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Autore: Ieahleen    15/10/2013    3 recensioni
Hogwarts si è svegliata. E vuole rivendicare ciò che le spetta di diritto. Harry come sempre ci finisce in mezzo. Ma vuole vivere. Libero di essere, senza dover soddisfare le aspettative di chiunque. Soprattutto di chi fin ora lo ha solo usato.
Dalla storia: "Si ritrovò sotto lo sguardo scrutatore di Piton e arrancò sotto quella pressione fino alla sedia che gli veniva indicata. A Harry sembrò passare un'eternità sotto l'esame di quegli occhi. E infine Piton parlò.
«Perché?» chiese.
«"Perché?" cosa? Perché lei? Perché ora?» Piton continuò a fissarlo per alcuni secondi, durante i quali Harry credette di aver sbagliato qualcosa, e infine annuì.
«Alcune cose, parecchie in realtà, devono cambiare. E qualcuno di cui mi fido, mi ha indirizzato a lei come utile alleato.» spiegò. Era abbastanza sicuro che fosse davvero opera di Art, che non negò, ed Harry lo interpretò come ammissione di colpa.
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Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Luna Lovegood, Severus Piton
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da V libro alternativo
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Ecco qui. Si aggiunge un nuovo personaggio, già annunciato, e si scoprono alcune cose.
Nessun nuovo warning da segnalare, sempre solo la possibile futura presenza dell'elenco nel capitolo uno secondo i limiti imposti dal regolamento interno di EFP.
E vale sempre anche il "ditemi con una recensione chi volete vedere, e forse...".
Ringrazio la mia beta, Shiho93, che continua a sorbirsi i miei sproloqui senza senso su qualsiasi argomento e continua a darmi corda.
Sarò grata di qualsiasi parere vogliate lasciarmi, sia pubblico (recensione) che privato (messaggio personale).
Qui finiscono le cose che ho da dire sul capitolo, se volete saltare direttamente a leggere fate pure.

Sapete, non scrivo solo, traduco anche. Ne ho alcune che sto traducendo e di cui sto tampinando gli autori per riuscire ad avere una risposta alla richiesta di permesso di pubblicazione, una che sto traducendo e ho il permesso per pubblicare, e una che ho anche pubblicato.
La storia in questione è di Batsutousai e si intitola Join Me - Voldemort and Harry, e sì, Harry e Voldemort sono i due soli personaggi presenti. Ambientata in un dopo guerra alternativo, il piano di Tom per conquistare il mondo ha funzionato, e Harry deve combattere per sopravvivere e non affogare nella nuova società che non ha visto nascere. L'autrice non dice niente a proposito, ma secondo me è una pre-slash, di cui davvero adorerei leggere il seguito.

Ora non ho più davvero altro da dire, se non: Buona lettura!

 


 

Severus

 

Harry si svegliò di colpo. Ron era appena caduto dal letto mentre cercava di svegliarsi e il rumore aveva svegliato anche Harry. Peccato, era un bel sogno, nonostante l'inizio. Quel giorno, quasi tre settimane prima, primo giorno di settembre, aveva origliato molti discorsi che non avrebbe dovuto ascoltare, a partire da Ron che parlava nel sonno la mattina del treno, ma dopo essere tornato a notte fonda aveva fatto finta di niente, aveva usato come scusa le scale e che si era perso da qualche parte nel castello e aveva avuto bisogno di tempo per tornare, scusa patetica, ma gli avevano creduto, mentre in realtà aveva passato tempo a parlare con Hogwarts stessa, di Harry, e di cosa significava essere stato così vicino al nucleo magico di un edificio così antico, e ora riusciva a sentirla ovunque, una leggera presenza, un sentimento piacevole, in fondo alla sua mente, oltre i suoi pensieri.

Fece leva sulle mani per tirarsi su, e una stilettata di dolore trafisse il dorso della destra. Ecco cosa aveva ottenuto dal comportarsi come gli altri pensavano, avrebbe dovuto comportarsi, altro dolore. E un mal di testa allucinante dovuto alle continue lamentele di Hogwarts nella sua mente sul rospo in rosa e sul Ministero.

