e ogni giorno tornavo a casa trovandomi un paio di scarpe o dei pantaloni nuovi ad aspettarmi sul letto.
Questa cosa non mi dispiaceva affatto però a me bastava la roba che avevo, senza dover sempre comprare un armadio ogni volta più grande.
Mi spazzolai i capelli castani e misi un paio di occhiali neri di D&G a mo’ di cerchietto, pronti ad essere utilizzati appena fuori di casa.
Scesi le scale con la tracolla su una spalla e raggiungi mia madre in cucina.
Mamma:-Buongiorno splendore, dormito bene?-
Io:-Non è stata una delle mie notti migliori ma diciamo di si, tu invece?-
Mentre mi fissava bere la mia spremuta di arancia abbassò lo sguardo e mi parlò con voce tremante.
Mamma:-Si, ho dormito bene..-
Non mi convinceva per niente ma non osai chiedere altro.
Una volta finita la bevanda da lei preparata mi alzai e le diedi un bacio sulla guancia, come per uscire da quella conversazione diventata leggermente tesa.
Mamma:-Buona giornata, ricordati che non torno per cena.. Ce la fai a preparare tu da mangiare?-
Io:-Contando che sono maggiorenne e che mi capita molto spesso direi di si, cerca di non stancarti troppo al lavoro.. Ciao-
Le sorrisi leggermente e lei ricambiò un sorriso sforzato.
Non riuscivo a vederla così ma non avevo nemmeno il coraggio di andare a fondo della faccenda.
Esatto, per la prima volta Destiny Edwards non riusciva ad arrivare al fondo di qualcosa.
Scacciai di mente quel pensiero ed uscii di casa, non mi importava se mancavano ancora venti minuti.
Volevo solo uscire, mettere un paio di cuffiette e non pensare a nulla.
La cosa però non mi riuscì.
Avevo un pensiero fisso in testa che mi tormentava dalla mattina fino alla sera.
Liam.
Stavo cercando un modo per chiarire ma ogni volta che lo trovavo mi tornavano in mente le sue lacrime e pensavo che l’avrei fatto soffrire quindi ripartivo da capo.
Poi capii cosa dovevo fare.
Dovevo semplicemente essere me stessa, la Destiny che lo aveva aiutato il giorno prima, quella senza maschera.
Arrivai a scuola un quarto d’ora prima del suono della campanella, così mi sedetti su una panchina in cortile aspettando lui.
Dopo circa dieci minuti arrivarono tutti ma di lui nemmeno l’ombra.
Liam dove sei?
Rinunciai ad aspettarlo quando si avvicinarono Tracy e Stacy insieme a David, Ivan, Mark e i loro stupidi amici.
Stacy:-Ciao Des-
Io:-Hei-
Tracy:-Che ci fai qui tutta sola?-
Io:-Sono arrivata un po’ prima.. Non avevo visto l’ora-
Buttai lì una scusa plausibile, non volevo di certo dirle che nella mia testa c’erano mille pensieri su Liam.
David si fece largo in mezzo a tutti e si sedette vicino a me prendendomi la mano, gesto alquanto strano dato che la sua tenerezza era scomparsa da un bel po’.
David:-Andate via dal cazzo, questo è il nostro giorno e voglio passarlo da solo con la mia ragazza-
Tutti ci guardarono maliziosamente e poi si allontanarono parlottando tra di loro.
Io:-Come mai tutta questa gentilezza?-
David:-Ti sembra strano che un ragazzo voglia essere tenero con la propria ragazza?-
Io:-No ma da quando frequenti Mark la tua ragazza è passata un po’ in secondo ruolo, o mi sbaglio?-
David:-Che c’è, sei gelosa? Tranquilla, non sono ancora diventato frocio-
Io:-Lo sai che non intendevo quello-
David:-Dai dolcezza, smettila di farti tutte queste seghe mentali-
Io:-Non mi faccio seghe mentali, guardo solo la realtà-
David:-Des vuoi rovinare questa giornata? Perché ci stai riuscendo alla grande-
Io:-Non voglio rovinarla, voglio solo farti capire che non puoi fare il ragazzo dolce solamente ogni tanto.. Che fine ha fatto il David che conoscevo io un anno fa?-
David:-C’è sempre stato, ma forse sei troppo presa a cagare gli altri e non me-
Io:-Non sono io quella che si fa prima di venire a scuola per poi chiamare la propria ragazza troietta-
David:-Avanti, è stata solo una volta..-
Io:-Si ma non ho gradito molto la cosa-
La conversazione andava di male in peggio, e quando pensai che non poteva andare peggio David tirò fuori un tasto che mi fece bloccare il cuore in gola.
David:-Bene, allora perché non vai dal tuo Payne? Magari lui riesce a farti sentire una Dea non credi?-
Detto ciò si alzò e se ne andò lasciandomi lì con gli occhi lucidi.
Avevo perso entrambi.
Ero rimasta sola.
Mentre pensavo non mi accorsi che nel cortile non c’era più nessuno ma il suono della campanella invase la mia mente riportandola alla realtà.
Mi alzai e corsi dentro, raggiunsi il solito armadietto e dopo aver preso i libri di astronomia feci uno scatto fino all’aula del corso interessato.
Mi scusai con il professore che aveva già iniziato a fare l’appello e mi sedetti al mio solito posto ritrovandomi vicino una Marie irritata per colpa della sua migliore amica che, come mi aveva detto, le aveva rubato il ragazzo.
Le dissi soltanto che la cosa mi dispiaceva anche se, sinceramente, non mi importava nemmeno un po’.
Durante il resto dell’ora guardai fuori dalla finestra sperando di vederlo correre nell’edificio.
Ma non fu così.
Mr Brown:-Allora Edwards, vedo che siamo tra le nuvole oggi-
Non feci caso alla battutina del professore e mi limitai ad abbassare lo sguardo.
Mr Brown:-Vuole renderci partecipi di cosa le frulla nella testa?-
La cosa che odiavo di più del signor Brown era che non si faceva mai gli affari suoi e, dopo aver sospirato per la rabbia, gli lanciai un’occhiataccia al quale rispose con un ghigno soddisfatto, come se i suoi piani stessero andando per il verso giusto.
Mr Brown:-Coraggio Edwards, non faccia la timida-
I miei nervi stavano raggiungendo il limite così gli risposi fredda e ironica.
Io:-Non mi sembra che io passi il mio tempo a chiedere a lei cosa pensa tutto il giorno, quindi non capisco cosa la porti a domandarlo a me-
Il suo finto sorriso, se possibile, si fece ancora più grande sfoggiando i denti gialli e storti.
Mr Brown:-La differenza è che io sono un professore, e che lei non è attenta alla mia lezione. Quindi mi chiedevo cosa le passa per la testa di così importante per distrarla dallo studio delle comete-
Un’altra cosa che odiavo di lui era la sua capacità di rigirare la situazione a suo piacimento.
Peccato per lui che anche io ne ero capace.
Io:-Niente che le possa interessare e che possa interessare alla classe. E ritengo che un semplice ‘Edwards’ basti per attirare la mia attenzione, senza il bisogno di chiedere cose personali. Non crede anche lei?-
Il professore si zittì subito e rivolse l’attenzione al resto della classe.
Mr Brown:-Bene.. Per la prossima settimana voglio che vi studiate tutto il capitolo, faremo un piccolo test che valuterò-
Poi la campanella suonò precisa come non mai e la classe si alzò creando un baccano pazzesco.
Io fui l’ultima ad uscire e il professore ne approfittò per richiamarmi da lui.
Mr Brown:-Edwards stiamo facendo un po’ gli sfacciati non crede? Forse dovrebbe calmarsi se non vuole perdere l’anno-
Io annuii ed uscii dalla classe lasciandomi quelle parole alle spalle, avevo già troppi problemi per badare a un professore rincoglionito che ha sempre voluto bocciarmi, fin da quando avevo messo piede nella sua aula.
 
