Anime & Manga > Capitan Harlock
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Autore: Lady Five    25/10/2013    2 recensioni
Mayu è cresciuta e, contravvenendo ai desideri di Tochiro, fa ad Harlock una richiesta a cui il capitano non riesce proprio a dire di no, perché, in fondo al cuore, anche lui ne è felice.
Ma lei non è più una bambina. E niente può più essere come prima.
Genere: Avventura, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harlock, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Istintivamente Harlock portò la mano al fianco, ma una voce sconosciuta lo minacciò.
“Non ci pensi nemmeno, capitano, o le spappolo il cervello. Si volti lentamente, con le mani in alto. Voglio vedere bene in faccia l'uomo che ha tenuto in scacco mezzo universo per decenni...”
Harlock non aveva scelta e ubbidì.
Si trovò davanti un giovane ufficiale, anzi, poco più che un ragazzo, dall'aspetto anche gradevole, se non fosse stato per i suoi gelidi, inquietanti occhi azzurri. L'uomo gli tolse tutte le armi e le lanciò lontane.
“Lei chi è?” chiese, più per prendere tempo che per reale interesse. Sperava che nel frattempo i suoi tornassero.
“Ha importanza? Mi chiamo Sigurd Harket, sono un ufficiale del Dipartimento. E passerò alla storia come l'uomo che ha ucciso il famigerato capitan Harlock!”
“Un momento, giovanotto! Io sarò anche un fuorilegge, ma ho diritto a un regolare processo come tutti, non mi merito un'esecuzione sommaria!”
Il giovane rise beffardo.
“Perché perdere tempo con questi inutili formalismi, sprecando i soldi dei contribuenti? Lei verrebbe comunque condannato a morte. Allora tanto vale accorciare i tempi... c'è stato un conflitto a fuoco, il comandante Irita è stato ucciso da lei e io ho dovuto spararle per non fare la stessa fine... chi potrebbe mettere in dubbio la mia versione dei fatti?”
Questa volta è la fine, pensò.
Era ferito, disarmato e solo.
Decise che avrebbe comunque venduto cara la pelle. Stava raccogliendo le forze per tentare una reazione e sorprendere l'avversario, anche se lo spazio di manovra tra lui, bloccato sul sedile, e l'altro che gli puntava l'arma in faccia, era esiguo, quando udì un colpo di pistola. Chiuse l'occhio e cercò di capire dove quello gli avesse sparato. Ma non sentiva nulla. Possibile che sia già morto? Così in fretta?
Presto si rese conto di non essere lui il bersaglio. Sentì un altro sparo e riaprì l'occhio un istante prima che l'ufficiale gli crollasse praticamente addosso con un copioso rivolo di sangue alla bocca. Lo lasciò scivolare lentamente a terra. Dopo un attimo di smarrimento alzò lo sguardo.
E la vide.
Pallida, tremante, con il petto che si alzava e abbassava affannosamente e il braccio con la pistola laser ancora teso davanti a sé.
Mayu.
Non aveva cercato prima di fermare quell'uomo in un altro modo, di farlo desistere dal suo proposito, di disarmarlo, di indurlo alla resa... Gli aveva sparato dritto nella schiena. Senza una parola. Senza un attimo di esitazione. Aveva fatto bene, in realtà, perché l'uomo avrebbe potuto colpire anche lei. Ma ugualmente, per una frazione di secondo, Harlock ne ebbe quasi paura. Ebbe paura di quegli occhi freddi e determinati. Che però immediatamente dopo si riempirono di lacrime, mentre la ragazza si precipitava verso di lui.
L'ufficiale ormai agonizzante la guardò stupito. Mosse la labbra per dire qualcosa e Harlock avrebbe giurato che avesse pronunciato il nome di lei. Che lo ignorò completamente, non lo guardò nemmeno in faccia.
“Sei ferito!” - gridò preoccupata abbracciandolo.
“E' solo un graffio...”
“Non dire balle! Dobbiamo tornare subito sull'Arcadia!”
Mayu cercò di tamponare le ferite con un fazzoletto.
“Sì, ora ci torniamo tutti. Ma tu... tu che cosa ci fai qui? Come ci sei venuta? Yuki e Yattaran mi sentono, questa volta li metto ai ferri!”
“No, loro non sanno dove sono ... Ho preso l'altro lupo spaziale, quando è tornato a bordo. Io... non so perché l'ho fatto... ho sentito di doverlo fare, come se presentissi che eri in pericolo...”
In quel momento entrarono tutti gli uomini di Harlock. Rimasero stupiti a vedere lì Mayu. Tadashi verificò che i due uomini a terra fossero effettivamente morti.
“Tutto bene, capitano? Ma che è successo qui? Mi hanno detto che ti hanno colpito...”
“Te lo racconto dopo. A che punto siete?”
“Abbiamo sistemato le cariche. Tutti i membri dell'equipaggio sono stati messi sulle navette e stanno per lasciare l'astronave, non credo che ce ne siano altri in giro. Comunque se vuoi controlliamo meglio...”
“No, basterà avvisarli con l'altoparlante. Ora andiamocene da qui.”