Ignorando il baccano mattutino si alzò, afferrò al volo qualcosa da indossare per la giornata e si diresse in bagno. La sua figura stava acquistando una forma più sana, superando l'insana magrezza che lo aveva caratterizzato in passato, grazie anche alle tre ore che ogni notte toglieva al sonno e dedicava in parti uguali e in quest'ordine all'allenamento fisico, alla pratica della magia e alla meditazione. E se le prime due erano un vantaggio per il suo corpo, la meditazione stava notevolmente migliorando le capacità della sua mente, aiutandolo a stare più sereno, aumentando la sua capacità di memorizzazione e il suo ragionamento logico, e con grande sconcerto di Hermione le sue prestazioni scolastiche stavano progressivamente migliorando, aveva iniziato a fare i compiti con grande anticipo e non aveva più bisogno di studiare a lungo, e nel tempo così ottenuto si dedicava a imparare nuove cose, più utili, e a controllare la sua nuova sensibilità dovuta all'esposizione al nucleo.

Tornò dal bagno, controllò il suo orario della giornata , e gemette. “La Umbridge… Hermione inizierà a lamentarsi quando metterò piede in Sala Comune e non si fermerà!”

Non a torto. Una voce arrabbiata gli trafisse il cervello.

«Pietà…» gemette sottovoce sbattendo la fronte contro il libro che stava mettendo in borsa.

E la sua previsione su Hermione si rivelò piuttosto accurata. Ad un certo punto si chiese come facesse a mangiare senza smettere un attimo di lamentarsi, eppure il cibo nel suo piatto diminuiva.

Doveva fare qualcosa, non sarebbe sopravvissuto a lungo tra il mal di testa da una parte e il mal d'orecchie dall'altra, ma da solo non aveva potere. Aveva bisogno di un alleato, qualcuno con una visibilità diversa e che sarebbe stato ascoltato, un adulto. Fece scorrere lo sguardo sulla tavola dei professori, vari di loro si meritavano un secco NO senza pensarci troppo, ma alcuni meritavano una riflessione più approfondita: c'era Silente, Silente che sembrava sapere sempre tutto, ma o lasciava accadere troppe cose o non era così onnisciente quanto dava a vedere, e delle cose che sapeva per certo non aveva mai fatto niente, e non solo riguardo Harry stesso, perché, davvero, 'Ripostiglio sotto le scale' e non aveva ritenuto opportuno fare nient'altro che mandare Hagrid?; poi c'era la McGranitt, grande donna, sempre in prima linea per proteggere i suoi studenti e la scuola stessa, troppo vicina a Silente; nessun altro tra loro meritava una chance, se non, forse… Piton? Perché il suo istinto lo portava in quella direzione e non riusciva a togliersi quella possibilità dalla mente? Poteva sempre tentare…

 

E così dopo essere sopravvissuto ad un altra giornata di scuola, compiti e Grifondoro impiccioni si ritrovò dopo cena davanti alla porta dell'ufficio di Severus Piton. Cercò di farsi coraggio, deglutì, e infine bussò.

«Avanti!» provenne dall'interno.

Aprì la porta ed entrò. Piton era alla sua scrivania con piuma, inchiostro rosso e un'espressione disgustata, stava correggendo compiti.

«Potter!» esclamò con ferocia. Probabilmente stava aspettando qualcun altro.

Prima che un'espressione equivalente potesse formarsi sul suo viso Harry, s'inchinò con le mani lungo i fianchi e parlò tutto d'un fiato. «Voglio chiedere scusa per il mio comportamento negli anni passati dettato da pregiudizi privi di fondamento.»

«La tua arroganza è esemplare! Come osi disturbarmi per mettere in atto una simile farsa!»

Harry si rialzò e lo guardò negli occhi, e per una volta i suoi occhi non erano distorti da rabbia e odio, ma erano due pozze verdi colme di determinazione.

«Non ho mai avuto intenzione di mostrare arroganza nei suoi confronti. Anche le sue reazioni erano dettate da pregiudizi, e nell'ignoranza di un bambino ha visto l'arroganza di un uomo che è morto da quattordici anni! Mi ha mai guardato senza vedere l'ombra di mio padre?»

Harry osservò Piton ancora per alcuni secondi, quasi un minuto, poi due. L'attesa iniziava a diventare snervante, la tensione insopportabile e il silenzio assordante, così semplicemente fece dietro front e se ne andò.

