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Autore: ryuzaki eru    07/09/2013    10 recensioni
(Nel cap. 1 scheda in stile "Death Note 13 How to read")
Un lento crescere di strani ed apparentemente trascurabili eventi. Una ragazza comune, preda di una situazione incomprensibile. L’apparente iniziale assenza di tutto ciò che riguarda il mondo di Death Note, così come voi lo conoscete. Ma tutto quell’incredibile mondo c’è! Kira, Tokyo, il quaderno. Ed Elle arriverà… Perché volevo continuare a vederlo parlare, muoversi, ragionare.
Elle era in piedi sul marciapiede e con gli occhi spenti la osservava, mentre strusciava svogliatamente il dorso del piede su un polpaccio...
«Ciao, Ryuzaki…» tentennò Emma «Allora…sai dove vivo… Ed io non te l’ho mai detto! Quindi…»
«Quindi?» le chiese lui vagamente irriverente.
«Quindi immagino tu sappia altro... Il punto è da quanto tempo sai!»
Elle smise di grattarsi il polpaccio e portò il piede a terra «No. Il punto è che da ora la smetterai di giocare da sola a questa partita.» la gelò.
La voce le arrivò dritta alla testa, come una tagliola affilata.
Il suo sguardo impassibile e freddo la trapassò.
Genere: Introspettivo, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Another world'
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Alcuni dei personaggi che appariranno non mi appartengono, ma sono proprietà di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 44. The last page (seconda parte)
 
Elle era appollaiato come suo solito e aspettava in silenzio che l’imbarco del volo di Light e Misa fosse annunciato.
Osservava placidamente le loro figure da uno schermo, rannicchiato nella penombra notturna della stanza di un albergo di Honolulu, e di tanto in tanto sorseggiava con flemma un po’ di dolcissimo tè. La quiete della camera era rotta solo dallo sporadico tintinnio della bianca porcellana della tazza che veniva riappoggiata sul piattino davanti a lui.
Le immagini che fissava nel monitor erano la ripresa in tempo reale di ciò che accadeva in quel gate: le telecamere erano posizionate dietro la grande vetrata a specchio sul fondo della sala di attesa dei due ignari Kira.
Non si sarebbe perso la diretta di quella scena per nulla al mondo.
Quello sarebbe stato il teatro della sua vittoria.
Con calma sfilò il cellulare e chiamò Wedy, che dall’altra parte delle telecamere e di quel vetro specchiato eseguiva ormai da giorni le direttive di colui che, dietro una voce sintetizzata, si era professato a lei e ad Aiber come il nuovo vero Elle. Già, il nuovo “vero” Elle, che per Aiber e Wedy era l’individuo sconosciuto che aveva rimpiazzato Ryuzaki, colui che “veramente” era il suo successore, all’insaputa del resto della squadra anti-Kira. La bella ladra e il truffatore infatti non avrebbero dovuto dire nulla, perchè per tutti il nuovo Elle doveva essere Light. Ma ancora per poco.
Ma in realtà, ovviamente, quel nuovo vero Elle non era altri che il “vecchio” Elle, Ryuzaki stesso…
Il bluff infatti era architettato a diversi livelli: per tutti Ryuzaki era indiscutibilmente morto; per la squadra anti-Kira il suo ruolo era stato ricoperto da Light Yagami; per Wedy e Aiber quel ruolo era ora ricoperto da qualcun altro ancora, che loro non conoscevano e non avrebbero mai conosciuto, come del resto era sempre stato per il detective prima del caso Kira. La verità che avrebbe sconvolto tutti era che Ryuzaki era vivo e vegeto, aveva gabbato tutti, era dietro quelle telecamere e si godeva la scena, attento, muovendo ancora una volta i suoi burattini a proprio piacimento.
E quindi, la voce sintetizzata del “nuovo” vero Elle giunse dal cellulare all’orecchio della elegante ladra «Tutto procederà come stabilito. La registrazione effettuata da Ryuzaki poco prima di morire partirà al momento opportuno. Grazie del contributo, Wedy.»
E poi Ryuzaki riattaccò, sorridendo sornione del fatto di dover parlare di se stesso  come di un morto.
Ma subito dopo, nel silenzio e nel buio di quella camera d’albergo, apparve la figura di Rem che trapassò solenne la parete…
Elle si voltò verso lo Shinigami e gli disse calmo «Sapevo che ti avrei rivisto…»
«Umano, io non ho mai smesso di tenerti d’occhio…» commentò tetro il Dio della Morte.
«Già…» rispose freddamente Ryuzaki.
«Io ho voluto fidarmi di te. Ti ho voluto dare una chance...» Rem si voltò verso lo schermo e osservò la figuretta di Misa che arrivava trotterellando davanti a Light, con Ryuk che incombeva alle sue spalle, e rimanendo con lo sguardo fermo su di lei proseguì con voce ferma «…Ma tu adesso devi dirmi cosa hai intenzione di fare.»
Riposò di nuovo il suo occhio sul detective e avvicinandoglisi in modo minaccioso lo fissò gravemente.
Elle rimase immobile e rispose con freddezza «Saranno catturati a breve. Ma non temere: lo Stato delle Hawaii è privo della pena di morte, non saranno giustiziati. Sono io che ho voluto che loro fossero arrestati qui. Ho rispettato ciò che ti avevo detto.»
