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Autore: lestat84    08/10/2004    8 recensioni
Harry è distrutto. Il rimorso e i sensi di colpa non gli danno tregua. La vigilia del suo sedicesimo compleanno è giunta e la sola cosa che si prospetta è un'altra notte di calvario. Cosa succederà in seguito?
Se volete scoprirlo leggete questa mia prima ff nata dal desiderio di mettere una pezza al pessimo carattere tenuto da Harry nell'ultimo lavoro della Rowling.
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Lucius Malfoy, Remus Lupin, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Negli occhi e nella voce - Epilogo

Capitolo 10/10

Quella mattina il cielo era limpido e il sole splendeva caldo, inondando di luce le camere dei ragazzi. Ron fu stranamente il primo a scendere dal letto. Ubriaco di sonno e ancora infilato nel pigiama si diresse al bagno per espletare i consueti bisogni idraulici. Un paio di minuti dopo stava rientrando nella propria stanza quando si accorse che la porta della camera di Hermione era aperta. Affacciatosi constatò che all'interno non c'era nessuno.
Sara già scesa a fare colazione.
Non fece in tempo a tornare sui propri passi che notò la porta della camera di Harry. Anche quella era aperta. Con gli occhi cisposi e un'andatura barcollante Ron si avvicinò all'uscio dell'amico, per controllare se anche lui fosse sceso a fare colazione. Niente affatto. Harry era ancora nella propria stanza, inoltre, assieme a lui c'era pure Hermione.
Ecco dov'era finita!
Il fatto che i due fossero sdraiati sullo stesso letto, amorevolmente avvinghiati l'uno all'altra, inizialmente parve non suscitare nessuna reazione particolare nel ragazzo che anzi, stava per tornarsene come se nulla fosse nella propria camera. Poi, improvvisamente, il cervello di Ron cominciò ad ingranare.
Ehi, ma che diavolo...

Realizzata la situazione, il rosso non poté fare a meno di apprezzare l'aspetto ironico di tutto ciò.
Ce ne avete messo a capirlo! constatò, rivolto col pensiero alla neo-coppietta.
Poche ore prima, Harry ed Hermione erano ufficialmente ottimi amici. Ora, dormivano beatamente nello stesso letto dopo quella che, sotto diversi aspetti, doveva essere stata una notte alquanto... memorabile.
Un bel modo di terminare le vacanze! concluse a se stesso.
Ad ogni modo i due non davano alcun segno di volersi svegliare. Evidentemente toccava a lui il delicato compito di prelevarli dalle amorevoli braccia di Morfeo. Ron montò un sorrisetto diabolico: l'avrebbe fatto a modo suo. Appoggiò la schiena allo stipite della porta, accavallò le gambe, incrociò le braccia e cacciò una schiarita di gola da guinnes dei primati. Harry e Herm trasalirono, e per lo spavento quasi ruzzolarono giù dal letto. Sconvolti, lanciarono occhiate spaesate a tutta la stanza finché non posarono i loro sguardi ancora inebetiti dal sonno sulla figura del rosso. Ron, pienamente soddisfatto del risultato appena conseguito dalla sua ennesima performance esclamò sardonico: «Ben svegliati.»
Poi, con un sorrisetto malizioso chiese loro: «Dormito bene?»
La coppia continuava a fissarlo con un'espressione stravolta, finché Harry non riuscì a proferire: «Da quanto sei lì?»
Anche Hermione cominciava riprendersi e di conseguenza ad inalberarsi.
«Da troppo poco.» rispose lui in tono assente, guardandosi le unghie con un atteggiamento palesemente fasullo.
«A proposito!» aggiunse. «Da questa sera sarà meglio che prendiate l'abitudine di chiudere le porte prima di fare certe cose.»
Harry ed Herm si scambiarono occhiate peccaminose. Nessuno dei due si era accorto che la porta era rimasta semispalancata dopo l'ingresso di lei.
«Beh, io me ne vado!» esclamò il rosso. «Per vostra informazione sono appena passate le sette. Se volete darci dentro un altro po', fate pure.»
Detto ciò, il ragazzo lasciò sola la nuova coppia. Hermione lo stava praticamente incenerendo con lo sguardo.
«Ron.»
Il rosso era già uscito dalla porta quando Harry lo richiamò.
«Si?» rispose lui innocente, sbucando con il testone da dietro lo stipite. Sapeva già il motivo del richiamo.
«Chiudi quella benedetta porta!» gli ordinarono all'unisono Harry e Hermione.

