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Autore: bipolarry    17/10/2013    3 recensioni
Carpe diem, pensò Louis, il ragazzino dagli occhi grigi aveva catturato la sua attenzione ormai già da qualche ora, ed era così ubriaco che qualunque cosa fosse successa, non l’avrebbe mai ricordata. E non era certo colpa sua se Harry barcollava e ogni minuto che passava erano sempre più vicini.
“Dio, devo bere di meno” farfugliò Harry, più a se stesso che a Louis.
***
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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It was only a kiss.




Harry aprì gli occhi maledicendo il sole che entrava dalla finestra della sua stanza. Aveva un mal di testa atroce, e moriva di sete. Come se qualcuno gli avesse letto nel pensiero, trovò una bottiglina d’acqua accanto al letto. Aveva ricordi confusi della notte precedente, ma quando si rese conto di essere a casa, sano e salvo, non si preoccupò di ricordarne i dettagli. Ancora incerto su cosa fosse accaduto prese in mano il cellulare, tre chiamate perse: Liam. Ormai era ordinaria amministrazione che suo fratello si preoccupasse eccessivamente per lui, e senza premurarsi di richiamarlo si diresse verso il bagno, dove trascorse una buona mezz’ora sotto la doccia. Ancora aveva addosso l’odore di alcol e anice, l’acqua calda gli scorreva sulla schiena alleviando i dolori post-sbornia, li odiava. Uscì dalla doccia quasi sentendosi meglio, ancora stordito, ma più leggero. Passò l’avambraccio sullo specchio appannato dal vapore in modo da rendere l’atmosfera meno spettrale, i capelli ancora umidi gli lasciavano cadere gocce d’acqua sulle spalle, tutto sommato non doveva essere stata una cattiva serata, aveva sulle labbra ancora il gusto dell’alcol.
Decise di vestirsi e chiamare Liam, ma non ottenne il risultato sperato, “Harry! Sai che ore sono? Sono le quattro del pomeriggio! Sono dodici ore che non so nulla di te, non avevo idea di dove fossi!” disse tutto d’un fiato.
“H-hey, Liam.. come va?” riusciva a sentire Liam che inspirava profondamente dall’altro lato del telefono.
“Dove sei stato?”
Vorrei davvero riuscire a ricordarlo, pensò Harry, “A casa..” concluse, il tono interrogativo non aveva convito né lui né Liam.
“Ah davvero? Allora come mai quando ho bussato per mezz’ora alla porta, nessuno mi ha aperto?” Era parecchio arrabbiato, e Harry lo capiva, era una vita che si prendeva cura di lui, sapeva di non essere un tipo facile da gestire, e non era la prima volta che affrontavano quel genere di discussione.
“Beh.. dormivo..” disse con il tono più innocente che riuscì a trovare.
Liam sospirò, “Sono da Zayn, vieni qui, stasera c’è la festa di Gemma, dobbiamo essere lì per le undici, sai quanto ci tiene.”
Gemma era la migliore amica di Liam, una ragazza di diciott’anni in grado di far girare la testa a qualunque ragazzo. Alta, capelli castani, occhi chiari, delle ciglia lunghe che sfioravano le guance sempre rosa, e un sorriso dolce, di quelli che ti migliorano la giornata. Lei e Liam si conoscevano da quando erano bambini, era di famiglia. D’estate, quando erano più piccoli, era l’unica disposta a giocare con Harry.
“Ci vediamo tra un’ora.” Disse buttando il telefono sul materasso, pregando che non cadesse.
Aprì l’armadio e lo scrutò perplesso, scelse un jeans scuro, una camicia bianca e delle converse bianche.
Prima di uscire cercò le chiavi ovunque, per poi trovarle accanto alla bottiglina d’acqua in camera sua. Non aveva idea di come ci potessero essere arrivate, senza pensarci si guardò un’ultima volta allo specchio e uscì.
Prima che potesse rendersene conto era già in macchina con Liam e Zayn. È una serata come le altre, continuava a ripetersi, non ti annoierai a morte, pensava. Non vedeva Gemma da un anno, non aveva idea di quali fossero i suoi amici al di fuori di suo fratello, ma aveva la sensazione che non gli sarebbero piaciuti. C’era una sola cosa che sapeva, ed era la ragione di quel mezzo sorriso sulle sue labbra, ci sarebbe stata una sua grande amica, l’unica di cui si fidava, la sambuca.
