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Autore: violadelpensiero    26/09/2013    4 recensioni
Gli opposti si attraggono? Gli antipodi si completano?
No, questa storia dimostrerà che forse sono le cose che ci permettono di rispecchiarci nell'altra persona ad avvicinarci maggiormente a lei. Allora che cosa condivide Draco Malfoy con Ginevra Weasley? Sesto anno, una Ginny che ha sempre ricevuto amore dalla sua famiglia ma che non riesce ad accontentarsi delle cotte adolescenziali e cerca il sentimento con la A maiuscola e Draco, Mangiamorte per costrizione, intrigato dalla caparbietà dell'unica ragazza che non ha paura di dire le cose come stanno e a tenergli testa per difendere le sue idee. Un mix scoppiettante di incontri rubati, chiarimenti su sè stessi e dialoghi complici nella mia prima long FF Drinny.
(Stralcio dal primo capitolo, POV GINNY)
-Che cosa vuole da me Malfoy?- pensò non irritata né spaventata, ma, si rese conto, curiosa. Iniziò un gioco di sguardi che durò a lungo. Ginny alzò un sopracciglio come a dire: “Che cosa vuoi da me?”. Il ragazzo rispose con un gesto identico e un’alzata di spalle che la rossa tradusse come: “Mah, vediamo dove ci porta il destino”. Stavano flirtando!
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Violadelpensiero
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley | Coppie: Draco/Ginny
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Ginevra era nascosta su un albero vicino Lago Nero, immersa tra le fronde dei colori caldi della tavolozza di un pittore. Era una vecchia quercia imponente, non tanto alta ma molto ramificata, il che la rendeva un ottimo rifugio per chi come lei  avesse saputo arrampicarsi bene. Si tendeva sulla superficie del Lago, come piegata dal vento e la brezza fresca, ma che ancora conservava il calore delle giornate di fine estate, le scuoteva i capelli lunghi e fiammeggianti. La ragazza sovrappensiero coglieva meccanicamente delle piccole ghiande dalle sommità dei rami, ne staccava la cupola e buttava giù  le due parti, osservandole scomparire con un “plin” nelle profondità dell’acqua. Non era mai stata una persona di indole molto paziente ma quei momenti rubati al Lago erano la sua infusione di calma. Pensava; gli unici suoni che sentiva era quelli della natura intorno a lei. Qualche volta osservava le Sirene risalire dagli abissi e guardarla, i Thestral abbeverarsi sull’altra sponda, i Centauri correre nel profondo della foresta, macchie di luce e ombre appena distinguibili. Era settembre inoltrato. La scuole era appena iniziata da un mese circa e a Ginny non era successo niente di eclatante. Non le piaceva avere una routine; si stancava dei ragazzi che volevano conoscerla meglio e iniziare una relazione, si annoiava a studiare sempre le stesse cose. Per questo il suo tempo libero era riempito da appuntamenti di un’ora, frettolose consultazioni dei libri della Biblioteca, esercitazioni di Quidditch… Era però di carattere molto volubile; alternava periodi di silenzio assoluto e chiuso con sprazzi d entusiasmo quasi eccessivi. Quando Ginny si rendeva conto di non riuscire a fingere di stare bene saliva su quell’albero e si calmava. Il motivo non c’era.
La ragazza sospirò, scese con un movimento fluido dall’albero e si diresse verso il castello. Non si accorse che uno sguardo magnetico e adamantino non la perdeva di vista.
                                                                              …
Draco Malfoy era seduto ai piedi di un grande masso sul lago nero. Aveva visto qualcosa di piccolo scendere agilmente dalla quercia a strapiombo sul Lago.
-Ma che diavolo! Quel gattaccio della Mezzosangue è sempre fra i piedi!- aveva mormorato infastidito e insofferente. Per lui era il sesto anno e si annoiava terribilmente. I festini e le serate alla Slytherin lo occupavano, ma non era veramente interessato. Si agitava come una tigre in gabbia, sofferente e incompleto; tutta questa irrequietezza si sfogava sulle vittime dei suoi commenti malevoli e ironici, sulle ragazze che si credevano innamorate di lui e che venivano cacciate come mosche dopo essere state usate come stracci vecchi, sui suoi unici amici, Theodore Nott e Blaise Zabini, che sapevano come oltrepassare quella corazza di durezza che si era costruito per non soffrire più. I loro rispettivi padri li avevano costretti a prendere il Marchio Nero al quinto anno e adesso quel tatuaggio maledetto era una croce che li univa, avvicinandoli per sorreggersi a vicenda. Spesso la notte si svegliavano in preda a forti dolori che attraversavano il braccio sinistro con fitte lancinanti e si sedevano stremati sulle poltrone della camera che condividevano per sopportare il bruciore, distraendosi fino a quando non scemava. Poi uno dei tre si alzava, dolorante, prendeva una bottiglia di Whisky Incendiario e ne passava un bicchiere agli altri due. Inebriati dal calore dell’alcool riuscivano a distrarsi e ad addormentarsi. Questa era la sua vita: fonte di sofferenza e di dolore. Ma Draco Malfoy odiava sembrare debole. Detestava che gli altri potessero provare pietà di lui e per questo costruiva un muro di odio, vizi e cattiveria intorno a sé. Perché nessuno potesse più farlo soffrire.
