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Autore: xingchan    06/10/2013    6 recensioni
"I sorrisi, gli sguardi imbarazzati, i bisticci... Ad un occhio esterno potevano sembrare banalità, ma era di quei gesti che si nutriva l'albero del loro fidanzamento."
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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White Day


[15th March]

Erano le nove passate quando Akane rientrò a casa e, come previsto, nessuno vi aveva fatto ritorno.

Nemmeno Nabiki era rientrata, eppure Akane sapeva bene che era soltanto rimasta a scuola per il suo turno di pulizie. Di certo, i loro padri si sono messi d’accordo un’ennesima volta a lasciarli da soli per tutta la notte, sperando che succedesse qualcosa fra loro. A quel pensiero, Akane avvampò, per poi scuotere esageratamente la testa e maledicendosi per aver pensato un’oscenità degna di Happosai.

Dedusse inoltre che il ragazzo stesse già in camera sua, siccome il soggiorno era spento, così come il televisore.

Lasciò che quelle convinzioni la accompagnassero fin dentro la sua stanza. Se Ranma aveva deciso di non aspettarla, non poteva certo biasimarlo. Non era stato molto carino da parte sua lasciarlo da solo.

Forse avrebbe dovuto declinare l’invito delle ragazze e restare con lui, ovviamente facendo finta di nulla, ostentando una finta indifferenza. Ma non aveva fatto niente di tutto questo. Convinta com’era delle innumerevoli possibilità di ingaggiare con lui una lite che si sarebbe prolungata per giorni, aveva preferito andare via.

Ma ora se n’era pentita profondamente. Sicuramente litigare non l’attirava granché, ma stare lontana da lui di sua spontanea volontà, nascondendosi dietro la scusa di non poter rifiutare l’invito delle sue amiche, la faceva sentire davvero colpevole.

Arrivò su per le scale, accendendo la luce di camera sua, richiudendosi la porta alle spalle. Con evidente stanchezza, si mise di controvoglia il pigiama, per poi arrivare davanti alla scrivania, trovandovi un oggetto che attirò repentinamente la sua attenzione.

Era un pacchetto simile a quelli ricevuti a scuola, solo che era di un bel color giallo acceso, il suo colore preferito, al contrario di quegli altri, bianchi o rosa. Oltre alle sue amiche ed alla sua famiglia, quasi nessuno ne era a conoscenza. Forse, anche Ranma lo sapeva. Era facilmente intuibile, siccome aveva l’intera stanza tappezzata di quel colore così vivace. Perfino lui riusciva ad arrivarci.

Lo prese fra le mani, sfilando delicatamente il nastrino beige che l’avvolgeva, scoprendovi un rombo di cioccolato bianco di modeste dimensioni. Avrebbe giurato che ci fosse un bigliettino almeno all’interno, ma non vi era traccia.

Se davvero glielo aveva regalato quel baka, avrebbe dovuto ringraziarlo. Ma aveva paura. Non voleva affrontarlo quando adesso era lei quella nel torto, però anche questo era orgoglio, da cui non si sarebbe mai liberata.

Sospirò, spegnendo la luce e mettendosi a letto, osservando insistentemente quel dono poggiato sul comodino. Non aveva neanche il coraggio di assaggiarlo; e se più ci pensava, più era attanagliata dal rimorso.

***

Erano le due e venti del mattino quando Ranma si svegliò di soprassalto. La luna filtrava lucente dalla finestra, permettendogli di vedere l’ambiente circostante. Doveva sicuramente aver fatto un sogno, di cui però non ricordava i particolari.

Improvvisamente sentì bussare alla porta, cosa che lo rese molto più teso di quanto già non fosse. Incerto e sudato dalla testa ai piedi nonostante fosse in maglietta e boxer, chiese: “Uhm, sì?”

“Sono io, Akane. Posso entrare?”

“Eh?” ah, sì certo!” si affrettò a rispondere. Si alzò ed andò ad aprire, scorgendo la piccola Tendo sulla soglia con espressione imbarazzata. Inoltre, stentava a guardarlo negli occhi.

“Cosa c’è? Hai bisogno di qualcosa?”

La giovane ragazza scosse la testa in risposta, assumendo al tempo stesso un colorito più roseo.

“Sei stato tu a… lasciarmi questo sulla scrivania?”

