…
La
strinse a sé, circondandola con le braccia, lasciandole il viso. La strinse
forte, strappandole un gemito sommesso, mentre camminava verso il letto,
guidandola. L’alzò quasi di peso, trascinandola verso il materasso, fino a
posarcela bruscamente sopra. La ragazza si lasciò trasportare come non avesse
volontà propria, come una marionetta fra le sue mani. Si ritrovò sdraiata al
centro del letto, aprì gli occhi stupita ed intimorita. Lui era a gattoni sopra
di lei, le ginocchia puntate affianco alle sue anche, le mani ai lati del collo.
La fissava maligno.
“Jozan…
che cosa…?”. Era frastornata da quel gesto, ma non era riuscita a far nulla
per impedirlo. Osservò il ragazzo sopra di lei, spaventata. Il suo viso, chiaro
e perfetto, era trascendentemente stupendo. Non come l’ultima volta che lo
aveva guardato. La sua pelle dorata era sparita per lasciar posto ad un pallore
lunare, che lo rendeva ancora più mozzafiato. Cosa gli era successo? Cosa era
successo ai suoi occhi, che l’avevano fissata a lungo nei giorni passati,
irretendola silenziosamente? Perché erano così disumani ora?
Il
Cavaliere la prese per i polsi e li strinse, premendoli contro il guanciale. La
ragazza si contrariò con un mugolio smorzato, ma non disse nulla, non ci riuscì.
Lui abbassò il bacino sul suo, fino ad inginocchiarsi sopra di lei, mentre
alzava il pugno destro che teneva stretto il polso di Mialee. Lei lo osservò
sgomenta. Il ragazzo lasciò libero il braccio destro della giovane. Le tolse
la benda e continuò a fissarla negli occhi, spietato, mentre sfiorava il taglio
che aveva sull’indice, con il pollice. La giovane sentì la ferita riaprirsi.
“Ahh”
le sfuggì. Avvertì il sangue tornare a scaldarle e bagnarle il polpastrello.
Jozan osservò il rosso liquido per un istante poi riprese a tuffare i suoi
occhi, due pozzi di sangue, in quelli blu della giovane. Mise l’indice della
ragazza fra le labbra e lambì con la lingua il taglio, chiudendo la bocca su
quel dito, mentre la fissava in viso. Succhiò il sangue e sfilò il dito dalla
bocca, tornando a premere il polso sul cuscino.
“Jozan…
mi state facendo paura” disse lei con voce tremula. Lui la fissò ancora in
silenzio per un lungo istante. Immobile come una statua.
“Shh”
la zittì dolcemente, di nuovo. La sua mano sinistra scivolò fino al petto
della ragazza, fino a slacciare i pochi bottoni che chiudevano il vestito sopra
i seni, mentre l’altra teneva ferma il braccio della giovane. Poggiò indice e
medio sullo sterno di lei. Aveva le dita gelide. Un tocco leggero ma terribile,
che la fece tremare.
“Jozan…”.
Un sussurro appena udibile.
“Shh”.
Le strappò il vestito, aprendolo come fosse fatto di carta, fino
all’ombelico. Mialee cercò di divincolarsi sotto di lui, battendo la mano
libera sul suo braccio e sul suo petto. Voleva fermarlo, percuoterlo. Lui però
l’afferrò veloce per il polso, schiacciandole ancora entrambe le braccia
contro il guanciale. Si chinò sopra di lei, fino a sfiorarle il viso con le
labbra e con le ciocche dei neri capelli. Era terribile, le faceva una paura
tremenda.
“State
ferma…”. Voleva essere carezzevole la sua voce calma, ma lei singhiozzò
impotente, spaventata. Lui la lasciò, sicuro che le sue parole avevano sortito
il loro effetto. Sfiorò la sua pelle, scendendo lungo l’addome, disegnando
cerchi invisibili attorno al suo ombelico. La fece tremare. Terrore, freddo,
lussuria.
“Vi
faccio paura?”. Mialee gemé di nuovo, non rispose. Il ragazzo sorrise,
compiaciuto.
Intrecciò
le dita con le sue, con delicatezza, sopra la testolina di lei. Spostò il
ginocchio destro fra le sue gambe e la mano destra scorse, sfiorandole
l’avambraccio, poi il fianco, fermandosi sulla coscia, risalendo piano fino
all’incavo dietro il ginocchio. Lo alzò, piegandole la gamba, abbassandosi
sopra di lei. Sentì il suo bacino contro il ventre. Fece scorrere il
leggero tessuto dalla gamba della ragazza, carezzandole la pelle nuda fino al
fianco. Si puntò sul gomito mentre faceva scivolare anche la gamba sinistra fra
le sue, e tuffava la testa sulla sua spalla, baciandole la clavicola. Un sospiro
tremulo scappò dalle labbra della giovane.
Le
allargò le gambe, poggiandosi sopra di lei, schiacciandola contro il letto.
Continuò a sfregare fremente la mano sulla sua coscia sinistra . Le fece
scivolare il vestito strappato dal petto, sfiorando la sua pelle che si faceva
sempre più bollente. Si fermò sui gomiti a contemplarla per un istante.
La
testa premuta da una forza immateriale contro il morbido cuscino bianco, i
boccoli castani, illuminati dalla candela lì vicino, le incorniciavano il viso.