Mezzora più tardi i tre stavano facendo colazione assieme. Ridevano e scherzavano con una serenità ed una spensieratezza quasi infantili. Harry si sentiva rinato. Non provava un tale stato d'animo da... Da una vita. E come poteva essere altrimenti? Harry non era mai stato innamorato, proprio come non era mai stata innamorata Hermione. I baci, le carezze, il tenersi per mano: tutto ciò era solo la punta dell'iceberg. L'espressione tangibile di un amore in realtà molto più grande. Un amore sconfinato che l'uno poteva vedere riflesso negli occhi dell'altra come appena al di sotto della superficie del mare. Hermione non avrebbe più avuto timore di quel mare. Non avrebbe più esitato a scrutare quegli abissi un tempo carichi di tristezza e rimorso, ed ora ricolmi di amore. Amore per lei.

Alle otto i tre si fecero trovare puntuali all'esterno della locanda. Lupin li stava aspettando di fianco ad una grossa auto nera del ministero. Sorrise di nascosto quando vide Harry ed Hermione tenersi per mano. Un quarto d'ora dopo la comitiva giunse a King's Cross, dove scaricati i bagagli si scambiarono saluti sinceri e doverosi ringraziamenti.
«Grazie di tutto, Professor Lupin.» gli disse Hermione con intensità.
Lui la guardò premuroso e un po' perplesso. Hermione era stata la più brillante studentessa del suo corso e Remus non poteva nascondere un affetto particolare per quella ragazza così straordinaria.
«Purtroppo non sono più il tuo professore, Hermione.» le rispose con un sorriso amaro.
«Per me lo sei ancora.»
E detto questo lo abbracciò.
«Anche per me.» aggiunse Ron porgendogli la mano.
Lupin ricambiò calorosamente sia l'una che l'altro prima di rivolgersi ad Harry. I due si scrutarono per alcuni secondi prima di scambiarsi un abbraccio fraterno.
«Ci rivedremo presto Harry.» disse l'Auror. «Nel frattempo, abbi cura di te.»
«Non preoccuparti, Lunastorta.» rispose Harry, sorridente.
Quando sciolsero l'abbraccio, l'uomo trattenne il ragazzo per le spalle rivolgendogli un sorriso audace. Harry non capì il significato di ciò finché il buon Remus non fece un cenno in direzione di Hermione.
«Tienitela stretta.» gli sussurrò all'orecchio.
Harry avvampò, ma riuscì comunque ad ammiccare al Malandrino che, salutato il trio, se ne andò lasciandoli soli di fianco alla bianca colonna del binario nove.

Erano le otto e venti quando i tre varcarono la soglia del binario nove e tre quarti. Approfittarono dell'anticipo per occupare uno scompartimento del treno in tranquillità; dopodiché, liberi dai bagagli ritornarono sulla banchina, in attesa dei genitori di Ron ed Hermione. Le due coppie di coniugi arrivarono praticamente assieme una decina di minuti più tardi. Dopo essere stato sommerso di abbracci e calorosi saluti, Harry rimase a guardare divertito mentre da una parte Johanna e Robert e dall'altra Arthur e Molly si dedicavano ai rispettivi figli. Ad un tratto, Harry vide Hermione e Ron sussurrare qualcosa ai genitori e rivolgersi quasi all'unisono verso di lui. Arthur e Molly fecero una faccia sorpresa e compiaciuta ma non era di loro che Harry si preoccupava. Era il volto di Robert che il sedicenne temeva di più in quel momento. Imperscrutabile, l'uomo si avvicinò al ragazzo. Harry non riusciva a leggere nulla in quei penetranti occhi castani e la cosa lo rendeva nervoso come se stesse per affrontare l'ultima di campionato.
Poi, Robert gli posò una mano sulla spalla e abbozzando un sorriso disse: «Complimenti ragazzo.»
Tutto d'un botto, Harry sentì la tensione sciogliersi dentro di lui, lasciandolo libero.
«Grazie Robert.»

