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Autore: Heart_ShapedBox    26/08/2013    0 recensioni
Ella cominciò il suo discorso:
- buongiorno a tutti ragazzi e ben arrivati. Nella cartella che tengo in mano possiedo i dati di ognuno di voi e questa mattina alcuni scopriranno di essere molto più speciali di quanto avessero mai immaginato. Dunque ora chiamerò i nomi di queste persone, consegnando loro il modulo d’iscrizione presso l’Accademia delle Arti Magiche di Woole - via via dicendo Cassie, Harry, Britney, Aileen, Becky ed Elisabeth presero il foglio, restava l’ultimo e vidi la preside pronunciare lentamente il mio nome come in un flashback - Chantal Smith - mi avvicinai alla cattedra e lei continuò:
- congratulazioni, era da tanto che non si vedeva in giro una fata del fuoco - strabuzzai gli occhi, esattamente come i miei compagni quando avevano ricevuto il loro titolo magico...
Genere: Fantasy, Generale, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sesto capitolo – Schegge
 
<< Attenti alla capoccia >> Vinterdäck aveva appena pronunciato quelle parole, che si udì un tonfo e un “ahia!” provenire dal fondo della fila. Alex si massaggiò il capo ed i due Barbegazi scossero le teste; niente da fare: quel ragazzo era normale a modo suo. Proseguimmo il percorso acquattati, per non seguire l’esempio del nostro compagno, facendo anche attenzione a non infilare i piedi nelle pozzette d’acqua provocate dallo scioglimento del ghiaccio soprastante.
<< Dovete sapere, ragazzi, che non siamo gli unici nani glaciali su questo pianeta. Infatti, i nani che vivono nel Circolo Polare Artico, nel nord estremo della Norvegia, della Svezia, della Finlandia e della Russia, vengono chiamati Uldra >> spiegò il Barbegazo più anziano, lasciando poi la parola a Förky:
<< Come noi, vanno in letargo sottoterra durante l’estate. La differenza è che gli Uldra risalgono in superficie nelle notti d’inverno per occuparsi di renne e alci che brucano i licheni e il muschio sui monti brulli. Non lasciano mai i loro rifugi durante il giorno, perché la luce li abbaglia. Sebbene gli Uldra non siano ostili agli uomini, si infuriano se i pastori di renne sistemano, senza accorgersene, le loro tende temporanee sopra le strette aperture delle loro tane. Per il resto, non hanno contatti con gli esseri umani. Ah, ragazzi, se per caso vi perdete: seguite lo Gnomo dal Cappuccio Blu >>.
<< Mi perdoni, signore, ma cos’è uno Gnomo dal Cappuccio Blu? >> chiese Taylor. Förky sembrò sorpreso dalla domanda, in quanto non era abituato ad avere visite da sconosciuti ignoranti e, forse, fu proprio questa la prima impressione che ebbe di noi. Ma fu Vinterdäck che rispose, al posto suo:
<< Lo Gnomo dal Cappuccio Blu, o semplicemente Cappuccio Blu, è una piccola fiamma bluastra che compare nelle miniere e nelle grotte. Se viene trattato con rispetto, condurrà i minatori nel luogo cui vogliono giungere e li avvertirà di eventuali pericoli, altrimenti scomparirà. Cercate dunque di tenere il passo, i Cappucci Blu sono tipi molto suscettibili >> concluse il Barbegazo.
Scansai per un pelo una stalattite che mi sfiorò la fronte ed un lieve tremolio scosse la galleria. Quando cessò, non feci in tempo a tirare un sospiro di sollievo che il fine strato di ghiaccio sotto i miei piedi si ruppe e una grossa crepa si aprì sia davanti che dietro alla buca formata. Sentii Britney esclamare un ben poco elegante “oh maremma paletta!” e una ventina di ragazzi e ragazze, compresa me, vennero catapultati nel tunnel sottostante; più che un tunnel, ci accorgemmo poi, ci trovavamo su di uno scivolo ghiacciato. Cominciammo a scendere, prendendo velocità, slittando sulla coltre d’acqua congelata e dirigendoci verso chissà dove. Prima che il tetto dello scivolo si chiudesse sopra le nostre teste, udimmo Vinterdäck gridare “presto, di qua!” e lo vedemmo scomparire, con il resto degli alunni, in un'altra apertura.
