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Autore: _Ellie_    16/04/2008    5 recensioni
In quell'afosa mattinata dell'estate dei miei diciott'anni, ero sicura di poche cose.
1- Non avevo vinto quel concorso, nonostante ce l'avessi messa tutta.
2- Odiavo i Tokio Hotel con una perseveranza incredibile, da parte di una pigrona ed indolente come me.
3- Non avrei avuto mai la sfiga d'incontrarli. Non sia mai che cotali dei si mischino a semplicissimi mortali...
4- mi amavo! Naturalmente, mi sbagliavo su tre punti di quattro.
.-.-.-.
Allora, primo capitoletto senza pretese di una semplice ff sui Tokio Hotel. Sembra che la trama dipenda strettamente da la soundrack’s list del momento. Effettivamente, calza con la mia volubile personalità.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Oh, no.

 
Guardai Gustav con un'espressione di puro orrore. Lui mi osservò di rimando, scettico.
Deglutii sonoramente.
Lui, implacabile, si limitò ad annuire.
 
-Non era oggi l'incontro... vero, Gustav?
 
Georg alzò gli occhi da sopra il bordo del suo giornale, interessato.
Tom, con espressione smarrita di fronte a quello spettacolo, spense l'mp3.
 
...
 
Una porta di cristallo polarizzato, una stanza verniciata di verde scuro, un enorme finestra a mezzaluna sul lato destro di un lungo tavolo di mogano, delle sedie imbottite dagli alti schienali, varie poltrone con tanto di tavolino in un angolo dell'enorme sala.
 
E su quel tavolino, oltre a un'impressionante varietà di lattine di redbull, bicchieri di caffè, riviste esperte in anatomie femminili e libri di poesie, cartucce di cioccolatini ed un paio di bacchette, riposavano i piedi di due dei quattro ragazzi presenti in sala.
 
Vi sarebbe stato un silenzio perfetto, spesso come l'inerzia e semplice come la noia, se non fosse stato per qualche commento sparso quà e là.
Un silenzio imperfetto, dunque, rotto dall'improvviso tonfo di un libro caduto per terra, oltre che da un urlo isterico.
 
-Argh! Era oggi!
 
Gli altri tre non reagirono, abituati alle crisi istantanee e del tutto ingiustificate del loro vocalist.
 
Gustav fu il primo malcapitato su cui si posarono gli occhi di Bill, in una disperata ricerca di qualcuno che potesse risolvere il suo amletico quesito. Trovando il biondo con lo sguardo perso nell'infinito, il ragazzo pensò bene di dedicarlo ad un compito di più elevata utilità, quale l'aiutare se medesimo.
 
Artigliò con chirurgica precisione il braccio destro del batterista, scuotendolo dal suo torpore e provocando un urlo scandalizzato di questi.
 
Perchè Gustav odia che lo si distolga dai suoi pensieri.
Odia che non si rispetti il suo desiderio di concentrarsi in qualcosa che non sia strettamente relazionato a una batteria.
E quando Gustav trova che non lo si rispetti, tende a dare di matto.
 
Bill deglutì all'occhiata gelida del biondo, decidendo però di non demordere.
Era una questione di vita o di morte.
Per lui.
 
{ E dato che il genere umano aveva una relazione stretta con Bill Kaulitz, anche per il genere umano era una questione di vita o morte. }
 
-Inizia a scollare quella mano dal mio braccio, Kaulitz maggiore, e poi ne riparliamo.
 
Ringhiò il batterista. Il vocalist obbedì, con una punta di sincero panico.
 
Strofinandosi il braccio dolorante, Gustav sospirò, abituato ormai al modo di fare di Bill: tutto e subito.
Quindi meglio accontentarlo e toglierselo dai cosiddetti nel più breve tempo possibile.
Lo guardò un'ultima volta di sbieco, giusto per sincerarsi che non fosse misericordiosamente sparito in una nuvoletta di fumo, per poi sospirare rassegnato vedendo che era ancora lì a guardarlo implorante.
 