 
Il locale era angusto, buio, umido, con un odore di chiuso e alcol, troppo affollato e la musica era troppo forte. Harry dovette farsi spazio tra ragazzine troppo truccate e ragazzi già ubriachi, e dopo essersi fatto pestare i piedi da almeno dieci persone, riuscì ad arrivare al bar, “sambuca” disse rassegnato al ragazzo biondo dietro il bancone.
“Facciamo due” sentì una voce alle sue spalle, le labbra di Louis gli sfioravano l’orecchio.
Harry sobbalzò guardandolo confuso, quel ragazzo aveva un’aria conosciuta, l’aveva sicuramente già visto. Il buio del locale non gli permetteva di osservare bene i suoi lineamenti, tutto gli era familiare, ma non lo riconobbe finché le luci intermittenti non illuminarono per un secondo i suoi occhi. Erano gli occhi azzurri che la sera prima lo avevano accompagnato a casa, che gli avevano aperto la porta e che gli avevano portato dell’acqua. E poteva giurare che quelle erano le stesse labbra che lui stesso aveva impregnato di sambuca non più di ventiquattro ore prima.
Approfittò dell’atmosfera cupa per nascondere l’espressione confusa che aveva in quel momento, si passò entrambe le mani sugli occhi, fingendosi infastidito dalle luci, e sfruttò quel momento per ricomporsi. “Dov’è che ti ho già visto?” Riuscì finalmente a dire.
Un sorriso appena accennato comparve sulle labbra di Louis, “lavoro al Jack Bar, ieri sera ti ho riportato il cellulare che avevi dimenticato sul bancone.” Scrutò Harry per qualche secondo, “davvero non ti ricordi?” Aggiunse.
“Avevo bevuto troppo, grazie per il cellulare comunque, quando sono ubriaco tendo a dimenticare le cose.” E in quel momento sperava davvero di essere così ubriaco da poter dimenticare la conversazione appena avvenuta.
“Buono a sapersi.” Disse, e mandò giù la sambuca.
Harry lo guardò impaurito, prese la sua sambuca e lo imitò.
Alzò lo sguardo, e trovò ancora quei due occhi azzurri intenti a scrutarlo.
“Beh..” disse Harry chiaramente in imbarazzo, “come mai qui? Conosci Gemma?” Le mani gli sudavano e continuava a strofinare il palmo sui jeans.
Quel sorriso saccente non sembrava voler sparire dalle sue labbra, “Diciamo che era un’assidua frequentatrice del Jack, vedo spesso lei e il tuo amico, Liam, giusto?”
Deglutì, i dettagli della sera precedente ancora non erano chiari nella sua mente, e non si spiegava come conoscesse il nome di Liam. “È mio fratello, lei è la sua migliore amica.”
“È così che li chiamano qui? Migliori amici?”
Harry si strinse nelle spalle, si sentiva a disagio, continuava a ripetersi che non avrebbe mai più bevuto così tanto come la sera precedente.
“Ieri sera mi hai baciato.” Sentenziò Louis, come se fosse la cosa più normale al mondo.
“Okay, facciamo che per me va bene un altro giro di sambuca.” Disse al ragazzo biondo dietro il bar. Nonostante la musica assordante, riuscì a sentire la sonora risata di Louis. Lo shot di sambuca non venne nemmeno poggiato sul bancone che Harry l’aveva già mandato giù. Fece un respiro profondo: “non so di che parli.” Disse guardandolo negli occhi, cercando di sembrare più che credibile che poteva.
“Vuoi che ti aiuti a ricordare?” Ridacchiò, le labbra appoggiate ad un mojito che Harry non gli aveva nemmeno visto ordinare.
“Senti, non so a che gioco stai giocando, ma qualunque cosa sia successa ieri, è successa perché avevo bevuto troppo.” Sospirò, “Se fossi stato sobrio non sarebbe mai successo.”
Era come se i loro sorrisi si scambiassero. Il viso di Louis divenne una maschera indecifrabile, seria. Harry aveva ritrovato la sua sicurezza, e un sorriso furbo aveva riportato le fossette sulle sue guance.