Passò qualche minuto perché giungessimo al punto in cui il ghiaccio sopra di noi iniziava ad assottigliarsi, fino a lasciare libero sfogo alla vista: tutti i tunnel conducevano in una grande sala principale, dove centinaia di Barbegazi erano armati di pale e picconi. Zayn, che si trovava dietro a Britney, urlava terrorizzato, mentre gran parte dei ragazzi ridevano perché, in fondo, sembrava di stare sulle montagne russe ed era divertente; o almeno lo era finché non arrivammo alla fine del percorso, trovandoci di fronte Vinterdäck e Förky braccia conserte e sguardo severo.
Dopo aver rimesso ognuno i piedi per terra, ci sorbimmo, o meglio, mi sorbii la sgridata del Barbegazo più anziano:
<< Dovete stare attenti a non toccare niente! Altrimenti vedete cosa può succedere? Finireste in un qualche tunnel e potreste farvi male senza la nostra supervisione! I guai con i vostri professori ce li becchiamo noi >>.
<< Che barba, sembra di essere tornati a scuola >> sbuffò Mark.
<< Forse non ci siamo intesi, signorino Candel >> il professor Killias sbucò improvvisamente da uno dei tunnel lì vicino, facendo spaventare tutti << qui siamo a scuola, e se non vi impegnate seriamente a mantenere le regole verrete rispediti direttamente a casa. Non siamo in grado di riportare in vita le persone, neanche la Magia può. Cosa diremmo una volta tornati dagli esseri umani? Che siete morti perché non avete ascoltato i professori durante i trimestri in una scuola di magia? Finiremmo tutti dritti in galera. Non si scherza ragazzi; anche il Mondo Magico può essere pericoloso >>. I futuri alunni dell’Accademia di Woole ammutolirono, scioccati dalle parole e dalla serietà del professore.
Dopo qualche minuto di silenzio apparve anche la Gillys, che riprese il collega per averci sconvolti. Lui rispose che era bene che sapessimo a cosa andavamo incontro, dopodiché, ripartimmo alla scoperta dello stabilimento dei Barbegazi.
In fondo alla sala, vi era quella che sembrava una parete all’apparenza completamente spoglia, Vinterdäck si avvicinò e pronunciò quello che doveva essere un canto antico. Non passarono che pochi istanti ed un varco si aprì nello spesso strato di ghiaccio, mostrandoci l’ingresso a un’altra enorme galleria.
Un piccolo treno ci attendeva sui binari vicini alla parete e Vinterdäck si assicurò che ognuno di noi avesse preso posto sul veicolo prima di posizionarsene a capo e partire.
Man mano che scendevamo verso il cuore dello stabilimento, la temperatura calava e, nonostante indossassi un paio di guanti molto pesanti, cominciavo a perdere sensibilità alle dita. Britney sedeva accanto a me, tremante per il freddo ma estasiata dal paesaggio che ci circondava: enormi stalattiti pendevano dal soffitto, mentre alcune stalagmiti si incontravano per formare delle meravigliose colonne luccicanti.
<< E’ bellissimo >> la sentii esclamare; ed ebbe ragione.
Quando, finalmente, giungemmo alla meta, molti di noi rimasero delusi . Eravamo all’interno di una grande sala o, più che grande, alta, ed al centro di essa si trovava una specie di pozzo dalla forma simile ad una clessidra; però, ciò che ci sconvolse maggiormente, non fu il modo in cui era stato eretto o il tipo di architettura innovativa, bensì che non vi era alcuna apertura verso il basso: era chiuso, liscio e di comune e fredda roccia grigia. Un fiasco totale per chi si aspettava un qualcosa di grande, interamente costituito da ghiaccio e particolarmente raro.
Eppure vi era qualcosa di stranamente prezioso in quell’ammasso di pietre, e non stava nel pozzo in sé, ma in ciò che vi era posato sopra. Come un pasticcino in mezzo al vassoio vuoto: una scheggia.
Ebbene si, una piccola e banalissima scheggia. Immaginate quindi lo stupore e l’incredulità di noi ragazzi quando prendemmo coscienza del fatto che, quel minuscolo frammento di minerale, era in realtà in grado di rendere magica e, in un certo senso, “viva”, qualsiasi altra pietra con cui fosse venuta a contatto. Non a caso, un incantesimo di congelamento istantaneo la proteggeva da mani inadeguate ed un altro la faceva levitare a pochi centimetri dal piano d’appoggio.
Dopo averci spiegato che la scheggia era stata trovata dal primo Barbegazo dello stabilimento, formatosi appositamente per utilizzarla e tutelarla, Förky ci scortò di nuovo al piccolo treno e risalimmo la superficie, stavolta, senza intoppi.
  
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