Tadashi guardò i due corpi.
“E di questi che cosa ne facciamo?”
Harlock si incupì.
“Lasciamoli qui. So che non è bello, ma non abbiamo né il tempo né il modo di far loro un funerale...”
Si alzò a fatica, appoggiandosi a Mayu e a Tadashi. Raggiunsero i due lupi spaziali, mentre gli altri rientrarono sull'Arcadia con le capsule da arrembaggio. Prima di partire, attivarono il timer e inserirono il pilota automatico, che avrebbe condotto la nave molto vicino alla nebulosa Clessidra, dove non avrebbe fatto danni. Dovevano avere anche loro il tempo di portarsi a distanza di sicurezza, per evitare di essere investiti da eventuali radiazioni.
Harlock salì sulla navetta insieme a Mayu.
“Come hai imparato a guidarla?” le chiese osservando la sicurezza con cui si destreggiava tra i comandi.
“Faceva parte del mio addestramento quando sono diventata un componente della tua ciurma. Non te l'avevamo detto?” aggiunse con finta ingenuità.
Già. Sembrava passato un secolo. Erano successe così tante cose...
“Mi hai salvato la vita...” mormorò posando una mano sulla sua.
Lei gli sorrise.
“Come tu hai fatto mille volte con me...”
Una volta a bordo, il capitano fu subito portato, anzi, per meglio dire, trascinato, in infermeria. Il dottor Zero constatò che in effetti le ferite non erano gravi e si limitò a disinfettarle e fasciarle. Avrebbe voluto trattenerlo in osservazione, perché aveva comunque perso parecchio sangue, ma lui non ne volle sapere e se ne andò in cabina, affidato però alle cure di Mayu.
Intanto l'Arcadia si allontanò velocemente dalla nave del Dipartimento in procinto di esplodere e tornò ad acquattarsi tra le nebbie di Nastrond. Certo, in questo modo non avrebbero potuto verificare che la nave si disintegrasse davvero. Ma non potevano rischiare una contaminazione nucleare. Decisero che sarebbero tornati eventualmente a controllare dopo qualche giorno.

Xelas andò a trovare il capitano per congratularsi con lui. Gli uomini che avevano partecipato all'azione avevano già raccontato tutto.
Harlock aveva un pensiero fisso in testa.
“Volevo chiederle una cosa, Xelas. L'uomo che l'ha scoperta e imprigionata su C1 - P8, come si chiamava?”
“Harket, mi pare, Sigurd Harket. Perché me lo domanda?”
Mayu si alzò di scatto e andò alla finestra, voltando la schiena all'ospite.
“Perché era su quella nave... e non è più in grado di nuocere a nessuno, se mi capisce...”
“Oh, bene! - si rallegrò Xelas - Senza Irita e senza di lui, sono sicuro che sarà molto più facile sedare la ribellione!”
Harlock vide con la coda dell'occhio le spalle di Mayu tremare. Stava per crollare. Se lo aspettava: è uno shock quando si uccide qualcuno, soprattutto la prima volta, se non si è degli assassini incalliti. Decise di congedare l'uomo.
“Me lo auguro di cuore. Tra qualche giorno la accompagneremo su Pangea, oppure, se preferisce partire subito, le possiamo fornire una navetta e tutto ciò che le occorre. E ora, se non le dispiace, vorremmo riposare. E' stata una giornata pesante.”
“Oh, certo, mi rendo conto. Mi scusi per la mia visita forse poco opportuna, ma ci tenevo a farle le mie congratulazioni di persona. Buonanotte anche a lei, signorina.”
La ragazza rispose con un cenno del capo, ma non si girò.
Quando Xelas se ne fu andato, Harlock le si avvicinò e le circondò le spalle con il braccio sano. Mayu cominciò a piangere.
“Non volevo ucciderlo...”
“Lo so.”
“... ma quando ho capito che lui lo stava per fare con te, ho dovuto sparare... non ho avuto scelta!”
“Certo. Tesoro, mi hai salvato la vita. Se non l'avessi fatto, ora non sarei qui. Devi pensare soltanto a questo.”
“Continuo a ripetermelo e so che è così... ma allora perché sto così male?”
Lui la strinse più forte.
“E' una reazione normale. Togliere la vita a qualcuno è una cosa terribile, anche quando è inevitabile. Se non ti sentissi così, mi preoccuperei, e parecchio! Piuttosto, c'è una cosa che non capisco: mi è parso che quell'uomo... ti conoscesse, che abbia pronunciato il tuo nome...”
Mayu annuì, singhiozzando ancora di più.
“Era lui...” disse dopo un po'.
“Lui... chi?
Harlock era sinceramente perplesso.
“Lui... quel ragazzo che avevo conosciuto all'università... il mio ex fidanzato...”
Oh, no! Uccidere, e per giunta una persona che si conosce, per quanto spregevole... Un doppio shock così non se lo meritava proprio!
“Oddio, povera piccola, mi dispiace! Non lo avrei mai immaginato! Vieni qui, ecco, brava, sfogati.”