-Sputa il rospo, Bill. Che c'è?
 
L'interpellato fece il gesto d'inchinarsi all'amico, un po’ perchè gli dispiaceva, un po’ per sdrammatizzare ed un po’ perchè lo temeva sul serio quello sguardo alla "io uccido".
 
-Gustav, oh grande Dio della precisione, ti ricordi forse per quando sarebbe stato l'arrivo della band del concorso?
 
Il biondo lo guardò scettico, continuando a massaggiarsi il braccio. Per poi ridacchiare sardonico. Sapeva che Bill attendeva quella data con ansia, sapeva che l'odiava.
 
-Era il due luglio, carissimo. Perchè...?
 
Bill si portò una mano ai capelli leonini, cercando di ricordarsi esattamente la corrispondenza di quel maledetto due luglio.
Che, come Gustav ben sapeva, cadeva esattamente...
 
-Oggi.
La voce di Bill era terrorizzata e schifata, con una punta di delizioso orrore.
-Oggi.
Confirmò la voce sardonica ed un po’ annoiata di Gustav.
-Oggi?
La voce di Georg era tranquilla, forse annoiata come quella del secondo, ma con una punta di sincera curiosità.
 
-Oggi che, ragazzi?
Ed ecco la voce fuori dal coro.
I tre sospirarono, per poi guardare il quarto ragazzo, stravaccato come un re nella sua poltrona, in mano il suo fedele mp3 appena spento e con l'aria di chi si crede circondato da matti che parlano per indovinelli.
 
{ Non che andasse troppo lontano dalla verità, poi. }
 
Bill non gli rispose, limitandosi a torturarsi le mani, perso in chissà quale trip mentale; Georg, che non aveva voglia di ricapitolare il tutto, si rituffò nel lettura di Playboy con una velocità allarmante che sicuramente non era frutto di un amore incondizionato alla lettura.
Gustav, sospirando, maledicendo i compagni pigroni e ritenendosi un Budda in procinto del nirvana, s'incaricó di spiegare a Tom-cado-dalle-nuvole-Kaulitz dove erano, che ci facevano e come ci erano arrivati, oltre che chiarigli tutto di questo cosidetto "concorso".
 
Si notava che Tom non filava di striscio gli eterni discorsi di David Jost, il loro manager.
 
-Tom, ti ricordavi quel video che abbiamo visto la settimana scorsa...? Sai, di quel gruppo che dovevamo valutare...?
 
L'altro annuì, poggiando l'I-pod dagli ‘anta giga sul tavolino per afferrare l'ennesima lattina di Redbull, il tutto senza staccare gli occhi dall'amico.
Georg, scampato il pericolo di dover spiegare una cosa che non aveva capito bene neanche lui (e con questo il povero David avrebbe dovuto farsi un serio esame di coscienza: erano i Tokio Hotel di gran menefreghisti, o era la sua voce ad essere così monotona?) sollevò gli occhi dall'intervista a Monica Bellucci per rivolgersi dubbioso a Gustav.
 
-Euale, quello con la cantante che sembrava un incrocio tra i capelli di Tom, il fisico di Bill ed il guardaroba una hippy e la batterista gnocca?
-Sempre così fine, lui...
Sospirò esasperato il batterista, gli occhi in gloria, per poi annuire.
L'espressione assolutamente persa di Tom, con tanto di bocca aperta e Redbull in mano, lo incitò ad andare avanti con la spiegazione.
 
-Beh, il video l'abbiamo visto per decidere di premiarlo o no, quel gruppo.
 
L'espressione Tom era sempre più incredula.
 
- Sì, ok, bella musica. Ma loro con noi che c'entrano, scusa?
 
Gustav sospirò, affranto, mentre Georg aspettava placidamente che qualcuno continuasse.
Bill si riscosse in quel preciso momento, scuotendo la testa come se avesse ricevuto una mazzata. O una scossa elettrica, tanto la capigliatura elettromagnetizzata l'aveva già.
 