Richiusa la porta dietro di sé, ci si accasciò contro per un attimo. «Ho appena rischiato un infarto a causa tua, Art!» sussurrò senza fiato.

Chiedo perdono. Ripeté Art, ma con un tono inconfutabilmente divertito.

 

Il giorno dopo, doppie Pozioni con i Serpeverde, e naturalmente Piton.

Harry stava cercando di fare del suo meglio nel preparare la pozione del giorno e intanto non far esplodere il calderone di Neville al suo fianco: Hermione si era rifiutava di sedersi vicino a lui durante le lezioni da quando quasi due settimane prima aveva osato correggerla, e Ron l'aveva seguita.

Stava andando meglio del previsto, Piton lo stava semplicemente ignorando e di conseguenza stava ignorando Neville, e Neville non stava avendo un attacco di panico a causa del professore, e il calderone non era sull'orlo dell'esplosione ad ogni ingrediente.

Si era aspettato un qualche cambiamento nel comportamento di Piton, ma non conosceva abbastanza l'uomo da aver potuto predire cosa aspettarsi e stava approfittando dell'occasione, due intere ore in cui il professore stava ostinatamente rifiutandosi di riconoscere la sua esistenza, per osservarlo.

Non lo aveva mai fatto, osservarlo così. Si sentiva come se stesse facendo qualcosa di proibito, come se stesse entrando in un tempio riservato solo alle vergini e lui fosse solo un barbaro miscredente. Era strano osservarlo e vedere, capire dove finisce la realtà e inizia la recita. Disgustato e frustrato dal dover elogiare incapaci solo per la loro famiglia, anche se alcuni Serpeverde erano realmente capaci, Severus si sfogava contro gli altri, ma si vedeva dai suoi occhi di quali alunni apprezzava l'operato, davanti a loro non li stringeva in due fessure ma li socchiudeva in apprezzamento, la differenza era sottile e impossibile da scorgere se troppo spaventati da guardarlo negli occhi. Ma Harry lo stava guardando, ed ora vedeva meglio di chiunque altro. Parlagli. La faceva facile lei, ma non era così semplice, il passo successivo doveva essere suo, lui aveva già fatto il possibile avvicinandolo il giorno prima.

Il passo successivo il professore lo fece con un «Potter! Detenzione!» verso la fine di quella stessa lezione. Non aveva neanche bisogno di trovare un motivo plausibile, c'era sempre un motivo.

 

Quella sera era di nuovo davanti alla porta dell'ufficio di Piton, con qualche minuto di anticipo e Art che ogni pochi secondi ripeteva Entra come un mantra. Restò alcuni minuti a fissare la porta, rimandando il più possibile, e con la lacerante certezza che da sé non si sarebbe mai infilato in una situazione del genere e il sospetto che in qualche modo sia stata la scuola stessa a indirizzarlo verso quella situazione.

Bussò pochi secondi prima di essere in ritardo. E la porta si aprì da sola. Si ritrovò sotto lo sguardo scrutatore di Piton e arrancò sotto quella pressione fino alla sedia che gli veniva indicata. A Harry sembrò passare un'eternità sotto l'esame di quegli occhi. E infine Piton parlò.

«Perché?» chiese.

«"Perché?" cosa? Perché lei? Perché ora?» Piton continuò a fissarlo per alcuni secondi, durante i quali Harry credette di aver sbagliato qualcosa, e infine annuì.

«Alcune cose, parecchie in realtà, devono cambiare. E qualcuno di cui mi fido, mi ha indirizzato a lei come utile alleato.» spiegò. Era abbastanza sicuro che fosse davvero opera di Art, che non negò, ed Harry lo interpretò come ammissione di colpa.

«Silente non ti ha dato retta e provi l'ultima spiaggia?» chiese sarcastico il professore.

«No, signore, lei è l'unico con cui ho tentato quest'argomento, finora.»

«Parla, allora. Sentiamo cosa hai da dire.»

«Quest'estate ho dormito poco e ho avuto molto tempo per riflettere. Dicono tutti che Hogwarts è il luogo più sicuro, dopo la Gringott, e allora cos'è cambiato in questi ultimi anni? Non è difficile rispondere, ero coinvolto in qualsiasi cosa sia successa. E allora mi sono chiesto chi, chi avrebbe voluto che accadesse, chi ha il potere per farlo accadere, chi ne avrebbe tratto vantaggio. E la risposta non mi è piaciuta.»