Teneva gli occhi chiusi, come avesse paura di guardare. Agli angoli degli occhi,
fra le ciglia folte, era imprigionata una lacrima lucente. Respirava
convulsamente, alzando e abbassando freneticamente il petto scoperto. Quel ansimare
concitato metteva a tratti
in evidenza il suo costato ossuto, sotto i seni sodi. Faceva risaltare i tendini del suo collo liscio. Era in preda a un
delirio, e sapeva che lui ne era il fautore.
Sentiva
il profumo intenso del sangue che le sfrecciava nelle vene. Pieno di adrenalina e
ormoni, di inquietudine e di ardore. Appagante, seducente, lo chiamava. Da
dentro quel corpo esile, armonioso, quel corpo sempre più caldo. Il corpo che,
quando era in vita, aveva bramato con desiderio e cupidigia. Percepì quasi la
testa girare, quel profumo lo stava trascinando verso la pura follia.
Si
chinò di nuovo su di lei, schiacciandola contro il suo corpo freddo e affamato.
Le strappò un gemito, a metà fra lo sgomento e il piacere. La baciò con
passione, tornando ad accarezzarle il fianco.
Mialee
non capiva cosa le stesse succedendo. Avrebbe voluto gridare, fermarlo. Avrebbe
voluto che non si comportasse così con lei. Non capiva cosa gli era successo. O
forse lo capiva, ma aveva paura di crederci. Non riusciva a muoversi, non un
suono le usciva dalla bocca, coperta da quella di lui. Solo il respiro veloce. Le
girava la testa, i suoi gesti erano sfrontati come non lo erano mai stati, le
sue mani erano gelide. Lo desiderava. Ma aveva paura.
Jozan
spostò le labbra da quelle della fanciulla, lasciando che quelle
boccheggiassero aria, mentre lui le accarezzava il fianco e spostava la bocca
sulla sua gola.
Un
rantolo, crudele e famelico, uscì dalle labbra del Vampiro, che percepì i canini
allungarsi nella sua bocca malvagia. Con un gesto veloce e deciso, affondò i
denti nel suo collo. Trapassò pelle, muscoli e tendini, penetrò nella carotide
pulsante.
La
giovane urlò per il dolore. Le sue mani saettarono sulle spalle del ragazzo,
piantò le unghie nella sua carne. Tutti i muscoli del suo corpo si irrigidirono
e inarcò la schiena, senza allontanare il collo dal suo morso per il male che
le faceva.
Lui
sentì il sangue stillare nella sua bocca, caldo e appagante. La sentì
contrarsi sotto di sé, e passò un braccio dietro la sua schiena, stringendola.
Si inarcò a sua volta, con quel corpo fragile fra le braccia. Si puntò e si
alzò sulle ginocchia, trascinandola contro il suo petto, sentì le sue gambe
nude contro le anche. Le mise una mano dietro il collo.
Chiuse
le labbra contro la pelle della sua gola, sopra la ferita che le aveva inferto.
Il sangue scivolava dentro di lui, nutrendolo e saziandolo di emozioni. Sentiva
il battito del cuore della fanciulla rimbombargli nelle orecchie, senza ritegno,
senza controllo.
Piano
i muscoli di Mialee si distesero, le mani della ragazza scivolarono sul petto di
lui, stringendo la maglia che copriva il suo torace. Non riusciva a parlare, a
mala pena respirava. Avvertiva le forze abbandonarla tacitamente, come il calore
nelle sue vene diminuire e ogni parte dentro di lei tirarsi e tendersi. Il
dolore al collo era fastidioso, ma si faceva sempre più indefinito a confronto
del piacere che le donavano quelle labbra fredde premute sulla pelle.
Jozan
iniziò a succhiare avidamente, il tamburellare nel petto della fanciulla si
faceva via via più debole. Le mani di Mialee caddero sul materasso inermi, come
quelle di un burattino a cui vengono tagliati i fili. Si afflosciò fra le sue
braccia.
Il
ragazzo coprì i due fori con la lingua, rimarginando le ferite. Si staccò
piano da lei, respirando a fondo il suo odore, tenendola ancora stretta fra le
braccia. La osservò, semisvenuta e pallida, abbandonata a lui. Appoggiò il suo
corpo indebolito al letto, senza staccarle gli occhi di dosso. Sentiva ancora
quel brusio nelle orecchie, il sangue bollente della giovane che correva dentro
di lui, compiacendolo. Cercò di controllare le sue sensazioni.
“Siete
bellissima” sussurrò Jozan con voce velata, abbassandosi su di lei. La ragazza
riaprì piano gli occhi blu, sfinita. Lo osservò a lungo, con sguardo languido
e debole, infinitamente dolce. Non disse nulla, ma pensò che fosse stupendo.
Ringraziò gli Dei che non l’avesse uccisa.
Il
Cavaliere coprì il suo corpo magro, nudo, con il lenzuolo. Poi si sdraiò
accanto a lei, ascoltando il battere flebile ma vitale del suo giovane cuore. Il
suo non batteva più di volontà propria, era morto. Solo il sangue della sua
prediletta lo faceva sentire vivo.
La
osservò, mentre piano scivolava nel sonno pesante, senza sogni, né incubi. Le
sfiorò piano la fronte con le labbra tiepide e colorite, e aspettò in silenzio. La candela sul comodino si spense.
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Qualche
riferimento a cose e persone è puramente… voluto! :D Il resto è
assolutamente e sostanzialmente casuale.