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Autore: Euterpe_12    09/03/2008    5 recensioni
“-Non ci credo Ichigo. Perchè non puoi dirmi che tutte le volte che ti sfioro questo brivido, questo bellissimo brivido, lo sento solo io. Non puoi dirmi che anche tu non vedi l'immenso nei miei occhi, perchè io nei tuoi lo vedo bene. E non puoi raccontarmi che quando ci siamo baciati quello non è stato il momento più bello della tua vita. Io non ci credo Ichigo, non ci credo!- inerme. Immobile. Incredula. Pareva che le avesse letto nel pensiero, un pensiero che nemmeno lei fino a quel momento era stata in grado di codificare e tradurre in un qualche modo. Lo amava? Vedeva davvero l'immenso nei suoi occhi?” Biagio Antonacci si chiede che differenza c’è tra amare e farsi male… forse se lo chiedono anche i protagonisti di questa storia: guerra e sangue. Cattivi che tanto cattivi non sono, e amori che non sarebbero mai dovuti nascere. Una KisshuxIchigo&RyouxIchigo piena di intrighi, in un mondo mangiato e consumato dalla guerra.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti ^__^ eccomi di ritorno con un nuovo esilarante capitolo

 

 

 Ciao a tutti ^__^ eccomi di ritorno con un nuovo esilarante capitolo! O_o mi fa piacere che quello precedente vi sia piaciuto… questo sarà meno “poetico” e forse un po’ più strutturale… nel senso che sarà più propenso a darvi delle dritte sulla storia. Spero che vi piacerà, e ne approfitto per ringraziare coloro che hanno lasciato un commento:

 

Shark Attack: Ti ringrazio tantissimo per i tuoi complimenti ^__^ sinceramente non mi avevano mai detto che descrivevo bene (almeno, sempre sotto il punto di vista dei sentimenti) e mi ha fatto piacere questa tua nuova considerazione. Ho aggiornato prima che ho potuto, anche se se devo essere sincera questo capitolo era pronto già da unpo’. Vabè, ci sentiamo e grazie ancora per il commento!

 

vimar: Hihi… molto carina la tua chiacchierata con Kisshu… a me piace come personaggio, anche se amo sempre di più il mio Ryou XD. Comunque, per quanto riguarda il fatto dei dialoghi… è una cosa un po’ forte ma ha sempre fatto parte del mio stile (anche in Let’s stay here, anche se forse è stato meno evidente). Non ritengo un errore il cambio di narrazione, tuttavia dato che più di una persona me lo ha fatto presente ho inserito queste parti tra le virgolette. Spero che così sia più “leggibile” ^__^. P.S Il nuovo cap di Let’s stay here è quasi pronto… solo che è molto importante ed è da riguardare beeeeene!!

 

Mitsutsuki_chan: Carissima, mi fa davvero piacere che tu abbia commentato la mia fanfiction ^__^. Il rapporto tra Ichigo e Kisshu è un po’ diverso da come siamo abituati perché come emergerà (ed è emerso un pochino :p), si conoscono da anni, e per quanto lui faccia il maniaco con lei, Ichigo è sempre pronta a mandarlo a quel paese… XD. Per dialoghi e narrazione ti ringrazio per il consiglio… il mio era semplicemente un “cambio improvviso” di narratore, è uno stile che non adopero moltissimo, ma che tuttavia mi piace parecchio. Ma dato che provoca qualche problema nella lettura… l’ho eliminato, inserendo (come consigliato) le virgolette. Spero commenterai anche questo cap, bacioni!

 

Miranda chan: Ringrazio anche te per il commento ed il consiglio… spero che la storia ti appassioni man mano che va avanti, e che continuerai a commentare!

 

2-The progect

 

Bianco. Era il bianco l’unico colore che si potesse notare in quella spoglia camera. Era grande, fredda. Un laboratorio abituato ad  accogliere persone colte e ricche di conoscenze. Di chi conosce la vita solo attraverso numeri e formule chimiche. Alzò gli occhi scuri dal tavolo rigorosamente bianco, stringendo forte un pugno.

