Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: KrisJay    28/10/2013    7 recensioni
Bella Swan si è appena trasferita a Los Angeles con la sua figlioletta Allyson. Sta per cominciare una nuova vita lì, cercando di dimenticare il passato che le ha regalato qualche delusione e anche qualche dispiacere. Ci riuscirà, grazie anche all'affetto della sua famiglia, dei nuovi e vecchi amici che la circondano e, naturalmente, grazie ad un nuovo amore che la conquisterà quando meno se lo aspetta...
"«Oh, interessante!» quello, era un modo carino di dire “Non me ne frega niente di ciò che c’è scritto lì sopra, anche se tu me lo stai dicendo ugualmente.”
«Sì, molto interessante… ma non interessante quanto te, Isabella.» il dottor Cullen posò di nuovo la cartella sul tavolo e posò gli occhi su di me, guardandomi intensamente.
Oh, merda.
Ci stava provando con me dopo neanche cinque ore che ci eravamo conosciuti… era la prima volta in assoluto che mi accadeva una cosa simile!
«Eh… Dottor Cullen…»
«Ti prego, Isabella, chiamami Edward.»
«Edward,» dissi, accontentandolo, «non so… che stai facendo?»
«Sto cercando di conoscerti meglio, Isabella. Sai, non mi dispiacerebbe affatto sapere qualcosa in più su di te… in tutti i sensi.» sorrise sghembo, facendomi rabbrividire.
Dio mio, che persona sfacciata!"
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Solo il tempo... - Capitolo26

Buonasera ragazzeeeee!
Allora, mi scuso subito per l’imperdonabile ritardo con cui mi presento stasera: non ho avuto problemi di nessun tipo, solo mi sono lasciata prendere la mano dalle serie tv e ne ho guardate a bizzeffe XD adesso però ho messo in pausa Breaking Bad e mi sono messa qui a correggere e a scrivere le note ;)
Bene, avete aspettato un mese e quindi non vi faccio aspettare oltre, vi lascio direttamente al capitolo :) solo… non uccidetemi e abbiate fede in me, che so già come dovranno andare le cose ;)

Un bacione, e alla prossima!  
 


Solo il tempo
 

Capitolo 26
«Sono così contenta di rivederti, Bella! Dobbiamo incontrarci più spesso, però, e non così di rado.» blaterò Esme al mio orecchio, mentre mi teneva stretta nel suo abbraccio. Più che un abbraccio, però, sembrava una morsa: le spalle cominciavano a farmi male per quanto stava stringendo forte.
«Quando vuoi tu, Esme, sono sempre disponibile!» replicai ridendo. La madre di Edward mi piaceva un sacco, ed era sempre un piacere trascorrere del tempo insieme a lei.
Specialmente quando cominciavamo a prendere per i fondelli suo figlio più piccolo!
«Ci organizziamo più avanti, allora, magari si uniscono a noi anche Rose e Alicia. Siamo tutti una grande famiglia, ormai! Non è meraviglioso?» urlò, entusiasta.
Da quando aveva ricevuto la notizia che sarebbe diventata presto nonna, ossia da a malapena una settimana, Esme era uscita fuori di testa e non vedeva già l’ora che quei mesi di attesa finissero. Ma visto che il tempo era quello che era, e lei non era una strega, doveva aspettare… e nel frattempo aveva organizzato un pranzo con tutta la famiglia riunita. La famiglia allargata, per essere precisi.
Quella Domenica ci trovavamo tutti nella grande casa Cullen: c’eravamo io, Allyson e Edward, c’erano Rose e Emmett, Alice e Jasper, i coniugi Cullen, naturalmente, e i genitori di Rose e Jasper, Jack e Alicia. Era la prima volta che li incontravo e parlavo con loro, ma sembrava che li conoscessi già da mesi ormai, dato che Rosalie e Jasper mi avevano parlato moltissimo di loro.