Mancava una ventina di minuti alla partenza dell'espresso quando i genitori di Ron ed Hermione dovettero lasciare la stazione. Il trio in compagnia di Ginny rimase ad attendere sulla banchina, calcata ora da una moltitudine di ragazzi e ragazze impegnati a salutarsi, rincorrersi e quant'altro. Harry non vedeva l'ora di rivedere Neville il quale, una volta tanto, non si fece attendere. Giunse in compagnia dell'autoritaria nonna e come vide il gruppetto si precipitò verso di loro. Harry fu il primo ad abbracciarlo.
«Come stai?»
«Bene.» rispose lui sorridente. «Non vedevo l'ora di ritrovarvi!»
«Anche noi, Neville!» gli rispose Hermione, abbracciandolo a sua volta.
Il legame che lo univa al trio era diventato molto più forte da quella notte di due mesi prima. A discapito della sua poca destrezza, Neville aveva comunque rischiato la propria vita con loro e per loro, dando prova di grande coraggio. Del resto c'era un motivo se anche lui era un Grifondoro! I cinque Grifondoro appunto stavano ancora festeggiando quando una ragazza di un'altra casa li interruppe.
«Ciao.» esordì con tono un pò assente la bionda Corvonero.
I ragazzi salutarono cordiali Luna Lovegood.
«Come stai Luna?» le chiese Ron, su di giri. «Passate bene le vacanze?»
«Bene, grazie!» rispose lei, squadrandolo con i suoi grandi occhi azzurri. «E tu Ronald?»
Il rosso, prima di rispondere lanciò uno sguardo divertito a Harry e Hermione.
«Le mie sono state... Movimentate!»
Ginny represse un risolino mentre Neville si accorgeva degli sguardi di rimprovero rivolti da Harry ed Herm al rosso.
«Che avete combinato?» chiese il Grifondoro a tutti e tre.
Ron si ammonì per la propria mancanza di discrezione. Non era sua intenzione e tanto meno di Harry o Herm tenere nascoste a Neville le vicissitudini delle loro vacanze, tuttavia quello non era certo il posto adatto per raccontarle.
«Ne parliamo dopo Neville!» soggiunse Harry. «Questo non è il luogo adatto per...»
Ma il ragazzo venne interrotto da una spocchiosa voce fin troppo conosciuta.
«Potter.»
Il gruppetto si girò. Draco Malfoy, come al solito scortato da una coppia di tirapiedi stava loro di fronte con la consueta espressione di altezzosa superiorità stampata sul volto pallido.
«Sei ancora vivo?» chiese il Serpeverde ad un Harry rimasto impassibile.
«A quanto pare, si!» rispose lui.
Il platinato montò un sorrisetto odioso.
«Beh, non durerà a lungo. Fidati!» ribatté con disgustoso sarcasmo.
Alle sue spalle, Tiger e Goyle ridacchiarono ebeti. Dall'altra parte invece, Ron fremeva. Ma non di rabbia, bensì di eccitazione. Quella che gli si presentava era un'occasione assolutamente unica, da non perdere. Avrebbe dato del suo meglio. Il contesto era perfetto: centinaia di spettatori. Ron si concentrò e diede inizio allo show.
«Levati dalle palle, Malfoy.» esordì con veemenza.
Come sperava, il platinato si rivolse a lui.
«Weasley, quante volte devo ripetertelo? I pezzenti come te non sono degni di rivolgermi la parola.»
Ron ribatté all'istante: «Io sarò anche un pezzente, ma non sono il figlio di un fottuto Mangiamorte.»
La frase sortì l'effetto sperato: Malfoy si incazzò a morte.
«Potter...» sibilò il platinato senza distogliere lo sguardo dal rosso. «Di addio al tuo caro amico Weasley.»
E come un fulmine estrasse la bacchetta. A quel punto lo scontro sembrava inevitabile. Harry, Hermione, Neville e Luna estrassero a loro volta le proprie bacchette imitati da Tiger e Goyle. Un solo ragazzo rimase calmo. Fin troppo calmo. Inspiegabilmente calmo. Ron, invece di reagire come tutti si aspettavano, si portò un dito alle labbra e con aria platealmente interrogativa ripeté le parole appena pronunciate dal rivale.
«Di addio al tuo caro amico Weasley.»
Di fronte a quel comportamento assurdo tutti i presenti, Malfoy compreso rimasero ammutoliti.
Tutto come previsto dal rosso che fece una pausa e ripete: «Di addio al tuo caro amico Weasley.»
Se l'intento di Ron era quello di attirare l'attenzione della gente ci stava riuscendo in pieno. Pian piano una discreta folla di curiosi si stava accalcando attorno al gruppetto. Nessuno di loro aveva la più vaga idea di che cosa avesse in mente il rosso.