Rem replicò gravemente «D’accordo, piccolo umano… A quanto pare Misa non morirà… Ma se le dovesse capitare qualc-»
Ryuzaki la interruppe «Rem, io credo di conoscere il motivo per cui non mi hai ucciso allora. Non è mio interesse dominare il mondo, né tanto meno imporre i miei ideali di Giustizia, qualunque essi siano.» e mentre diceva queste ultime parole ruotò le pupille su Light e fece una pausa osservandolo, mentre lo Shinigami taceva.
Poi riprese a parlare «Ma di certo non ho alcuna intenzione di essere ammazzato. Di certo non ho alcuna intenzione di essere ammazzato da te. So benissimo che se Misa correrà qualche pericolo solo lontanamente connesso a me e causato da una qualche mia azione, tu non esiterai un istante a scrivere il mio nome completo sul tuo quaderno. Non mi interessa che tu abbia una buona opinione di me, come credo a te non debbano interessare i motivi che mi hanno spinto a voler salvare le vite di Light Yagami e Misa Amane, perchè ciò che conta è il risultato, indipendentemente dalle intenzioni e dai mezzi. Tuttavia immagino di dover essere sincero e di voler parlare chiaro: non ho architettato questo piano per il bene di Misa o per un nobile ideale, l’ho costruito in questo modo esclusivamente per salvarmi la pelle, per salvarmi da te. E sono certo che tu, conoscendo il genere umano ed avendolo osservato dall’alto e da un punto di vista estraneo, sia perfettamente cosciente del fatto che non esistano motivazione e forza più grandi dell’istinto individuale alla salvaguardia della propria sopravvivenza. Gli uomini fanno cose ignobili pur di tutelarla. Ed io, come mi hai appellato svariate volte e con disgusto, sono solo un inutile e miserabile essere umano.».
Elle tacque per qualche istante, osservando lo Shinigami fermamente, senza il minimo disagio negli occhi, senza neppure l’ombra della vergogna o della umiliazione che qualunque uomo avrebbe provato nel riconoscere la grettezza, la meschinità o la viltà delle azioni e delle intenzioni dei suoi simili o di se stesso.
Elle era freddo, distaccato, disincantato e duro. Lo era sempre stato. Quella era la sua forza.
Rem lo continuò ad osservare seria, così Ryuzaki proseguì «… Tuttavia, se questo discorso non ti convince, se continui ad essere scettica e a temere un mio volta faccia, se vuoi che io costruisca grazie alle mie abilità di calcolatore un altro binario obbligato per te, comportandomi quindi come Light Yagami ha sempre fatto nei tuoi confronti, se vuoi perciò un’altra opzione, naturalmente non mi tirerò indietro e sarò io stesso a suggerirtela.» Elle non temeva di parlare chiaro, non temeva di mettere sul piatto ogni dettaglio, non temeva di fare allusioni all’operato di Kira, che aveva sempre voluto solo sfruttare Rem, un Dio della morte. 
E continuò «Perciò, ecco l’alternativa: se le cose non dovessero andare come ti ho assicurato, se a Misa dovesse capitare qualcosa di brutto, se non sarà tutelata, sappi che tu potrai comunque uccidere in ogni momento tutti coloro che sono stati coinvolti in questo caso, me per primo. Potrai eliminare tutti gli eventuali giudici al futuro processo. E potrai farlo manovrando le loro azioni prima della morte e in questo modo ottenere che tutte queste persone distruggano le prove della colpevolezza della tua protetta. Potrai far sparire i quaderni dalla terra e far così dimenticare a Light e Misa le loro azioni e forse loro due potranno costruirsi una vita normale insieme, per i pochi anni che restano alla tua giovane favorita: perché sappiamo benissimo entrambi che la felicità di Misa, a quanto pare, è stare insieme a Yagami. » si fermò un istante per osservare l’espressione di Rem, che tacque impassibile, e quindi continuò «In questo caso, tu stessa sai perfettamente che avrai bisogno di tempo per definire le dinamiche della morte di tutte le persone che vorrai eliminare e che credi ostacoleranno la felicità della Amane. Devi considerare inoltre che l’unico motivo per cui tu dovessi decidere di optare per questa soluzione sarà che io non avrò mantenuto la parola data e che quindi Misa rischierà di morire per una condanna a morte, differentemente da quanto io ti sto invece assicurando adesso. E quindi tu stessa, uccidendo tutti coloro che potrebbero accorciare la vita di Misa, moriresti subito dopo per avergliela voluta allungare e morirai appena un istante dopo che sarà avvenuta la prima morte da te pianificata. Perciò dovrai avere tempo per scrivere sul tuo death note prima di morire tu stessa. Ma se pianificherai il primo decesso lontano nel tempo, anche qualora tu dovessi morire in seguito a questo tuo atto, avrai tutto il tempo che vorrai per aggiungere nomi e date, finché per l’appunto non morirà questa prima persona che tu avrai deciso di giustiziare.»
Era un piano ineccepibile. Elle aveva calcolato alla perfezione ciò che avrebbe potuto fare Rem e le stava porgendo il proprio disegno su un piatto d’argento.
