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Autore: Juliet97    16/08/2013    2 recensioni
"Ciao.. Io sono Alison, ma puoi chiamarmi Ali!"
-"Ciao, io sono Louis!"
Alison si trasferisce a Doncaster dalla madre da New York, per rifarsi una nuova vita, che a causa della sua 'matrigna' le è stata un po' movimentata. Spera solo, che tornando dalla madre, possa rifarsi una nuova vita.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Passavano i giorni, le settimane, i mesi e di lui neanche l'ombra. Se c'è una cosa che non avevo mai sopportato erano le promesse fatte a muzzo, quelle dette a caso, tu speri che prima o poi vengano mantenute, ma sai che non sarà mai così.Mi ero stufata ormai di aspettarlo, mi ero rifatta piano piano una nuova vita. I ragazzi si erano traferiti tutti qui dopo il diploma, avevano un loro lavoro, e la metà del loro stipendio lo utilizzavano per pagare il mutuo della loro casa perché giustamente non potevano restare tutti a casa di Seth. Mamma e Jason erano arrivati di tanto ormai, ero tornata a vivere con loro e la famiglia di Harry, tutto alla normalità. Da quando Louis se n'era andato erano cambiate tante cose, sembra quasi che aspettasse il momento della sua partenza per cambiare la mia vita nuovamente.
Tho: "Amore, dove la metto questa?"
Thomàs, era il mio nuovo ragazzo da due mesi e mezzo. Non rinfacciavo nulla a Louis ma, almeno lui restava con me, e sapevo che non se ne sarebbe mai andato lasciandomi solo una stupidissima lettera di qualche parolina sdolcinata sul tavolo della cucina. Lo amavo ancora, era impossibile non amare un ragazzo del genere, ma non sapevo se gli avrei mai perdonato di essersene andato senza dire una parola. Thommy aveva trovato una foto mia e di Louis, mi sorprendeva davvero il fatto che non fosse geloso di vedere quell'unica foto mia e di Louis in circolazione, era tranquillo, non mi fece nessuna scenata. 
"Dalla a me, ci penso io!"
Quel piccolo quadretto con all'interno la foto mia e sua lo misi in uno scatolone che avrei dovuto buttare il giorno dopo. Ormai non avevo più motivo di tenerla, lui non c'era, non si era fatto più sentire. Chiusi lo scatolone con uno scotch e lo posai nel salone giù da basso su una sedia. La casa che avevo a Newport era molto più grande di quella a Doncaster, mamma si era data da fare per l'ennesima volta con l'arredo e i piani, amava follemente una casa con tanti piani, io no ma dettagli. 
"Thomàs, oggi esco! Stai con Jason se ti va!"
Tho: "Dove vai di bello?"
"Dai ragazzi, non li vedo da tanto!"
Tho: "Ma.. li hai visti ieri sera..!"
Effettivamente era vero, li avevo visti la sera prima ma non potevo passare un minuto in più senza di loro, erano la mia seconda famiglia. A Thomàs però non andava a genio il fatto che passassi tanto tempo con loro, a volte esageravo lo ammetto, ma non potevo farci niente se a lui stavano antipatici. Scossi il capo con la testa e feci per parlare, ma lui mi fermò. 
Tho: "Va, va da loro, tanto ormai!"
"Sempre la solita storia, basta!"
Dovevo avere anche io degli amici, non solo lui. Uscii dalla casa sbattendo la porta e andando alla macchina, avevo fatto la patente finalmente, e non avrei più violato la legge di andar in giro non patentata. A casa di Zayn c'erano tutti, anche le ragazze. Per quanto rigurdava la storia di Danielle, per loro malgrada sfortuna era rimasta incinta e avrebbe partorito a distanza di settimane, ma Liam era felice, con il suo lavoro e il lavoro di lei se la sarebbero cavata egregiamente, e di questo ero felice. 
"Ciao a tutti!"
Posai le chiavi sul tavolino vicino l'entrata mentremi dirigevo verso il salotto, ma Niall si mise di fronte a me impedendomene l'entrata trionfale di sempre. 