-C'entra che loro saranno il nostro gruppo spalla!
Il tono era assolutamene tragico, cosa che provocò un'alzata di sopracciglio da parte di tutti.
 
-Ma noi non abbiamo bisogno di un gruppo spalla!
Tom era stupito dall'assurdità detta da Bill. La lattina ballava temeraria nella mano di Tom, ed il suo gesticolio minacciava di gavettonare Georg, il quale si riparò prontamente dietro alla sua rivista pensando all'effetto che avrebbe fatto il contenuto ai suoi capelli.
Per distrare Tom, e fermare il suo pericoloso gesticolio, decise d'intervenire.
 
-Casini interni della Universal, hanno bisogno di nuovo carburante, un gruppo giovane che possa esserci degno compagno. E Tom, per Diana, fermo con quella roba!
 
Il chitarrista l'osservò, stupito, per poi collegare che oh-oh era sua la mano che reggeva quella lattina ballerina! La bevve in tre sorsate, per poi lanciarla, con una mira che avrebbe fatto l'invidia di qualcuno di nostra conoscenza, in un cestino della spazzatura lì vicino con gran felicità del bassista.
 
Osservò sconsolato la faccia preoccupata di bill.
-Gran bella cazzata.
Sospirò, aggiustandosi distrattamente la visiera dell'onnipresente cappellino.
 
Bill si prese la testa tra le mani.
-Si chiamavano... The Skylight, no?
 Chiese Georg curioso, girando pagina.
-Che nome idiota.
Confermò con voce sepolcrale Bill.
 
-Mai quanto Tokio Hotel con "I" latina, ma sorvoliamo.
 
Una voce sconosciuta era intervenuta, facendoli tutti e quattro sobbalzare dallo spavento. Presi dalla discussione com'erano non si erano resi conto che nella stanza confrenze era entrata un'altra persona.
 
-Scusate il disturbo ragazzi, ma sto cercando il vostro manager, David Jost.
 
L'intonazione era seria e fredda, mentre la voce bassa e roca.
E apparteneva ad un corpo non meno sensuale della voce.
 
Una donna di aprossimativamente trent'anni, dalla pelle color cioccolato, freddi occhi color ambra e mossi capelli neri tagliati corti.
 
La mano sinistra era appoggiata con noncuranza sulla spalliera della poltrona di Tom, che la guardava dal basso verso l'alto come se avesse visto la madonna.
 
O Pamela Anderson in costume da bagno, dipende dai punti di vista.
 
Georg aveva lasciato perdere le bellezze cartacee del Playboy per una bellezza molto più arrapante e, soprattutto, presente.
Gustav la guardava con un sopracciglio doverosamente inarcato, dubbioso per l'ironia di prima riguardo al loro nome.
 
Bill era la scetticità in persona.
 
-E lei chi sarebbe, scusi?
 
La donna, non facendo una piega, inclinò appena il capo verso il cantante.
 
-Donna Urielson, manager dei Metheora. No, non sono un paparazzi, non vi voglio ricattare, e sono riuscita a passare essendo almeno dieci centimetri più bassa della vostra guardia del corpo più smilza. Chiarito che non sono un pericolo in gonnella per i Tokio Hotel, potrei sapere dove posso trovare il Mr.Jost, informazione che sto aspettando da cinque minuti buoni?
 
I quattro deglutirono rumorosamente.
Quella donna avrebbe potuto contendere tranquillamente a Bill il primato per la parlantina più rapida del West.
E se qualcuno poteva contendere qualcosa a Bill, beh, allora avrebbe potuto creare la sua stessa dose di guai.
 
Tutta la situazione puzzava di cambiamento, se di cambiamento si può parlare per quattro ragazzi che non dormivano nella stessa stanza d'albergo per più di tre giorni di seguito e che non vestivano più di tre volte la stessa maglietta.
 
Quella manager troppo seria che si stava ora dirigendo versa la porta indicata da Georg preannunciava guai.
Quel gruppo nuovo con cui avrebbero dovuto suonare, preannunciava guai.
 
