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Autore: _Girella_    12/09/2013    4 recensioni
[HiroMido] [Shot divisa in due capitoli] [Drammatico] [Rating Giallo]
Sei stanco. Stanco delle telefonate, delle domande, della compassione.
-Ryuuji-kun, mi hanno appena chiamato. Cosa è successo?-.
Stringi forte la cornetta.
-E’ morto- sibili, e butti giù.
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"Ho deciso di lasciarti qualcosa, qualcosa che ti ricorderà che ti amo anche quando io non ci sarò più. Voglio riuscire a chiederti scusa, per essere stato egoista al punto da nasconderti la verità, pur di non privarmi della vista del tuo sorriso.
E così ho detto tutto. Mi dispiace, ti amo, sto per morire."
 
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Jordan/Ryuuji, Xavier/Hiroto
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Promise
 
Un volo breve ma bello questa vita mia
Ma nessun rimpianto si porta via.
Ma sono triste perché, perché io non ci sarò con te.
Tu mi cercherai, ma io non ci sarò per te.
-Canto di Kengah-.
 
 
Caro Ryuuji,
ricordi quel periodo, all’orfanotrofio, durante il quale scrivevi al tuo amico di penna italiano? Ricordi le mie prese in giro per quell’obsoleto modo di comunicare, le mie risate leggendo le parole in quella strana lingua, il tuo volto arrossato mentre cercavi di strapparmi la lettera di mano per impedirmi di leggerla davanti a tutti?
E adesso è il mio turno, Ryuuji, è stato il mio turno di afferrare carta e penna e sedermi al tavolo silenzioso nella nostra cucina. Ho deciso di lasciarti qualcosa, qualcosa che ti ricorderà che ti amo anche quando io non ci sarò più. Voglio riuscire a chiederti scusa, per essere stato egoista al punto da nasconderti la verità, pur di non privarmi della vista del tuo sorriso.
E così ho detto tutto. Mi dispiace, ti amo, sto per morire.
Sto per morire, Ryuuji, e nonostante ormai siano cinque mesi che lo so, queste parole non cessano di suonarmi strane.
Si, dolorose, tristi, ingiuste, ma soprattutto strane. Insomma, non avrei mai pensato di ritrovarmi a pronunciarle, ecco.
Ho finto per così tanto tempo con te, Ryuuji, che è quasi un sollievo dare sfogo al mio dolore. Ma non preoccuparti, non è colpa tua. Ero io che non volevo che questo fardello divenisse più leggero solo perché poggiato anche sulle tue spalle. Forse ci avrebbe schiacciati entrambi.
No, molto meglio così. Hai continuato a sorridere, ad amarmi, e questo mi ha fatto bene,più di qualsiasi cosa i medici potessero darmi. E adesso so che se sto piangendo, non è perché la mia vita sta per finire –suonerà strano, ma si fa l’abitudine anche a questo, col tempo- ma perché so che mi odierai.
Cosa penserai? Che non abbia avuto fiducia in te, che non ti abbia amato abbastanza? E’ tutto il contrario, e vorrei che riuscissi a capirlo. I tuoi baci, le tue premure, il tempo passato con te, mi hanno aiutato a non rinchiudermi in me stesso e nel mio dolore. Ma rendono anche tanto, tanto più difficile separami da te.
Fa così male tutto questo, Ryuuji. Ho deciso di scriverti oggi perché probabilmente presto non avrò più la forza di tenere in mano la penna. Ho negato, mi sono rifiutato di accettare la verità, ma alla fine mi sono dovuto sedere perché restare in piedi era diventato troppo faticoso. E ho dovuto arrendermi.
Smetterà tutto questo, amore mio? Starò di nuovo bene? Quando l’ho chiesto ai dottori, l’unica risposta che ho letto nel loro sguardo è stata “Povero bambino, è troppo giovane per accettare la verità”. Ma io lo sapevo, l’ho saputo fin da subito che sarei morto.
Lo dirai agli altri, Ryuuji? Puoi fare questo per me? Non voglio che nessuno di loro mi odi, Endou e gli altri sono stati la cosa più bella che mi potesse capitare, gli amici migliori che avrei potuto desiderare. Aiuta Gouenji a tamponare la sofferenza di Shirou, sappi che Kazemaru ti starà sempre accanto, scusati con Kidou e Fudou se non mi presenterò al loro matrimonio. E dì a Nagumo di sbrigarsi, che Suzuno non lo aspetterà in eterno.
Ma c’è qualcosa di ancora più importante che vorrei chiederti.
Ryuuji, non sentirti in colpa. Ti conosco, e so che odierai te stesso forse più di quanto odierai me. Ma non farlo, ti prego. Se potessi, te lo chiederei guardandoti negli occhi, reggendoti il polso come facevo spesso. Ma non posso,  e temo che entrambi dovremo accontentarci dei ricordi.
Ryuuji, perdonami. Non passa giorno senza che io desideri lasciarmi andare tra le tue braccia e piangere, abbracciarti e tenerti stretto finchè la morte non mi porterà via. Ma non posso, non me lo perdonerei mai se ti macchiassi col mio sangue.
E se non puoi fare tutto questo, almeno promettimi una cosa. Non piangere, Ryuuji. Non piangere, perché le tue lacrime sarebbero per me forse più dolorose della mia stessa morte. E io non riesco a sopportare di esserne la causa, questa prospettiva mi fa sentire un profondo dolore al petto, e la leucemia non centra.
Non piangere. Ti prego, almeno questo, fallo per me.
Se mi hai mai amato, e so che è così, getta questa lettera, falla a pezzi, riducila in cenere.
Dimenticami. Scorda il mio volto, i miei occhi, il suono della mia voce.
Fallo. Così non soffrirai.
Ma te ne prego, se qualche volta guarderai il cielo, dentro di te sappi che io sono esistito. Che c’è stato qualcuno che ti amava, qualcuno che avrebbe voluto essere una persona migliore per te, e che non c’è riuscito.
Sappi, semplicemente, e ricorda, che Hiroto Kiyama un tempo ti ha amato.
E questo basterà. Voltati e lasciati le stelle alle spalle.
Stai tranquillo, questo non mi impedirà di seguirti con lo sguardo ovunque andrai.
Ma forse, ed è l’ultima cosa in cui mi è dato di sperare, almeno tu sarai felice.
Ti amo
Hiroto Kiyama
 