«Silente.» annuì Piton.

«Immaginavo che mi avrebbe capito. E lei, professor Piton, non credo abbia scelto di tornare da Voldemort di sua iniziativa.»

«Il professor Silente può fare delle scelte difficili da comprendere, ma è tutto per il bene superiore.»

«E a lei va bene così?»

«No, ma il Signore Oscuro deve essere vinto.»

«C'è sempre un'altra soluzione. Credo che Hogwarts lo veda come una delle sue pecorelle smarrite.»

Hogwarts, tirata in causa, si fece sentire, Chiedo perdono!, ed Harry sussultò, troppo forte per lui la voce che stava cercando di raggiungere il professore.

E intanto che l'uomo chiedeva, «Hogwarts?», Harry gli afferrò una mano e tirò un sospiro di sollievo sentendo la voce della scuola ridursi ad un mero sussurro.

Il professore strappò la mano dalla presa di Harry e se la portò assieme all'altra a premere sulle tempie, il volto contorto in una smorfia di dolore. Harry lo osservò sorpreso per un attimo, poi reagì: «Art! BASTA!»

Il professore sembrò calmarsi, respirò profondamente e puntò il suo sguardo più glaciale su Harry. «Potter! Cosa hai fatto?»

Harry sussultò sotto quello sguardo, ma prontamente spiegò: «Quella è Art, Hogwarts. Dopo molto tempo è riuscita ad interagire con un umano solo poche settimane fa, finché non si adatterà avrà le reazioni esagerate di un elfo domestico, le uniche creature con cui aveva a che fare.»

Chiedo perdono. Ripeté ancora Art, questa volta dolcemente, e dall'espressione di Piton la sentì anche lui. Non credeva che una spia potesse essere così espressiva, che il professore si stesse fidando?

«Per cosa?» chiese l'uomo.

Ho abbandonato i miei cuccioli.

«Art, ne abbiamo già parlato…»

Ho abbandonato i miei cuccioli!

«Non è stata colpa tua!»

«Potter? Parla.» chiese di nuovo Piton.

«Qualcuno ha impedito alla scuola di interagire con le persone al suo interno comes ta facendo ora, ma Art non ricorda quando o chi. Le ho promesso che avrei fatto il possibile per rimediare.»

«E come sei finito a far da babysitter ad un edificio magico?» Piton sfoggiava sul volto un ghigno piuttosto irritante. Il bastardo si stava divertendo!

«Qualsiasi cosa sia successa non le ha impedito di legarmi a lei.» spiegò con calma.

«Sai cosa significa essere legato al nucleo di un edificio magico così antico?» chiese. Non era più divertito, invece sembrava preoccupato.

Harry annuì. «In parte. Ma non è che ci possa fare niente a questo punto.» Scrollò le spalle con un mezzo sorriso.

«Quindi meglio cercare di ottenere la situazione migliore possibile.»

«Prima non avevo scelta, e non ho mai avuto la possibilità di vivere. Ora non ho scelta, ma nessuno può impedirmi di vivere la mia vita.»

«E cerchi seguaci che possano portare avanti i tuoi progetti.»

«No, cerco alleati, amici, che mi aiutino ad affrontare la realtà che non conosco. E conosco soltanto la realtà all'interno dei confini di Hogwarts, e neanche così bene.»

Severus osservava il ragazzo davanti a sé, e Harry gli diede tempo. Infine egli disse: «Devo pensare. Puoi andare.»

Harry si alzò e andò alla porta, mentre la stava aprendo, si girò verso l'altro e iniziò a comporre una frase. «Professore…»

Venne interrotto da un violento «Potter! Non ti è bastata una serata a estrarre pus di bubotubero?».

Harry spalancò gli occhi ferito, ma poi si rese conto di avere davanti Malfoy, il quale lo spintonò via dalla porta ed entrò nell'ufficio.

Ed Harry si allontanò per tornare a fare il Grifondoro che si lamenta delle ingiustizie di Piton, prospettandosi un futuro in cui non dovrà comportarsi come gli altri si aspettano da lui e una Hogwarts sicura con una istruzione al livello della sua fama.

  
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