-Non pensavo che ci avrebbero tirato un colpo del genere.- sussurrò, tornando ad osservare il proprio interlocutore. Si chiese se avesse scherzato dicendo quelle parole. Ma non era possibile, certamente non era da lui. -Keiichiro-san... sei davvero sicuro?- domandò, mentre notava il movimento di consenso del compagno.

-Sì, qualche ora fa. La notizia ha fatto il giro dell’intera comunità scientifica.- spiegò semplicemente l’altro, abbassando lo sguardo. Sapeva che gli avrebbe fatto male osservare dritto negli occhi la persona che più ammirava al mondo mentre piangeva. E così fu: Kaze Shirogane versò fitte lacrime di dolore. Lacrime dure e sofferenti per via di un amico e compagno morto per difendere la propria gente.

-Non ci posso credere...- sussurrò poi, asciugandosi le lacrime. Ben presto sarebbero arrivati tutti gli scienziati per il classico incontro che si teneva ogni anno, e lui doveva presentare il proprio progetto in maniera ottima. Se ci fosse riuscito allora avrebbe potuto salvare l’intera umanità. Ma come avrebbe fatto a mantenere la mente lucida dopo una notizia simile? Dopo che un amico lo aveva lasciato? -Aveva anche una figlia... come si chiamava? Ah sì... Ichigo. Una dolce signorina.- proferì, mentre il proprio compagno si alzava in piedi.

-Questo è un problema.- Keiichiro spinse la sedia in avanti, facendole toccare il freddo tavolo.

-Cosa intendi?- Kaze alzò lo sguardo, osservando dritto dritto negli occhi il proprio interlocutore.

-Tutte le forze di polizia stanno cercando Ichigo Momomiya... ma si sono perse le sue tracce esattamente da dopo l’incendio.-

-Quindi lei è...- nuove lacrime solcarono il volto di Kaze facendolo letteralmente crollare dal dolore.

-Tuttavia il corpo non è stato trovato. Seppur carbonizzati i resti di Shintaro Momomiya e della moglie sono stati trovati ma... di Ichigo nessuna traccia.- spiegò, abbassando lo sguardo.

-Quindi può darsi che sia viva...- riflettè l’altro, trovando un barlume di possibilità in fondo a quella triste storia.

-Non è detto... tutti sperano che sia scappata perché confusa... ma nessuno dei suoi amici l’ha più vista.-

-Speriamo in bene... ti prego Keiichiro-san, fa in modo che venga cercata in ogni angolo della città. Può anche darsi che i non-umani l’abbiano rapita.- Keichiiro sospirò, voltandosi.

-Speriamo solo che stia bene. Vado a terminare di preparare il progetto insieme a suo figlio. Arriveremo a breve.- uscì con calma dalla stanza, lanciando un ultimo sguardo di dispiacere al proprio interlocutore.

Kaze Shirogane abbandonò il capo sul freddo tavolo, lasciando che quel gelido contatto lo inondasse tutto.

-Shintaro... amico mio.- sussurrò, in preda alla disperazione. Erano amici sin dall’infanzia, ed ora? Ora era morto perché sapeva troppo. -Sarei dovuto essere io al tuo posto!- alzò il capo, togliendosi i piccoli occhiali da vista. Asciugò quelle ultime lacrime, intimandosi di dover essere forte perché anche il suo amico avrebbe voluto così. -Combatterò per tutti noi... puoi starne certo.- promise tra le lacrime, lanciando un ultimo sguardo alla porta. Si alzò poi in piedi, convincendosi del fatto che era arrivata l’ora di lottare e far capire ai loro nemici chi comandava.

