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Autore: Stateira    10/03/2008    16 recensioni
Le notti di Harry sono improvvisamente agitate da strani sogni. Ma qual è il loro significato? Chi è il misterioso personaggio in cerca di aiuto?
Genere: Romantico, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley | Coppie: Draco/Harry
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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Cap 8b- primo incontro

- Che cos’hai sognato? -

- E’ stato stranissimo. – rifletté Draco. – Non sono riuscito a trovare Derevan. Ero da solo, e pioveva a dirotto. -

 

Forse era perché era sabato mattina, e il pomeriggio riservava ai ragazzi una capatina a Hogsmeade che prometteva un po’ di distrazione; forse era il fatto che il sole fuori dalla finestra, gelido ma luminosissimo, stridesse con le parole di Malfoy. Ad ogni modo, sembrava più che mai intenzionato a lasciarsi un po’ andare, e andava bene così. Harry se ne rimase accucciato fra le coperte ad ascoltarlo parlare del piccolo grande niente in cui aveva trascorso le ore di sonno rimaste, dopo l’incontro con Marzio.

 

Lui non si era più riaddormentato. Un po’ perché Draco occupava una bella porzione del suo posto con la sua gamba, costringendolo a starsene rintuzzato in un maledetto angolino senza piumone, e un po’ anche perché semplicemente, guardarlo dormire gli aveva tolto il sonno.

Non c’entrava nulla con Marzio, anzi: non era Derevan che aveva visto. Per un attimo aveva sentito il bisogno di un confidente a cui affidare tutto quello che stava provando, e chissà come mai gli era subito venuto in mente il Romano. Aveva provato un doloroso senso di colpa nei riguardi di Hermione e di Ron, perché sempre di più quella faccenda andava assumendo contorni latini, incomprensibili per chiunque non la avesse conosciuta sulla sua pelle. Ovvero Draco. 

 

Ma Draco, in quel momento, era quanto di più nebuloso si fosse mai ritrovato fra le mani.

Era talmente mutevole da fargli venire il mal di testa, con i suoi repentini cambi d’umore scatenati da un nonnulla, che buttavano a mare ore di conversazione con una persona di un’intelligenza stupefacente, di cui ci si poteva soltanto innamorare.

 

Chi era davvero Draco? E chi era Derevan? Harry rimuginava anche su questa apparente dicotomia che conviveva in un medesimo corpo, adattando lo stesso sorriso, gli stessi occhi, le stesse espressioni a gratuità odiosità o alla dolcezza più soave in modo disarmante.

 

Se Derevan aveva finto, allora Marzio si era fatto prendere in giro per duemila anni. Se invece era Draco a nascondersi, stupido lui, ed egoista, a negarsi al mondo. Ma conoscendo Derevan per quel poco che gli era stato permesso di vedere, e tornando ad analizzare Malfoy, dopo il sommario quanto capitale giudizio che un bambino di undici anni aveva formulato verso un coetaneo troppo lontano dal suo mondo, ci si rendeva conto che nessuna delle due ipotesi era plausibile.

 

Draco era, doveva essere, entrambe le cose. Entrambe le sfumature di sorriso avevano senso sulle sue labbra, anche, e soprattutto, quando comparivano a sproposito. Viveva tenendo ben custodito dentro di sé quell’anima umana così vergognosamente fragile per i suoi gusti, ma doveva essere anche dispotico e antipatico, e polemico a non finire.

 

Era necessario. Altrimenti, sarebbe stato Derevan, non Draco.

 

Un paio d’ore dopo, Harry incespicava nella neve con un gruppo di amici, ma i pensieri erano più o meno gli stessi. La decisione di passare i pomeriggi separati era stata in pratica obbligata, nonostante Harry avesse avuto non poca difficoltà a nascondere la sua delusione.