Se la strinse contro il petto e aspettò che si calmasse, accarezzandole i capelli. Evidentemente, nonostante avesse fallito la sua missione con Mayu, il ragazzo aveva fatto carriera, fino a diventare il braccio destro di Irita.
“L'ho riconosciuto dalla voce, prima che dall'aspetto, perché non lo vedevo in faccia. Poi, quando ha detto come si chiamava, non ho avuto più dubbi. Non ho avuto dubbi nemmeno su quello che dovevo fare ... E se non fossi stata lì? Non ci voglio nemmeno pensare...”
Già, perché era lì? E come aveva fatto a trovare la strada fino a lui, su quella nave sconosciuta? Aveva detto che aveva sentito di doverlo raggiungere... Era stato Tochiro a influenzare la sua mente? O forse tra le persone che si amano davvero si crea una sorta di telepatia? Harlock pensò che in fondo non aveva importanza.
“E hai fatto la cosa giusta, ricordatelo sempre... Ora devi riposare, vedrai che domani ti sentirai meglio. E anch'io.”
La guardò negli occhi dorati.
“Ora che è tutto finito abbiamo un'altra questione in sospeso... se ti ricordi. Dobbiamo concentrarci su quella.”
Finalmente Mayu sorrise.

Attesero alcuni giorni prima di andare a controllare l'esito della loro azione. Prima avrebbero anche dovuto verificare che la zona non fosse contaminata.
A bordo erano tutti decisamente su di giri.
“Ehi, non è che quelle radiazioni così vicino alla nebulosa Clessidra risveglieranno il nostro vecchio amico Noo?”
“Smettila, Yattaran! - lo redarguì Yuki - Non sei affatto divertente!”
“Eddai, scherzavo!”
Harlock si stava riprendendo rapidamente e, se non fosse stato per Mayu che aveva preso molto sul serio il suo compito di infermiera, non sarebbe nemmeno più tornato dal dottore a farsi cambiare le fasciature. Anche la ragazza sembrava aver superato lo shock.
Al capitano parve arrivato il momento di annunciare all'equipaggio l'evento del secolo. E' vero, lui non era il tipo da comunicazioni ufficiali... ma, per un caso eccezionale... avrebbe fatto un'eccezione.
Così una sera convocò tutti in sala comando, fece distribuire da bere e disse semplicemente che a breve lui e Mayu si sarebbero sposati.
Ci fu qualche secondo di silenzio, durante i quali i presenti probabilmente si chiesero se avevano capito bene, se per caso il capitano non avesse riportato anche un trauma cranico e cose del genere... ma poi, vedendo l'espressione raggiante della ragazza, capirono che era tutto vero, e si abbandonarono a sfrenate manifestazioni di giubilo, magari non tutte proprio ortodosse... ma del resto erano pirati, mica lord inglesi!
Yuki e Mimeh corsero ad abbracciare Mayu, rossa per l'imbarazzo, tempestandola di domande.
“Ma … non ci avevi detto niente! Ma quando? E dove?”
La vecchia Masu, come suo solito, piangeva senza ritegno, asciugandosi gli occhi con l'inseparabile grembiule da cucina.
In realtà, non avevano ancora avuto tempo di pensare all'organizzazione. Ma ora che il pericolo rappresentato da Irita sembrava passato, avrebbero cominciato a fare i passi necessari.

Trascorso il periodo stabilito, Harlock ordinò di avvicinarsi con cautela all'area dell'esplosione. I rilevatori di radiazioni registrarono livelli di radioattività appena più alti della media, quindi avanzarono fino quasi ai confini della nebulosa Clessidra. Videro alla deriva nello spazio parecchi detriti, che avevano tutta l'aria di appartenere alla nave del Dipartimento. Per esserne certi, ne presero alcuni per esaminarli. Yattaran li analizzò con i suoi strumenti e confermò che si trattava proprio di quelli. La loro missione era andata a buon fine.
Xelas decise allora che era il momento di tornare sul suo pianeta e pensare a come stroncare la ribellione. Non volle essere accompagnato, chiese soltanto un mezzo in grado di portarlo fino là.
“E' stato un onore conoscerla, capitano. Ora che il Dipartimento non ha più a capo Irita... forse riuscirò a perorare la vostra causa e farvi togliere dalla lista dei ricercati. Farò tutto quello che potrò per riabilitarvi, glielo prometto. E tanti auguri per le sue nozze. Mayu è una ragazza fortunata... beh, anche lei è fortunato, capitano” aggiunse lanciando un'occhiata ammirata alla futura sposa.
“Grazie, Xelas. Ma, finché continueremo a vivere così, abbordando astronavi, difficilmente potremo essere riabilitati. Comunque non si preoccupi troppo per noi, siamo abituati. Il mio secondo ufficiale, la signorina Kei Yuki, le spiegherà in che modo mettersi in contatto con noi in modo sicuro in caso di necessità. Anche se io rimango dell'idea che ora la parola debba passare alla diplomazia e alla politica, campi che non fanno proprio per me!”
In quanti avevano promesso di “riabilitarli”? Ma Xelas sembrava diverso dagli altri. Forse questa sarebbe stata la volta buona. Lo sperava soprattutto per Mayu.

  
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