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Autore: dracodraconis    12/04/2008    9 recensioni
mi sono decisa a scrivere qualcosa di breve e leggero, per riprendermi dalla stesura della mia opera prima (l'ottavo anno); siamo alla fine del sesto anno, ma questa fanfiction non tiene conto del sesto libro... harry ha appena scoperto che il biondo Serpeverde non gli è poi così antipatico... ma... dite che ce la faranno a capirsi, prima o poi? forse sì, se qualcuno decide di dargli una mano!
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Harry
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da VI libro alternativo
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La posto in tutta fretta... Come al mio solito!
Fatemi sapere cosa ne pensate...
Ci sono alcune cose in comune con la mia altra fanfiction, "l'ottavo anno": questo perché ad alcune situazioni, personaggi e scene non so proprio rinunciare... Ma sentivo il bisogno di scrivere qualcosa di molto leggero ed allegro...

In grassetto (nei capitoli seguenti) sono riportati alcuni brani tratti dal diario di “guerra” di Draco Malfoy… Ho potuto carpirne solo pochi stralci prima che se ne accorgesse e desse alle fiamme tutte le prove scritte. O forse le ha fatte mangiare a Tiger e Goyle… Non lo so e preferisco non saperlo: mi preme restare viva.





Stava giungendo ormai la fine della scuola.
Con Voldemort risorto ma provvidenzialmente disperso chi sa dove a fare chi sa cosa, Harry aveva avuto un anno insolitamente tranquillo, dove la cicatrice non gli aveva fatto male, non aveva rischiato la vita, non lo avevano torturato, non era morto nessuno dei suoi cari.
La sua sola spina nel fianco era stato come al solito Piton.
La sua solita nemesi del quotidiano, invece, Draco Malfoy: se Piton era una spina nel fianco, Malfoy era un dito in culo, come Harry non mancava mai di far notare al biondino.
Era stato un buon sesto anno, dove finalmente aveva potuto far più che risolvere misteri e salvare il Mondo Magico: aveva, cazzo, finalmente studiato per vedere di farsi un futuro, Voldemort permettendo; e poi si era divertito, aveva giocato a Quidditch, aveva infilato la lingua in bocca a qualche ragazza di Hogwarts, prima di una rivelazione sessuale presentatasi come Justin Finch-Fletchley parecchio ubriaco per i corridoi poco prima delle vacanze di Natale, dopo la quale aveva guardato il mondo con occhi nuovi.
Occhi che non disprezzavano toraci muscolosi invece di tette.
Una ridente mattina di festa si era guardato allo specchio e si era salutato come Il-bambino-che-è-sopravvissuto-ED-È-GAY.
Una triste sera di cinque settimane dopo aveva ammesso di avere seri peccaminosi pensieri su Draco Malfoy e si era dato la buonanotte come Il-bambino-che-è-sopravvissuto-ed-è-gay-E-QUESTO-È-UN-GROSSO-CASINO-HARRY.
Dopo di che, si era sforzato di mandare avanti la sua vita pensando che aveva cose più importanti da fare che lasciarsela rovinare dalla linea della mascella di Malfoy.
Solitamente, ci era riuscito decentemente.
Sempre meno con il passare dei mesi.
Ad un certo punto, preferiva gli incubi di Voldemort a quei sogni vividi e bagnati.
Ecco, lo sapeva: Voldemort non era mai nei paraggi, quando serviva.
Merda!
Ed era arrivata quasi la fine della scuola.
A quel punto, avrebbe voluto attaccare Malfoy ad un muro in piena Sala Grande e fargli e farsi fare cose indicibili.
Il caldo si era ripresentato prepotentemente ad Hogwarts e gli studenti cercavano riposo durante le ore vuote da lezione tra le fresche mura del castello.
I Grifondoro deambulavano come zombie, visto che la notte sulla torre era impensabile dormire, data la temperatura da altoforno che raggiungeva il dormitorio dopo un’intera giornata di esposizione al sole. Simile era la situazione per i Tassorosso, che con le loro stanze accanto alle cucine erano assaliti dalle peggiori vampe infernali: potevano scegliere se morire lessati tenendo le finestre chiuse o mangiati vivi dalle zanzare se lasciavano i vetri aperti.
I Corvonero non godevano di sorte migliore.
Gli unici a girare freschi come rose erano i Serpeverde, i soli a riuscire a riposare nelle ore notturne, dal momento che rintanati nei loro sotterranei sotto il Lago Nero godevano del giusto clima a dispetto della stramaledetta afosissima fine di aprile, inimmaginabile per quelle latitudini.
Tutti erano durante la giornata comunque abbastanza isterici, persino gli elfi domestici, che un paio di volte avevano servito la colazione al posto della cena e poi avevano tentato di punirsi gettandosi fuori dalla finestra dell’ufficio di Silente come lemming impazziti.
Il fatto preoccupante e che dava la giusta misura dello stato in cui tutti versavano era stato che Silente non avesse mosso dito per fermarli. Piton li aveva bloccati affermando che altrimenti sarebbero dovuti scendere loro a preparare i pasti. La Cooman aveva chiesto con aria interessata se nelle cucine potesse fare più fresco.
-Prova a indovinare-, aveva risposto Piton, acidissimo.
Era scoppiata una lite furiosa.