Solo a quel punto il Dio della morte parlò, mestamente «…Su una cosa hai perfettamente ragione, Elle: tu sei un ignobile umano, proprio come Light. Mi stai proponendo di uccidere persone innocenti…»
Elle inclinò il capo «Già… Anche se a te questo non dovrebbe interessare… La morale umana non ti riguarda. Tuttavia questo dovrebbe confermarti le mie parole iniziali…»
Lo Shinigami vedeva la freddezza calcolatrice del detective e il suo cinismo, che in quanto tale non faceva altro che dimostrare la dura verità e dunque la sua sincerità. Ma nello specifico Rem non sembrava non rendersi nemmeno conto che avrebbe potuto usare quell’alternativa, quel piano appena suggeritogli da Elle anche in quello stesso istante. Il Dio della Morte sembrava non capire che quella sarebbe stata la cosa migliore per tutti: per Light, per Misa, per lei stessa. Perché se l’avesse fatto in quel momento, se avesse deciso di fare fuori tutti coloro che ostacolavano la futura libertà di Misa e Light, lei stessa non sarebbe morta, perché Ryuzaki veramente non aveva alcuna intenzione di far giustiziare la Amane.
Elle però immaginava che Rem non ci sarebbe arrivata da sola e così continuò il suo discorso portandolo a suo favore «Potresti attuare in questo stesso istante il piano che ti ho appena suggerito e quindi ottenere il massimo risultato col minore danno possibile: infatti, se attuerai questo piano adesso, non morirai, perché, come ti ho già detto, io non ho alcuna intenzione di far uccidere Misa. Ma naturalmente mi rendo conto che per te non è così semplice, perché tu non puoi sapere con certezza se io sono sincero, perché non puoi fidarti ancora ciecamente di me. Quindi suppongo che tu debba tenere conto anche dell’ipotesi secondo la quale io vorrei gabbarti. Perciò, siccome tu non mi credi ancora fino in fondo e continui a temere che questo potrebbe accaderti anche adesso, cioè morire in seguito alle tue azioni volte a salvare la vita di un’Amane destinata ad essere giustiziata per causa mia; siccome temi che io ti stia mentendo e che potrei quindi voler condannare Misa alla forca, anche se ti sto dicendo il contrario; siccome secondo questa linea e possibilità, usando adesso il tuo quaderno per allungarle la vita, tu moriresti, be’, ti suggerisco di attendere. Tanto, questo piano è attuabile in ogni momento. E se comunque devi morire mettendolo in pratica, tanto vale aspettare e vedere se le cose si mettono a posto da sole senza bisogno di sacrificarsi…»
Non faceva una piega.
Lo Shinigami si impose allora «Questa tua opzione non mi interessa, piccolo umano. Essa non è stata altro che l’ennesimo ridicolo sfoggio della tua intelligenza. Ed esattamente come hai premesso, essa è stata un’alternativa degna dell’operato folle di Light Yagami, un’alternativa che hai voluto fornirmi nel caso in cui il tuo primo discorso non mi avesse convinto. Ma…se sei così intelligente, sai benissimo che se sei ancora vivo, se non ti ho ucciso in quel giorno di pioggia è proprio per quelle tue considerazioni iniziali, “umanamente” orribili, ma vere. Considerazioni che adesso hanno chiarito le mie profonde intuizioni su di te. Intuizioni che ti avevano salvato allora e che probabilmente lo faranno anche adesso.» era il Dio a parlare. Non c’era sentimento, non c’era ragione, non c’era umanità. Solo la superiorità inarrivabile «La tua ultima opzione ventilata mi fa sorridere, Elle: essa è stata solo dettata dalla tua paura. Sapevi che il tuo primo cinico discorso su te stesso e la tua debole umanità sarebbe stato vincente con me, ma la tua paura di morire, la tua paura di non riuscire e non potere controllare le mie azioni e la mia follia ti ha portato ad aggiungere quell’insulsa alternativa.» si fermò un istante a guardarlo negli occhi neri e cerchiati dalle profonde e livide occhiaie «Tu hai paura di me. Tu sei solo un piccolo uomo che ha paura di me.»
Ed Elle sentì sulla propria pelle la grandezza dell’essere che aveva davanti e la propria inferiorità. Conobbe l’ineluttabilità della decisione del Dio, che non aveva niente a che fare con la logica o la razionalità.
Rem stava facendo la sua scelta in base a qualcosa che andava oltre.
Era quel qualcosa che Ryuzaki aveva intuito e che l’aveva fatto agire in modo “rispettoso”. Era quel qualcosa in cui lui aveva sperato, temendo comunque di non farcela di fronte all’imperscrutabile Dio. Eppure l’aveva fatto ed aveva vinto.
Solo grazie alla sua intelligenza era stato capace di comprendere che quell’intuito da semplice uomo avrebbe potuto essere vincente.
Ma, al di là della sua capacità di sfruttare astutamente ogni elemento e dettaglio a proprio vantaggio, compresi i propri limiti e debolezze, ciò che alla resa dei conti l’aveva salvato era stato solo il suo essere cosciente nel profondo di essere solo un piccolo uomo.
E questo era ciò che Rem aveva capito. Anzi, era ciò che Rem aveva visto e percepito dietro le tante parole ciniche e dietro i silenzi del detective.
E quella sensazione di avercela fatta vibrò sotto la pelle di Ryuzaki per un breve istante.
Lo Shinigami poi voltò lo sguardo sulla piccola Misa intrappolata sul monitor e la sua espressione mutò. Non era più solenne e superiore, come era stata poco prima… La sua voce uscì ora triste «…Cosa le accadrà dopo l’arresto?»