Ni: "C'è un sole oggi, andiamo al mare?"
Si comportava in modo strano, sembrava quasi in difficolà, come se mi stesse nascondendo qualcosa. Cercai di sviarlo, e ce la feci come al solito, Niall non era bravo a tenermi buona, era imbranato su questo. Varcai la soglia del salone e vidi una cosa, o meglio qualcuno di cui non mi aspettavo minimamente la sua presenza in quel momento. Era lui, era tornato. Rividi dopo mesi e mesi i suoi occhioni azzurri, le sue labbra muoversi mentre parlava e scherzava con gli amici. Non si era accorto della mia presenza, come anche il resto del gruppo, solo Niall aveva sentito la mia voce dall'entrata principale. Danielle e Perrie smisero di ridere vedendomi ancora un po' shoccata dalla sua presenza. Lui si accorse poco dopo di me, smise di ridere alzandosi in piedi lentamente, il suo sguardo era fisso sul mio mentre i suoi occhi iniziavano a luccicare, a diventare umidi. Stava per piangere, i suoiocchi erano rossi. Questa volta però decisi di non farmi abbindolare dal suo pianto, sorrisi a tutti, li salutai di nuovo facendo dietro front e uscii da casa Malik correndo alla macchina. Mentre correvo inciampai nel vialetto sbucciandomi il ginocchio come una bambina di due anni che cadeva sui ciottoli sparsi sul terreno, sentivo i miei occhi pizzicare supplicandomi di far uscire le lacrime ormai stanche di star ferme, ma le asciugai prima del tempo, prima che qualcuno mi afferrasse per il braccio per alzarmi. Ero sicura di trovarmi Niall dietro, era sempre lui ad alzarmi quando cadevo, anche in spiaggia, sempre e solo lui mi dava la mano.
"Grazie Niall!"
Dissi quella frase senza nemmeno girarmi, ormai lo davo per scontato che fosse lui, ma questa volta dovetti ricredermi, non era lui. 
Lou: "Non sono Niall!"
Sentii la sua voce vicina a me dopo un sacco di tempo, non dovevo e non potevo piangere, mi era mancata così tanto. Non potevo perdonarlo, non riuscivo era più forte di me. Una persona normale si sarebbe girata, gli sarebbe corsa incontro abbracciondolo e ripetendogli all'orecchio un sacco di volte quanto gli era mancato, io non ci riuscivo. Se lo avessi perdonato che ne sarebbe stato del mio attuale ragazzo? Lo avrei fatto soffrire e non volevo, e l'unica soluzione possibile era dimenticarsi di Louis. Senza perder tempo affrettai il passo senza replicare nulla, ma non me lo permise. Mi girò di scatto prendendomi nuovamente dal bracci e mi strinse a se in un abbraccio, una bbraccio però non ricambiato.
Lou: "Perdonami, ti prego. Per tutto questo tempo non ho fatto altro che pensarti, mi mancavi da morire!"
"In tanti usano questa frase, ma in quanti sarebbero disposti a morire? Tu saresti disposto?"
Lou: "C-come?"
"Non ti mancavo abbastanza allora, e lasciami!"
Mi sedetti sul sedile chiudendo la portiera, feci marcia indietro con l'auto e me ne andai, non so dove ma me ne andai. Andai al solito ristorantesulla spiaggia dove mi vedevo sempre con Greys, sta volta ci trovai Jalissa. Avrei potuto chiarire tranquillamente con lei quell'equivoco di quella volta ma non ero in vena, mi sedetti da sola ad un tavolo ordinando da mangiare. Il cibo mi faceva passare sempre la rabbia, ero consapevole del fatto di non ingrassare quindi ne approfittavo sempre.Mi abbuffai come i maiali, lasciai il conto a mia madre da pagare e mi andai a stendere sul molo in totale tranquillità, non c'era mai nessuno dopo pranzo. La testa riccia di Harry offuscò il cielo azzurro che ero intenta a guardare poco prima che mi interrompesse lui.
Har: "Foreve alone?"