E poi, che altro?
 
Era la tacita domanda che i quattro si posero osservandosi preoccupati, nel silenzio di quella stanza troppo grande.
 
...
 
-No, no, e no!
-Milo, non rompere e staccati da quella porta.
-Nooo!
 
Ok, è defitivo. Più definitivo del definitivissimo definitesimale.
 
Odio i Tokio Hotel.
Mi stanno profondamente antipatici.
Sono i guastafeste della mia vita, oltre che i rompiballe della mia esistenza.
 
E tutto perchè, per colpa loro, non ho potuto vedere quello speciale degli Yellowcard su Mtv.
 
È per questo che ho deciso di far incazzare tutti non staccandomi dalla porta della mia stanza d'albergo.
Una delle tante che, da adesso in poi, dovrò chiamare casa.
 
Le manine di Carmen mi afferrano per i piedi, iniziando a tirare. Chiudo gli occhi e mi aaggrappo più saldamente alla porta. Sono pronta a dare battaglia, non cederò tanto facilmente.
 
Un sospiro stanco viene da dietro le mie spalle, vicino a Carmen.
 
-È in piena fase di rigetto, eh?
-Jules, non rompere anche tu!
 
Gridai io. No, non avrei ceduto. Dio, dammi la forza...
 
-Più infantile di così, e si mette a picchiare i pugni per terra.
 
Ammutolii. Non c'erano risposte per il tono scazzato di Eddie.
Le manine di Carmen smisero di tirare. Mi preparai al peggio. Sì, perchè quando uno molla, significa che stanno per attaccare in due. O più.
 
Aiuto!
 
-Capitano Carmen, piano B in azione, prego. Colonnello Jules, ai posti di combattimento.
-Ehi, non è giusto! Lui ha un grado più alto di me!
-Non rompere, puffetta!
-Ehm...
-Ma se sei basso quanto me!
-Non è vero, ci sono dodici centimetri tra me e te, funghetta!
-Ehm!
 
Eduardo avrebbe potuto continuare a schiarsisi la gola fino alla fine dei tempi.
Niente, menefreghismo completo da parte di quei due. Ed io in tanto aspettavo, trepidante.
 
-Senti, tu...
 
A quel punto, la voce pacata e saputella di Ed intervenne, ritenendo inutile chiamare l'attenzione per l'ennesima volta.
 
-Ragazzi, un colonnello ha il potere decisionale, il capitano quello effettivo.
 
Silenzio.
 
-Ah.
-Tu ci hai capito qualcosa?- Tono curioso di Jules.
-No, ma suona bene. - Tono convinto di Carmen.
Ma che gabbia di matti...
 
-Comunque... uno, due e... tre!
 
Con un attacco congiunto, Carmen iniziò a farmi il solletico sotto le ascelle. Io, ridendo come una gallina ed implorando pietà, mollai la porta. Eduardo e Jules ne approfittarono per prendermi per mani e piedi, trascinandomi in forma coatta alla sala conferenze dell'albergo dove avevano appuntamento con le loro Cruccosità.
 
...
 
Come una regina in portantina, salutai ospiti, camerieri e facchini dell'albergo, oltre che uno stupefatto Saki sulla soglia della sala conferenze.
 
Bello farsi portare da 'sti due.
Ne devo fare più spesso, di scenate così.
 
Comunque, non so per che cosa sia rimasta più stupita tutta questa gente.
 
Per lo stile grungeghotic, la sua voluminosa acconciatura di rasta bianchi, il passo saltellante ed il sorriso da gattomatto di Carmen?
Per i tatuaggi di jules, la sua maglietta nera e rosa e la sua espressione trasognata?
Per la camicia a rombi con tanto di panciotto e panama nero, il tutto condito da una faccia di assoluta indifferenza di Ed?
 
O per il fatto che io, batterista apparentemente in grado di camminare, con un'espressione da "io sono Dio e voi no" sia sfacchinata in giro da 'sti ultimi due?
 