Ryuzaki attese qualche istante prima di rispondere. Osservò quel Dio ora così diverso. Così umano in quella che sembrava tristezza. E poi Elle rispose «…Sarà giudicata da una Giuria internazionale, rispettosa dei diritti umani e delle leggi del luogo in cui è stata arrestata. Il processo sarà a porte chiuse e sarà sconosciuto al resto del pianeta. La gente non conoscerà la verità: verranno inscenate finte udienze e nessuno saprà che esistono quaderni della morte in grado di uccidere. Ma il caso particolare che la interessa, la presenza di un elemento soprannaturale, la salverà. Anche se io non parteciperò al processo, né è mio interesse farlo in nessun modo, ho già messo al corrente i Giudici di tutti gli elementi necessari. A occhio e croce Misa sarà giudicata incapace di intendere e volere al momento in cui compiva le sue scelte di morte e soprattutto non in grado di distinguere il Bene dal Male, a causa dell’influenza negativa del quaderno. Le responsabilità a suo carico saranno quindi immensamente ridimensionate e la pena sarà anomala e garante di questa sua situazione unica. Sarà certamente messa in condizione di non poter più fare del male, vivrà i pochi anni che le restano in una condizione di latente prigionia, ma di sicuro non sarà dietro le sbarre di una cella. Semplicemente rimarrà costantemente seguita e occultata al mondo. Ma sarà insieme a Light, che condividerà le sue stesse attenuanti.» e concluse le sue spiegazioni.
Poi, voltando anche lui lo sguardo verso il monitor, aggiunse «Puoi osservare adesso tutto quello che succederà.»
Rem non ribatté.
Era arrivato il momento.
Le carte di imbarco di Light e Misa erano state appena controllate.
Il personale del desk dell’aeroporto abbandonò velocemente la sala, come gli era stato detto di fare, e chiuse le porte che la collegavano al grande corridoio, senza che i due ignari ragazzi potessero accorgersene. Era ovvio che Ryuzaki, sotto le mentite spoglie del nuovo vero Elle, si era messo in contatto anche con i “Potenti” del Pianeta, i quali naturalmente gli avevano messo a disposizione l’Intelligence che stava supportando il piano del detective e che avrebbe portato a compimento l’azione di cattura.
Wedy sbarrò le porta di accesso al finger.
Il filmato shock dell’uccisione di Higuchi stava per partire davanti agli occhi del giovane Kira…
Ma prima che questo potesse accadere Elle disse «Stai a guardare, Rem, osserva tutto attentamente come hai fatto finora: finché questa storia non sarà conclusa, io non potrò ritenermi salvo. Sappi che accadranno cose che potrebbero farti vacillare nella scelta che stai compiendo nei miei confronti, che potrà ritenersi certa solo se tutto andrà come io ho stabilito. Quindi osserva. E poi uccidimi, se vuoi.» chiuse Elle.
Rem non replicò, solenne abbandonò la camera di quell’albergo e raggiunse rapidamente la sua Misa, in quell’aeroporto poco lontano.
E allora Elle si portò il pollice alla bocca e iniziò a morderlo mentre il filmato che avrebbe incastrato per sempre Light Yagami scorreva davanti ai due Kira.
E quando fu il momento, Ryuzaki scostò il pollice dal labbro, avvicinò a sé la base del microfono che era poggiato sulla scrivania davanti a lui, ne premette con flemma il pulsante dell’accensione e protese il lungo collo per approssimarsi ancora…
Perché quella voce sintetizzata, che Light, Misa, Wedy e tutti gli altri agenti dell’intelligence coinvolti avrebbero ascoltato in quella saletta d’attesa, non era affatto una registrazione.
Ryuzaki aveva bluffato tutti anche su quello.
“Se stai ascoltando questa registrazione significa che sono morto, altrimenti sarei stato lì con te. Ma il mio piano ha funzionato. Ti ho battuto, Light Yagami. Io ho vinto. Tu sei Kira. E adesso lo sa il mondo intero.”
Colui che parlava in quel modo sicuro era l’Elle vivo e in carne ed ossa, che in tempo reale guardava il suo rivale capitolare, parola dopo parola.
Quello che forse Elle non avrebbe mai saputo era che Light, nonostante il panico del momento e della sconfitta, stava intuendo che c’era qualcosa di strano. Si stava chiedendo, nella sua eccelsa intelligenza, per quale motivo Ryuzaki avesse avuto bisogno di distorcere la propria voce col sintetizzatore vocale… Se era morto, se nessuno avrebbe quindi potuto più fargli del male, che senso avrebbe avuto occultare la sua voce? Nessuno lo avrebbe più sentito parlare, nessuno lo avrebbe potuto riconoscere per questo… E se anche lo avessero riconosciuto, lui ormai era morto e lontano da ogni pericolo…
Ma forse Ryuzaki sapeva benissimo che Light avrebbe intuito qualcosa, ma probabilmente sapeva altrettanto bene che quel pensiero sarebbe stato fugace, perché ciò che sarebbe seguito avrebbe tolto qualunque importanza a quella acuta considerazione di Light.
E infatti così fu.
Light, sconfitto, ritrovò se stesso.