Erano brave persone, e anche molto giovani: Jack dimostrava meno dei suoi cinquantanove anni e Alicia sembrava ancora una ragazzina, tutta allegra e solare. Adesso capivo il motivo per cui lei e Alice andavano così tanto d’accordo, erano identiche! Si somigliavano sia di nome che di carattere… stare insieme a loro due, così esuberanti, sarebbe stato un incubo da una parte! Mi immaginavo già la scena.
Prima del pranzo Carlisle aveva invitato tutti a spostarsi in salotto per consumare un aperitivo; i maschi avevano accettato tutti, brindando come solo loro sapevano fare, e noi donne invece ci eravamo limitate a restare sedute sul divano, chiacchierando del più e del meno.
Quella che attirava di più l’attenzione, però, non era Rose con il suo nuovo stato di futura mamma: era mia figlia. Aveva gli occhi di tutte puntati addosso, neanche stesse facendo qualcosa di strano… stava semplicemente parlando, a macchinetta, ma stava parlando.
Alicia si era perdutamente innamorata di lei, sin dal primo momento che le aveva parlato, e adesso non faceva che tenerla vicina a sé, facendole complimenti e moine di tutti i tipi. Il fascino della piccola aveva colpito ancora, e non avevo ancora capito come cavolo riuscisse a farsi voler bene da tutti.
Forse era davvero una streghetta, lei.
«Arriva il cuginetto tra un po’, sei contenta?» le chiese Alicia, pizzicandole il naso.
«E dov’è adesso?» domandò Allie, concentrata e attenta sulle sue dita che giocavano con la collana di perle di Alicia. Sperai che non la rompesse, in qualche modo.
«E’ dentro la pancia di Rosalie.» le rispose, soddisfatta e orgogliosa; anche lei stravedeva per il piccolo bambino che stava per arrivare.
Allie distolse l’attenzione dal suo nuovo gioco, ovvero ammirare le perle, e si girò guardando attentamente Rose, che se ne stava tutta tranquilla seduta accanto a loro e sorrideva. Io ero seduta sulla poltrona, poco lontano, e notai che gli occhi di mia figlia erano puntati proprio sulla pancia, ancora piatta, della mia amica.
Chissà cosa le frullava per la testa…
«Ha mangiato il cuginetto?» esclamò, tornando a guardare Alicia.
Ridemmo tutte alla sua domanda, così innocente. Fino a quando restava su quelle e non cercava di scoprire qualcos’altro ero contenta: mi sarei vergognata e non avrei saputo come rispondere, se mi chiedeva… beh, come si facevano i bambini.
«Ma no, amore, non lo ha mangiato!» dissi, avvicinandomi e inginocchiandomi accanto a lei.
Le sue sopracciglia si inarcarono, mentre pensava. «E come ci è entrato nella pancia di Rosalie?» domandò.

Ahia, qui le cose si mettono male!, pensai subito.
«Ce lo ha messo Emmett, tesoro.» intervenne Alice.
«E come ha fatto?»
«Esme, non hai bisogno di una mano in cucina?» domandai, alzandomi in piedi. Sentivo le guance calde, segno che l’imbarazzo stava prendendo piede. Non mi andava proprio di dirle in quale modo Emmett aveva ‘messo’ un bambino nella pancia della sua ragazza.
Non erano cose che si dicevano a una bambina di quasi quattro anni, dannazione!
«E’ già tutto pronto, Bella, ma ti ringrazio per il pensiero.» Esme mi sorrise, e quella che mi era sembrata l’unica via di fuga sfumò all’improvviso.
«Ma deve esserci qualcosa che posso fare!» pigolai in preda all’ansia.
Accanto a me, Alice si stava sbellicando dalle risate. Lei metteva le pulci nelle orecchie di mia figlia, che faceva domande scomode, e alla fine quella che ci rimetteva ero io… come potevo risponderle?
Avevo bisogno di un aiuto!
«Mamma, devo fare pipì!» la richiesta della bambina arrivò proprio al momento opportuno.
«Davvero? Andiamo al bagno, allora!» colsi la palla al balzo.