Con Draco ci stava solo la sera e la notte, e la cosa aveva dello squallido. Malfoy, da parte sua, non aveva reagito in modo particolare: si era stretto nelle spalle, limitandosi a borbottare qualche imprecazione contro il freddo che ci sarebbe stato. Si era sbottonato soltanto per un attimo, facendo magistralmente finta di niente.

 

- Passi da Mielandia? -

- Mah, credo di sì. -

- Uhm. Perché io ci vado. -

 

Harry si era guardato bene dal commentare. Non voleva mica finire scaraventato fuori dalla porta a calci, o qualcosa del genere.

 

- Harry, mi stai ascoltando? -

- Sì, sì. Va meglio. -

- Non ti stava ascoltando. – chiosò Ron, ridendosela sotto ai baffi.

- E’ una cosa importante. – lo rimproverò Hermione. – Siamo all’ultimo anno, e manca poco ai M.A.G.O. Devi pensare anche a quelli, non ti puoi permettere di dimenticarti dello studio. Per una volta che non è in gioco la tua vita, puoi pure farli aspettare, no? -

 

Wow, sembrava parecchio inacidita.

 

- Tu lo studio non te lo dimentichi mai invece, eh? – borbottò Ron. Pessima mossa.

- Non ti preoccupare. – la rassicurò Harry, cercando di correre in aiuto dell’amico minacciato da una di quelle occhiate che non perdonano. – Non sto trascurando niente. È che non credo che si possa aspettare. -

- Ma che dici? Sono rimasti in attesa per duemila anni, un mesetto o due non farà differenza. -

- Hey, è ancora gennaio! – protestò Ron, colorandosi di una lieve sfumatura di panico.

- Già, ma una volta finiti gli esami, ognuno se ne va per la sua strada. Mi spieghi come faccio con Malfoy? -

 

Lo chiese più a sé stesso che a Hermione.

 

Dopo quello che stava succedendo…

Dopo tutto quello che stava succedendo.

Insomma, una volta che si fosse risolto, basta? Sarebbe finito tutto così? Lui e Draco si sarebbero ignorati per la strade di Diagon Alley, come se mai qualcosa di immenso li avesse tenuti uniti a viva forza per un po’?

 

Pensarlo gli mise addosso un umore nero.

Se due persone si erano spinte fino ai confini del continente per incontrarsi, e nonostante le difficoltà inimmaginabili che si erano trovate ad affrontare, non si erano mai più perdute, allora lui non avrebbe perso Draco, non a causa di una stupida ipocrisia, o dell’indolenza che addormenta i sentimenti e riduce le persone a numeri su un’agenda che non si sfoglia mai.

 

Gli si attorcigliava lo stomaco soltanto all’idea.

 

*          *          *

 

- Hey. -

 

Sentì un rimescolio di coperte che annunciavano il tentativo di Draco di girarsi verso di lui. Aveva inquadrato una cosa, in quelle sere: era freddoloso a livelli da non credere. Salvo poi scoprirsi perché nel sonno si agitava come una scimmia, ma questa è un’altra storia.

 

- Sto morendo di sonno. – disse, un po’ come monito e un po’ come rassicurazione.

- Sì, ti lascio dormire. Solo una cosa, tu come pensi che finirà questa storia? -

- Non lo so. Vivranno tutti felici e contenti. Anzi, trapasseranno felici e contenti, o qualcosa del genere. -

- Sì, sì, d’accordo. Ma intendo dire… noi? Cioè, dopo… che facciamo? -

 

Draco inarcò un sopracciglio abbastanza da far intravedere il movimento nella semioscurità. – Che facciamo dopo? – si interrogò. – E cosa vuoi che ne sappia. Ci troveremo un lavoro, e diventeremo due vecchi rompiscatole, come tutti. E magari ogni tanto tireremo fuori il discorso, davanti ad un tè. Non so tu, ma io sono sicuro che mi sentirò patetico al massimo. -

 

Harry si fece una risatina contro il cuscino. Perché già immaginare Malfoy da vecchio era qualcosa di allucinante in sé, ma soprattutto perché Draco lo aveva in qualche modo incluso nel suo futuro. A lui andava benissimo rivangare vecchie avventure davanti ad un tè caldo, insieme a lui.