Egli, nella triste vita di rimorso che gli si prospettava, non si sarebbe mai più chiesto l’inutile perché della voce sintetizzata di quella registrazione, che registrazione non era…
Quando tutto si concluse, quando Misa ebbe dimenticato e Ryuk fu sparito nella notte, Elle aprì il suo cellulare bianco a conchiglia «Illustri rappresentanti dell’Interpol, è il nuovo capo dell’ “Organizzazione Elle” che vi parla. Ora potete mandare la swat a prendere i due Kira. Sono innocui. Per ennesima precauzione avvertite gli agenti di sfilare a Light Yagami il suo orologio da polso. Immediatamente dopo, divulgate ai media la verità sull’ “Organizzazione Elle” e su chi ne era a capo prima di me:  fate in modo che il mondo sappia che il precedente Elle è morto e che qualcun altro lo ha rimpiazzato a capo dell’ “Organizzazione”. Inviate alle reti televisive anche il filmato dell’elicottero, così come era stato stabilito. Il mondo deve conoscere la verità, o perlomeno parte di essa, e deve conoscere, se non l’identità, perlomeno l’estremo sacrificio di colui che ha conosciuto col nome di Elle.» e parlava di se stesso…
Ed era stato per queste parole di Ryuzaki che, a Londra, alle otto del mattino, era potuto andare in onda un notiziario in edizione speciale, da una televisione accesa sulla pensilina di un’edicola dell’aeroporto di Heatrow. Era stato per preciso volere di Ryuzaki che il mondo, e con esso anche una giovane ragazza anglo-italiana, era venuto a conoscenza della morte del più grande detective del mondo.
Elle riagganciò, controllò la mail e infine disse «Watari, possiamo procedere. Mi hanno appena comunicato che i Giudici hanno già acquisito le prove, hanno assistito alla scena, hanno toccato i due quaderni veri e quindi hanno visto gli Shingami nella sala d’attesa. Non devono essere convinti di nient’altro. Ora sanno. I due death note possono essere dati tranquillamente alle fiamme. Così anche Yagami dimenticherà tutto e suppongo che la sua pena sarà ancora più dura.» si infilò una mano in tasca, ne estrasse il frammento di death note che tanto tempo prima Emma gli aveva detto di prendere dal cronografo di Light e lo osservò «Immagino che durante le udienze del processo sarà sufficiente farlo toccare a Light, perché possa riacquistare la memoria, almeno momentaneamente, e quindi testimoniare. Chissà se per lui sarà peggio ricordare tutto, ma con la consapevolezza di aver sbagliato, o magari non ricordare nulla, ma con la mente pura avere davanti agli occhi le prove schiaccianti di ciò che è stato in grado in fare? …Mhm…»  mugugnò pensieroso con lo sguardo verso l’alto «Mah…Tutto sommato questo non mi riguarda proprio e in fondo non mi interessa, non sono io che dovrò giudicarlo.» chiuse freddamente e senza interesse, quasi annoiato.
E mentre Misa veniva presa in braccio da uno degli agenti bardati della swat e si risvegliava, non ricordando più nulla e sbraitando di non essere toccata, il cronografo veniva sfilato dal polso di Light, che si fece ammanettare senza battere ciglio e si lasciò poi trainare senza opporre alcuna resistenza, camminando a testa bassa, come un automa, sconfitto e consapevole.
Poi, ad un tratto, il giovane fuoriclasse sollevò il capo e sgranò gli occhi. Si guardò spaesato intorno e iniziò a gridare insistentemente che non era possibile, che lui non poteva essere Kira, che nonostante il filmato appena visto lui era assolutamente certo di non aver mai compiuto quelle azioni…
Il quaderno di cui era stato proprietario era stato appena bruciato e così anche lui aveva dimenticato tutto.
«Non ho mai scritto niente su quel foglietto! Nel mio orologio non c’è mai stato nessun foglietto! Io… Io… Io non ricordo di aver mai commesso quello che ho visto accadere in quel filmato… Io…» questo diceva Light Yagami, mentre la voce gli moriva strozzata in gola nel momento in cui i suoi pensieri iniziarono a dirgli che forse, dopotutto, anche se non ricordava nulla, quello che aveva visto su quel monitor era schiacciante e che la sua colpevolezza doveva essere collegata a qualcosa che non riusciva a spiegarsi…
Solo allora Elle sentì uno strano formicolio alle tempie, improvvisamente percepì l’esterno come ovattato e la voce di Rem raggiunse la sua mente, senza che la figura  dello Shinigami fosse effettivamente in quella stanza d’albergo. Rem, che forse era già in volo verso il suo mondo.
Ryuzaki si trovò come ad ascoltare i pensieri del Dio della Morte, che si rivolgeva a lui… «Hai fatto distruggere i death note… Lo so, ognuno di noi sa quando un quaderno viene distrutto. E così mi costringi a tornare nel mio mondo…»
Elle si portò il pollice alle labbra e iniziò a mordicchiarlo convulsamente. Non era sua abitudine che qualcuno potesse raggiungere con le proprie parole direttamente la sua mente.
Tuttavia si adeguò a quello strano scambio e poco dopo rispose, a capo chino, fissando le proprie ginocchia… «…Nessun altro deve possedere quell’arma infernale. E io non ho dubbi che tu, dal tuo mondo, continuerai a scrutare e proteggere la tua Misa. Ma immagino di non aver bisogno di parlare… »
La voce di Rem giunse triste nella testa di Ryuzaki «Già…Il quaderno non può dare la felicità… Io l’ho sempre saputo. La sua vita sarebbe stata infelice qualunque cosa fosse accaduta…Forse, sono stata io stessa la causa della rovina di Misa…»
Fece una lunga pausa e poi lo Shinigami riprese con un tono maestoso e grave, che invase la testa di Elle, quasi che la sua enorme e terrificante statura si fosse realmente eretta al di sopra del detective, annichilendolo come già aveva fatto un’altra volta «Tu sai che veglierò su Misa, sempre. E adesso io so che tu non agirai diversamente da come mi hai detto: sei troppo furbo per non capire che cercare di fregarmi si ripercuoterebbe contro di te…
L Lawliet, hai fatto i tuoi comodi, ma sei stato di parola. E non morirai.