«Non ti preoccupare, Bella, ce la accompagno io. Va bene per te, piccina?» intervenne Alicia, alzandosi dal divano e facendo scendere Allyson dalle sue gambe.
«Andiamo, andiamo!» Allie afferrò al volo la mano di Alicia e insieme uscirono dal salotto.
Non era mica la prima volta che mia figlia mi snobbava per stare insieme a nuove persone: scene simili le rivivevo tutti i giorni, grazie alla presenza quasi fissa di Edward. Stavo cominciando ad essere un po’ gelosa di questo.
«Salva per miracolo, eh Bella?» esclamò Rosalie, cercando di non ridermi in faccia.
«Sì, divertiti pure! Voglio vedere quando ti troverai al mio posto!» occupai il posto lasciato vuoto da Alicia e, sbuffando, incrociai le braccia sul petto.
«Mi inventerò la solita storia delle api e dei fiori, o della cicogna…»
«Spera che non voglia mai sapere il metodo vero e proprio per fare i bambini, o dovrai metterti a parlare di patatine e pisellini.» ribattei.
«Uh, che cosa divertente! Posso assistere anche io?» si intromise di nuovo Alice, parecchio divertita per i nostri discorsi.
Le risposi lanciandole la mia solita occhiata raggelante, ma dubitai che potesse avere ancora qualche effetto: la usavo così spesso, ormai.
 

***

 
Il pranzo era durato un bel po’, ma complici anche i discorsi e le risate che erano nate nel mezzo quelle ore sembravano essere trascorse in un baleno. L’argomento più parlato e ascoltato era stato, ovviamente, il bambino di Rose e Emmett: Edward, poi, coglieva ogni occasione che gli capitava a tiro per prendere in giro suo fratello, e veniva ogni volta premiato con uno scappellotto dietro la nuca da parte mia, o di sua madre.
Esme era parecchio suscettibile, adesso che stava per diventare nonna: guai se qualcuno toccava il suo bambino maggiore!
E un altro argomento, che aveva coinvolto tutti noi e che ci aveva lasciato parecchio sorpresi, era stato un altro: il loro matrimonio.
Certo, non era da sorprendersi se avevano deciso di sposarsi, specialmente adesso che stavano per diventare una famiglia… ma, non potevano annunciarlo così, come se niente fosse! Ad Alicia era quasi preso un colpo, tanto che si era versata il vino sulla camicetta e adesso aveva una vistosa macchia scarlatta sul seno. Ma si era ripresa subito, e si era unita a Esme nel ciarlare di date e di location per il grande giorno.
«In che giorno pensate di sposarvi?» chiesi ai due neo-fidanzati, approfittando di un momento di calma che non sarebbe durato molto a lungo; le due consuocere si erano allontanate per andare a prendere l’album delle nozze di Esme e Carlisle. Stavano prendendo parecchio sul serio quella situazione, e cominciavano a fare paura.
«A me piacerebbe la fine di Maggio, non farà troppo caldo e non sarò ancora diventata una mongolfiera per allora!» scherzò Rosalie, con la testa appoggiata sulla spalla di Emmett; lui, sorridente, le accarezzava un braccio. «Tu che ne pensi, orsacchiotto?»
«Dico che prima è, e meglio è. Non ho voglia di ascoltare le nostre madri che ciarlano senza smettere mai!»
«E dove sta il divertimento dei preparativi, altrimenti? Qualcuno fuori di testa deve esserci, per animare l’atmosfera!» ribadii.
«O per rompere le palle… quindi è deciso, fine Maggio!»
«Fuori una. Passiamo al prossimo punto della lista!» Alice si animò tutta, scribacchiando qualcosa su un bloc-notes: pure lei mica scherzava, in quanto a uscire fuori di testa. «Vestito da sposa…»
«Per quello c’è tempo. Insomma, non posso prenderlo già adesso, o non mi starà più per allora.»
Lei sbuffò, depennando anche quel punto. «Va bene, ci torniamo dopo. Damigella d’onore: hai bisogno di una damigella d’onore, o più di una! Devono organizzarti l’addio al nubilato, aiutarti nei preparativi, cacciare i tuoi ex fidanzati…»
«Quali ex fidanzati?» si allarmò Emmett.