 
 
 
Sessant’anni dopo…
 
 
 
Chiudi gli occhi, il vento primaverile ti accarezza i capelli grigi, il dondolo cigola sotto il tuo peso.
Sorridi, per l’ennesima volta, e sfiorì col naso la superficie della lettera ingiallita, quasi sbiadita, ma che ancora conserva un po’ del suo odore.
O forse è tutta una tua fantasia, chissà…
Passi le dita sul contorno delle chiazze che inconfondibilmente riconoscesti come lasciate dalle sue lacrime. Tra poco arriverà Kazemaru. Devi mettere su il tè.
Poggiandoti al bastone, ti sollevi e guardi in alto, il sole ormai tramontato dietro alle colline, le prime stelle timide che fanno capolino nel cielo ancora rosato.
Ti lasci andare a una risata, e ti volti per rientrare in casa.
 
“Mi dispiace, Hiroto. Mi dispiace, non sono riuscito a mantenere la mia promessa.
Mi sono odiato.
Non ti ho dimenticato.
Ho pianto.
Io l’ho fatto già tanto tempo fa. Adesso, amore mio, puoi essere tu a perdonarmi??”.
 
 
***
 
 
Alzò lo sguardo. Il sole splendeva.
Sole a un funerale. E’ strano. Stona.
Ma era giusto così.
Ryuuji non avrebbe voluto le sue lacrime, aveva già visto troppa tristezza nella sua vita.
Ma Kazemaru non era triste. Kazemaru sorrideva.
-Sei di nuovo accanto a lui, Ryuuji-kun- mormorò inginocchiato davanti alle due tombe vicine, quasi a contatto. –Finalmente. Non avrei potuto chiedere di meglio per te, amico mio. Da adesso, sii felice-.
 
 
Kazemaru Ichirouta non avrebbe mai raccontato a nessuno di essere stato per quanto possibile felice della dipartita di Ryuuji.
Né Endou Mamoru avrebbe mai raccontato di aver visto suo marito ridere, asciugandosi le lacrime e augurando buona fortuna alla lapide del suo migliore amico.
























La canzone iniziale è presa dal film "La Gabbianella e il Gatto".
Ringrazio tutti quelli che hanno recensito o letto in silenzio (?) il primo capitolo.
E vi chiedo di perdonarmi se sono la personificazione della dea della tristezza (?) cwc
Dedico il capitolo alla mia gemella
Rae per dirle che le voglio tanto bene... e si, l'accenno alla KidoFudo è per lei
Saluti


Marty

 
   
 
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