Tutti gli occhi della scuola erano puntati su di me, dopotutto ero la ‘star’ della giornata.
Ogni persona che incontravo mi salutava e di tanto in tanto qualcuno accennava un ‘auguri Destiny’ ma non ci facevo caso.
Volevo solo trovare lui.
Camminavo per i corridoi pieni di alunni in cerca dei propri armadietti per prendere i libri dell’ora successiva, ma di Liam nessuna traccia.
Arrivai allo sportello numero 79 e appena lo aprii per prendere il quaderno di scrittura sentii una mano poggiarsi sul mio fianco.
Mi voltai di scatto e dietro di me trovai David con un sorriso stranamente sincero stampato in faccia.
Io:-Hei-
David:-Scusa per come mi sono comportato prima Des-
Abbassai lo sguardo imbarazzata.
Io:-Oh, non importa dai-
Poi sentii delle dita prendermi delicatamente il mento e sollevarmi il viso.
I suoi occhi erano a pochi centimetri da me.
Quegli occhi maledettamente simili a quelli di Liam Payne.
Spostò lo sguardo sulle mie labbra e dopo essersi morso il labbro inferiore mi baciò.
Ma non era un bacio violento come i soliti, era un bacio dolce e ricco di sentimenti.
Era il bacio che avevo tanto aspettato e che finalmente avevo ottenuto.
Quando fece scontrare le nostre lingue le fece intrecciare lentamente, dimostrandomi tutto l’amore che avevo creduto non provasse più per me.
Liam.
Lo spintone involontario di uno studente in corsa ci fece tornare con i piedi per terra.
In quel momento mi resi conto che la persona che stavo baciando era David e mi meravigliai di me stessa.
Come avevo potuto pensare a Liam in un momento così?
Sorrisi nel vedere il suo sguardo felice.
Io:-Dav, io devo andare.. Ci vediamo dopo-
Gli diedi un veloce bacio a stampo e poi mi diressi verso l’aula di scrittura.
 