«Nessuno, tesoro, è Alice che svalvola.»
«Io non svalvolo! Dicci, Rose, chi saranno le tue damigelle?»
«Non lo so, devo pensarci su.»
«Questa lista non serve a niente, allora, visto che non sai ancora niente!» inacidita, chiuse di scatto il notes e lo gettò sulla poltrona, sopra a Jasper.
«Alice, che modi!» la rimproverò lui.
«Non diventerai così quando ci sposeremo noi, eh?» il bisbiglio di Edward giunse alle mie orecchie, facendomi sobbalzare. Ero così presa ad ascoltare i discorsi fuori controllo di Alice da non dare attenzione a nient’altro.
«Eh?» la mia risposta confusa gli fece inarcare le sopracciglia.
«Dicevo, non diventerai una maniaca del controllo quando ci sposeremo noi, vero?»
«Dobbiamo sposarci?» sgranai gli occhi, colpita.
«Mica dobbiamo farlo adesso! Un giorno, forse… era per dire!» ecco, lo avevo fatto confondere.
«Ah.» parlare di matrimonio, ora come ora, era escluso: mi sembrava molto prematuro pensare alle mie prossime nozze quando stavo vivendo ancora sulla mia pelle il fallimento delle prime… però, il fatto che Edward mi aveva posto quella domanda mi faceva sperare. «No, non diventerò così pazza.» aggiunsi.
Questo lo fece sorridere. «Oh, bene. È consolante saperlo!» rise, ed io gli pizzicai una guancia.
Nel frattempo, Rosalie stava inveendo contro Alice e le sue idee sul matrimonio: «Senti, Alice, dammi almeno un po’ di tregua prima di parlare di queste cose! Ma di una cosa sono sicura: voglio degli spogliarellisti al mio addio al nubilato, un sacco di uomini belli e nudi! Come a ‘Magic Mike’.»
Alice batté le mani, eccitata. «Stupendo! Sarà la prima cosa che organizzerò: spogliarello e Magic Mike!»
«Rose! Ma…» Emmett, poverino, era un po’ sconvolto.
«La tua futura moglie ha bisogno di distrarsi! Non penserai davvero che dovrà vedere solo e soltanto il tuo pipino per tutta la vita?» lo sbeffeggiò ancora lei, puntandogli un dito contro.
«Ragazzi, questi non sono discorsi adatti alle orecchie di una minorenne.» Jack, che fino a quel momento era rimasto in ascolto divertito, aveva prontamente coperto le orecchie di mia figlia, appollaiata sulle sue gambe, e guardava tutti in modo severo. «Le verranno idee strane, altrimenti.»
«Ne ha già fin troppe, di idee strane.» mugugnai tra me e me, e la risata sonora di Edward mi fece capire che aveva sentito il mio commento.
«Che cos’è un pipino?» domandò Allyson, guardando in faccia Jack. Evidentemente le sue mani non erano state dei buoni tappi per orecchie.
«Ehm…» lui guardò Carlisle, che cercava di non ridere, e non era di nessun aiuto.
Ci pensò Edward, a tirarlo fuori dai ‘guai’. «Pipino è una persona, tesoro, che fa parte di un film!» esclamò in fretta e furia, alzandosi e andando da lei. Ah, sia ringraziato il cielo che ci fosse un Pipino anche nel Signore degli Anelli!
«Però, che brutto chiamarsi Pipino… ehi, Pipino!» Emmett non si risparmiò neanche per quella volta una battuta a sfondo sconcio, che fece ridere Jasper.
«Quanto sei infantile!» lo rimbrottò Rosalie, sbuffando.
Venni distratta da tutte quelle chiacchiere a causa del mio cellulare che si mise a squillare. Lo recuperai dalla tasca del cardigan, un po’ scocciata, e sbirciai il nome che lampeggiava sullo schermo: Martha.