Louis prese quella frase come una sfida, un giorno il ragazzino dagli occhi grigi sarebbe stato sobrio e avrebbe comunque voluto baciarlo. E Louis vinceva sempre.
Senza rispondergli si alzò e andò via. Harry rimase perplesso, ma l’alcol iniziava a farsi sentire, e con un mezzo sorriso sulle labbra dopo dieci minuti aveva già trovato una di quelle ragazzine truccate con cui passare la serata.
 
“Fermati, credo di dover vomitare.”
Zayn incrociò lo sguardo di Harry nello specchietto retrovisore, aveva gli occhi semichiusi e l’aria persa. Harry litigava con la maniglia per aprire la portiera, “Qualcuno la apra prima che vomito.”
Zayn sbuffò e si rivolse a Liam, “Aiutalo ad uscire, per favore.”
Era la terza volta che si fermavano, ed erano in macchina da soli dieci minuti. “Perché servono da bere ai diciassettenni..” mormorò, ma nessuno lo sentì.
Liam si accostò al finestrino del guidatore, “Noi torniamo a piedi, resto a casa con Harry stanotte, passami a prendere domani mattina alle nove e andiamo all’università insieme”
Zayn tirò un sospiro di sollievo, annuì e mise in moto, lasciando Liam alle prese con suo fratello minore.
“Come fai a farti servire alcol se hai diciassette anni? Guardati, non puoi ridurti così ogni giorno.” Liam era abituato alla condotta del fratello, ma ancora era stupito del fatto che la gente servisse alcol ad un ragazzino come lui.
“Ha! Sai perché? Vuoi sapere perché?” disse Harry trascinandosi ogni parola, “perché piaccio ai ragazzi del bar! Questo è il mio segreto!” La sua risatina nervosa riempì il silenzio.
“Oh davvero? E come li conquisti, fammi sentire..” cercava in tutti i modi di tenerlo sveglio, Harry era appoggiato con tutto il suo peso sulla sua spalla destra e iniziava a stancarsi, se fosse svenuto lì non avrebbe saputo come riportarlo a casa.
“Sicuro di volerlo sapere? Sicuro, sicuro?” Continuava a ridere, “a quanto pare quando bevo tendo a baciare i ragazzi del bar.” Rise ancora.
L’espressione di Liam cambiò, “Come, scusa?”
Harry non riusciva a smettere di ridere, “Il ragazzo gentile del bar, quello con gli occhi azzurri e l’aria di uno che ci sa fare, io l’ho baciato.” Il solito sorriso ubriaco stampato sulla faccia. Una piccola parte di sé, una piccolissima parte di sé che ancora era sobria, stava pensando: domani mattina rimpiangerai tutto ciò che stai dicendo.
“Sei ubriaco Harry, non sai cosa di che parli.”
E rise ancora, rise come se gli fosse appena stata detta una delle battute più divertenti al mondo, “è la stessa cosa che mi ha detto lui ieri sera! Và in macchina, per favore, non sai quello che stai facendo.” Giurava di essere ubriaco, non c’era nulla che filtrasse i suoi pensieri, diceva tutto quello che pensava, ma in quel momento si rese conto di ricordare le parole esatte che gli erano state dette da Louis, e quella consapevolezza bastò a tenerlo zitto fino al mattino seguente.
 
Erano le otto di sera, e Louis stava lavorando da sette ore consecutive, avrebbe dato tutto quello che aveva pur di andare a fumare una sigaretta.
Non vedeva l’ora che quella giornata di lavoro finisse, ma il peggio doveva ancora venire.
Il suo peggiore incubo si era appena seduto sullo sgabello dall’altro lato del bancone.
“Chi si rivede.. Harry il ragazzo sobrio” gli lanciò un’occhiataccia, “a cosa devo l’onore di riaverti qui al Jack?” Louis aveva sempre avuto un unico amico fedele, il sarcasmo.
“Ci ho pensato,” disse Harry con aria concentrata, “io non sono mica come te.” Ci mise tanto impegno in quella frase, come se avesse avuto per tutta la giornata un foglio bianco d’avanti e tutto ciò che era riuscito a tirarne fuori era un ‘io non sono mica come te.’