-Vi ringrazio tutti per la vostra partecipazione.- un uomo non molto alto e dagli occhi scuri stava in piedi davanti ad un grosso schermo spento. Di fronte a lui una serie di uomini dall’aria colta ed attenta, pronti a carpire qualunque parola pronunciata da uno degli uomini più brillanti della scienza mondiale. -Come sapete sono ormai dieci anni che si tiene questo incontro della comunità scientifica, e come ogni anno si spera che questo sia l’ultimo.- l’uomo ricordò con dispiacere l’inizio della sanguinosa guerra contro i non-umani. E proprio per colpa di quella guerra era nato un tale incontro. -Sapete anche che attraverso questo incontro, la nostra comunità spera di trovare una possibile soluzione al problema della guerra. In questi dieci anni sono stati proposti vari progetti: da armi straordinarie, sino all’assurda proposta di abbandonare il pianeta Terra.- alcuni sorrisetti inondarono la stanza, nell’ormai lontano ricordo di quello scienziato che proponeva a tutti di scappare. Ma nessuno avrebbe mai voluto abbandonare il pianeta azzurro. Quella casa straordinaria. Quel paradiso che piano piano, si stava trasformando in un inferno. -Quest’anno abbiamo voluto raccogliere vari progetti. Li ho valutati, e sono rimasto molto colpito da uno di essi. Si tratta del progetto “Tokyo mew mew” di Kaze e Ryou Shirogane.- un vociare incontrollato inondò la sala, mentre una figura dai capelli scuri ed un paio di occhiali sul naso si avvicinava al capo della comunità scientifica. -Fate un sincero applauso a questo uomo: che mi ha saputo far conoscere un progetto straordinario, senza precedenti. Gli passo ora la parola, in modo tale  da poterci esporre le sue idee.- lo scienziato si scansò dalla propria postazione, cedendo il microfono all’uomo dai capelli mori. Egli guardò l’intero “pubblico” prima con un lieve imbarazzo, ma dopo pochi attimi aveva già acquistato un po’ di coraggio. Kaze aveva sempre avuto paura della gente in generale, era più forte di lui. Amava chiamare tutto questo “sindrome del genio incompreso” qualcosa che lo tormentava da una vita.

-Vi ringrazio per l’attenzione, cercherò di essere chiaro e veloce.- proferì, accendendo lo schermo alle sue spalle. La schermata tuttavia rimase bianca, mentre lo scienziato si dirigeva nuovamente verso  il microfono. L’intera comunità scientifica lo osservava, chiedendosi di cosa si trattasse questo straordinario progetto. -E’ inutile tuttavia che vi parli del mio progetto se non chiamassi al mio fianco colui che ne è stato l’ideatore ed un fedelissimo aiuto. Posso definire mio figlio Ryou un perfetto collaboratore, mente geniale che con me per quattro anni ha portato avanti ricerche su ricerche.- un applauso inondò la sala non appena un ragazzo alto e biondo salì sul piccolo palco costruito apposta per l’occasione. Gli occhi azzurri, la pelle bianca come il latte. Un fisico scolpito, che lo faceva apparire più un modello che uno scienziato. Socchiuse gli occhi, mentre con aria tranquilla faceva un cenno nei confronti del pubblico estasiato. Tutti parlavano del fenomeno Shirogane: colui che a soli diciotto anni aveva ottenuto ben due lauree, quello che da sempre era stato in grado di stupire le menti più geniali del mondo. In molti lo definivano il “fenomeno” perché nessuno più di lui era mai riuscito a risolvere problemi e calcoli incredibili. Per lui lo studio non era mai stato un problema: terminate le scuole dell’obbligo a soli dieci anni, aveva dedicato l’intera adolescenza agli studi in laboratorio insieme al padre ed al loro fedele collaboratore Keiichiro Akasaka. Ma questo suo essere forse troppo geniale, lo aveva sempre distaccato dal resto del mondo. Negli ultimi anni erano stati in pochi a vederlo in giro, e forse la ragione era proprio quel progetto straordinario del quale ben presto si sarebbe sentito parlare.

-Salve a tutti.- proferì semplicemente, con voce spenta e bassa. Lanciò poi un lieve sguardo al padre, che soddisfatto tornò al microfono.

-Prima di spiegarvi il mio progetto desidero farvi una domanda: chi di voi sa dirmi almeno tre caratteristiche che ci differenziano dai non-umani?- fece Kaze, osservando la folla. Tutti gli scienziati si osservarono a vicenda, chiedendosi probabilmente, dove volesse andare a parare Shirogane.