Il malumore per quel disturbo venne scacciato via dalla sorpresa di scoprire che mi stava chiamando. Balzai in piedi, scusandomi con gli altri per la chiamata, e andai in corridoio per rispondere in pace e con calma; non sentivo Martha da un po’, ovvero da quando la avevo informata che Allyson si era presa la varicella, ed ero contenta di poter scambiare qualche chiacchiera insieme a lei, seppur velocemente e non come avrei voluto.
«Martha, che bello sentirti! Tutto bene?» risposi, appoggiandomi con la schiena contro la parete.
«È un piacere, Bella! Però… vedi, io non sono Martha.» ricambiò la voce dall’altra parte della linea: una voce che non sentivo da troppo tempo, che non era di Martha e che era decisamente maschile.
Mi paralizzai, per la sorpresa e per qualcos’altro di indefinito a cui non riuscivo proprio a dare un nome. Felicità? Tristezza? Nervosismo? Angoscia? Paura? Colpevolezza? Forse era un misto di tutte quelle emozioni.
«Sei ancora lì?» domandò James, accennando una risata nervosa, e questo mi riscosse dal torpore in cui ero sprofondata.
«Oddio, James! Come… come stai?» domandai, e il tutto uscì dalle mie labbra sotto la forma di un flebile mormorio. Era un gran risultato se fosse riuscito a sentirmi…
«Bene, sto benissimo. Ho lasciato il centro, sono risultato idoneo e pulito al cento per cento.» mi informò, e lo sentii un po’ più rilassato rispetto a prima.
Sorrisi, e il mio sorriso venne accompagnato dal pizzicore che sentivo agli occhi e che, come sempre, anticipava una crisi di pianto. Strinsi le dita della mano libera attorno al piccolo ciondolo a forma di cuore, da cui non mi separavo mai. «Non sai quanto sono felice di saperlo! Tua madre me ne aveva parlato l’ultima volta che ci siamo sentite… e so anche di Victoria. Lei come sta?»
Lo sentii ridere. «Non ha perso tempo, la mamma! È sempre la solita! Victoria sta bene, sta parlando di là con mia madre in questo momento. Mi hanno… lasciato da solo, per poter parlare con te con tutta calma.» mi spiegò.
«Capisco… ma più tardi devi salutarle entrambe da parte mia!» dissi, tanto per smorzare quel po’ di tensione che sentivo aleggiare nell’aria.
«Contaci, loro mi hanno detto di fare la stessa cosa!» mi unii alla sua risata, mentre sentivo le chiacchiere di Esme e di Alicia che percorrevano il corridoio per tornare dagli altri; Alicia teneva stretto tra le braccia un album enorme rivestito di pelle bianca, che doveva pesare parecchio. Le salutai, e loro fecero la stessa cosa con me, facendomi cenno di raggiungerle non appena finivo la telefonata.
«E tu, Bella, come stai? Come state?» continuò a dirmi, e stavolta lo sentii incerto mentre parlava. «Mia madre mi ha detto che hai un ragazzo, che la bambina ha cominciato la scuola, ma mi piacerebbe sentire tutto questo dalla tua voce. Hai un po’ di tempo, possiamo parlare di questo?» chiese, alla fine.
«Che domande stupide che fai, certo che possiamo parlare!» esclamai, allontanandomi dall’entrata del salotto per rifugiarmi nell’enorme studio di Carlisle. Ero sicura che a lui non sarebbe dispiaciuto, se mi nascondevo in quel posto per un po’…
 

***

 
Rannicchiata sulla poltrona di pelle dietro la scrivania, persi la cognizione del tempo e mi immersi completamente nella conversazione insieme a James. Avevo poggiato il cellulare sulla scrivania, in vivavoce, così ero libera di poter usare entrambe le mani mentre ascoltavo e parlavo, ricordando quelli che erano stati i primi mesi della mia nuova vita a Los Angeles insieme a mia figlia. Cercai di non tralasciare nulla, e se mi sfuggiva qualcosa ci pensava James, che ogni tanto faceva delle domande per approfondire meglio quello che gli dicevo.