Gli mostrò subito il pacchetto senza mezzi termini, andando direttamente al dunque. Non c’era bisogno di tanti giri di parole, anche perché era notte fonda, e Akane non voleva affatto disturbarlo. Ma la sua improvvisa insonnia non aveva fatto altro che tormentarla e così, per chiarire la situazione prima di passare completamente la notte in bianco, decise di andare da lui.

“Sì,” replicò il ragazzo rabbuiandosi “avrei voluto dartelo qualche ora fa, ma non ne ho avuto l’occasione.” concluse poi con una nota più ironica.

“Scusa se ti ho lasciato solo prima; nascondermi dietro la scusa di Yuka e Sayuri non serve a niente.”

“Oh,” riuscì solo a dire il ragazzo con il codino, cominciando a massaggiarsi la nuca “a dire il vero non è colpa tua, anzi! Sono state quelle due a spingerti ad uscire con loro; perché ti scusi?”

Davvero non ci capiva proprio niente di Akane. Sì, lui avrebbe preferito di gran lunga intraprendere un’accesa discussione con lei pur di rimanerle accanto, ma che lei arrivasse a dire che non aveva scuse per averlo lasciato a casa, mentre lei seguiva le sue amiche… Questo non era proprio da lei.

“Beh, avrei potuto rifiutare” disse ancora lei per aggravare la sua posizione. “E poi, ieri non era un giorno qualsiasi.”

“Stammi a sentire! A me non importa il fatto che ieri era una festività, non ci sono mai andato dietro a questo genere di cose, io!” esclamò lui di colpo con evidente esasperazione nella cadenza di voce. “A me non importa che giorno sia, l’importante è stare insieme, non ti pare?!”

La foga lo aveva tradito un’ennesima volta e, non appena sinceratosi di ciò che aveva detto dallo strabuzzamento d’occhi della sua fidanzata, si coprì la bocca come poté per non lasciar trasparire il rossore che ora gl’inondava le guance. Dal canto suo, Akane prese a sorridere, tanto da non riuscire a tenere la bocca chiusa. Allargò le labbra al punto che anche i suoi denti furono visibili, ed ovviamente, vedendo che aveva innescato nella ragazza tutta quell’emozione, Ranma arrossì ancora più furiosamente. Ma doveva ammettere che osservarla in quell’istante era una delle cose più belle che la vita poteva offrirgli.

“Grazie per averlo detto…” asserì lei d’un tratto con un sorriso meno disteso ma riconoscente.

Ranma doveva essere a corto di risposte decenti da riservarle, siccome ora non apriva la bocca tranne che per respirare. Chissà se era dovuto dalla situazione che si era venuta a creare oppure dal suo stesso sorriso. Quelle rare volte in cui le confessava quanto fosse carina quando sorrideva lei le aveva sempre prese come una presa in giro, anche se una piccolissima parte del suo cervello ci credeva sul serio. Che fosse stato proprio lei a farlo tacere così a lungo?!

“Questo vuol dire che ci tieni a me… Perché tu ci tieni a me, non è vero?”

“Ma come puoi farmi una domanda simile?” replicò lui con tono ipernervoso, arrossendo.

“Beh, penso sia una curiosità ovvia...” ribatté lei. “Voglio dire... So bene che i nostri genitori hanno deciso per noi, ma…”

“Io… non ho mai detto di non tenere a te… Né ti ho confermato il contrario…”.

“Oh,” sospirò la giovane affranta, abbassando lo sguardo “quindi non lo sai nemmeno tu…”.

“Eh?!” fece lui attonito. “NO! S-Senti, io… lo so, invece!!” rimediò infine.

Con il volto completamente paonazzo che rasentava pericolosamente un colorito piuttosto preoccupante, il ragazzo con il codino cominciò ad annaspare nel tentativo di sforzarsi di negare l’affermazione con cui la sua fidanzata aveva appena replicato. Egli si aspettava un bella sfuriata da Akane che però non arrivò, anzi. La giovane Tendo fece tanto d’occhi che Ranma si ritrovò a ringraziare i Kami per non essere svenuto.

“S-Sicuramente,” azzardò, non senza balbettare “tengo a te molto… di più di quanto pensi…!”

D’un tratto, Akane sentì un calore divampare all’interno del corpo come una fiamma. Anche le sue guance divennero rubino, mentre i suoi occhi nocciola cercavano di incontrare quelli di Ranma, il quale voltava la testa da una parte all’altra, non sapendo più dove nascondersi.