È finita per tutti…»

E poi quella strana sensazione ovattata e totalizzante abbandonò il detective.
Sì, era finita…
Ryuzaki sbarcò dalla sua sedia, infilò le scarpe e disse annoiato «Possiamo andarcene, Watari. Voglio una fetta di cheese-cake e sono stufo degli alberghi…»
Il fedele Wammy uscì silenziosamente da una stanza che affacciava in quella di Elle e dalla quale aveva gestito contatti e informazioni fino a quel momento, e raggiunse il suo pupillo.
Elle iniziò allora a camminare in direzione dell’uscita, strascicando le sue scarpe sulla moquette della camera e disse con flemma e aria infantile «…Sai, quando abbiamo preso quel farmaco, mi avrebbe dato veramente molto fastidio non risvegliarmi più. L’idea di raccontarle tutto mi stuzzica parecchio.» si grattò la nuca.
Watari sorrise appena e disse provocatoriamente «E se lei non dovesse ritornare?»
Elle proseguì a camminare e a guardare davanti a sé, a capo chino, sollevò le sopracciglia con noncuranza, sicurezza e nessun disagio «Sono certo che tornerà. Tornerà per sapere.»
 
Emma era ferma davanti a quella porta.
La neve cadeva lentamente, mentre le grida entusiaste dei ragazzini arrivavano ovattate alle sue orecchie.
Poi finalmente allungò la mano verso la maniglia.
Ma una voce la fermò, giungendole alle spalle.
«Noto che aprire quella porta ti crea qualche ansia. Non è che in fondo sapere la verità ti fa paura, Emma?»
Quella  voce bassa e fluida.
Provocatoria, fredda.
Quel tono scanzonato e disinteressato, proprio di chi fa domande conoscendo benissimo le risposte. Proprio di chi le fa perché, per l’appunto, conosce benissimo le risposte e sa che facendole innescherà nel prossimo un meccanismo che lui si divertirà a studiare.
E poi quel modo noto e disincantato di pronunciare il suo nome…
Emma si portò entrambe le mani alla bocca.
Rimase così, con le labbra tappate dai palmi delle sue stesse mani, che vi premevano sopra con intensità.
Iniziò a sentirsi il sussurrare del suo respiro, che ora le usciva dalle sole narici, affannato.
Come se il tempo si fosse fermato per un breve istante, lo sguardo sgranato di Emma rimaneva attaccato alla superficie di quella porta scura e chiusa, porta che ormai non vedeva nemmeno più. La fissava, ma non la vedeva.
E poi, di scatto, si voltò, con gli occhi enormi e spalancati.
E lui era lì…
Con la pelle candida come sempre.
Con le solite evidenti occhiaie.
Con il costante sguardo impassibile.
E le spalle magre e curve.
Elle.
Bellissimo, come Emma lo aveva sempre visto…
Con gli occhi lucidi e sbarrati ed un’espressione indecifrabile, continuò a fissarlo come ipnotizzata.
In silenzio.
Poi, lentamente, allontanò le dita dalle proprie labbra.
E fece scivolare le braccia lungo i fianchi.
Portò giù le spalle.
Continuando a non staccargli gli occhi di dosso, sollevò il mento.
Si eresse diritta in tutta la sua altezza.
Poi, adagio, sollevò il braccio destro, mentre il respiro le tremava in petto.
E in un lampo, con una forza e un istinto improvvisi ma tremendamente determinati, la sua mano aperta fendette rapidamente l’aria e…
SCIAFF!!
… andò a colpire violentemente il volto di Ryuzaki.
Ci mise tutta l’energia che aveva nel corpo.
Lo prese in pieno.
E lo schiocco asciutto e compatto ruppe momentaneamente quel silenzio sospeso.
La violenza di quel potente schiaffo fece ruotare scompostamente il capo di Elle, il cui equilibrio vacillò per un istante. Ciocche di capelli scuri oscillarono davanti ai suoi occhi lavagna.
Un inquietante silenzio regnò subito dopo.
Ryuzaki si portò lentamente le dita affusolate sulla guancia appena colpita, a testa bassa.
Poi, con calma, ritornò a fissare serio Emma, ruotando lo sguardo deciso, rimanendo col volto di tre quarti e la mano sul volto schiaffeggiato.
Lei allora, rossa in viso, si sfilò il cappello di lana e lo gettò a terra con impeto, come se fino a quel momento le avesse dato un fastidio tremendo, come se fino ad allora lo avesse tollerato senza tuttavia riuscire a liberarsene. La lunghissima chioma nera che vi era raccolta dentro le ricadde pesante lungo la schiena, mentre singoli capelli, superficiali e sottili, rimanevano sollevati nell’aria, elettrizzati e leggeri, e faticavano ad  adagiarsi gli uni sugli altri, gradualmente.
E poi, le uscì una voce tremula, ma forte, nient’affatto stridula, che non era ben chiaro se trasudasse rabbia, gioia, contentezza, emozione, sorpresa estrema, amore o odio, o magari tutte queste cose insieme «Hai una vaga, lontanissima e pallida idea di quello che significa QUESTO??!! Sai cosa è stata la mia vita negli ultimi tre mesi??!! Sai cosa è diventata la mia vita a causa tua??!! Lo sai??!! No che non lo sai!! E non te ne frega assolutamente niente!! Perché tu sei morto!!! Sei sepolto?! Sei sottoterra?!»