Gli sorrisi, ormai le sue bravate non mi facevano più alcun effetto, avevo imparato a sopportarlo proprio come una sorella deve fare col proprio fratello. Sapeva sempre come farmi sorridere, anche con una sola parola. 
"Si vede?"
Har: "Direi di si bellezza! Che ti prende?"
"Perché è tornato? Spiegamelo, tu che sei il suo migliore amico, Harry io non lo capisco affatto e non lo capirò mai! Viene qui, mi fa la sorpresona che tanto avevo aspettato, e il giorno dopo se ne va lasciandomi un'insulsa letterina di quattro parole messe in croce sul tavolo della cucina? Ma è questo il modo? Io.."
Har: "E' tornato perché ti ama, davvero! Ha rinunciato al bene di sua madre, per te! Vedi, sua mamma un giorno lo perdonerà, è pur sempre il suo pargoletto, come diceva lei, ma tu sei stata il suo primo amore!"
Mi stava quasi convincendo con quelle parole, ma non ci riuscì. Non era una scusa adatta per farsi perdonare. Ci credevo sul fatto che amava ancora, non si sarebbe fatto dodici ore di viaggio per niente, ma quelle parole avrei dovuto sentirle da lui e non da mio fratello. Un difetto del mio carattere, era che purtroppo sono molto testarda, quando una cosa non mi andava giù, era difficile che mi passasse facilmente.
"Non lo so Harry, c'è Thomàs adesso!"
Har: "Non lo ami! Ormai ti conosco e so che è così!"
Quanto odiavo dargli ragione, odiavo questo proprio quanto odiavo dare ragione a Jason. Tirai un sospiro di stanchezza, era solo a mezza giornata eppure mi sembrava di aver passato in piedi giornate intere. Era successo tutto così in fretta, il suo ritorno, Harry e i suoi doscorsi da ragazzo serio che non gli si addicevano per niente, Thomàs. Avevo le idee confuse, ma nonostante questo sapevo di dover parlare con Louis, il momento era ancora oscuro, ma sarebbe arrivato prima o poi. 
Mi stravaccai come un morto sul divano dell'immenso salone accendendo la tv, la quale dava le solite notizie depresse di morti ovunque, mi ero un po' stufata di ascoltare quelle notizie, così come al solito accesi la Play giocando a calcio.
Li: "Ti prego voglio fare una partita!"
"Non so da dove sei sbucato, ma va bene, siediti!"
Liam ogni tanto appariva così dal nulla, o semplicemente faceva come me, entrava in casa mia senza bussare come io facevo a casa sua e dei ragazzi. Facemmo due partite, le persi entrambi di un solo goal, maledicevo il momento in cui accettai di sfidarlo. Ero brava in quei giochi, ma se giocavo contro qualcuno di esperto potevo anche considerarmi una vera e propria frana. Rise tutto il tempo prendendomi in giro sul punteggio, non c'era proprio niente da ridere,ma glie l'avrei fatta pagare come sempre. Jason entrò in casa all'improvviso con la sua nuovissima fiamma, Ludmilla. Non mi andava a genio, un po' come Samantha ma non volevo contraddire i suoi gusti, quindi in presenza di lei annuivo e sorridevo come mi aveva insegnato Zayn, lui si che era bravo a fingere la bella faccia. 
Har: "Sheila, per qualche giorno Louis si fermerà qui, finché non trova una sistemazione!"
Ma: "Va bene Harry, prepara la stanza degli ospiti!"
Era sceso dal piano di sopra correndo come una forsennata, e dietro di lui vidi il suo sguardo triste e amareggiato. Fulminai con lo sguardo Harry, mentre lui ricambiò con un occhiolino simpatico. Se Louis avesse incontrato Thomàs sarebbe uscito un disastro, e non potevo permetterlo. Salii in camera di Harry dove sapevo che sarebbe entrato da solo, in quella stanza non faceva entrare nessuno, se non me. Appena entrò mi guardò perplesso, ma capii subito dal mio volto un po' imbronciato. 
Har: "Non ammazzarmi, l'ho fatto anche per te Ali!"
"E Thomàs?"
Har: "Thomàs al diavolo! Mi sta simpatico e tutto, ma non centra in questa storia, come non centro nemmeno io, veditela con lui!"