Ma il non-plus-ultra sono stati loro.
 
Quando entrammo, con tanto di finta fanfara da parte di Carmen, ad ognuno di quei quattro gli si dipinse in viso un'espressione differente.
 
Tom, il cosidetto Sex Gott (cosa che fino a che non avessi visto, non avrei creduto) si stava sganasciando con tanto di mani sulla pancia.
Georg, l'allegro compagno di merende del primo (non vi dico cosa tutto si mangino 'sti due, in senso letterale e metaforico) stava affogando nelle sue stesse risate, producendo un suono assurdamente acuto e singhiozzante.
Gustav, il grezzly del gruppo, era impassibile ed inalterabile, ma si vedeva che stava a stento trattenendosi dal chiamare un buon psichiatra.
E Bill, semplicemente, ci guardava come se dovessimo tirare da un momento all'altro un paio di forbici e tagliargli tutti i capelli.
 
Che, detto fra noi, un buon taglio ci sarebbe andato bene. Non è che se li tocco per sbaglio m'infilzo le dita, vero?
 
Eddie e Jules, con una delicatezza impressionante, e vorrei sottolineare l'ironia implicita nella frase, mi sganciarono sul pavimento, procurandomi una botta al fondoschiena e procurandosi sette anni di sfiga, morte e peste.
 
Emersi da sotto il tavolo ringhiando un sfilza di maledizioni per quei due scriteriati che ridevano dietro di me.
Ero giusto arrivata a maledire la terza generazione dei due pirla, quando mi ritrovai faccia a faccia con il favoloso quartetto, che mi osservava con interesse.
Mi ricordai che quel giorno non portavo niente di scollato, di conseguenza, quella galleria di sguardi che spaziava dall'incredulo all'ilare, me l’ero guadagnata per meriti personali.
 
La scena aveva dell'incredibile. sembrava il primo incontro tra due specie: mancava il ditino alla E.T., una lente d'ingrandimento, annusate varie e gorgoglii di riconoscimento per poterci definire due gruppi di amebe sviluppati in due terreni acquosi differenti.
 
Mi acquietai, guardandoli scettica per un minuto buono.
Poi sempre inghinocchiata sul pavimento ma appoggiata al tavolo, con voce sarcastica, sputai la perla del giorno.
 
-Cos'è? mostrate un'emozione a testa? Ma le decidete prima di andare in scena?
 
Prima che quei quattro potessero riprendersi dall shock di avermi sentito parlare un fluente tedesco, Carmen s'impossessò della scena, rifilandomi uno scapellotto, per poi sedersi a gambe incrociate non sulla sedia, come una qualsiasi persona sana di mente farebbe, no, lei si sedette sul tavolo porgendo entusiasta la mano al gruppo.
 
Non per niente era loro sfegatata fan dal lontano duemilaesei, anno in cui spopolarono in patria.
 
Dopo le strette di mano e le presentazioni di rito, ci ritrovammo a fissarci ammutoliti, senza trovare un caspio da dirci.
 
Ed e Tom si squadravano, tra il guardingo ed il sospettoso.
Jules e Gustav si osservavano, incuriositi.
Bill passava da carmen a me e da me a Carmen.
E Georg, che dentro di me avevo già soprannominato "Rapunzel", fissava me.
 
{ Interessante discorso. Profondamente istruttivo, soprattutto. }
 
Al che io, geniA, decisi di intervenire a movimentare la serata.
 
Con una battuta stupida.
 
Ma, ehi, è il pensero che conta, no?
 
-Scusate, ma in Germania che vi danno da piccoli?
 
Occhiata interrogativa da parte di pertica Kaulitz numero uno, ovvero Tom. Continuai imperterrita, gesticolando e guardandoli crucciata.
 
-No, dico, nei vostri omogeneizzati ci dovevano essere carne e fertilizzante, perchè, oh sì, trovo profondamente ingiusto che ...
 