Emma fece un grosso respiro per riprendere il fiato che la valanga di parole vomitate non le aveva permesso di prendere e quindi continuò urlando «Ryuzaki!!! VAFFANCULO!!!!!»
Poi fece un passo verso di lui, sollevò il dito indice davanti a quel volto pallido «Non provare a rendere questo colpo! Non provarci nemmeno!! Hai capito, Ryuzaki?!» glielo disse gridando con tutta se stessa, mentre col volto infiammato si avvicinava agguerrita alla faccia di lui «Questa è la mia risposta! Hai già abbondantemente colpito su di me! Ero io che dovevo rendere! È chiaro?? Ti è chiaro questo basilare concetto??!!» gridò ancora, mentre le lacrime le scivolavano silenziosamente dagli occhi grandi, grigi e infuocati.
Lacrime che non le impedivano assolutamente di esprimere chiaramente quello che voleva dire e che pensava. Lacrime che non erano affatto melensa manifestazione del suo essere ferita e debole. Tutt’altro. Quelle lacrime, che discretamente le rigavano il volto sottile e arrossato, la mostravano ancora più forte. Ancora più agguerrita. Ancora più alta. Ancora più Emma.
Elle la osservò bene, mentre i capelli sottili non le si erano del tutto ricomposti lungo la schiena e aleggiavano ancora elettrizzati dalla lana e dal freddo, facendola sembrare una specie di Gorgone «E questo basterebbe a metterti in pari?» le disse candidamente, massaggiandosi ancora la guancia «A giudicare dalla tua espressione direi che ci vuole ben altro che un potente schiaffo…» e sorrise appena, allontanando quindi le dita dal volto colpito.
Era lui.
Era vivo.
Era sfacciatamente, irreversibilmente lui.
Era irritante.
Era provocatorio.
Non era a disagio, nonostante la situazione.
Era Elle.
Emma gli afferrò con forza il lembo della maglietta, rischiando di strapparne il cotone, e lo avvicinò con veemenza ancora di più a sé «Mi hai fatto credere di essere morto!! Io fino a un minuto fa ero convinta che tu fossi morto!! Ma che “cosa” sei? Che razza di orribile persona sei??!! E non dirmi che “in fondo io lo sapevo”, non provare neppure a dirlo! Sì, Ryuzaki, io lo sapevo, sapevo bene “chi” sei! Ma adesso lo sai che cosa ti dico? Ecco: in questo momento me ne sbatto del fatto che lo sapevo! La ragionevolezza e il buon senso si fottano! Non può essere colpa mia, se anche lo sapevo! Ti dico che quello che hai fatto è solo colpa tua! Che se anche me la sono cercata, tu mi hai fatto più male di quanto puoi anche solo lontanamente immaginare! E adesso ancora di più di prima. Credevo che manipolarmi e portarmi a letto per scucirmi le informazioni il più rapidamente possibile fosse stata la peggiore azione che tu avessi compiuto nei miei confronti. Ma mi sbagliavo di grosso… Mi hai precipitata più di un mese nella disperazione più totale perché credevo che fossi morto! Perché non mi ci hai lasciata? Perché non mi hai lasciata con quella terribile bugia? E la vuoi sapere la cosa più assurda? Io ero disperata perché nonostante tutto ERO ancora innamorata di te! Ma cosa puoi capire tu, eh? Cosa puoi capirne di come sono stata? Chi te lo fa fare di provare a metterti nei miei panni? Anzi, cosa te ne frega di farlo, eh? E anche se volessi provare a farlo, snaturando la tua maledetta indole insensibile o magari per gioco, be’ non ci riusciresti, perché sei solo uno spregevole blocco di ghiaccio. Cosa puoi saperne tu della sofferenza?!» e si bloccò di colpo.
No. Quello che aveva appena detto non era vero.
O meglio, non era affatto vero se letto nella sua più immediata interpretazione, che faceva apparire quelle ultime parole di Emma come la più grande sciocchezza che avesse mai potuto dire!
D’impeto aveva vomitato qualcosa, ma ora sembrava che quel qualcosa potesse essere interpretato in modo completamente sbagliato.
Elle che non conosceva la sofferenza…Non lo pensava e non lo avrebbe mai potuto pensare.
Perché se l’avesse sempre pensato, non si sarebbe mai innamorata di lui…
Emma rimase immobile con gli occhi ancora lucidi. Si portò di nuovo il palmo della mano sulle labbra, fissando il giovane uomo che aveva davanti, scosse il capo, negando, come terrorizzata da ciò che aveva appena detto e da come sarebbe stato interpretato.
E lui, appeso alle magre spalle in quella maglietta troppo grande, restò in silenzio e a capo chino per qualche istante. Poi, senza alzare lo sguardo su di lei, le disse con voce ferma e bassa «Questo è il tuo vero colpo, immagino: il tuo disprezzo nei miei confronti gridatomi in faccia.»
Poi alzò appena il mento e la fissò con quello sguardo terribile e gelido che Emma conosceva bene «“Io non so nulla della sofferenza”. Forse intendevi che non ne so nulla di quella degli altri, perché non mi interessa condividere nulla. Giusto, Emma?»