Dove vuoi arrivare, Ron? si domandò Harry.
Hermione un sospetto l'aveva.
«Dunque...» bofonchiò distrattamente il rosso. «Dov'è che l'ho già sentita questa frase?» si chiese fingendo di pensare ad alta voce.
Harry ed Hermione si scambiarono un'occhiata rassegnata. Avevano capito dove stava per andare a parare il loro amico: nella faccenda dei tre Mangiamorte.
E adesso chi lo ferma più? si ritrovarono a constatare prima di fissare di nuovo lo sguardo su di lui.
Ormai Ron era vicino alla meta.
«Di addio al tuo caro amico Weasley.» ripete per la terza ed ultima volta prima di esclamare «Ah gia! Tuo padre ha detto la stessa identica cosa una settimana fa.»
La folla ammutolì. Neville lasciò perdere Malfoy per rivolgersi ad Harry ed Hermione.
«Voi.» sentenziò incredulo. «Siete stati voi a catturare i tre Mangiamorte.»
Il ragazzo e la ragazza sentirono la pressione di decine e decine di sguardi fissi proprio su di loro.
«Esatto Neville.» gli rispose Ron tornando a fissare il Malfoy. «Siamo stati noi a rispedire al fresco quei tre bastardi.»
Mentre un fitto vociare si formava tra la folla, i due antagonisti ripresero a fronteggiarsi. La bacchetta del platinato, ancora puntata al petto del rosso tremava da tanta era la rabbia covata dal ragazzo.
«Me la pagherete.» ringhiò furente il Serpeverde. «Giuro che me la pagherete!»
Ron non si fece intimidire minimamente dalle parole e dallo sguardo assassino di Malfoy. Anzi! Si avvicinò, portandosi ad una spanna dalla punta dell'asticella.
«Sbagliato!» esclamò raggiante protendendosi minaccioso verso di lui. «Sei tu quello che deve pagare, Malfoy. Sei tu quello che dovrà guardarsi le spalle.»
Ron diede una rapida occhiata alla folla.
«Guardati intorno. Li vedi tutti questi Grifondoro Corvonero e Tassorosso? Credi che abbiano dimenticato la faccenda della Squadra di Inquisizione?»
Il Serpeverde lanciò un impercettibile sguardo alla folla. Qualcosa stava cominciando ad incrinarsi nella sua espressione.
Compiaciuto, Ron proseguì: «Pensaci bene. Ogniuno di loro ha almeno un conto in sospeso con te.»
A quel punto, il Grifondoro si scostò per meglio rivolgersi all'ormai nutrita cerchia di persone che accalcava la scena.
«Non ho forse ragione, ragazzi?» domandò ad alta voce. «Non ho forse ragione quando dico che sono ben cinque anni che questo sbruffone fa quel cazzo che vuole ad Hogwarts grazie alla protezione del suo paparino?»
Una moltitudine di Già! Siii! gli giunse automaticamente in risposta.
Harry non credeva ai suoi occhi: centinaia di ragazzi e ragazze pendevano dalle labbra del suo migliore amico.
Vai Ron. Non ti fermare!
Avrebbe voluto dirgli questo, ma non ce ne fu il bisogno. Ron ormai era lanciato e neanche una maledizione senza perdono avrebbe potuto fermarlo.
«A questo punto una domanda sorge spontanea!» esclamò infervorato, sempre rivolto alla folla.
Il vociare si quietò, mentre Ron, con passo solenne si riavvicinava deciso alla sagoma di un Draco visibilmente più pallido.
«Ora che il buon Lucius è dietro le sbarre...»
Il tono di voce era a dir poco tagliente.
«...chi te lo parerà quel tuo culo da aristocratico?»
Il Serpeverde deglutì. Tremava ancora, ma non di rabbia. Cominciò a lanciare sguardi atterriti a destra e sinistra e le uniche cose che incontravano i suoi occhi glaciali erano le espressioni minacciose e per nulla timorose della folla. Il silenzio, rotto solo dagli sbuffi del treno e da qualche voce lontana pareva incombere tutto sulle sue spalle. Il ragazzo, infatti, non stava più ritto e spavaldo come pochi minuti prima. Ron non si perse neanche un momento di quella scena memorabile. Rimase immobile a gustare la sublime perfezione della sua opera finché non decise di calare il sipario. Con una leggera schiarita di gola attirò su di sé l'attenzione del povero Draco. «Sei ancora qui?» gli chiese educatamente ma con una strana luce negli occhi.
Il platinato afferrò il concetto. Girò i tacchi e con lo sguardo basso si incamminò lentamente per poi allungare il passo e infine correre a per di fiato nella stessa direzione da cui era venuto.