Carmen schioccò la lingua, sotto lo sguardo attento di Bill. Fece il gesto di tagliare la mia fiumana di parole, per poi rivolgersi direttamente agli altri.
 
-Ha il complesso della statura bassa e voi, pe... perticoni da un metro e ottanta, la state mandando nel pallone.
 
Strabuzzai gli occhi, scambia un'occhiata complice con Ed, per poi guardare Carmen sogghignando maligna. Jules si aggiunse, ridacchiando. E, per la gioia di Cà, parlò in spagnolo, lingua ignorata da quei crucchi.
 
-E ammettilo, che stavi per chiamarli "pezzi di manzo"...
 
Carmen arrossì, per poi fingere un'espressione scandalizzata ed offesa.
 
-Assolutamente no. Fan sì, groupie no!
 
Eduardo rise sarcasticamente, indicando con il dito il gruppo.
-Frena il carro, chi è quella che si è passata ore ed ore a discernire dei fisicacci di 'sti quattro?
 
I poveri " 'Sti Quattro" vedendosi chiamati in causa pur non capendoci un piffero, non poterono che osservarci, chi smarrito, chi scettico.
 
-Beh, non è una cosa importante, adesso.
Chiuse il discorso Carmen, tornando al tedesco con gran gioia delle loro maestà.
 
Quand'ecco, all'improvviso, mi ricordai della meravigliosa batteria che avevo utilizzato per la prova.
 
-TU!
 
Indicai Yoghi, in una posa assolutamente plateale.
 
-Io.
 
Mi rispose lui, con un mezzo sorriso.
 
-Per caso la tua batteria è ad immagine e somiglianza di quella utilizzata per il concorso?
 
I miei occhi luccicavano dall'entusiasmo.
Improvvisamente, tutti avevano trovato un argomento comune, la musica.
 
Rimanevamo sulle nostre, ma era già un passo avanti.
 
...
 
-Beh sì, qualcosa di più di una Les Paul potrei anche permettermela ma... Dio, una Cadillac lo vale tutto, no?
-Ah, l'hai battezzata alla fin fine?
 
-Vedi, da piccolo suonavo talmente tanto che mi vennero i crampi alle braccia... un dolore! Per un'eterna settimana non potei toccare la batteria, e schiumavo di rabbia repressa.
-No, a me non è mai successo, ma guarda le mie dita, tutta colpa dei cerotti!
 
-No, non è possibile... è allora tu che hai fatto dopo quell'acuto che non c'entrava niente con "Moonson"?
-Tiri avanti e te ne freghi! E poi era il ritornello, c'erano centinaia di fan! Si sentivano più loro di me!
 
-Senti, i Sandberg sono uno dei migliori, ma non dimenticarti degli Ibanez! Solo che sono cari, li vendono a peso d'oro!
-No, no, i Sandberg sono il meglio e, modestamente parlando, il tutto perchè sono tedeschi!
 
Cos'è, un ritrovo di comari?
 
Incredibile ma vero, da un'ora a questa parte, si sta facendo conoscenza con i Tokio Hotel.
 
E no, prima che me lo chiediate, non ho ancora avuto modo d'azzannare nessuno.
 
 
 
***
 
Ovviamente i Tokio Hotel non sono di mia proprietà, e con il mio scritto non intendo far passare in alcun modo voci supposte per verità assolute.
 
Ragazzi/e scusatemi tantissimo, ma non avevo molta ispirazione per questo chap.
A dir la verità, non sono neppure convinta d'aver scritto qualcosa d'accettabile, ma mi sentivo in dovere di disilludervi presto: non sono poi tutto ‘sto fenomeno.
 
Per chi è interessato, la sndtrk’s list: Ocean Avenue/Yellowcard; Songbird/Oasis; Ich Bin Da/TH; I’m Sorry/Flyleaf.
 
Mi raccomando: voglio critiche e commenti, tutto è ben’accetto, l’importante è che sia costruttivo. *.*
 
 
   
 
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