Non erano certo momenti buoni per esasperare situazioni già al limite. Come quelle di rapporti tesi a cose normali.

-Cosa ti salta in mente, Ron?-
-Eddaihermioneèsolounoscherzoinnocente…-
-Assolutamente no! Harry dimmi che almeno tu non c’entri niente in questa storia!-
-Beh, Hermione… È molto buona come idea… Originale… Seamus e Dean ci si sono impegnati tanto…-
-Il fatto che la cosa sia partita dalle loro menti malate non è che un incentivo a lasciar perdere!-
-Ehi, l’ho progettato anche io!-
Harry si passò una mano sugli occhi: come faceva a volte il suo amico ad essere così deficiente da fregarsi da solo?
La ragazza si rigirò come se fosse una delle Erinni verso il rosso.
“Appunto”, confermò Harry a se stesso.
-Ronald Weasley!! Ammetti la tua colpa! Proprio ora che dovremmo cercare di collaborare tra di noi…-
-Oh, andiamo! Quando mai quelli hanno collaborato?-
-Non mi lasciate altra alternativa: venti punti in meno a Grifondoro! E adesso tutti…-
Ma proprio in quel momento un piccolo fuoco d’artificio blu partì da sotto il porticato.
-Eccolo!-, sussurrò carico di anticipazione Ron saltando su Hermione e tappandole la bocca con una mano. Poi, la trascinò dietro il grosso albero del cortile.
Una figura alta e longilinea si muoveva con grazia attraverso il porticato: il mantello era slacciato e buttato indietro sulle spalle con fare noncurante, il nodo della cravatta allentato solo un pochino, giusto per permettere ad un filo d’aria di arrivare sul collo pallido. Non appena il ragazzo arrivò sotto la luce del sole, un lampo, un riflesso quasi argenteo da quanto era chiaro partì dalla sua chioma.
-Malfoy!-, chiamò una voce proveniente dal nulla.
Draco si voltò ed il giro di sole sui suoi capelli era abbacinante.
-Pietrificus Totalus-, sbraitò la solita voce dal solito nulla.
Draco crollò a terra rigido come uno stoccafisso.
Urla di giubilo risuonarono nello spiazzo; Ron mollò Hermione che era talmente basita da essere rimasta senza parole e si scapicollò dall’altra parte del cortile insieme a Neville e Dean, dove nel frattempo Seamus si era sfilato il Mantello dell’Invisibilità di Harry e roteava la bacchetta tra le mani con fare superiore.
Colin iniziò a scattare foto forsennatamente.