Era così duro che Emma non riuscì a trovare le parole per rispondere.
Perché lui aveva capito… Elle non aveva affatto frainteso.
Emma rimaneva zitta e così Elle proseguì «O devo forse credere che sei diventata stupida tutto d’un tratto, Emma? Magari devo dedurre che quello che hai sempre saputo di me era esclusivamente dovuto al manga che hai letto. Oppure devo arrivare alla conclusione che le tue intuizioni sono sempre state casuali e che in verità sei una persona superficiale e poco intelligente. Forse devo immaginare che, per una volta, mi sono sbagliato, perché non sei come credevo fossi.»
Invece di sprofondare nel baratro per le pesanti allusioni che Ryuzaki le stava rivolgendo, Emma si infuriò ancora di più «Finiscila!! Finiscila di continuare a sfruttare il fatto che sono innamorata di te e che perciò temo tu possa pensare che io sia una persona insignificante! Smettila di sfruttare le tue capacità intellettive per colpirmi nelle mie debolezze! Smettila!! Basta! Ne ho a sufficienza! Te l’avevo detto che non avresti dovuto rendere il colp-»
«“Sono assolutamente certo che questa volta quello che voglio fare non avrà alcuna ripercussione su di me?”» la interruppe bruscamente Elle, con voce fredda e asettica.
Emma aggrottò la fronte, senza capire…
E lui continuò con lo stesso tono non curante «Questo è ciò che ho pensato a luglio, poco prima dell’alba e poco prima di “portarti a letto”. È “portarti a letto” l’espressione che hai utilizzato, giusto?»
 
 
 
 
 
 
Noticina: una delle regole del DN prevede che, se un quaderno della morte viene distrutto, il proprietario ne perderà i ricordi esattamente come se avesse rinunciato al suo possesso e lo Shingami connesso sarà costretto a ritornarsene seduta stante nel suo mondo. Ve l’ho ricordato solo perché così sarà più chiaro perché Light si sia dimenticato tutto e perché Rem se ne sia dovuta andare ;)
 
 
Come avrete capito o come avrete letto sul mio account di Google+, questa estate sono stata poco fortunata con la connessione internet. E quindi, anche se mi ero portata dietro il portatile, c’è stato poco da fare…
Però ora sono tornata ed eccomi qui.
Devo aggiungere però un’informazione e sarò molto sincera nel farlo: avrei potuto pubblicare anche qualche giorno prima, ma quando mi sono ritrovata a rileggere questo capitolo al volo per postarlo (l’avevo già rivisto), mi sono resa conto che non andava affatto bene… Non so perché, ma così come l’avevo scritto non mi piaceva, mi stonava troppo (cioè molto più del solito). Forse i giorni di vacanza mi hanno fatto staccare la spina e mi hanno reso più lucida su alcune cose, o forse il contrario. Magari era meglio prima. Non lo saprò mai, perché la precedente versione è persa nel buco nero delle correzioni dei documenti word e non potrò mai rileggerla per vedere le differenze (che sono enormi in alcuni punti, ve lo assicuro…) e fare una scelta più oculata.
Perciò, quello che avete letto è il frutto di ciò che ho prodotto oggi mescolato a quanto scritto mesi fa.
Il capitolo è parecchio più lungo, ma se mi fossi fermata con Emma ancora dietro a quella porta credo che almeno qualcuno sarebbe venuto di persona a strozzarmi (e anche così teoricamente ho troncato parecchio)…
Non voglio aggiungere altro, perché credo che i miei dubbi siano già abbastanza chiari, visto che praticamente ho riscritto tutto :P (va be’, è chiaro che la trama, le scelte narrative e la sequenza di eventi non sono cambiate affatto e che ciò che c’è scritto è stato affrontato diversamente in alcuni punti solo dal punto di vista di alcune scelte descrittive, esplicative, di dialogo o altro ^_-).
Comunque, mentre ero in vacanza in giro per l’Italia  ho risposto a qualche recensione di quelle che erano in sospeso, perché avevo salvato le più vecchie (mamma mia che vergogna) su un file word, così ho potuto rispondere. Le posterò quindi adesso tutte insieme. Le rimanenti purtroppo sono ancora in sospeso perché non potevo collegarmi a internet per rileggerle e per replicare… Sono stata anche in dubbio se rispondere a tutti prima di pubblicare, ma poi mi sono detta che forse era meglio aggiornare subito e confidare ancora nel fatto che dovete essere certi della mia risposta… Spero di non aver sbagliato…
Mi auguro che il capitolo vi sia piaciuto almeno un po’ o che perlomeno abbia chiarito tutti i punti in sospeso della parte di trama legata al piano di Elle, a Light, Misa, Shinigami e tutto il resto connesso con la vicenda Death Note.
Vi dico subito che non potrò postare il prossimo capitolo prima di due settimane, perché il prossimo week-end sarò impegnata e durante la settimana purtroppo, come sapete, non riesco a trovare mai tempo (e considerato che questo chappy l’ho praticamente rivisto in toto non oso immaginare cosa farò con gli altri ;P)
E dopo questo poema, vi saluto con tantissima gratitudine… Questa storia è agli sgoccioli e io non avrò mai le parole sufficienti per farvi capire quanto siate importanti per me!!! *___*
 
Per chi ci sarà, ci vediamo qui fra una quindicina di giorni ^_^
 
Un bacio grandissimo ^_^
 
Eru

 
   
 
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