Solitamente durante quell’ora ero sempre molto attenta, dato il mio interesse nella materia, ma in quel momento avevo un pensiero fisso che mi tormentava.
Non era solo più Liam come persona ma le sue labbra sulle mie, il suo respiro unito al mio, le possibili carezze, i sorrisi per riprendere fiato.
Sentivo il bisogno di avere tutto quello, sentivo il bisogno di avere Liam.
Destiny, lo conosci da un giorno!
Eh già, lo conoscevo solo da un giorno.
Era impossibile provare tanta attrazione per una persona, ma a quanto pare io ero l’eccezione che confermava la regola.
La mattinata terminò con le due ore di arte e l’ora di strumento.
L’ora di strumento era la mia preferita, perché potevo finalmente suonare.
Suonare era, insieme a scrivere, la cosa che preferivo al mondo.
Il mio strumento era il pianoforte e ogni volta che poggiavo le dita sui tasti freddi sentivo una scarica che mi invadeva il corpo e mi dava un senso di libertà incredibile.
In realtà tutto quello che riguardava l’arte mi emozionava.
Anche solo fare uno schizzo su una tela bianca mi faceva sfogare, mi liberava da ogni pensiero e mi calmava totalmente.
Infatti a pranzo la mia mente era come svuotata e solo dopo aver sentito le parole di Mark a mensa mi accorsi di cosa avevo dimenticato, la gara clandestina.
 

SPAZIO AUTRICE

Innanzi tutto volevo scusarmi per l’immenso ritardo che ho avuto per mettere questo capitolo ma davvero non sapevo cosa scrivere, scusatemi tanto  cc
Poi volevo dirvi che ho apprezzato tanto le 5 recensioni ai primi due capitoli, so che non sono molte ma, contando che è la prima storia che pubblico, mi sento realizzata lol
Parliamo della storia..
Questo capitolo è noioso come la morte, scusateee però volevo farvi capire cosa ronza nella testa di Destiny.
Liam non si vede per un po’ (sia nei capitoli che nella storia) e la povera Des ha bisogno di chiarirsi con lui.
In questo capitolo ho anche aperto una parentesi sulla famiglia di Destiny, perché il fratello è così depresso? Cosa fa la madre di notte? E soprattutto, cosa ha fatto il padre? Ehehe lo scoprirete leggendo uu
Aaah poi ho citato la gara clandestina dove, anticipo, ci sarà un risvolto della storia yeee
Bene per oggi è tutto, spero di riuscire ad aggiornare prima questi giorni ma ho bisogno della musa ispiratrice (?)
Alla prossimaaaa c:
 
-Melany

  
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