Nei pochi minuti che precedettero la partenza del treno Ron fu letteralmente sommerso di applausi, complimenti, pacche sulle spalle e quant'altro. Stava vivendo il suo secondo momento di gloria dopo la finale di Quidditch dell'anno scorso. Guarda caso un gruppetto di Grifondoro pensò bene di attaccare con il coro Weasley è il nostro re che nel giro di trenta secondi rimbombò assordante in tutta la stazione. Harry ed Hermione rimasero al di fuori della ressa, un po' per non venire sbatacchiati da una parte all'altra, un po' per lasciare che Ron si prendesse il merito. La coppia tuttavia non sfuggì all'attenzione di un paio di bambini del primo anno che si avvicinarono timorosi porgendo loro una penna d'oca e il ritaglio del famoso articolo del Profeta: volevano l'autografo.

Il trio in compagnia di Neville era già accomodato nel proprio scompartimento quando il treno interruppe l'immobilità. Nelle ore precedenti il pranzo ricevettero almeno una ventina di visite soprattutto da parte dei compagni Grifondoro.
«Ci avrei scommesso che eravate voi tre!» esclamò Seamus Finnegan.
«E chi altri potevano essere!» lo redarguì l'amico Dean Thomas.
Seamus e Dean, essendo due tra i migliori amici del trio furono tra i pochi a ricevere un resoconto abbastanza dettagliato. L'ultima visita invece giunse preceduta da un fastidioso chiocciare.
«Avanti!» disse Ron quando bussarono alla porta.
Il rosso non seppe trattenere un risolino quando vide la persona che spalancò la porta.
Ora vediamo come te la cavi, amico! pensò, lanciando uno sguardo divertito ad Harry che sedeva di fronte a lui.
In piedi sulla soglia, sostava niente popò di meno che Cho Chang. Dietro di lei: le sue amichette che continuavano a ridacchiare imperterrite. La Corvonero salutò cordialmente Ron e Neville prima passare in rassegna il viso di Hermione, la mano di Hermione stretta su quella di Harry, e infine il viso di Harry. Su quest'ultimo lo sguardo della ragazza si congelò. In parole povere stava succedendo esattamente quello che Ron aveva previsto. Da parte sua, Harry si sentiva a disagio. Ma non tanto per lo sguardo provocante di Cho, quanto per il sentire la stretta di Hermione farsi decisamente più salda sulla sua mano. Nessuno di loro sapeva che la Corvonero era già a conoscenza del fatto che Harry ed Hermione stessero insieme: Luna glielo aveva detto pochi minuti prima. Ad ogni modo, la cosa non avrebbe fatto molta differenza. Harry desiderava solo che Cho se ne andasse il prima possibile. Fortunatamente, fu proprio la Corvonero a servirgli l'occasione. Su un piatto d'argento.
«Harry...» cinguettò con tono adulatore. «Sei stato fantastico con quei tre criminali.»
Il moro prese la palla al balzo.
«No!» la redarguì educatamente. «NOI siamo stati fantastici!»
Detto questo baciò Hermione, allungò il cinque a Ron che ricambiò all'istante, e tutti e tre presero a fissare la Corvonero. Una vena pulsò sulla tempia della ragazza che tuttavia non accennava a schiodarsi dal ciglio della porta.
«Ti dispiace?» gli fece ad un tratto Hermione con un sorriso smagliante.
Cho si scostò e richiuse la porta, ma non prima di aver lanciato un ultimo sguardo di sfida alla moretta.
«Ciao ragazze!» sbottò Ron al gruppetto di galline rimasto fuori.