 

- Allora… partenza? -

- Evviva. -

- E dai, dovresti cercare di goderti il lato divertente. -

- Sì, come no. Notte. -

- Buonanotte. -

- … Senti, Harry. Posso, vero? -

- Certo che puoi. -

- Uhm. Beh, senti, visto che te ne intendi, non è pericoloso, vero? -

 

Malfoy doveva avere paura che, una volta riunitisi quei due, sarebbe scoppiato il finimondo, o sarebbero finiti travolti da un mare di scintille, o giù di lì. Vagamente infantile, eh?

 

- No. Rilassati, andrà tutto bene. -

- Hey, però tu non mi mollare, quando siamo di là. Ok? -

 

Non un ombra di acidità nella sua voce; soltanto la sincerità di chi sottopone un timore comprensibile. Per l’ennesima volta.

Harry sorrise, e nel farlo emise un soffio che scompigliò un ciuffo di capelli di Draco.

 

- Non ti mollo. – lo rassicurò. – Non voglio trovarmi a fare il terzo incomodo. -

- Che diavolo, avranno un po’ di ritegno, no? -

- Io non ne sarei così sicuro. Dopo tutto quel tempo, saranno arcistufi di aspettare. -

 

Il povero Malfoy rabbrividì, e Harry si augurò di non avergli guastato il sonno. 

 

Cosa che, fortunatamente, non avvenne.

 

Harry era appena approdato nel boschetto dove Marzio lo aspettava. Lo sorprese concentrato a scuotere il suo mantello rosso e a lisciarlo con cura, ma per non metterlo in imbarazzo, si annunciò facendo un po’ di rumore con le foglie e i ramoscelli caduti. Dopotutto, era pur sempre un uomo innamorato.

 

- Credo che si sia addormentato. – gli assicurò.

- Lo faccio addormentare io, se fallisce anche stavolta. -

 

Harry sorrise bonariamente.

- Mi sembri teso. -

- Lo sono. Aspetto questo momento da duemila anni, e per la lancia di Minerva, sembra che non debba arrivare mai. -

- Arriverà. -

 

Marzio annuì, con la vista offuscata dall’emozione.

 

- Se dovesse scoppiarmi il cuore, tienimi su tu. – mormorò in uno strano modo serio.

- Sarà emozionato anche lui. -

- Ma lui è bellissimo, con le lacrime agli occhi. Mentre io sembro uno stupido. –

- Tanto per te è sempre perfetto, vero? –

Marzio sorrise, e non negò.

– Tutti gli uomini innamorati sono vanitosi, e credono di aver donato il loro cuore alla persona migliore di tutto il mondo. E io sono ancora convinto di questo. –

 

Due figure bionde apparvero, come se si fossero Materializzate, ad una decina di metri da loro. Si guardarono l’un l’altro e cominciarono ad avanzare verso di loro, in silenzio, attraversando la luce intensissima del sole.

Harry sentì Marzio trattenere il fiato, e si scoprì emozionato a sua volta, per lui.

 

All’ultimo momento, una delle due figure si staccò e si mise a correre.

Marzio spalancò le braccia e lo prese al volo, rischiando di caracollare all’indietro. Taceva, e anche il vento, e tutto quanto.  Attorno a loro si era creato un silenzio perfetto che zittiva anche gli ultimi passi di Draco, i respiri e i battiti del cuore, per racchiudere quel momento in uno scrigno geloso.

 

Come una qualche arcana clessidra che, finalmente, aveva finito la sua sabbia, e si era fermata.

 

E così, questo era Derevan. Quel Derevan che era valso una vita, e poi i duemila anni seguenti, a sentire Marzio.