Si era esposto, ed anche troppo. Non negò che sarebbe stato allettante uscire da quella infima faccenda con le sue solite battutine, ma era altrettanto vero che veder morire il sorriso di Akane un’ennesima volta dopo tante ed innumerevoli non avrebbe fatto altro che farlo sentire in colpa. E porre riparo a degli errori che possono essere evitati fin dall’inizio era un’idiozia. Fino a poco tempo prima non lo era, ma ora lo pensava seriamente.

Forse erano davvero arrivati alla resa dei conti, senza contare che tutto intorno a loro era a loro favore, specie in quel momento. Nessun genitore, nessuna dannata taccagna scattafoto, nessun pretendente…
Quale occasione migliore si sarebbe presentata? Sperava soltanto che nessuno irrompesse all’improvviso, spezzando così quegli istanti di vantaggio.

Con titubanza, avvicinò il suo viso a quello di lei fino a sfiorarle la punta del naso con il suo.

Sorridendo d’istinto, cominciò ad immaginarsi come sarebbe stato rubarle un bacio, ma censurò subito la sua intenzione non appena realizzò che la ragazza avrebbe potuto andare su tutte le furie. Dopotutto, era un maschio mancato, un lottatore di sumo che lo avrebbe spedito sulla Luna in meno di due secondi. Ma doveva ammettere che era uno spettacolo vederla meravigliarsi per un gesto così inusuale e vederla trattenere il respiro mentre il suo le invadeva il piccolo viso ora leggermente contratto per la vergogna.

Il tempo sembrò fermarsi, lo spazio ridotto a loro e cancellato intorno.

Per Ranma non esisteva più nulla, se non la sua Akane davanti a sé, timida ed infreddolita a causa del pigiama giallo striminzito che indossava, e la sua audacia divenuta improvvisamente più temeraria.

Invece di rilassarsi e lasciarsi andare come la sua mente le suggeriva, Akane serrò ancora più convulsamente le labbra, inarcandole verso il basso. Benché avesse bramato un simile atteggiamento dal giovane che amava da tempo, la ragazza realizzò che non si sentiva pienamente pronta. Tuttavia, ne sapeva perfettamente il motivo: vi era sempre quella convinzione, aleggiante nella sua testa, che lui la stesse soltanto prendendo in giro, negando poi un qualsiasi coinvolgimento da parte sua.

Quel suo modo di porsi la deludeva, trascinandola inesorabilmente in un vortice di insicurezza e rancore che faticavano ad affievolirsi del tutto. Convertirli poi in riappacificazione era un’impresa, specie se entrambi non erano intenzionati a fare il primo passo.

Dal canto suo, il giovane Saotome si rese conto della sua titubanza e, per evitarle ulteriore disagio, si allontanò indietreggiando repentinamente, quasi dovesse staccarsi da una piastra bollente. Forse ad Akane non era piaciuto quel gesto, ma gli parve che la ragazza fosse ancora più dispiaciuta del fatto che avesse interrotto quel semi-contatto.

O almeno, così sembrava.

“Scusami, non volevo farti impaurire…!”

“Ma no!” si affrettò a rispondergli. “Non mi hai affatto impaurito, Ranma. Solo, mi hai preso alla sprovvista. Non hai mai osato arrivare a tanto e…”

“Se non volevi…”.

Ranma fece per bloccarla ma lei ancora più velocemente lo prevenne.

“No, io…” Buttarsi era tutto ciò che in quel momento voleva, anche se non era sicura. “È stato così bello…” Sfoderò un sorriso, uno di quello più dolci, rassicurandolo in un batter d’occhio.

“Avvicinati” gli ordinò lei, infischiandosi di tutti quei timori “e chiudi gli occhi.”

Aveva deciso di baciarlo, dato l’intento che aveva esternato lui, e stavolta, ce l’avrebbe fatta, finalmente.
 





 
NDA
…e potete immaginarvi che cosa successe poi! XD
Scusate per questo finale, ma non mi pareva opportuno proseguire, per di più con una scena melensa, cosa che vorrei evitare almeno in questa ff.
Che dire? Sono davvero contenta che abbiate accolto questa mia ideuzza con entusiasmo nonostante io stessa non ne sia pienamente soddisfatta (e quando mai lo sono?)
Come fu per l’inizio dell’estate scorsa, così vi lascio ora: ovvero, nella speranza che qualcosina ancora mi esca dall’ispirazione e dal tempo che ho a disposizione.
Grazie a tutti, davvero! ♥
 
 
   
 
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