Hermione era furiosa. L'incursione di Cho aveva saputo arroventare in modo sorprendentemente efficace i suoi spiriti che ora necessitavano al più presto di una valvola di sfogo. Una valvola di sfogo che Ron sembrava non avere alcun interesse a concederle. Anzi!
«Quella ti stava letteralmente mangiando con gli occhi!» squittì per l'ennesima volta la ragazza in faccia al proprio ragazzo.
«Cazzo, è vero!» osservò Ron.
Harry non sapeva chi bloccare per primo.
«Ci stava palesemente provando con te!» rincarò la dose lei.
«Sono d'accordo!» convenne di nuovo l'amico guadagnandosi un'occhiata omicida dal moro.
«Quella smorfiosa deve stare alla larga, se no...»
«... la trasformi in un Schiopodo Sparacoda!» le suggerì il rosso.
«Esatto!» sentenziò la moretta con le gote in fiamme.
Ron e Neville si stavano letteralmente sganasciando dalle risate mentre Harry cercava di calmare la ragazza.
«La volete piantare?» disse rivolto ai due.
Poi, prese teneramente il viso di Hermione tra le mani.
«Tesoro, non te ne deve fregare niente se quella mi mangia con gli occhi. E sai perché? Perché IO ho occhi solo per TE!»
La ragazza tentò di ribattere ma venne interrotta da un bacio risolutore. Ron e Neville si squadrarono a vicenda.
«Sono irrecuperabili ormai!» concluse il rosso.
L'arrivo del carrello con il cibo interruppe il bacio dei due innamorati. Come sempre, Ron si servì per primo e terminò per ultimo. Dopo pranzo venne intavolata una piacevole chiacchierata inerente l'inizio dell'anno scolastico, tuttavia la partecipazione di Hermione ed Harry non durò più di tanto. Nel giro di pochi minuti i due finirono con l'assopirsi l'una addosso all'altro.
«Ma come cavolo fanno a dormire?» chiese Neville a Ron. «Non ho mai visto nessuno prendere sonno su questo treno.»
Il rosso gli rispose sardonico: «Forse perché nessuno hai mai fatto certe cose la notte prima della partenza!»
Neville ridacchiò.
«Da quant'è che stanno insieme?»
Il rosso rifletté.
«Dunque... A occhio croce, dodici ore.»
Neville lo squadrò incredulo.
«Stai scherzando?»
«Affatto!» ribatté Ron tirando fuori dalla valigia l'inseparabile scacchiera.
«Partita?»
«Ci stò!»

Il sole era già scomparso sotto l'orizzonte quando Ron svegliò i due belli addormentati.
«Che c'è?» chiese Harry sbadigliando.
«C'è che siamo quasi arrivati. Ecco che c'è!»
Il ragazzo si levò a sedere.
«Per quante ore abbiamo dormito?» domandò Hermione stiracchiandosi.
«Per tutte quelle che non avete dormito stanotte!» replicò il rosso malizioso.
Mancava una mezzoretta all'arrivo alla stazione di Hogsmeade. Predisposti i bagagli, Harry si appostò al finestrino notando subito che il treno attraversava ancora la brughiera. Con il passare dei minuti il ragazzo ammirò il paesaggio farsi via via più montagnoso e ricco di alberi finché l'oscurità non ricoprì ogni cosa. E poi, come gli anni precedenti, li vide. Centinaia di lumini, che apparvero improvvisamente disegnando il profilo di un imponente edificio con quattro alte torri. L'effetto era stupendo, e come sempre suscitava un'attrazione particolare nel cuore dei ragazzi; anche in quello dei più anziani. Hogwarts li chiamava tutti a se. Hermione smise di sistemare le proprie cose. Si avvicinò al ragazzo e abbracciatolo ammirò insieme a lui lo spettacolo.