Dio, ora che gli era vicino, Harry si rendeva conto di quanto fosse straordinariamente identico a Draco.

Però, loro due non erano due specchi, come lui e Marzio: Derevan sembrava una sorta di versione più autentica di Draco. C’erano un’infinità di minuscole differenze fra di loro: i capelli scomposti, più naturali, il volto rilassato, raddolcito da un bel sorriso, la pelle un poco più arrossata sulle guance.

 

Eppure, era Draco. Era così tanto Draco.

 

- Duemila anni. – mormorò Marzio, con un filo di voce.

- Sì. – Derevan tese la mano per accarezzargli il volto. Aveva la stessa voce di Draco, ma declinata in un tono più gentile. – Abbiamo aspettato tanto. -

- Potter… -

- Shhh. -

Harry si defilò e prese Draco per un braccio, portandolo in disparte. Draco gli scoccò un’occhiatina infastidita, ma si rassegnò a tacere, per una qualche forma di rispetto verso gli altri due.

 

- Mea spes. - mormorò Marzio, le mani affondate nei suoi capelli biondi, gli stessi di duemila anni prima.

- Io sono sempre stato qui. Sempre. -

- Lo so. Anche io. Ho pregato tutti gli dèi ogni giorno, per poterti rivedere ancora. -

- E io ho pregato i miei. Allora, forse ci hanno ascoltati. -

 

Derevan sorrise fra le lacrime, e a tutti lì, a Harry e a Marzio, e forse anche a Draco, mancò il fiato, perché era veramente bello oltre ogni dire.

 

- Avrei voluto gridartelo, quando ti ho visto arrivare. È solo colpa mia, mi dispiace. –

- Non dirlo. Era la strada che dovevamo percorrere, Derevan. Lo sapevo anch’io. –

- Ho provato a dirti che ti amavo, ma non ce l’ho fatta. Mi è mancata l’aria. –

- Io ti ho sentito, dentro al mio cuore. Dolce sole, ci sono tante cose che avrei voluto dirti, perdonami se la lingua mi si è fatta di pietra, vedendoti cadere. –

 

Si parlavano a bassa voce, labbra contro labbra. Derevan singhiozzava di tanto in tanto, e Marzio tratteneva i suoi a fatica, più per orgoglio che per altro. Veniva voglia di prenderlo a schiaffi: se non era quella l’occasione giusta per piangere, stupido testone che non era altro…

 

Derevan guardò furtivamente attorno a sé, ai suoi piedi, aggirando Marzio.

 

- Sei sempre stato in questo luogo? È buffo. Io invece sono rimasto ad aspettarti sotto al salix. –

- Il salix? –

- Me l’avevi detto tu, che mi avrebbe protetto. –

 

Marzio se lo strinse forte al petto. Derevan divenne improvvisamente piccolissimo, circondato dal suo ampio mantello rosso sangue, i suoi capelli gettati all’indietro, come tanti raggi di sole.

 

- Non ho mai smesso nemmeno per un momento di pensare a te. Ti ho cercato senza sosta fra queste foglie cadute, e nella forma delle nuvole, finché la mia mente offuscata non mi ha concesso di rifugiarmi in qualche illusione. E adesso eccoti qui, e io ti devo delle scuse. Non ti ricordavo così bello. –

- Riesci ancora a toccarmi con ogni tua parola. Dèi di tutta la terra, sei tu. Sei davvero tu. –

 

Derevan reclinò di lato la testa, e si lasciò zittire dal bacio di una bocca che non aveva mai scordato. Ora lo sapevano, se mai ci fosse stato qualche dubbio, che tutti quegli anni erano valsi. Ogni secondo di quel dolore, ogni notte passata abbracciandosi le ginocchia, nella solitudine sconfinata della loro mezza morte. Era valsa anche solo per quel bacio.