L’unica ragazza del gruppo stava tentando di convincere i suoi testosteronici amici che quella non era per niente una buona idea: dopo aver minacciato ritorsioni sul punteggio (ignorata), denunce alla McGranitt (ignorata di nuovo), si era attaccata al braccio di quello che sapeva essere il più sensibile tra tutti: Harry.
-Non potete farlo…!-
-Herm, lo stanno già facendo-, puntualizzò il moro mentre si godeva la scena dei suoi compagni che issavano il corpo di Malfoy su un pinnacolo. Va bene che gli piaceva parecchio e che vederlo gli procurava antipatici arrotolamenti dello stomaco… Ma, cazzo, era pur sempre soddisfacente vedere che quella indiscussa merda ogni tanto riceveva una lezione! Nel frattempo Dean urlava a squarciagola richiamando quanta più gente possibile: dato che gli unici a non aver nessuna lezione a quell’ora erano i Grifondoro stessi, a godersi lo spettacolo c’era tutta la loro casa, che si sganasciava alle spalle, e neanche poi tanto, di Malfoy.
Hermione si strinse ancora un po’ di più per entrare nel campo visivo di Harry appendendosi ora alla sua spalla.
-Harry, tutto ciò è sbagliato-, iniziò a dire con il suo migliore, o peggiore, a seconda dei punti di vista, tono saccente. -Silente non vorrebbe che in periodi come questi noi ci mettessimo a rinfocolare il divario tra le Case. Anzi, ha chiesto più volte che ci sostenessimo gli uni con gli altri. Anche se-, proseguì distraendosi dal discorso e con un tono del tutto diverso, -Malfoy ha un fisico veramente spettacolare e mozzafiato-.
I ragazzi infatti avevano deciso che legarlo alla guglia non bastava e lo avevano spogliato; al grido di Ron “rosa è bello!” lo avevano cosparso da capo a piedi di una pasta brillante fucsia e poi lo avevano avvolto di funi con l’intenzione di lasciarlo appeso ad oltranza. Harry aveva strizzato gli occhi per mettere meglio a fuoco la scena, poi di colpo li aveva strabuzzati. A quel punto Hermione lo aveva visto arrossire improvvisamente: all’inizio aveva pensato che fosse per l’imbarazzo creato dal senso di colpa derivato dal suo discorso, salvo accorgersi dopo che gli stava schiacciando il seno addosso.
-Oh, accidenti, Harry, ti fai problemi per le cose più stupide! Alla tua età ancora ti vergogni di queste bazzecole?-
Sbuffò esasperata allontanandosi con un gesto spazientito: Harry Potter la guardò veramente stralunato e confuso.
-Ma come fai a sap…-, cominciò, ma lei non lo ascoltava.
–Ora andrò dalla McGranitt e sarà bene che nessuno di voi si faccia trovare qui al nostro ritorno-, gridò ai ragazzi in aria e fece per voltarsi con la tipica camminata Granger…
-Ahia!-
-No, Granger! Ahia io!-, ribatté Zabini, che era appena sopraggiunto, ridacchiando mentre si massaggiava il petto. –Cosa guardate di bello?-, proseguì interessato.
Hermione restò senza parole.
Cosa strana per Hermione.
Harry sentì che si approssimava la catastrofe e reagì d’impulso, prima che l’altro potesse piantare un casino.
-Ok, basta con questa storia. Vado a recuperarlo. Accio Firebolt!-
Saltò sulla scopa al volo e salì verso i suoi amici che improvvisavano un giro di quadriglia intorno al Serpeverde in mutande, legato ed impiastricciato. Dal basso arrivavano fischi ed applausi, addirittura grida estatiche.
Colin continuava con il suo servizio fotografico.
-Ragazzi, andiamo, smettetela… Hermione è fuori di sé dalla rabbia ed è arrivato Blaise Zabini; vi conviene scendere e prepararvi ad una bella strigliata, forse ad un duello… Lui… Lui lo tiro giù io-, aggiunse tetro voltando il manico verso il castello.
Malfoy era ancora sotto l’incanto della pastoia total-body; solo gli occhi erano liberi dalla fattura, e facevano realmente impressione: dardeggianti qua e là, neanche avesse potuto uccidere con lo sguardo: in realtà per un momento Harry si chiese se potesse avere sangue di Basilisco nelle vene ed optò per un approccio cauto e progressivo.
-Malfoy, ora ti libererò dall’incantesimo e ti porterò a terra. Se non tenterai di farmi cadere, nessuno dei due si farà male-.
Per un attimo si chiese che effetto gli avrebbe fatto avere sul manico di scopa il biondo, discinto, lì accanto a lui.
“Mi impiastriccerà l’ultima tunica leggera pulita”, considerò tentando di rimanere su pensieri pratici e neutrali.
Qualcosa si mosse nelle sue parti basse, nonostante tutto.
“Fa che almeno non se ne accorga lui”, pregò.
La sua erezione continuò ad insorgere, fieramente fregandosene delle preoccupazioni del cervello.
Imprecò pesantemente, prese un respiro e lanciò l’incantesimo.
–Finite Incantatem-.
La Serpe non fiatò e non gli sputò contro: sembrava un ottimo inizio, così Harry pensò di potersi avvicinare.
Ma quello che vide lo pietrificò come se fosse stato messo lui stesso sotto fattura.
Gli occhi di Draco erano colmi di lacrime. Certo, l’espressione era dura ed incazzata, oltremodo incazzata, ma il grigioazzurro delle sue iridi era tremulo di lacrime e Draco neanche si azzardava a chiudere le palpebre per paura che qualcuna rotolasse fuori.
E non guardava Harry.
-Draco…-, mormorò tendendo una mano… E poi? Cosa avrebbe fatto? L’avrebbe consolato, tirandoselo sulla scopa? Si parlava di Malfoy, cazzo!
Per quanto in quel momento facesse quasi tenerezza, a dispetto della furia con cui due ore prima si erano presi a cazzotti, quando Malfoy aveva visto bene di lanciargli una Tarantallegra alle spalle.
-Draco…-, ripeté.
-DRACO!-
Un urlo, una voce allarmata e squillante e poi un proiettile umano travolse il Grifondoro che precipitò facendo appena in tempo a recitare qualcosa che lo salvasse dall’impatto con il terreno.