“Sei più simpatico quando è la sambuca a parlare.” Sentenziò Louis con una punta di veleno. Non aveva voglia di prendere troppo sul serio le parole di un diciassettenne confuso.
“Ieri sera poi ci sono stato con quella ragazza alla festa.” Harry cercò di intimidirlo, “Vedi, non sono come te.” Cercava di convincere più se stesso che Louis.
“Gay, intendi?” aveva il gomito appoggiato sul bancone di legno e il mento poggiato sul palmo della propria mano.
“..Sì, quello lì insomma.” Abbassò lo sguardo, cercando una via d’uscita. “Mi piacciono le ragazze, non quelli come te.” Aggiunse prendendo coraggio.
“Non sono stato io ad averti baciato, Harry.”
Scacco matto.
L’espressione di Harry era di panico puro.
Finalmente alzò lo sguardo, e odiava la divisa che Louis era costretto a portare, odiava quella maledetta camicia nera che faceva sembrare quegli occhi ancora più azzurri.
“Beh non ero io, era la sambuca.”
“Non devi giustificarti, non è successo niente, è stato solo un bacio.” Gli sorrise disinteressato.
Harry si guardò attorno, il bar era semipieno, odore di alcol e di chiuso, fuori era buio, avrebbe tranquillamente potuto replicare gli eventi di due sere prima. Avrebbe potuto prenderlo per il colletto della camicia, avvicinare il viso di Louis al suo e avrebbe potuto baciarlo ancora. Ma a lui piacciono le ragazze.
“Dimentichiamo quello che è successo, okay? Ricominciamo d’accapo.” Disse Harry guadagnando tempo, non voleva andare via, il Jack non era poi così male, era un bel bar, è frequentato da brave persone, da ragazzi gentili.
Louis non avrebbe mai permesso al ragazzino dagli occhi grigi di ‘dimenticare quello che è successo’. “Certo,” disse. “Pietra sopra?”
Harry annuì, si era promesso di non bere troppo, ma la presenza di Louis lo metteva così in difficoltà che aveva bisogno che la sua mente fosse leggermente offuscata. Gli bastò guardarlo, e un minuto dopo si trovò della sambuca sotto il naso. La mandò giù tutta in un sorso e tornò a osservare Louis che asciugava dei bicchieri, il viso rilassato, i ciuffi di capelli più lunghi poggiati dietro le orecchie, le maniche della camicia nera arrotolate fino al gomito, e muoveva la testa seguendo il ritmo della musica.
“È quasi mezzanotte, io tra dieci minuti stacco, torniamo a casa insieme?” gli propose Louis, con lo sguardo più innocente che riuscì a trovare. Quella testolina piena di ricci sarebbe diventato il suo nuovo passatempo.
Harry deglutì. “Non vorrei addormentarmi nella tua macchina come l’altra volta..” cercò una vita d’uscita.
“Nessun problema, torno con la metropolitana.” Gli angoli delle sue labbra si piegarono in un sorriso pieno di sarcasmo.
“E va bene..” si arrese, guardando l’orologio sul suo polso destro aggiunse, “Uhm, hai un quarto d’ora prima che la metropolitana chiuda..”
Louis si strinse nelle spalle, “dovremmo farcela.” Posò lo strofinaccio con cui asciugava i bicchieri ed uscì da dietro il bancone, Harry rimase seduto ma lo seguì con lo sguardo mentre apriva una porta con la targa staff only sopra. Accese la luce, iniziò a sbottonarsi la camicia, aprì il suo armadietto e ne cacciò una polo blu scura e un jeans, si cambiò rapidamente ed uscì.
Per un momento ebbe la sensazione che il ragazzino poteva essere andato vita, ma lo trovò ancora seduto sul suo sgabello, intento a giocare con il cellulare. Si chiese che fine aveva fatto il suo lato spregiudicato, quel lato furbo e caparbio che due sere prima lo aveva incuriosito, ma evidentemente quel lato non apparteneva ad Harry, era solo il risultato della troppa sambuca.
“Andiamo?” Disse, distraendolo da qualunque cosa stesse facendo al cellulare.