 

- Tzk. E adesso che facciamo? Contiamo le foglie? -

 

Fino a quel momento, Harry aveva sentito tutto il suo corpo galleggiare nel senso di vittoria e di sollievo. Ma se ci si mette Draco, il tonfo a terra è assicurato.

 

- Diavolo, Malfoy, non riesci ad essere nemmeno un po’ felice, per loro? –

 

Draco piantò lì un broncio furibondo, schizzando un’occhiatina infima agli altri due. Non ebbe cuore di fingere con sé stesso che ciò che stava accadendo non lo sfiorava nemmeno un po’. Ma, naturalmente, si guardò bene dall’ammetterlo con Potter.

 

- Se vuoi ripassiamo Trasfigurazioni. Ne so una davvero bella sui boa costrittori. -

- Ma piantala. – gracchiò Draco. – Piuttosto, il tuo clone è un vero disastro come baciatore. -

- Li stai guardando?!?! – Harry non sapeva se essere divertito o scandalizzato. – Draco!?!? -

 

Draco scrollò le spalle, e continuò imperterrito a fissare qualcosa oltre la spalla di Harry.

 

- Beh, che c’è? Non faccio niente di male. -

- Ma fai il ficcanaso! -

- La tua è solo invidia. Vuoi che ti faccia la telecronaca? -

- No, voglio che guardi me, e smetti di guardare loro! -

 

Harry gli prese le guance fra le mani e lo voltò bruscamente verso di sé. Pessima mossa, visto che si ritrovò ad affrontare gli occhi di Draco senza essersi minimamente preparato. Sbatté le palpebre, in crisi nera su cosa fare adesso che lo aveva così vicino; si chiese che cosa diavolo gli passasse per la testa, o perché sentisse che il sangue gli stava fluendo via dalle mani facendolo raggelare.

 

- Spione. -

 

Lo esalò, lasciandolo andare esausto, e pregando soltanto che Malfoy non dicesse né facesse nulla.

 

In effetti, non accadde. E lui si sorprese ad essere deluso. Avrebbe tanto voluto sapere che cosa stava accadendo.

 

Derevan e Marzio si erano seduti. Il Romano gli carezzava i capelli facendoci glissare piano le dita, come se non riuscisse a credere di poterli toccare, mentre l’Iceno si era accoccolato fra le sue gambe, tenendosi stretto ad un suo braccio.

 

- Aspetterei altri due millenni, per poterti baciare di nuovo. – proruppe Marzio.

- Io farei la stessa cosa. –

- Lo so, e mi chiedo se la nostra non sia soltanto follia. Ma adesso non voglio pensarci. Non voglio perderti mai più. –

 

Derevan gli strinse gentilmente il braccio, e si allungò per raggiungere il suo orecchio, e sussurrare qualcosa. Marzio arrossì e lo guardò per un attimo come se fosse appena caduto da un albero. L’Iceno reclinò la testa, e si sospinse via, gattonando di qualche passo in avanti.

 

- Draco? – chiamò. – Siete ancora lì? –

 

Draco si sporse dal tronco robusto di un albero, a  qualche metro da loro.

 

- Scusateci, se vi abbiamo esclusi. –

- Lascia stare. – disse Harry, prima che Malfoy avesse il tempo di dire qualcosa di assolutamente acido.

Derevan batté con una mano il terreno coperto di foglie. - Perché non venite qui? –

 

Draco sbarrò gli occhi e, ritirandosi dietro alla corteccia, scosse vigorosamente la testa.

 

- Ma dai, non fare l’antipatico, adesso. –

- Hey, non voglio mica stare a guardarli mentre fanno i fidanzatini. –

- Bah, cammina, stupido. –

 

Harry si trascinò dietro Draco esattamente come lo aveva portato via, con il Serpeverde che opponeva una passiva e rassegnata resistenza.

 

- Scusa. – borbottò Marzio, imbarazzato.