-E’ un incontro scientifico o un quiz televisivo?- chiese un membro della folla, osservando con aria di sfida entrambi gli scienziati.

-No, è un modo per farvi comprendere meglio il mio progetto.- ridacchiò, ignorando la provocazione del collega. -Sì, mi dica lei.- proferì poi, indicando una persona che aveva alzato la mano.

-Hanno le orecchie a punta.- asserì, alzando la voce per farsi sentire. Kaze sorrise, chiudendo gli occhi.

-Ok... qualcos’altro?- chiese, notando che qualcun altro aveva alzato la mano.

-Possono volare.- affermò quello, con aria soddisfatta.

-Bene, ci siamo.- a quel punto sulla parte sinistra dello schermo comparve l’immagine di un uccellino, che provocò non poche perplessità negli spettatori. Kaze tuttavia l’ignorò, passando al candidato successivo.

-Creano palle d’energia.- disse uno degli scienziati.

-Ok.- Kaze annuì ancora, mentre nell’angolo destro dello schermo compariva l’immagine di un grosso pesce. Altre chiacchiere, altre parole.

-Poi?-

-Sono molto più agili.- continuò un altro, mentre lo scienziato notava che tutti mano a mano, si stavano incuriosendo sempre di più. Questa volta a comparire sullo schermo fu l’immagine di un gatto tutto nero.

-Altre due per favore!- chiese Kaze Shirogane, accogliendo l’avvento di nuove mani alzate.

-Sono in grado di spostarsi da una parte all’altra con estrema velocità.- Una nuova immagine: questa volta di una scimmietta dall’aria simpatica.

-L’ultima...- sussurrò, indicando poi un nuovo collega.

-Hanno i sensi più sviluppati: vista, udito ed olfatto.- affermò quello, risedendosi al proprio posto. E come ultima immagine, sullo schermo comparve un lupo grigio, elegante e bellissimo. Kaze sorrise, godendosi le facce stupite dei propri colleghi.

-Vi sarete sicuramente domandati perché ho fatto in modo di mettere queste immagini... , spero che questo discorso vi abbia fatto riflettere.- Shirogane si voltò verso lo schermo, indicandolo con l’indice. -Questo uccellino, per l’esattezza un lorichetto blu, vola. Come tutti gli uccelli del resto. Questa neofocena, è in grado di spostare enormi quantità d’acqua, da paragonare quindi a grosse quantità d’energia. La scimmia leonina e’ estremamente veloce. Il lupo grigio ha sempre i sensi attenti, così attenti da poter agguantare qualunque tipo di preda. Ed in fine... il gatto selvatico Hiriomote è uno degli animali sicuramente più abili e furbi della Terra.- si voltò verso il pubblico, sperando che avesse capito qualcosa.

-E allora? Ok, questi animali hanno le stesse caratteristiche dei non-umani... cosa c’è ne viene an oi?- domandò uno scettico, osservando con aria di sfida lo scienziato.

-Semplice.- finalmente Ryou parlò. Tutti si zittirono a quella semplice parola, sussurrata con freddezza ed incredibile calma. Il ragazzo si spostò al microfono, agguantandolo con estrema sicurezza. -Io e mio padre abbiamo studiato per quattro anni, tentando di trovare un modo per donare queste straordinarie caratteristiche agli esseri umani. E ci siamo riusciti. Attraverso il DNA di questi cinque animali, riusciremo ad ottenere cinque esseri umani in grado di volare, di spostare grandi quantità d’energia, di spostarsi velocemente da un luogo all’altro, estrema abilità, e sensi molto più sviluppati.- terminò, prendendo da una valigetta là vicino una scatolina contenente cinque siringhe.

-Se voi ci darete l’approvazione, io e mio figlio otterremo, ignettando questi cinque DNA, delle guerriere vere e proprie. Guerriere speciali, in grado di combattere per la libertà del genere umano.- Kaze osservò con incredibile malinconia la folla, speranzoso di ottenere un sì come risposta. -Siamo tutti stanchi di questa guerra, e l’unica cosa di cui abbiamo bisogno sono delle eroine.-

-Eroine? Ma perché proprio delle donne? Qui si parla di mettere in discussione la vita di cinque innocenti!- controbattè uno dei colleghi, a dir poco infuriato.