Era Pansy Parkinson, scoprì Harry appena si rialzò.
Pansy che si era lanciata al salvataggio con una foga indicibile per tirare giù il suo amico ed ora stava tentando di farla pagare carissima a tutti i presenti: Neville era già riverso a terra ricoperto di brufoli verdi; Finnigan correva via tenendosi una mano sul culo, dove i pantaloni gli erano stati incendiati. Ron aveva strane cose tra i capelli.
La Serpeverde stava minacciando di morte chiunque avesse addosso i colori oro e rosso: metà della casa se l’era già data a gambe. In realtà, rimanevano solo loro dell’ultimo anno, e nemmeno tutti.
-Tu, ragazzino! Consegnami immediatamente quella macchina fotografica prima che io decida che le tue gambe non ti servono-, urlò contro Colin.
Tempo perso: era già arrivato ai margini della Foresta Proibita prima che Pansy avesse terminato la parola “ragazzino”.
Harry si fece l’appunto mentale di andare a recuperare Canon se non si fosse ripresentato entro la cena del giorno dopo.
Blaise Zabini, nel frattempo, stava aiutando il biondo a rialzarsi e ripulirsi… Ma non a rivestirsi, visto che Seamus aveva utilizzato i suoi indumenti per spegnere i propri, con il risultato di aver dato fuoco anche a quelli.
In un lampo di rara carità verso i Grifondoro, Zabini nascose la bacchetta di Draco nella tasca della propria uniforme.
Malfoy, disarmato, insultò ampiamente e ad alta voce tutti i presenti, forse fatta eccezione per Hermione, dato che anche lei stava urlando contro i suoi compagni di casa.
Ma fu solo Harry che guardò fisso negli occhi.
Ad un certo punto abbassò il tono e si sporse in avanti contro la stretta di Blaise sul proprio petto, lottando per non farsi portare via di lì, gli occhi ridotti a due fessure cattive.
-Pagherai per questo, Potter. A costo di uccidere io stesso Tu-Sai-Chi per avere personalmente il piacere ed il privilegio di rendere la tua vita un inferno al posto suo-, sibilò velenoso e gelido.
E osservando quelle iridi ghiacciate ed il viso stravolto dalla furia, mentre Zabini trascinava Draco fuori dal cortile a viva forza, Harry seppe che l’avrebbe pagata sul serio.
-Ma io ti ho salvato-, mormorò sconsolato ai dorsali tesi del Principe delle Serpi.

  
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