- Non dirlo nemmeno, vi capiamo benissimo. Se volete stare da soli, ce ne andiamo a fare una passeggiata. –

- Hey, io non voglio perdermi in questo posto, Potter! –

- Ha ragione Draco. – asserì Marzio. – E poi rischiate di imbattervi di nuovo in Shay e Fulgor che si rincorrono. –

- Shay?!? – esclamò Derevan.

- Non lo vedevi, tu? – si stupì Marzio. – A me ogni tanto passavano davanti, Fulgor e il tuo puledro. –

Derevan imbronciò le labbra. – Sai che Shay odia essere chiamato puledro. – disse, tutto serio.

- Shay odia moltissime cose. –

- Perché è un unicorno. È una creatura gentile, se ci si sforza di capirla. –

- Tu riuscivi a capirlo. – borbottò Marzio, puntandogli contro l’indice. – Perché tu sei speciale, e lui è il tuo dono da parte degli dèi. A me non avrebbe mai dato retta. –

- Se quell’unicorno si fosse chiamato Draco, sarebbe stato perfetto. – commentò Harry, sornione.

 

Lui e Marzio si scambiarono un’occhiata complice, mentre Derevan rimase lì, perplesso. Draco non aveva idea di che cosa stessero dicendo, ma per andare sul sicuro, piantò una gomitata offesa nelle costole del Grifondoro.

 

- Ahio, ma sei matto? –

- Non azzardarti a parlare male di me, o il prossimo è un pugno. –

- Non stavo parlando male di te! Insomma, non del tutto. –

 

I due nemici storici si squadrarono per qualche istante ancora, prima di voltarsi reciprocamente le spalle, ostentando di ignorarsi l’un l’altro.

 

- Begli alberi. – borbottò Harry. –

- Invece no, sono spogli e vecchi. –

- Io dico che sono belli. –

- Io dico di no. –

- Sì!-

- No!-

- Sì!!! –

 

Draco arricciò le labbra per rispondere, ma qualcosa lo fermò con il soffio della parola già in bocca.

- Hey, ma… questo posto io lo conosco. –

Harry lo guardò un po’ perplesso, mentre Derevan produsse un sorriso mite.

- Te ne sei accorto? –

 

Draco si alzò in piedi, muovendo alcuni passi qui e là, senza una precisa direzione. Accarezzò alcuni tronchi con concentrazione, cercando in essi una qualche conferma al suo sospetto.

 

- E’ il bosco dove mi hai portato tu. – disse, rivolgendosi implicitamente a Derevan. – Quello in cui ti sei ferito la mano.

 

Fu il turno di Harry di sentirsi escluso, mentre Derevan annuiva felice, Marzio si chiudeva un po’ in sé stesso, e gli uccelli continuavano a cinguettare sopra di loro, fra i rami protettivi di quegli alberi immortali.

 

 

 

 

 

ANGOLINO!

 

Ma guarda, il sospirato incontro proprio al capitolo quattordici, il mio numero fortunato. Ah, la Somma tutto vede e tutto può.

 

Nota: Il titolo significa semplicemente duemila. E poi, questa è veramente una pignoleria. Perché Derevan invoca gli dèi della terra? Principalmente, perché la religione celtica tributava grande importanza alle divinità legate alla terra, piuttosto che a quelle celesti. Forse avete presente le rappresentazioni di querce, o foglie di querce, abbastanza comuni in quella civiltà, perché la quercia era l’albero più sacro. Anche se in assoluto, i numi più importanti erano quelle guerrieri (la terribile Morrigan). Ma decisamente, non erano appropriate in questo contesto.

 

Chiedo venia se nemmeno in questo capitolo potrò rispondervi. Purtroppo, per tutta una serie di problemi, sono rimasta molto indietro con il lavoro, e devo correre subito a completare anche i capitoli di Swords, di Elements e di Because she said so.

Scusatemi, spero di recuperare in fretta, in modo da potervi dedicare più spazio la prossima volta.

  
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