Non parlai sempre solo io, infatti arrivò anche il turno di James di raccontare come aveva trascorso l’ultimo anno della sua vita.
Mi spiegò di come aveva deciso di cercare un aiuto per uscire dal cerchio della droga, di come era stato accolto a braccia aperte non appena mise piede al centro, e di come all’inizio le cose non sembravano andare come aveva sperato.
Le poche visite che poteva ricevere, le rare chiamate a casa che a volte venivano negate del tutto, la nostalgia che provava nel sapere la sua famiglia lontana e il dolore che sentiva nel cuore, al pensiero che non avrebbe rivisto mai più Allyson.
Quelle erano le parti della lista che mi aveva elencato e che non sopportava. Mi sentivo così coinvolta e in colpa, anche, nel sentirlo parlare, e avevo cominciato a piangere in silenzio, temendo che mi potesse sentire.
Tutto quello che avevo provato io non era niente, in confronto.
«Mi sono sentito un po’ meglio quando ho conosciuto Victoria. Lei… lei è una persona meravigliosa.» sorrisi, sentendolo animarsi mentre parlava della sua ragazza. «Ricordo che venne a parlarmi per la prima volta durante una riunione, una delle tante che facevamo tutti insieme e che serviva per conoscerci e per parlare tra di noi. È una assistente, e cercava di coinvolgermi nei discorsi e di farmi parlare… non parlavo quasi mai, a quelle riunioni
«E scommetto che lei è riuscita a farti sciogliere.» dissi, mascherando la mia voce e cercando di non farmi sgamare mentre piangevo.
«Sì, c’è riuscita. Abbiamo parlato tanto, della mia vita e di quello che era l’obiettivo che mi ero prefissato, e… e siamo finiti con l’innamorarci. Non credo di aver mai amato così tanto una persona, così come amo lei.»
Ridacchiai. «Dovrei sentirmi offesa per questo, J! Ricordati che siamo stati sposati per tre anni!»
«Beh, no che non dovrei. Se è per questo, anche tu ti sei innamorata di un altro!» berciò, con fare scherzoso.
«Allora vuol dire che siamo pari…» asciugai le ultime lacrime colate sulle guance e poi, con il povero fazzoletto martoriato che avevo stretto nella mano, mi soffiai il naso.
«Cos’era quel rumore?» chiese, allarmato dal rumore poco lusinghiero che avevo provocato.
«Nulla, niente!» minimizzai il tutto, maledicendomi mentalmente per il mio naso rumoroso, e mi scappò un singhiozzo.
«Bella! Non starai mica piangendo, vero
«James, mi dispiace così tanto per quello che è successo!» esclamai, riprendendo a piangere, e al diavolo tutti i tentativi che avevo fatto per nasconderlo. «È tutta colpa mia…»
«Bella, ma stai scherzando? Perché dici così?» esclamò, spaventato.
«Perché se io mi ero fatta gli affari miei e non ti avessi chiesto il divorzio, adesso non staresti così male per nostra figlia! Non ti avrebbero tolto la custodia, e mi sento una merda per aver fatto tutto questo…»
«Okay, frena! Tappati la bocca, stai calma!» mi zittì, perentorio e deciso come se si fosse trovato davanti a me. «Bella, non è vero. Quello che stai dicendo non è assolutamente vero. Non è stata colpa tua… anzi, hai fatto quello che hai ritenuto più giusto e hai pensato alla bambina prima di tutto il resto. Hai fatto esattamente quello che avrei fatto io se mi fossi trovato al tuo posto, e non ti biasimo per questo. Non incolparti inutilmente, scema
«Ma è come se fossi stata io a portartela via! Come puoi non maledirmi per questo?» continuai a piangere, non riuscendo a fermarmi.