Quando il treno giunse alla stazione, Hagrid era già sul marciapiede pronto ad accogliere i bambini del primo anno.
«Primo anno. Primo anno. Venite tutti qui.»
Harry adorava osservare lo sbigottimento dipinto sul viso dei piccolini alla prima vista del mezzo-gigante.
«Ciao Hagrid!»
«Harry, Hermione, Ron. Come ve la passate?»
«Benissimo!» rispose la moretta e tutti e tre si fecero stritolare dall'abbraccio dell'omone.
«Ci sono novità Hagrid?» chiese Ron nel tentativo di interrompere la stretta e in questo modo ritornare a respirare.
«Perdinci!» sbottò il guardiacaccia nonché professore. «Silente si è ripreso il posto che gli spetta. Sarà lui ad occuparsi della scuola quest'anno. Non quei babbei del ministero.»
«Grand'uomo Silente!» aggiunse con un sospiro.
Rimasero a chiacchierare con Hagrid finché non risultarono essere gli unici studenti oltre quelli del primo anno ad occupare la stazione. Mentre i piccoli si dirigevano alle barche in riva al lago, il trio raggiunse l'ultima carrozza rimasta proprio in loro attesa. Harry stava caricando i propri bagagli quando si accorse di non essere imitato dagli altri due. Si sporse da dietro la carrozza e vide Hermione e Ron fissare esterefatti la creatura legata ai finimenti. Anche lui aveva fatto la stessa faccia la prima volta in cui vide un Thestral.

Quando smontarono dalla carrozza, Hogwarts incombeva mastodontica su di loro e il cortile esterno era deserto a parte loro tre. Ron si avviò senza indugi verso il portale aperto che introduceva all'interno del castello. Hermione fece per seguirlo, ma la mano stretta a quella di Harry la trattenne sul posto. Il ragazzo non accennò a muoversi. Era rimasto lì, immobile, ad osservare il castello, con un strana espressione dipinta sul viso. Un'espressione ambigua, contrastante, in cui felicità e timore si mescolavano, o meglio, si scontravano, cercando l'una di prevalere sull'altro, non riuscendovi. Harry Potter non sapeva che cosa provare. Avrebbe trascorso mesi e mesi vicino alla sua ragazza e al suo migliore amico: le due persone che più aveva care al mondo: la sua famiglia. Di questo era felicissimo. Ma cosa avrebbe riservato loro il destino? Cos'altro sarebbe successo quest'anno? Sperare che tutto andasse per il verso giusto era un lusso che Harry non poteva permettersi, e il motivo erano proprio loro: Hermione e Ron. La consapevolezza che lo avrebbero seguito in capo al mondo, da una parte gli scaldava il cuore, ma dall'altra glielo serrava in una morsa gelida. Hermione non ebbe bisogno di chiedere per conoscere questi pensieri. Con una carezza trasse sé lo sguardo provato del ragazzo, e in quegli occhi verde smeraldo lesse ogni cosa. In quei momenti, Harry sentì di amarla ancor di più.
«Cosa ci aspetta, Hermione?» le chiese con tutto se stesso.
La ragazza sospirò lievemente, e passando le braccia attorno al collo di lui si fece più vicina.
«Non lo so Harry!» gli rispose sincera. «Ma qualunque cosa accada, noi la supereremo. La supereremo come abbiamo sempre fatto.»
Harry la scrutò ancora più affondo.
«Insieme.» concluse lei con dolcezza disarmante.