Il più piccolo alzò lo sguardo, “Uhm-m” annuì, e saltò giù dallo sgabello. Louis salutò con un cenno i suoi colleghi ed uscì dalla porta principale.
“Fumi?” disse porgendogli un pacchetto ormai quasi finito di Marlboro, Harry lo scrutò con attenzione, e senza rispondere ne prese una, dal modo incerto con cui se la poggiò tra le labbra, Louis poté confermare che quella era probabilmente la seconda sigaretta che Harry fumava in tutta la sua vita. Sorrise, ma decise di non fare domande. Dopo aver acceso la propria, fece segno ad Harry di avvicinarsi fino a far toccare le estremità delle due sigarette. Louis osservò le guance del ragazzino incavarsi mentre aspirava, gli occhi grigi incontrarono quelli azzurri, e rimasero a guardarsi per più del necessario. Aveva sottovalutato gli occhi di Harry, non erano solo grigi, avevano delle venature verdi chiaro che si scurivano man mano che si avvicinavano all’iride, ogni volta che chiudeva gli occhi le ciglia di sfioravano le guance. Prese la sigaretta tra l’indice e il medio e ancora confuso, ruppe il contatto visivo.
I due camminarono per qualche minuto in silenzio, il clima era umido e Harry pregò che a breve non iniziasse a piovere un’altra volta. Arrivarono nella piazza di Piccadilly solo per trovare i cancelli della metropolitana chiusi.
“Cazzo.” Protestò Louis, “Cazzo.
“Ci sono sempre i pullman notturni.. Possiamo prendere quelli..” disse buttando per terra il mozzicone di sigaretta.
“Odio i pullman notturni.” Si guardò intorno nella speranza di trovare una soluzione. Si malediceva di aver prestato a Niall la macchina.
“Passiamo di qui, in dieci minuti saremo alla fermata del pullman.” Piangnucolò Harry trascinandolo per un braccio.
I due si ritrovarono a camminare all’una di notte per Old Bond Street, luogo raramente frequentato da entrambi, era una zona notoriamente ricca, Louis rimase quasi un quarto d’ora ad osservare le vetrine di Dolce & Gabbana e Ralph Lauren, mentre Harry iniziò a sentire delle gocce di pioggia bagnargli la testa. Sapeva che sarebbe venuto a piovere, lo sapeva. Viveva a Londra da troppo tempo per non avere la certezza che entro pochi minuti quelle poche gocce sarebbero diventate un temporale. Prese il polso di Louis e iniziò a correre, “Muoviti! Sta per piovere!” e per la priva volta in quella sera, sorrise.
“Aspetta! Il modello nella fotografia in vetrina è davvero bello!” gli venne da ridere, e lasciò che Harry lo strascinasse verso la fermata del pullman. “Perché corri? Credevo che vivendo a Londra ti fossi abituato alla pioggia!”
“Io odio la pioggia!” gridò ancora correndo.
“E vivi a Londra? Ottima scelta, Harry!” finalmente trovarono riparo alla fermata del pullman, guardarono il piccolo schermo sulla destra e quando Louis vide ’16 mins, imprecò. Detestava i pullman notturni.
I due erano soli, Harry si era seduto sulla piccola panchina rossa, le mani poggiate sulle ginocchia, lo guardo abbassato e il fiato corto. Louis con una spalla poggiata al cartellone pubblicitario che faceva da parete alla fermata del bus, il petto che si alzava e abbassava rapidamente mentre cercava di riprendere fiato, diede un’altra occhiata allo schermo con gli orari e decise che non sarebbe stato in piedi per un quarto d’ora, si sedette accanto ad Harry, che ancora non aveva ripreso fiato, e disse: “Non sei abituato a correre, eh?” chiese non riuscendo a trattenere una risata.
Alzò la testa per incontrare ancora una volta quei maledetti occhi azzurri. “Odio correre, odio la pioggia, e più di tutto: odio correre sotto la pioggia.” Per quanto volesse sembrare serio non riuscì a trattenere un sorriso, che si trasformò in una risata. Gli piaceva ridere della pioggia, se fosse riuscito a ridere ogni volta che la pioggia cadeva su Londra, avrebbe visto l’inverno sotto una nuova luce.