«Non ti entra proprio in testa, eh? Che devo fare per fartelo capire? Non. È. Stata. Colpa Tua. Okay? Sono stato io il cretino che si è rovinato con la droga, io e basta. Mi sono meritato questo e dovevo meritarmi anche di più…»
«Non dire così, quello che ti hanno fatto è stato anche troppo.» pigolai, strofinandomi gli occhi con le mani. Me le ritrovai nere di mascara colato. Non osai immaginare lo stato della mia faccia in quel momento: come minimo, dovevo essere la brutta copia di un panda.
«Comunque sia, adesso questa storia è tutta acqua passata e non possiamo tornare a rimuginarci sopra. Però, c’è una cosa che possiamo fare e di cui vorrei parlartene, Bella. Riguarda Allyson…»
«Cosa?»
Passò un minuto buono prima che James riprendesse a parlare, e se non fosse stato per il suono del suo respiro poteva benissimo sembrare che avesse chiuso la chiamata.
«Ho contattato un avvocato, qualche settimana fa, e gli ho spiegato la mia situazione, del divorzio e di tutto il resto. Ha tenuto da parte il caso e la mia richiesta dicendomi che mi avrebbe contattato più avanti, quando avrebbe studiato bene il tutto… e la settimana scorsa mi ha convocato nel suo studio. Dice che ci sono buone possibilità, anche se poche, per far sì che la mia richiesta venga accettata
Ci stavo capendo poco e niente, in tutto quello che aveva detto. «Quale richiesta?»
«Quella per poter avere di nuovo l’affidamento di Allyson
«L’affidamento? Non… non vorrai portarmela via? Non…» domandai a stento, sentendo qualcosa di strano formarsi in gola.
«No no no, non pensarlo neanche! Non potrei mai portarti via la bambina!» mi bloccò subito, prendendo di nuovo la parola. «Voglio solo avere la possibilità di starle accanto, di passare un po’ di tempo con lei… insomma, vorrei essere un buon padre per lei, anche se a distanza. Ma prima, devo riuscire ad ottenere il consenso del giudice
«James, questo è… è…» non riuscivo a trovare le parole.
«Da pazzi
«No, è un bel gesto. È la cosa più bella che potresti fare per nostra figlia…»
«Ma c’è un ‘ma’, vero? Sento che c’è un ‘ma’.» la sua considerazione mi fece scappare un sorriso.
«Ma devo pensarci. Non è un no, e non è mia intenzione rifilartelo, però… dammi un po’ di tempo per pensarci bene, per capire tutto questo…» sospirai, passandomi stancamente una mano tra i capelli.
«Ci credo, ti ho dato tutte queste informazioni così, su due piedi, è il minimo. Ti do tutto il tempo che vuoi, Bella, prenditi tutto il tempo che ti serve. Non ti metterò nessuna fretta, te lo prometto
«Ti ricontatto io, non appena me la sento e so quello che voglio fare. Ho il numero di tua madre, per qualsiasi cosa…»
«Ti do il mio numero, Bella. Hai qualcosa su cui poterlo scrivere
Rubai temporaneamente un blocchetto di post-it dal cassetto della scrivania e, con la mano un po’ tremolante, scribacchiai il numero che James mi stava dettando. «Okay, fatto.»
«Ti lascio andare, adesso. Posso… chiederti una cosa, prima?» mormorò, incerto.
«Dopo tutto quello che ci siamo detti? Chiedi tutto quello che vuoi.»
«Dai un bacio alla nanerottola da parte mia, va bene
Strinsi le labbra tra di loro, annuendo, poi mi ricordai che ci trovavamo a migliaia di chilometri di distanza e che non poteva vedermi. «Va bene, lo farò.»
«Grazie, Bella. A presto
«A presto…» mormorai. Qualche secondo dopo, un piccolo ‘clic’ seguito dalla linea libera del telefono mi fecero capire che James aveva chiuso la chiamata.
 

***

 
Quella era stata decisamente una giornata piena di sorprese: Emmett e Rose che annunciavano le loro nozze imminenti, James che tornava a farsi vivo con una telefonata e che mi chiedeva il consenso per ottenere l’affidamento congiunto di Allyson… una volta uscita da quello studio, cosa avrei scoperto ancora? Che Edward in realtà non era Edward, ma un vampiro centenario che desiderava soltanto affondare le zanne nel mio collo?