Si spostò indicando Louis dietro di se e facendolo entrare, per poi chiudere la porta della sua stanza andandosenevia allegramente canticchiando delle canzoni a me sconosciute. Ero più tranquilla in quel momento, così feci segno a Louis di sedersi di fianco a me sul bordo del letto, non se lo fece ripetere due volte. Per un po' non parlammo, rimanemmo in silenzio a guardarci intorno alla stanza, era molto interessante, finché lui non interruppe quell'imbarazzantissimo silenzio. 
Lou: "Mi perdonerai?"
Mi voltai guardandolo negli occhi, enuovamente vidi i suoi occhi lucidi e arrossati dalle lacrime che per non scendevano, le tratteneva proprio come facevo sempre io. Sospirai a quella domanda, non sapendo che cosa rispondere, non sapevo nemmeno io cosa volevo, se volevo stare con Thomàs o con lui, ero confusa. 
Lou: "So che hai un ragazzo ora, ti capisco se vorrai stare con lui!"
"Louis io.. insomma tu sei andato via così da un giorno all'altro lasciandomi solo una lettera e senza più farti sentire, come dovrei comportarmi?"
In quel momento le sue lacrime scesero, non avevo mai visto un ragazzo piangere per una ragazza, qualche volta si, ma mai per me. Mi si strinse il cuore a vederlo in quello stato, riusciva a malapena a parlare con tutti quei singhiozzi che glie lo impedivano. Istintivamente aprii le braccia portandomi la sta testa vicino all'incavo del mio collo, accarezzandogli i capelli morbidi. Le sue braccia si avvolero intorno al corpo mentre piano piano si calmava sotto le mie carezze. Abbassai la testa leggermente per poterlo guardare negli occhi, per potergli asciugare le lacrime, ma non resistetti alla tentazione di baciarlo. Poggiai le mie labbra sulle sue bagnando le mie delle sue lacrime, mafu interrotto poco dopo dall'entrata di Thomàs in camera di Harry. 
Har: "Ho cercato di fermarlo ma non ce l'ho fatta, scusate!"
Tho: "Ora capisco tutto, è tornato!"
Il biondo si avvicinò per sferrare un pugno sul volto di Louis, ma glie lo impedii coprendo la testa del moro con le mie braccia. Non lo avevo mai fatto. Sentivo che questa volta sarebbe rimasto, che non mi avrebbe più lasciata, una seconda possibilità non la si nega a nessuno. Thomàs si fermò appena vide quella scena, Harry lo prese da un braccio e lentamente lo portò via dalla stanza non curante della situazione tra me e Louis. 
"Thommy.. mi dispiace..!"
Tho: "Avrei dovuto aspettarmelo, sapevo che non mi amavi, ogni cosa in quella stanza ti ricordava lui!"
Aveva ragione, ognu singola cosa nella mia camera mi ricordavano Louis, ma non perché erano oggetti di sua appartenenza, ma perché a Doncaster stava sempre nella mia stanza e quella stanza, era esattamente uguale a quella che avevo in Inghilterra. Non volevo farlo soffrire, dopo tutto mi aveva riempita di elogi, di regali, pur di farmi felice e con lui stavo bene, ma quello che provavo per Louis non era paragonabile a nulla. Thomàs uscì di casa col volto imbronciato, non lo biasimavo ma dovevo pensare anche ai miei sentimenti, non solo a quelli altrui. Tornai da Louis che nel frattempo si era spostato in camera mia a guardare fuori dalla finestra. 
"Qualcosa di interessante là fuori?"
Lou: "No non molto, solo il biondino finto che se ne va!"
Se n'era accorto anche lui, Thomàs era biondo tinto, proprio come Niall, ma lui pensava sempre che la gente era troppo stupida per capirlo, e per quanto stupido potesse essere Tomlinson, se n'era accorto subito. Si voltò sorridendomi e aprendo le sue braccia, non persi tempo e gli andai incontro allacciando le mie braccia intorno al suo forte torace. 
Lou: "Sono perdonato?"
"Si."
  
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