Fanfic su attori > Orlando Bloom
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Autore: Sundance    05/03/2008    22 recensioni
... I miei occhi risalirono il suo braccio fino al torace, proseguirono sul collo e si fermarono sulle labbra. Notai che sembrava giovane, cosa che si ricollegava bene alla voce, e che si era fatto la barba evidentemente. Poi in un impeto di coraggio estremo alzai di scatto gli occhi e li puntai nei suoi.
E mi sciolsi.
E capii perchè conoscevo quella voce.
Perchè la sentivo risuonare nella mia testa nei momenti più impensabili, perchè aveva pronunciato frasi che avrei sempre ricordato, perchè un "Depends on the one day" assume tutt'altra forma e sensazione quando è quella voce che lo dice.
E compresi anche che se mai avessi potuto sperare di incontrarlo, non sarebbe mai, MAI stato con il trucco sbavato da lappate di cane, i pantaloni sporchi per la caduta e l'espressione di una che sta per collassare.
Completata (sorpresa: capitolo 39 più epilogo)
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Never knew I could feel like this
Like I've never seen the sky before
I want to vanish inside your kiss
Every day I'm loving you more and more
Listen to my heart, can you hear it sings
Telling me to give you everything
Seasons may change, winter to spring
But I love you until the end of time
Come what may
Come what may
I will love you until my dying day
[Moulin Rouge OST]



"Hai paura?" chiesi, guardandolo con un sorriso. Lui mi lanciò un'occhiata a metà tra il divertito e l'affranto.
"Un pò, sì."
"Vuoi che ti tenga la mano?" domandai maliziosa. Lui sospirò appena, rassegnato.
"So che come scusa suona patetica, ma pur di sfiorarti, vale la pena anche volare."
"Avanti, non te ne accorgerai neppure."
"Sarà..." sussurrò, guardando in basso dal finestrino, mentre gli sportelloni si chiudevano.
"Quando saremo là ti prometto che verrò con te a fare surf. Ok? Così mi insegni."
Mi guardò perplesso, poi annuì sorridendo: "Ci sto. Ma nel frattempo, ti dispiace distogliermi dal pensiero del volo?"
"Mhm, hai detto niente, come posso fare..." mormorai, pensierosa. In quella la hostess cominciò a dare il benvenuto ed elencare le varie vie di fuga e di salvezza.
Orlando posò la testa contro il sedile respirando profondamente, a occhi chiusi.
"Ti amo" sussurrai. Lui mi guardò, sereno, sorridendo.
"Anch'io, piccola Luna."
Alzò la mia mano per baciarla e l'anello luccicò di varie sfumature verdi, in armonia con il bracciale dai riflessi rossi. Restò a fissarmi finchè nel corridoio non tornò il silenzio. Poi l'aereo si mise in moto.
"Vuoi che ti racconti qualcosa per distrarti?"
"Dovrà essere un racconto lungo, viste le ore che ci metteremo da qui a Los Angeles."
"Che problema c'è? Ho una storia perfetta per l'occasione. Ti piacerà sicuramente, senza contare che potrai intervenire, avendola vissuta in prima persona."
Mi guardò confuso: "Che storia è?"
"Beh, dunque, inizia tanto tempo fa, con una ragazza che era arrivata dall'Italia per cercare lavoro a Londra, città che amava molto... un giorno, passeggiando nei Kensington Gardens, la giovane fu atterrata da un cane nero, che cominciò a leccarle il viso. Il padrone del cane la aiutò a rialzarsi, e lei lo riconobbe come l'attore di vari film che aveva particolarmente amato..."
"Non mi è nuova, come storia..." esclamò lui malizioso, ma il sorriso si trasformò in un'espressione teneramente struggente quando mi guardò negli occhi.
"Però sentirla raccontare da te è meraviglioso, Luna."
"Già l'ho fatto una volta, sai? Ma tu dormivi, non puoi ricordare... ti ho parlato di tutto. Di me, di noi, del mio amore, della mia vita con te... e del primissimo, stupendo ricordo che ho di entrambi. La sensazione precisa di appagamento che provai."
"Quale ricordo, tra tutti?"
"Il sole dei Kensington Gardens, la statua di Peter Pan, e tu al mio fianco, dove spero di averti sempre."
Mi sfiorò il viso con le dita, delicatamente, senza neppure accorgersi che l'aereo stava decollando.
"Spero di potertelo promettere con tutto il cuore, amore mio."
Gli baciai piano le labbra, ricambiata, e tornai a sorridergli. Lui fece lo stesso, domandandomi sereno:
"E come mai ti sentivi appagata, quel giorno?"
Sorrisi, accarezzandogli i capelli e le guance.
"Quel giorno avevo tre motivi per essere felice. Ero a Londra. C'era il sole. E tu eri lì. Semplicemente, lì."


*Fine*
  
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