Aver rivisto Dracula la sera prima non sembrava essere stata una buona idea.
La porta dello studio si aprì, piano, quando io stavo ancora decidendo se prendermi qualche altro minuto per calmarmi e per raccogliere le idee, oppure andare dritta al bagno per sciacquarmi il viso e per togliere qualsiasi traccia di pianto. Naturalmente, non potei fare nessuna delle due ipotesi.
Rimasi seduta alla scrivania, con la testa poggiata sulle mani, e osservai Edward fare capolino dalla porta solo con la testa. Accennò un piccolo sorriso prima di intrufolarsi all’interno dello studio e dirigersi verso di me.
«Mi sembri un po’ sconvolta…» disse, cercando di farmi ridere, ma la sua battuta mi fece solo storcere le labbra. «Tutto bene?»
«Insomma, stavo decisamente meglio prima.» borbottai, passandomi una mano sugli occhi.
«Sono venuto a cercarti e poi sono rimasto qui fuori. Ho sentito che parlavi e… non volevo disturbarti.»
Tornai a guardarlo, sconcertata. «Hai sentito tutto? Hai origliato?» domandai.
«Non era mia intenzione farlo, lo giuro, e poi parlavi a voce abbastanza alta! Però mi sembravi anche un po’ provata, così sono rimasto. Volevo starti accanto.» mi spiegò, poggiandosi alla scrivania con le mani.
«Non dovevi origliare, non è bello!» lo rimproverai.
«Non volevo, mi dispiace.» si scusò ancora.
Sospirai, grattandomi la faccia. «Non fa niente, tanto te ne avrei parlato lo stesso… non è una cosa che posso nascondere.»
Sentii Edward spostarsi e fare il giro della scrivania, e ben presto me lo ritrovai accanto, inginocchiato di lato alla sedia e con le mani poggiate sulle mie gambe velate dalle calze. Le carezzava piano, infondendomi un po’ di calore. Le sue mani erano bollenti… e dopo qualche secondo, scoprii che non era Edward ad essere bollente, ma io ad essere gelata.
Senza dire niente, mi fece alzare in piedi e dopo che ebbe preso posto sulla poltrona mi fece sedere sulle sue gambe, cingendomi con le braccia nel tentativo di scaldarmi un po’. Nascosi la testa nell’incavo del suo collo, cercando di rannicchiarmi più che potevo contro di lui. I movimenti di Edward erano gentili, dolci, mi stava dimostrando la sua presenza e allo stesso tempo mi stava lasciando da sola con i miei pensieri…
Ma non volevo pensare in quel momento, avevo paura di quello che la mia testa avrebbe potuto partorire.
«Che cosa posso fare? Se dico di sì ho paura che tutto possa andare storto… se invece dico di no, mi sentirei in colpa per non aver dato a James questa nuova possibilità. Tu che ne pensi?» sibilai, senza abbandonare il mio nascondiglio.
«Non lo so, tesoro, non è una scelta che posso fare io. Non… Allyson non è mia figlia, la amo ma… ma non sono il suo vero genitore.» disse, e percepii il suo fiato infrangersi sulla mia fronte.
«Però la ami, lo hai detto. Pensa a questo: se la ami, cosa vorresti fare per lei?»
«Farei qualsiasi cosa per renderla felice. Le regalerei il mondo intero, se è quello che desidera.» fu la sua risposta, semplice e diretta.
Depositai un piccolo bacio sul collo di Edward mentre la confusione prendeva piede dentro di me. La sua risposta era la stessa che avrei dato io se mi avessero posto quella domanda, ma le mie paure mi frenavano. Avevo paura per Allyson, per quello che avrebbe provato se qualcosa non fosse andato secondo i piani… era così piccola, ed in qualche modo era stata già delusa una volta, quando con il divorzio si era ritrovata senza il suo papà accanto.
Potevo rischiare la sua felicità ancora una volta?

   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: KrisJay