Vide che la piccola figura scesa dall’albero non aveva né orecchie a punta né coda e si rese conto che non era Grattastinchi ma bensì la piccola di casa Weasley, amata, coccolata e protetta da tutti. Il ragazzo sentì una fitta di gelosia attraversarlo: quella mocciosa aveva tutto e sembrava corrucciata come se un problema l’affliggesse.
-Ma che cosa ci faceva sull’albero la Weasley?- Decise che voleva scoprire come mai quella ragazzina viziata da tutti non era felice della sua vita. Almeno avrebbe fatto qualcosa. Lanciò con un sospiro di frustrazione un sasso tondo e levigato nel Lago, che rimbalzò ben dodici volte prima di immergersi.
-Sono proprio un campione!- si disse soddisfatto: l’autocompiacimento sicuramente non gli mancava. Tanto era sicuro sui suoi sentimenti, tanto era consapevole di essere bello. Sapeva perfettamente che le ragazze erano ai suoi piedi per il profilo aristocratico, il volto spigoloso ma proporzionato, i capelli biondi e scomposti, gli occhi tra il color tempesta e l’azzurro polvere. Si alzò mollemente ma con grazia, da perfetto insegnamento Purosangue e camminò sull’acciottolato che portava a Hogwarts.
                                                                                     …
Ginny arrivò in Sala Grande per cenare. I ragazzi in un continuo via vai si alzavano e si sedevano sulle lunghe panche delle tavolate imbandite. Mille candele fluttuavano a mezz’aria, rischiarando la sala con una luce soffusa e morbida. Accanto al suo posto c’era Neville e più in là suo fratello Ron che sbranava una coscia di pollo, e i due suoi inseparabili amici: Hermione e Harry. Non sopportava quel troll protettivo di suo fratello, mentre prediligeva i gemelli, amici di scherzi inseparabili e fidi sostenitori nella sua lotta contro l’iperprotettività della madre e del fratello minore. Erano appunto seduti davanti a lei ma confabulavano vicini, presi sicuramente da un progetto per qualche Caramella Dimenticante o Cappello Restringente. Iniziò così una conversazione con Lee Jordan, amico di Fred e George, mentre si serviva della zuppa di patate e carote
-Ciao splendore!- esordì Il ragazzo con un gran sorriso, scostandosi un poco per farle spazio.
-Ciao Lee! Come è andata la vostra giornata? A me non lo chiedere nemmeno perché giuro che mi usciranno parole veramente offensive se inizio a parlare dell’ora di Storia della Magia del professor Ruf!- rispose.
-Mah se per te è interessante sentire le interpretazioni dei sogni della Cooman…-
-Mmmh, ha predetto la morte di qualcuno ultimamente?- chiese giusto per informarsi, chiaramente ironica.
-Sicuramente del criceto della Brown!- s’intromise George, prendendo un pezzo di pane dal cestino.
-Terribile, terribile, povero animaletto… E morirà male sai? Annegato sicuramente!- continuò Fred fintamente sconvolto.
-O magari mangiato da Mrs. Purr- suggerì Lee, ridendo di nascosto.
-Schiantato dalla finestra di Astronomia- propose Ginny che iniziava a divertirsi.
-Sicuvamente, povevo bestiolino!- concluse troppo ossequioso per essere serio George.
La conversazione continuò tra risate, scherzi e conversazioni allegre, tanto che Ginny aveva quasi le lacrime agli occhi. Si sentiva bene: non doveva più essere rinchiusa tra il Trio, serio e controllato. Hermione la riprendeva di continuo (Gin, studia di più! Ricordati dei G.U.F.O.!!!), Ron era iperprotettivo e Harry non la considerava nemmeno.
Quando fu sazia si appoggiò allo schienale della panca, la testa reclinata sulla spalla di Lee, la cascata di boccoli morbidi intorno al viso. Lasciò vagare lo sguardo per la sala, osservando gli alunni della più rinomata scuola di Magia. Amava osservare le persone, studiarle, cercando di capirle. Forse per questo era sempre stata considerata poco: riteneva il silenzio molto importante e alternava momenti di isolamento a scoppi di entusiasmo improvvisi. Era fatta così.
                                                                                 
Ciao a tutti! Qui è Violadelpensiero che parla, pardon, scrive. Questa è la mia prima Drinny long che scrivo sola e mi piacerebbe sentire i vosti pareri. Grazie alla mia beta Niniel_Chan e alla mia parabatai rebus_mistery <3
  
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