Ron era quasi arrivato sotto l'arco di entrata quando notò di essere solo. Si girò e vide Harry ed Hermione impegnati in un lungo tenero bacio.
«Avete finito?» sbraitò senza troppi complimenti nella loro direzione.
Sconsolati, i due interruppero le meritate effusioni ritrovandosi per l'ennesima volta a constatare l'assoluta mancanza di tatto del loro amico.
«Ho fame.» si giustificò lui, più sincero che mai.
«Ma non mi dire!» esclamò tagliente la bella moretta, alzando gli occhi al cielo.
Dolcemente, Harry cinse Hermione alla vita, e insieme raggiunsero Ron. Quando si ritrovarono fianco a fianco, a pochi passi dall'imponente arco d'entrata, il ragazzo moro, che stava al centro, trasse a sé anche l'amico.
«Ehi Ron!»
«Hmmm?»
«Ti ho mai detto che ti voglio bene?» gli domandò così a bruciapelo.
Hermione non seppe trattenere una risolino.
«Si.» rispose sardonico il rosso. «Diventi sempre molto romantico in queste situazioni.»
Il trio scoppiò a ridere. Una risata pura, spontanea, cristallina. Una risata che non turbò la tranquilla atmosfera della notte, ma la arricchì. Quando Harry si ricompose, rivolse a Hermione e a Ron uno sguardo d'intesa.
«Andiamo.» disse ad entrambi con un sorriso.
Si incamminarono, e il sesto anno del trio, alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, ebbe inizio.

FINE

* * *

Che posso dire? La mia prima ff è terminata e ho ricevuto più di 60 recensioni tutte più che positive. Un GRAZIE ENORME a tutte voi ragazze, e anche ai ragazzi.

robin82: Non sei il primo ad avermi scambiato per una femmina. Tranquillo, ormai ci sono abituato. Sappiamo tutti e due che il mondo delle ff è popolato prevalentemente dal gentil sesso. Per quanto riguarda lo scorso capitolo: mi è piaciuto particolarmente il tuo secondo commento quando hai detto vorrei essere Harry!. Lo credo bene! Bisogna essere dell'altra sponda per non voler vivere un frangente simile con una ragazza bella, gentile, intelligente, in grado di capirti, sopportarti, perdonarti, etc., etc. Trovarle le ragazze così! Stammi bene.

Yaya: Ciao bella. E così anche a te piace la coppia Harry/Hermione! Certo sarebbe bello se la pensasse così anche la Rowling. Tu che dici, abbiamo qualche speranza di vederli insieme nei prossimi due libri? Un bacio.

Marcycas - the Lady of Darkness: Come andiamo Dama delle Tenebre? Io sono contentissimo di annoverarti tra le mie lettrici. Per quanto riguarda il tuo dubbio sull'ultima frase del capitolo scorso: te lo svelo subito. Semplicemente in uno dei paragrafi si trova la frase ...l'aveva trovato negli occhi e nella voce di quel sedicenne.... Ed è da questa frase appunto che ho preso il titolo della mia storia. Quindi non è solo tristezza ciò che Hermione ha trovato negli occhi e nella voce di Harry ma anche e soprattutto maturità. Grazie ancora dei complimenti.

Sanzina: Eccola qui la mia filo-Serpeverde preferita. E' stato un piacere scambiare con te opinioni/battute/cavolate chiamale pure come vuoi. Per quanto riguarda la dolcezza del secondo capitolo: che vuoi che ti dica. Sono un romanticone. Fai la brava, e salutami Lucius.

Senda: Sono d'accordo con te! A volte è meglio lascire spazio all'immaginazione. Ciao.

Elizabeth Potter: Evvai! Ma vieni! Ma chi sono! E andiaaaaaaamooooo! Hai visto che ce l'ho fatta a scriverti un bel capitolo mieloso, romantico, strappalacrime o che dir si voglia? Tuo fratello dovrebbe ringraziarmi per quello che gli ho dato. Potessi averla io una ragazza così! Un bacio grande così anche a te.

A tutti quelli che hanno recensito o che hanno solamente letto rivolgo un'altro enorme e sentito GRAZIE.

  
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