Ancora con le fossette tra le guance, Harry si avvicinò a Louis, era così vicino da poter osservare tutti i dettagli delle sue labbra, avevano un contorno ben delineato, regolari, sottili, perennemente piegate in un sorriso presuntuoso.
Non sei come lui. Disse una voce nella testa di Harry.
E ancora una volta non diede ascolto a quella voce, si avvicinò al viso di Louis quasi come una calamita, gli prese il viso con una mano e lo baciò. Il fatto che fosse sobrio amplificò tutte le sensazioni provate due giorni prima. Lo aveva voluto lui. Il cuore ricominciò a battere ad una velocità spropositata, e fu quasi sicuro di aver perso un battito nel momento in cui la lingua di Louis gli accarezzò il labbro inferiore, con la punta delle dita gli sfiorò la guancia, e in quel momento la voce nella sua testa gli disse: e se fossi come lui?
Con l’indice tracciò il contorno delle labbra di Louis, alzò lo sguardo riportando in vita le fossette che gli occhi azzurri di Louis catturarono immediatamente. Le dita di Harry iniziarono a creare disegni immaginari sul collo del più grande, che chiudendo gli occhi si lasciò trasportare in un altro bacio, la mano sinistra tra i capelli ricci Harry, quella destra poggiata sulla sua gamba, si trovò a sorridere contro le sue labbra, “Sicuro che fosse solo la sambuca?”
“Sta’ zitto!” e trasformò la carezza in un leggero schiaffo, prima che potesse aggiungere altro gli stampò un altro bacio sulle labbra, e lo tenne zitto qualche altro secondo. 








*angolo dello squilibrio mentale,
hello cutiepies!
sapevo che alla fine quella os sarebbe diventata una long, ugh mannaggia a me che ho deciso di rovinarmi la vita shippando larry e.e (those two i swear)
dio, aver vissuto a londra per tre mesi mi ha aiutata come che, descrivere i luoghi e soprattutto l'atmosfera mi è uscito molto più facile ugh. Per la prima volta vediamo un Harry sobrio che deve fare i conti con quello successo la sera prima, e Louis ovviamente gli darà del filo da torcere, (sorry è che sono una sostenitrice del Louis in versione sassy queen) i due avranno mooooolto da dirsi u.u
Volevo anche farvi sapere che nella versione originale del plot, Zayn e Liam erano felicemente fidanzati, ma poi mi sono resa conto che nel primo capitolo aveva scritto 'se non bevi non la dimenticherai mai' ero tentata dal cambiare la frase, ma alla fine ho deciso di cambiare leggermente il plot, anche perchè se 4 su 5 fossero stati gay la cosa sarebbe stata poco credibile, i mean, quante sarebbero state le effettive probabilità? ._. Comunque devo ammettere che tra i due personaggi di Zayn e Liam c'è una grande tensione, quindi feel free to ship them.
Per la prima volta è stato nominato Niall, è un personaggio fantastico, ha delle caratteristiche uniche e non vedo l'ora di scrivere qualche capitolo in cui avrà un po' più di rilevanza ^-^ e diciamocelo, se non avesse preso in prestito la macchina.. co' sta minchia che quei due si baciavano in piena notte alla fermata del bus u.ù (thanksniall)
#fact il Jack Bar si chiama Jack Bar perchè sono una pazza malata che ama gli all time low (ascoltateli se non li conoscete aww) e in onore di Jack Barakat ho deciso di chiamare così il bar e.e
#fact Liam e Harry sono fratelli, nella fanfic il nome completo di Liam è Liam Styles, quindi è lui ad aver preso il cognome reale di Harry.

Il titolo del capitolo viene da una canzone dei the killers, mr brightside. (ascoltatela se non la conoscete perchè è davvero bella.)
E infine ci tenevo solo a dire che porca cacca ho il tasto della lettera H che funziona manco la merda, quindi se da qualche parte trovate scritto 'arry' o 'ce' o cose del genere sappiate che è colpa della mia tastiera penosa, io ho riletto il capitolo 50 volte e non credo ci siano ancora errori ma comunque vi prego di avvisarmi in caso ne troviate qualcuno ;w; 

scusate, logorroica come al solito.
tantolove, *

chris-  
  
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