-Meglio rischiare cinque vite, o l’intero genere umano?- un vociare continuo inondò la grande sala, mentre ogni componente di quella folta folla rifletteva su quelle parole. Passarono alcune ore da quella spiegazione, ore in cui si decise il verdetto definitivo.

-Dopo un’attenta analisi, dichiaro aperto il progetto “Tokyo mew mew” realizzato da Kaze e Ryou Shirogane!-                                  

Aveva freddo. Un gelo strano però. Di quelli che non ti fanno dormire, o che ti fanno sentire ancora più solo. “Non voglio aprire gli occhi... pensava, mentre con estrema calma, emetteva piccoli respiri. “Non voglio sapere dove mi trovo... non voglio abbandonare questa piccola nicchia... riflettè ancora, abbassando il volto. Era rannicchiata su quel grande letto. Si era fatta tutta piccola, con le mani che stringevano forte forte il cuscino, ed i capelli rossi che capricciosi, si poggiavano leggeri sul viso. “Non voglio svegliarmi!” un ultimo urlo disperato della sua mente, mentre un leggero movimento la destava. Chi c’era accanto a lei? Aprì improvvisamente gli occhi, notando che accanto a sé, c’era un ragazzo. Le gote s’arrossarono non appena si rese conto che il ragazzo in questione era privo di maglietta, e che senza alcun ritegno la guardava da chissà quanto tempo.

-Ma...- si disse, riordinando le idee. Cosa ci faceva sdraiata su un letto accanto a Kisshu Hikisatashi? La bocca si spalancò, mentre ogni tipo di ricordo si faceva vedere ancora più confuso di prima. -Che... che ci faccio qua? Perché sono...- Kisshu alzò il capo dal cuscino, avvicinando il volto bianco a quello sconvolto di lei.

-E’ stato bellissimo...- sussurrò, sorridendole. Le labbra le baciarono la fronte aggrottata, mentre la bocca si spalancava ancora di più dallo stupore. -Questo letto è stato testimone di una gran nottata!- sorrise, risdragliandosi sul morbido materasso. Ichigo saltò a sedere, portando una mano al petto, chiedendosi se fosse vestita. Si guardò: la giacca rossa, la gonna nera... erano gli stessi vestiti della sera prima! Sospirò visibilmente, voltandosi verso di lui.

-Non dire sciocchezze!- esclamò, fulminandolo con lo sguardo. Quello tentò di continuare quel gioco assurdo, reggendo lo sguardo inferocito di lei.

-Che dici? Non pensavo che fossi una tale furia sotto le coperte!-

-Basta!- si alzò dal letto, lanciando le coperte sul materasso. Si guardò poi intorno, riconoscendo quella casa come quella di Kisshu. Poi come un flash back improvviso ecco tutto al proprio posto: la casa in fiamme, Kisshu che la fermava da una morte certa, i propri genitori…

-Tu non vuoi credermi... ma...- le lacrime inondarono il viso, mentre imbarazzata, si voltava dalla parte opposta.

-Kisshu-chan... dimmi che è stato solo un incubo!- pianse, mentre le mani nascondevano il volto inondato di gocce di sofferenza. Gli occhi rimasero serrati, nella speranza che le lacrime rimanessero inchiodate negli occhi. Ma non ci riuscì. -Non può essere!- pochi istanti dopo ecco braccia forti che la stringevano in quel fitto pianto, con un calore che mai la rossina pensava di poter ricevere da quel ragazzo.   

-Non pensavo che l’idea di venire a letto con me ti potesse far disperare fino a tal punto!- tentò di sdrammatizzare, dandole un lieve bacio sulla nuca.

-Stupido...- gli sussurrò, sorridendo appena tra le lacrime. L’avrebbe consolata. L’avrebbe tenuta al proprio fianco. Le avrebbe detto che la vita va vissuta fino in fondo... anche se si è soli. E lei forse, lo avrebbe ascoltato. Forse sarebbe stata in grado di tornare a vivere, seppur da sola. 

 

   
 
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